Un processo "assurdo e risibile". È questa la linea del Popolo della Libertà in merito al processo Mediaset – diritti tv, per il quale Silvio Berlusconi è stato condannato in appello a 4 anni di carcere e 5 di interdizione dai pubblici uffici, in attesa della decisione definitiva della Cassazione che, come ormai noto, arriverà il 30 di luglio. E, proprio in vista di una data che sembra "il punto di non ritorno nella ventennale guerra fra il Cavaliere e la magistratura", il Popolo della Libertà diffonde un dossier nel quale si ricostruiscono i passaggi essenziali della vicenda.
Si parte dalla ricostruzione dei pm, con la constatazione della centralità della figura di Frank Agrama per l'acquisto dei prodotti della Paramount e con l'ipotesi che tale rilevanza dell'intermediario americano fosse dovuta al suo avere come "socio occulto" proprio Silvio Berlusconi. Secondo la difesa, invece, Berlusconi (che non si sarebbe mai occupato di diritti tv) conobbe Agrama solo nei primi anni 80 e successivamente non è stato rintracciato alcun passaggio di denaro che attesti questa presunta società fra i due. Anche perché Berlusconi "non avrebbe avuto interesse ad acquistare prodotti Paramount in eccedenza per dividere in nero una piccola parte dell'utile con Agrama e mai avrebbe acconsentito al pagamento di tangenti ai propri dirigenti".
Dunque, si legge nel report, la verità è che "Agrama versò ad alcuni dirigenti ingenti somme di denaro in nero per fa sì che l'azienda acquistasse l'intera produzione Paramount" e che il Cavaliere non avrebbe potuto mantenere come responsabili degli acquisti dei dirigenti corrotti. Ma la questione può essere letta anche da un'altra prospettiva se si considera che a giudicare Silvio Berlusconi sono stati sia giudici "schierati" ("Il Collegio del Tribunale di Milano era presieduto dal dott. D'Avossa che in passato si era espresso affermando che era fatto notorio che nel gruppo Fininvest si utilizzassero fondi neri"), sia politicizzati ("Il Presidente della Corte d'Appello cha ha confermato la sentenza di condanna aveva manifestato pubblicamente la sua disapprovazione nei confronti del Governo Berlusconi"). Come se non bastasse, si tratta di un procedimento che costerà allo Stato circa 20 milioni di euro.
Il dossier: