Migranti, primi arresti in Ungheria. Merkel: “Subito hotspot”
Ore 20.00 – Controlli anche alle frontiere con l'Italia. Dalla mezzanotte di oggi anche l'Austria sospende il trattato di Schengen e riattiverà i controlli alle sue frontiere compresa quella con l'Italia. Seguendo l'esempio della Germania e dopo aver già sospeso ieri la libera circolazione con l'Ungheria, da dove proviene il flusso di migranti, il ministero dell'Interno di Vienna infatti ha comunicato alla Commissione Ue che introdurrà controlli anche alle frontiere con Italia, Slovenia e Slovacchia. "L'intensità di controlli di confine verrà mantenuta al livello necessario a garantire sicurezza" si legge nella lettera inviata a Bruxelles. Intanto la presidenza lussemburghese del Consiglio europeo ha convocato un nuovo vertice straordinario dei ministri degli interni per il 22 settembre. In questa occasione la presidenza auspica di far approvare una decisione su un meccanismo provvisorio per il ricollocamento di 120mila profughi.
Ore 15.05 – “È urgente che la Grecia, e anche l'Italia, facciano subito gli hotspot”, ha detto Angela Merkel a Berlino in conferenza con l'austriaco Werner Faymann, sottolineando che “diversamente non può esserci la distribuzione equa dei migranti”. La cancelliera e il suo omologo austriaco hanno chiesto un vertice Ue per la prossima settimana sulla crisi dei rifugiati. Intanto il governo dell'Ungheria sta pensando di estendere la barriera anti-migranti anche al confine con la Romania, in aggiunta a quella già esistente alla frontiera serba, e intende avviare i lavori preparatori. Lo ha annunciato il ministro degli Peter Szijjarto in una conferenza stampa, citato da diversi media.
Ore 14.00 – Il vicecancelliere tedesco: "Ue si è coperta di ridicolo" – "L'Europa ieri si è coperta di ridicolo". Parole del vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel che ora pretende un vertice Ue di capi di Stato sui migranti "al più presto". "Senza una soluzione comune alla crisi dei profughi non può esserci un piano finanziario comune europeo", ha aggiunto.
Ore 12.40 – L’Ungheria ha dichiarato lo stato di emergenza in due contee a sud del Paese che confinano con la Serbia. Lo ha reso noto il portavoce del governo. La decisione dà poteri speciali alla polizia e spiana la strada per l'uso dell'esercito nelle operazioni di sorveglianza delle frontiere. Secondo le forze dell’ordine ungheresi sono oltre duecentomila i migranti arrivati in Ungheria dall'inizio dell'anno. Dal primo gennaio sono arrivati 200.778 richiedenti asilo, secondo questi dati. La maggior parte dei migranti sono arrivati dalla Serbia per proseguire in altri Paesi dell'ovest.
Ore 10.55 – In Ungheria 9.380 migranti bloccati, 16 arresti – La polizia ungherese ha bloccato nella giornata di lunedì 9.380 migranti entrati dalla Serbia. Dopo la mezzanotte sono state arrestate 16 persone, per aver violato la nuova legge che prevede fino a tre anni di carcere per chi entra illegalmente nel Paese. Lo riferisce un portavoce.
Ore 10.45 – Si aggrava il bilancio del naufragio avvenuto all'alba nelle acque tra Grecia e Turchia: secondo il sito di Hurriyet, i corpi recuperati dalla guardia costiera turca sono almeno 22, tra cui quelli di 4 bambini, mentre 211 persone sono state tratte in salvo.
Ore 9.50 – Nuova tragedia di migranti nelle acque tra Turchia e Grecia: secondo i media ellenici e turchi, almeno 13 persone, tra cui quattro bambini, sono morte nel naufragio della loro imbarcazione al largo delle coste sudoccidentali della Turchia davanti a Datca. Secondo queste fonti, sono state tratte in salvo 205 persone.
L'Europa resta ancora divisa sui migranti. Il vertice di ieri a Bruxelles è di fatto finito con un accordo a metà e un rinvio al Consiglio esteri del prossimo 8 ottobre. Se da un lato c'è il via libera sulla realizzazione degli hotspot, sulla politica dei rimpatri e sul rafforzamento di Frontex, alcuni Paesi non hanno voluto sottoscrivere l'impegno alla redistribuzione di 120mila profughi. “Non è stato possibile trovare l'unanimità sui 120mila ricollocamenti”, ha spiegato Jean Asselborn, ministro degli Esteri del Lussemburgo e presidente di turno dell’Ue, ma “ci sarebbe un accordo suffragato da una larga maggioranza e il Consiglio può decidere per maggioranza qualificata”. A dire no ai migranti sono soprattutto Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania che hanno impedito di trovare un'intesa unanime sulla bozza di conclusioni. Si sono opposti al testo di conclusioni proposto al Consiglio dei ministri degli Interni ottenendo dunque che i dettagli della ripartizione vengano negoziati nel prossimo mese. Resta “l'impegno a ricollocare 120mila” profughi, ma sparisce qualsiasi vincolo sui meccanismi di ripartizione previsti dalla proposta della Commissione europea e si parla di “flessibilità”, a seconda degli sviluppi sul terreno.
Arrestati oltre 9000 migranti in Ungheria – L'Ungheria intanto ha completato l'ultimo passaggio ancora aperto del muro di 175 km eretto lungo frontiera con la Serbia, a Roeszke. Il muro, secondo le intenzioni del governo, dovrebbe impedire l'ingresso, tramite appunto la frontiera ungherese, dei migranti che cercano di raggiungere l'Unione Europea dalla cosiddetta “rotta balcanica”. Dalla mezzanotte di oggi inoltre in Ungheria è entrata in vigore una rigida normativa anti-immigrazione: l'ingresso illegale nel Paese sarà d'ora in avanti considerato un reato, punibile con l'arresto e la reclusione fino a tre anni. La frontiera con la Serbia in corrispondenza di Roeszke è stata in pratica militarizzata con la presenza di migliaia di militari e mezzi blindati. In applicazione della nuova legge dopo la mezzanotte la polizia ha già arrestato 9.380 migranti entrati dalla Serbia.
Ok Ue 40mila ricollocamenti da Italia-Grecia – Intanto, col via libera di ieri al primo schema di 40mila ricollocamenti (26mila dall'Italia e 14mila dalla Grecia) si costituisce la base legale per l'avvio dell'approccio “hotspot”, centri di smistamento per distinguere i profughi dai migranti economici. Questi ultimi, secondo quanto ha spiegato il ministro dell’Interno Angelino Alfano, dovrebbero essere trattenuti in Italia e Grecia in attesa del rimpatrio. Alfano chiede però l'applicazione degli hotspot in modo graduale, in parallelo ai ricollocamenti, ma soprattutto condizionata “al funzionamento dei rimpatri”, che devono essere “gestiti da Frontex” con “risorse comunitarie” e sotto la responsabilità europea.