Mattarella grazia i due agenti Cia del sequestro di Abu Omar
Con una decisione che da tempo era nell'area dopo anni di insistenza da parte di Washington, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha concesso la grazia ai due agenti dei servizi segreti statunitensi Betnie Medero e a Robert Seldon Lady, condannati in Italia per il sequestro dell'imam Abu Omar avvenuto nel febbraio del 2003 a Milano. Entrambi erano stati condannati in via definitiva, in concorso tra loro e con altre ventiquattro persone, per il reato di sequestro di persona. Betnie Medero era quella che aveva avuto minori responsabilità nella vicenda Abu Omar e per questo condannato ad una pena più lieve rispetto agli altri. Per lui la grazia esclude la pena di tre anni ancora da espiare ed è estesa anche alla pena accessoria dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Per Seldon Lady, che all'epoca dei fatti era numero due della Cia in Italia, la grazia invece è stata solo parziale e riguarda due dei nove anni inflitti dalla corte italiana. Una decisone però che gli permetterà di evitare una richiesta di estradizione, mai digerita dagli Stati Uniti. Bob Seldon Lady infatti era l'unico su cui pendeva la richiesta italiana in considerazione proprio dell’entità della sua pena, ma vista la grazie e i tre ani di indulto ora è assai probabile che il ministro della Giustizia revochi la richiesta.
Nella nota diramata dal Quirinale viene spiegato che il Capo dello Stato, concedendo la grazia, "ha in primo luogo considerato la circostanza che gli Stati Uniti hanno, sin dalla prima elezione del Presidente Obama, interrotto la pratica delle extraordinary renditions, giudicata dall'Italia e dalla Unione Europea non compatibile con i principi fondamentali di uno Stato di diritto". Inoltre "per quanto riguarda la Medero, è stata in particolare valutata l'entità della pena a lei inflitta, minore rispetto a quella degli altri condannati per il medesimo reato che hanno presentato domanda di grazia. Relativamente a Seldon Lady, il Capo dello Stato ha ritenuto di riequilibrare il trattamento sanzionatorio a lui inflitto rispetto a quello degli altri condannati per il medesimo reato".