Il modo migliore per demolire un discorso generale e buttare la discussione al macero lasciando il campo al tifo, ai pregiudizi e alla propaganda è quello di cogliere un particolare del tutto, uno solo, che sia strumentale alle proprie tesi e insistere su quello fingendo che non esista tutto il resto. Così accade in queste ore (scusate se disturbo il vostro giochetto adolescenziale) che la discussione sulle aggressioni a sfondo razzista che si stanno accumulando in questi ultimi due mesi (che secondo Di Maio sarebbero nella norma ma ancora una volta non si sa su quali dati si basi la sua affermazione poiché la Direzione Centrale della Polizia Criminale sottolinea come manchi un'autorità indipendente che vigili su queste discriminazioni) si sia fissata sull'uovo lanciato contro Daisy Osakue perdendosi di vista i 30 casi degli ultimi due mesi e un ferito salvatosi per miracolo oggi a Napoli dalle pallottole di ragazzi in scooter e gli spari contro un migrante (al grido "negri di merda") accaduti sempre oggi a Pistoia.
Mentre il ministro dell'inferno Salvini continua a trastullarsi con l'uovo di Daisy (e il figlio di un esponente del PD e gli eventuali precedenti penali del padre di Daisy e il suo precedente penale per "lancio di uova" che trasforma tutto il dibattito in un minestrone tragicomico) sembra impossibile sapere da lui e dagli esponenti del governo se davvero ritengono normale gli altri episodi avvenuti in questi giorni. Sembra impossibile sapere se non ritengano utile pronunciare qualche parola di condanna per gesti che (a differenza dell'uovo sull'occhio di Daisy) risulterebbe piuttosto difficile definire goliardate. Sarebbe utile sapere dal ministro Di Maio (in qualità di capo politico del Movimento 5 Stelle) se davvero sia convinto che l'antirazzismo sia un'arma usata contro il governo. Sarebbe importante ascoltare dalla vivida voce dello sbiadito premier Conte se sono montature tutti i 30 episodi, se ritiene che sia tutto normale.
Perché mentre ci si accapiglia sulle uova di Daisy accade anche che un ministro della Repubblica (che procede a lunghe falcate sul podio dei peggiori ministri di recente memoria) come Lorenzo Fontana proponga l'abolizione della legge Mancino e della legge Fiano perché "il razzismo è diventato l’arma ideologica dei globalisti e dei suoi schiavi". Abolire una legge antifascista e antirazzista per combattere il razzismo è un'iperbole che farebbe spanciare dal ridere se non fosse terribilmente pericolosa. A proposito: proprio la legge Mancino permetterebbe a Fontana di denunciare i razzisti contro gli italiani. Perché non farlo?
E il dubbio sempre più persistente è che il governo Salvini-Di Maio (chiamarlo Conte sembrerebbe davvero troppo) continui a discutere di tutto tranne che dei punti del proprio contratto di governo. Anzi: pare che si stia ingegnando a parlare di tutt'altro rispetto alle promesse fatte in campagna elettorale. E se è vero che è un atteggiamento deplorevole già parlare d'altro per non assumersi le proprie responsabilità farlo con l'antifascismo e l'antirazzismo è ancora più stupido e vigliacco.
Loro dicono che sia tutta colpa dei giornalisti: basterebbe cominciare a portare in Parlamento l'abolizione delle accise della benzina o il reddito di cittadinanza o la bozza di introduzione della flat tax per accorgersi che il dibattito prenderebbe altre strade. E invece, stranamente, niente.