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Opinioni

Perché il messaggio di Napolitano non convince per nulla

Il tema dell’incapacità della politica nella risoluzione dei guai della gente non c’è, nel discorso di fine anno del Presidente della Repubblica. Che quando parla ai giovani non ha empatia. Mica come Sandro Pertini…
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Il messaggio di fine anno 2013 a reti unificati del Capo dello Stato Giorgio Napolitano quest'anno non mi ha convinto. L'hanno visto in tv, dicono i dati Auditel, 10 milioni di persone, il 55 percento di coloro che ieri sera guardavano la televisione. Tecnicamente egli ha messo nel suo discorso consuntivo quasi tutto, tipo minestrone: dalla "Terra dei Fuochi" ai due marò Latorre e Girone, dalla legge elettorale a Papa Francesco fino ai migranti di Lampedusa. Tanta tecnica, poca empatia. Tante parole (precisamente 2.437, per un totale di 15mila caratteri circa, spazi inclusi). "Parlamento", "Italia", "giovani", "istituzioni" i termini più ricorrenti del discorso. Pochissimo spazio ai fatti accaduti fuori dai confini italiani (del resto con questa crisi perché guardare cosa succede oltre l'uscio di casa…) e più spazio dello scorso anno alle lettere ricevute dall'inquilino del Quirinale da parte di semplici cittadini. In quelle missive, lo ammette, Napolitano, viene spesso sollevata la polemica «verso le incapacità della politica». Ed è proprio quello il grande assente nel discorso Presidente della Repubblica: il tema dell'incapacità della politica nel rispondere alle esigenze collettive. La responsabilità del Parlamento italiano, dei governi, dei manager di Stato, al fallimento attuale.

«Traggo da ogni racconto, denuncia o appello che mi giunge, stimoli per prospettare – nei limiti dei miei poteri e delle mie possibilità – dice il Presidente – i forti cambiamenti necessari nella politica, nelle istituzioni, nei rapporti sociali. Ne traggo anche la convinzione che ci siano grandi riserve di volontà costruttiva e di coraggio su cui contare». Errore: la volontà costruttiva e il coraggio sono esauriti, da molto tempo. Nemmeno un minimo accenno di autocritica, nelle parole di ‘Re Giorgio'. La politica è dunque esente da colpe? I sacrifici vanno sempre chiesti a tutti, indistintamente? «Appelli generici, riti scontati» li definisce Maurizio Gasparri. E il solo fatto che il discorso di Napolitano riesca a farmi condividere una frase di Gasparri mi inquieta. E poi non convince, infine, l'autodifesa a reti unificate del Capo dello Stato («Nessuno può credere alla ridicola storia delle mie pretese di strapotere personale») che appare fuori contesto.

Rileggendo i vari discorsi – quelli più recenti – ho trovato l'ultima parte di questo di Sandro Pertini, il "partigiano presidente" straordinaria, per efficacia e empatia. Correva l'anno 1982. La mafia aveva assassinato Pio Latorre e il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, gli scandali P2 e Ior stavano esplodendo. Era pure quello un momento difficile.
Ve la ripropongo.
Italiane ed italiani, l'ultimo mio appello è proprio a questi giovani. appello fraterno che io faccio, con la mia esperienza, che e' un' esperienza molto amara, costellata di rinunce, di molti avvenimenti dolorosi.
a questi giovani io dico: preparate il vostro animo a scuola, cercate di corredare la vostra mente di una cultura che vi sarà utile, sara' strumento per voi necessario per farvi camminare domani nella vita come uomini liberi.
cercate anche di darvi una fede politica respingete pero' quelle idee politiche che non presuppongono il concetto di libertà, altrimenti andreste verso la vostra rovina. e cercate anche di combattere sì, i vostri avversari, ma combattete tenendo presente quello che ho tenuto presente sempre io, l'ammonimento di un illuminista francese. Cioè, io dico sempre questo al mio avversario: io combatto la tua idea che è contraria alla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu la tua idea la possa esprimere sempre liberamente. Ed allora combattete discutendo liberamente, lottando civilmente. Andate verso la meta alla quale io ho sempre aspirato da quando avevo la vostra età. la meta suprema che è quella della libertà, della giustizia sociale per tutti gli uomini, della scomparsa della fame nel mondo. la meta della pace fra tutte le nazioni, della fratellanza fra tutti i popoli.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. È autore del libro "Se potessi, ti regalerei Napoli" (Rizzoli). Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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