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Matteo Renzi: “L’austerity non funziona, la Ue sta sbagliando strada”

Il Presidente del Consiglio scrive a Repubblica: “La Ue sbaglia, di sola austerity si muore”.
A cura di Redazione
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Continua la polemica tra il nostro esecutivo e la Commissione Europea, dopo la conferma della procedura di infrazione per il mancato rispetto della road map del piano sull’emergenza migranti. Questa volta tocca al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che scrive una lunga lettera a Repubblica nella quale critica duramente la “conduzione” europea e le modalità con cui si è scelto di intervenire per arginare la crisi economica.

La tesi ruota intorno a un concetto chiave: “Obama ha fatto bene, Barroso no”. Ovvero, spiega Renzi, la constatazione che “negli otto anni di presidenza democratica, gli Stati Uniti hanno puntato su crescita, investimenti e innovazione, l’Europa su austerity, moneta, rigore; a livello economico gli Stati Uniti stanno meglio di otto anni fa, l'Europa sta peggio di otto anni fa”. Nel mirino delle critiche del Presidente del Consiglio, che in parte risponde a un editoriale del fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari, c’è la linea dell’austerity e le “concessioni” fatte in passato ad alcuni Paesi membri: “I Paesi che sono cresciuti in Europa lo hanno fatto soltanto perché hanno violato in modo macroscopico le regole del deficit: penso al Regno Unito di Cameron che ha finanziato il taglio delle tasse portando il deficit al 5% o alla Spagna di Rajoy che ha accompagnato la crescita con un deficit medio di quasi il 6%”.

Se l’Italia rispetta le regole, però, non vuol dire che condivida la linea della Commissione Ue. Anche perché, aggiunge Renzi, “se una cura non funziona, dopo otto anni si può parlare di accanimento terapeutico”. E dunque, “il problema non sono le regole, ma la politica economica di questa nostra Europa; prima di parlare di superministri, dobbiamo forse chiarirci fra noi sulla linea di politica economica. Perché di sola austerity si muore”.

Un’Europa che “è la nostra radice, il nostro futuro”, ma nella quale l’Italia deve “far sentire la propria voce, questo è un male per tutti. Dunque se qualcuno di noi a Bruxelles chiede più attenzione al sociale, alla crescita, al servizio civile europeo, all'innovazione digitale, alla semplificazione burocratica, non è uno sfasciacarrozze isolato”.

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