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“Mi vergogno”, la dichiarazione dell’ex SS accusato di complicità nello sterminio

Reinhold Hanning, l’ex guardia SS del campo di Auschwitz, ha 94 anni e rischia una condanna da 4 a 12 anni di carcere.
A cura di Danilo Massa
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Reinhold Hanning durante il processo (@Bernd Thissen/AFP/Getty Images).
Reinhold Hanning durante il processo (@Bernd Thissen/AFP/Getty Images).

Reinhold Hanning ha 94 anni ed è accusato di complicità nello sterminio di 170.000 ebrei ungheresi nel 1944. L'uomo era una guardia delle SS nel campo di Auschwitz e rischia una condanna da quattro a dodici anni di detenzione. Il nonagenario, a cui, considerato lo stato precario di salute, è stato concesso di partecipare alle sedute non oltre le due ore, è intervenuto durante il processo a suo carico a Detmold, nella Renania Settentrionale-Vestfalia: "Mi vergogno del fatto di aver visto e aver lasciato commettere ciò che era ingiusto e di non aver fatto nulla contro. Mi dispiace davvero di cuore". Aggiungendo di deplorare "profondamente il fatto di essere stato membro di un'organizzazione criminale, responsabile della morte di tanti innocenti e della distruzione di innumerevoli famiglie".

Secondo l'accusa Hanning non avrebbe svolto soltanto il ruolo di guardia, ma avrebbe partecipato attivamente a fucilazioni di massa e selezioni dei prigionieri condannati a morte perché meno adatti al lavoro. Contro l'ex SS non esiste alcuna prova di reato specifico, ma il precedente di Oskar Groening, il contabile di Auschwitz novantatreenne condannato a 4 anni di carcere, ha ribaltato la giurisprudenza tedesca orientata sin dal Dopoguerra a non ritenere colpevoli coloro che eseguivano gli ordini. A sostegno dell'accusa la testimonianza di uno dei sopravvissuti ad Auschwitz, Justin Sonder, 90 anni, che ha dichiarato di ricordare che Hanning lo aveva ritenuto abile al lavoro e, dunque, da non condannare a morte: "Quando si pensa che si potrebbe morire entro una o due ore si può solo impazzire – ha testimoniato Sonder -. Io sono sopravvissuto a 17 selezioni".

Chi è Oskar Groening

Oskar Groening era il contabile di Auschwitz, ossia inventariava quanto veniva requisito ai prigionieri del campo di concentramento. Nato nel 1921 Groening entrò nelle SS e nel partito nazista allo scoppio della guerra. Negli anni Ottanta decise di scrivere una testimonianza – rivolta ai figli – di quanto visto ad Auschwitz per smentire il negazionismo. Il racconto diventa pubblico solo nel nuovo millennio. Groening ammette la sua responsabilità morale, ma da lì scatta l'accusa di complicità nell'omicidio di 300.000 persone. Contro di lui viene emessa una condanna a quattro anni di carcere.

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