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Opinioni

Metodi contraccettivi, facciamo chiarezza

Pressioni politiche e cattoliche, gravissime manipolazioni giornalistiche negli anni hanno consolidato una disinformazione sul sesso, sulla contraccezione e sulla prevenzione devastanti soprattutto per i minori. Vediamo quali sono, dove si trovano e con quale difficoltà i diversi contraccettivi.
A cura di Sabina Ambrogi
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La paura che un'educazione sessuale “laica” e libera, basata su fondamenti scientifici e che tenga conto delle trasformazioni sociali, finisca per incrementare l'aborto ha generato dei gravi vuoti di informazione e una grande confusione. Un Far West che  coinvolge soprattutto i minori: “continuano a venire ragazzine ad abortire, da noi” dice la ginecologa Lisa Canitano dell'Ospedale Grassi di Roma, presidente dell'Associazione Vita di Donna “poi riprendono lo zainetto e se ne vanno. Né i genitori lo sapranno mai perché molte dicono: ‘non posso dare questa delusione a mia madre”. L'asse di maggiore disinformazione quindi ruota attorno al sistema contraccettivo, perennemente rimosso:

Il preservativo

Si usa durante il rapporto prima della penetrazione e fino all'eiaculazione poiché il rischio di gravidanza c'è anche durante la penetrazione per via di perdite di spermatozoi vivi. Si compra nei distributori per strada, in farmacia, al supermercato. Il costo varia dai 6 ai 12 euro. L'uso del preservativo impedisce malattie sessualmente trasmissibili (come AIDS, epatite e sifilide) ma anche gravidanze indesiderate. Per evitare che si rompa se ne deve fare un uso corretto. Sul sito dell'associazione Vita di Donna (una vera miniera di precise informazioni sulle tantissime cose che non si sanno mai sulla vita sessuale) compare anche questo avvertimento per le donne e l'uso dei preservativi: “gli uomini lo odiano, ma sono le donne che devono imparare a chiederlo resistendo alle suppliche (“perdo l'erezione”), ai ricatti (“allora non mi ami davvero perché non mi vuoi sentire tutto”), alle minacce (“stavo meglio con Maria che non me lo chiedeva, quasi quasi ci torno”)”. Al di là del rischio reciproco di trasmissione di malattie, l'aborto però lo fanno le donne.

Le donne e gli uomini che si rispettano e che le rispettano (dovrebbe essere la situazione auspicabile in una relazione sessuale) devono imparare una sana convivenza con i preservativi. In molti paesi nord europei i preservativi sono distribuiti gratuitamente avendo ben chiaro che l'età media in cui iniziano rapporti sessuali sono i 14 anni. E hanno anche ben chiaro che non sempre i giovanissimi hanno dai 12 fino ai 15 euro per comprarsi una scatola di profilattici. Per poche informatissime c'è ancora la possibilità del diaframma, un disco di gomma da inserire prima del rapporto in vagina insieme a una crema e togliere dopo. Un residuo del "l'utero è mio e lo gestisco io", innocuo, comodo e autogestito. Bisogna trovare chi ancora lo misura, e ordinarlo on line. In Italia è diventato praticamente uno sconosciuto.

La pillola

La pillola contraccettiva non protegge da malattie sessualmente trasmissibili, ma è sicurissima per evitare gravidanze. Si può prendere a partire dai 14 anni. Non ha controindicazioni salvo casi di predisposizioni familiari alla trombosi. Si prende nella stessa fascia oraria, tutti i giorni, a partire dal primo giorno di mestruazioni, per ventuno giorni. Se si dimentica si presenta il rischio della gravidanza. La pillola contraccettiva viene prescritta dal ginecologo o nei consultori. Di recente sono stati introdotti altri metodi di somministrazione della contraccezione ormonale. L'anello, il cerotto, il bastoncino sottocute (che dura tre anni). Gli effetti collaterali e le controindicazioni sono sostanzialmente le stesse.

Spirale contraccettiva o IUD (intra uterine device)

Si tratta di un pezzo di polietilene all'incirca della grandezza di 2/3 centimetri a forma di "T" di "V" o di ancora capovolta. Viene posizionato all'interno dell'utero da un medico con una modalità che deve rispettare tutti i canoni di sterilità e sicurezza della piccola chirurgia ambulatoriale.Può rimanere all'interno dell'utero per 5 anni senza perdere la sua che però non è mai del 100% . In effetti, qualora l'ovulo dovesse essere fecondato, il prodotto del concepimento non potrà attecchire attaccandosi alla parete uterina in quanto l'ambiente viene reso inadatto dalla presenza del corpo estraneo.E' questo il motivo per cui la spirale non viene inserita nei consultori di ispirazione cattolica e può invece essere usata anche a distanza di 3 o 4 giorni da un rapporto a rischio di gravidanza indesiderata. Non solo circolano poche informazioni basilari come queste, ma ad oggi la confusione maggiore si fa tra “pillola del giorno dopo” (che eviterebbe moltissime gravidanze e poi sicuri aborti) con la pillola abortiva Ru486 .

