Matteo Salvini chiede la castrazione chimica per gli stupratori: “Per i vermi nessuno sconto”
"Per i vermi violentatori di Catania, che hanno stuprato una turista, nessuno sconto: certezza della pena e castrazione chimica!". Lo ha detto il ministro dell'Interno Matteo Salvini, intervenendo sul caso di violenza di gruppo contro una donna americana avvenuto a Catania. La vittima, una ragazza statunitense di 19 anni, è stata filmata dai suoi aguzzini, che l'hanno aggredita la sera del 15 marzo. I tre stupratori, Roberto M. e Agatino S., entrambi di 19 anni, e di Salvatore C. di 20, sono in stato di fermo.
Secondo le ricostruzioni i tre dopo aver fumato della marijuana, hanno chiuso la ragazza in auto e l'hanno abusata a turno. "Mentre mi violentavano – ha raccontato la 19enne ai carabinieri – io piangevo e ho chiesto loro di fermarsi in italiano, quindi erano in grado di capirmi. Hanno finito dopo un'ora". Uno di loro il giorno dopo la brutale aggressione le ha scritto per proporle un altro incontro. La ragazza ha accettato, ma solo per farsi consegnare il video della violenza: "Lo voglio distruggere prima che lo mettiate in rete, datemelo o vi denuncio", ha minacciato la giovane disperata.
Sulle dichiarazioni del ministro è intervenuto il Garante dei detenuti Mauro Palma: "Parlare di linguaggio istituzionale nei confronti del ministro Salvini è come sparare sulla croce rossa. Se c'e' una persona inadeguata al linguaggio istituzionale è proprio il ministro dell'interno". Palma nella sua relazione al Parlamento, presentata oggi, ha denunciato "un clima generale che nega la soggettività alle persone detenute", "un clima che si esprime in un linguaggio che in nulla rispecchia il mandato costituzionale, un linguaggio secondo cui il carcere è il luogo in cui si marcisce e non ci si reinserisce nella società". Interpellato sulle parole di Salvini il Garante sottolinea che "parlare di cose tipo marcire in carcere, a fronte di una Costituzione che parla di rieducazione, o altre affermazioni che mi auguro a volte siano state un po' estrapolate, ma qualcuna l'ho sentita direttamente, è secondo me una caduta dal punto di vista istituzionale che deve far riflettere. Tutti noi, ciascuno con il proprio ruolo istituzionale, deve sapere dosare il proprio linguaggio".
Sulla ‘castrazione chimica' come ipotetica sanzione, Palma ricorda di essersi "occupato per anni in ambito europeo del tema dei trattamenti farmacologici per chi ha violentato. E vorrei spiegare quali sono le difficoltà e l'ineffettualità della misura. Anche perché è una misura cha ha una sua reversibilità. Ma qui andiamo nel tecnico. Quello che mi stupisce è che è un linguaggio volutamente ad effetto per acquistare un consenso, che e' un consenso al ribasso. Mentre è molto meglio far riflettere su quali siano le culture del maschile nella società, su come cresciamo i figli maschi e via dicendo, e quali atteggiamenti abbiamo nei confronti della donna. Molto più di pensare che una volta realizzati i reati, poi questi debbano essere affrontati con misure che esulano dalla privazione della libertà".