Medici su Stamina: “Non si possono imporre procedure non scientifiche”
È ancora polemica sul controverso metodo Stamina ideato dal professore Davide Vannoni. Secondo quanto sottolineato dai sindacati della dirigenza medica “nessuno può autorizzare né imporre procedure scientificamente non validate, o addirittura minacciare persecuzioni giudiziarie contro chi non si adegua alle più o meno forti pressioni in tal senso”. Il riferimento va alle ultime sentenze con cui i magistrati obbligano le infusioni del metodo Stamina. I sindacati della dirigenza medica in una nota hanno anche espresso la massima solidarietà ai colleghi degli Spedali Civili di Brescia “impegnati in una manifestazione di disobbedienza civile, e all'attuale amministrazione che ha ereditato scelte pregresse al vaglio della magistratura”. I medici sottolineano che, come affermato anche dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, “è necessario riportare la vicenda in un ambito scientifico”. Gli altri ambiti, a loro dire, si sono dimostrati molto deboli.
Stamina, la presa di posizione dei sindacati medici
I sindacati della dirigenza medica parlano delle recenti sentenze pro Stamina giunte nel silenzio “degli organismi di autogoverno della magistratura sulla correttezza di un percorso che ha portato al disconoscimento di qualunque regola sull'erogazione delle cure sanitarie, facendo leva sulle disperate, e comprensibili sul piano umano, aspettative di pazienti e familiari, la cui strumentalizzazione non può certo rendere giustificabile la sottrazione alla scienza e alla coscienza dei medici di ogni competenza professionale in favore di una malintesa libertà di essere curati”. I sindacati, prosegue dunque la nota, registrano “con sconcerto la crescente delegittimazione delle competenze mediche e sanitarie nella tutela del bene salute, condividendo in pieno, nel merito dell'appropriatezza delle cure, le chiarissime e unanimi posizioni dell'intera comunità scientifica nazionale e internazionale, nonché della Federazione degli Ordini dei medici, che non avallano terapie non supportate da documentate e dimostrabili evidenze di efficacia”. Dicendo ciò ricordano anche che l'articolo 13 del nuovo Codice deontologico prevede che “il medico non acconsente alla richiesta di una prescrizione da parte dell'assistito al solo scopo di compiacerlo”.