Pillola del giorno dopo

La “pillola del giorno dopo” o contraccezione d'emergenza è un metodo contraccettivo ma occasionale da assumersi solo nelle ore successive al rapporto “non protetto” che comporti un rischio di gravidanza. Vale unicamente per quel rapporto. L'efficacia della pillola del giorno dopo è strettamente correlata ai suoi tempi di assunzione (entro 72 ore): più sono vicini al rapporto sessuale a rischio e maggiore è la protezione che offre. Non è in nessun modo abortiva. L'Aifa (agenzia italiana dei farmaci) ha chiesto recentemente la modifica sul foglietto illustrativo proprio di questo dato. Deve però essere prescritta dal medico, che può essere quello curante o nei consultori, o nel pronto soccorso, o un qualunque laureato in medicina e chirurgia. Il pastrocchio ideologico-politico e la diffusa convinzione che si tratti di una pillola abortiva hanno fatto sì che sia farmacisti, medici di pronto soccorso, o guardie mediche facciano “obiezione di coscienza” e non la distribuiscano né la prescrivano.

Le conseguenze sono disastrose” – spiega la dottoressa Canitano, che in meno di un'ora è stata raggiunta da due giovanissimi che hanno attraversato disperati Roma per avere da lei la ricetta della pillola del giorno dopo –

 succede che se il rapporto a rischio di gravidanza avvenuto per mille ragioni (come la rottura del preservativo, calcoli sbagliati, coito interrotto etc) si è avuto in un momento in cui i Consultori sono chiusi – ad esempio il venerdì fino al lunedì – i ragazzi sono costretti a vagare come disperati. Magari vanno a chiedere negli ospedali, ma lì spesso fanno “obiezione di coscienza” e non gli danno la pillola. Se sono minori come spesso accade vengono inseriti nelle procedure del pronto soccorso e si devono chiamare per forza i genitori. A quel punto, quando gli viene detto, se ne vanno. Se trovano noi volontari si salvano. Altrimenti devono solo sperare di non rimanere incinte a 15 anni, e di non dover poi abortire. D'altra parte nessun medico di pronto soccorso rischierà mai di essere denunciato dai genitori del minore per aver somministrato la pillola del giorno dopo senza averli prima avvertiti.

Il clamoroso paradosso è che i medici “obiettori” anziché dare la ricetta diano a disperate ragazze che non vogliono (né possono rimanere incinta) il telefono di medici volontari “prescrittori” come Lisa Canitano, per ottenere la “pillola del giorno dopo” . In sostanza gli obiettori di coscienza inducono giovani donne ad abortire. Inoltre, sono medici pagati dallo stato per un servizio che non erogano e che delegano a dei medici che lo svolgono al loro posto e gratuitamente.

L'equivoco sulla Ru486 (o pillola abortiva)

Serve ad abortire senza ricorrere alla chirurgia. Non ha assolutamente nulla a che vedere con la “pillola del giorno dopo” che è solo contraccezione. Tuttavia si può spesso leggere o sentire un politico affermare che “le donne la usano come contraccezione” facendo una grande confusione tra cosa sia la contraccezione comune, quella d'emergenza, e l'aborto e l'aborto chirurgico. In Francia e in numerosi paesi europei è usata da almeno vent'anni. I rari decessi per Ru, che vengono sollevati da chi vorrebbe impedirne l'uso, sono dovuti alle prostaglandine che in caso di aborto vengono assunte nella seconda fase, cioè quella di espulsione del feto. Le prostaglandine però sono somministrate in moltissimi altri casi: dopo il parto, per gli aborti spontanei, o per quelli terapeutici. Quindi asserire che di Ru si muore è falso. Asserire che le prostaglandine, assunte in tutti questi casi, possono essere causa di morte, anche se raramente, è vero.Introdotta in Italia dal 2010 eviterebbe alle donne l'aborto chirurgico. Tuttavia per pressioni ideologiche non è affatto scontato trovarla negli ospedali. Anche in questo caso dipende da delibere regionali. Alla fine della filiera di confusioni politiche e cattoliche e manipolazioni giornalistiche gravissime, il dato è che solo pochissimi ospedali in Italia la distribuiscano.

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Autrice televisiva, saggista, traduttrice. In Italia, oltre a Fanpage.it, collabora con Espresso.it. e Micromega.it. In Francia, per il portale francese Rue89.com e TV5 Monde. Esperta di media, comunicazione politica e rappresentazione di genere all'interno dei media, è stata consigliera di comunicazione di Emma Bonino quando era ministra delle politiche comunitarie. In particolare, per Red Tv ha ideato, scritto e condotto “Women in Red” 13 puntate sulle donne nei media. Per Donzelli editore ha pubblicato il saggio “Mamma” e per Rizzoli ha curato le voci della canzone napoletana per Il Grande Dizionario della canzone italiana. E' una delle autrici del programma tv "Splendor suoni e visioni" su Iris- Mediaset.
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