Matrimoni, sorpasso storico: al nord il rito civile supera quello religioso
In Italia ci si sposa meno e lo si fa sempre meno in chiesa, è quello che emerge dall'annuario statistico dell'Istat, la consueta pubblicazione di fine anno dell'Istituto di statistica nazionale che racconta il nostro Paese attraverso i numeri. Nel 2011 infatti in Italia sono stati celebrati 208.702 matrimoni, quasi novemila in meno rispetto all'anno precedente, con il tasso di nuzialità che è passato da 3,6 a 3,4 per mille. Di pari passo la tendenza che vede una sempre maggiore diffusione del rito civile rispetto a quello religioso, con i primi passati da 79 mila nel 2010 a circa 83 mila nel 2011. Ovviamente il matrimonio religioso resta ancora la scelta più diffusa in Italia con oltre il 60% delle coppie che lo preferisce a quello civile, ma nel 2011 si è giunti ad un sorpasso storico nelle regioni del nord, con il 51,7% delle coppie che ha preferito sposarsi davanti all'ufficiale di stato civile. Più equilibrata la situazione al centro dove i matrimoni religiosi sono il 50,1% mentre al sud si preferisce largamente quello religioso, con oltre il 76,3% delle coppie che sceglie il modello tradizionale.
Si diventa mamme sempre più tardi – In lieve aumento anche la fecondità della popolazione femminile italiana che però resta tra le più basse d'Europa, al quart'ultimo posto tra i 15 Paesi dell'Unione europea. Nel 2011 il numero di figli per donna in Italia si attesta a 1,42, in lieve aumento rispetto all'1,41 del 2010 con il Nord che conferma la fecondità più alta (1,48). Da segnalare però che nel nostro Paese si diventa mamme sempre più tardi, i dati infatti rilevano un aumento medio dell'età delle neo mamme, 31,3 anni, il valore più alto fra i paesi europei. Forse il motivo principale è che l'occupazione cresce sempre meno soprattutto tra giovani e donne. Come indica sempre il rapporto Istat infatti nella fascia tra i 15 e i 34 anni, nel 2011 l'occupazione ha registrato un calo tendenziale del 3,2%, con oltre un milione di disoccupati che ha un'età inferiore ai 35 anni. Peggio ancora va alle donne soprattutto nel Mezzogiorno, dove poco più di sei donne su dieci in età lavorativa non partecipano al mercato del lavoro.