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Massimo Bossetti è colpevole: le tappe del caso Yara Gambirasio

26 novembre 2010 – 1 luglio 2016. Dal giorno della scomparsa di Yara Gambirasio da Brembate Sopra alla decisione della Corte d’Assise di Bergamo per Massimo Giuseppe Bossetti: le tappe dell’inchiesta e del processo.
A cura di Susanna Picone
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Le tappe del caso Gambirasio e il processo a Bossetti.
Le tappe del caso Gambirasio e il processo a Bossetti.

A cinque anni e mezzo dalla scomparsa di Yara Gambirasio, tredicenne di Brembate Sopra con la passione per la ginnastica ritmica, la Corte d'Assise di Bergamo presieduta da Antonella Bertoja ha emesso il verdetto di primo grado nei confronti di Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello unico imputato nel processo per l’omicidio della piccola Yara. Secondo i giudici, Bossetti è colpevole. Ripercorriamo le tappe di questa drammatica vicenda che ha sconvolto il Paese.

26 novembre 2010: Yara Gambirasio scompare nel nulla

Yara Gambirasio, figlia tredicenne di Maura e Fulvio, nel pomeriggio del 26 novembre del 2010 si reca da sola al centro sportivo di Brembate Sopra, che dista circa cinque minuti a piedi da casa sua, per consegnare uno stereo alle amiche della ginnastica ritmica. L’ultima volta che viene vista viva sta lasciando la palestra. Alle 18.47 il cellulare di Yara viene agganciato dalla cella di Mapello, comune distante circa tre chilometri da Brembate, poi la traccia scompare. In serata i suoi genitori, non vedendola tornare a casa, danno l’allarme. Per settimane forze dell’ordine e volontari setacciano Brembate e i comuni limitrofi, ma Yara Gambirasio sembra svanita nel nulla.

Le ricerche di Yara Gambirasio.
Le ricerche di Yara Gambirasio.

5 dicembre 2010: viene fermato il marocchino Mohamed Fikri

Mohamed Fikri, un operaio marocchino che lavora in un cantiere di Mapello, viene fermato a bordo di una nave diretta a Tangeri. Contro di lui ci sono alcuni indizi tra cui un'intercettazione ambientale in cui sembra affermi “Allah perdonami non l'ho uccisa”. Ma la traduzione era sbagliata. Fikri si proclama innocente e nel tempo la sua posizione sarà archiviata perché l’operaio risulterà del tutto estraneo al caso di Yara.

26 febbraio 2011: il cadavere di Yara trovato a Chignolo d’Isola

Esattamente tre mesi dopo la scomparsa il cadavere di Yara Gambirasio viene ritrovato casualmente da un appassionato di aeromodellismo nel mezzo di un campo a Chignolo d’Isola, a una decina di chilometri di distanza dal paese della ragazzina. Il campo era già stato perlustrato in precedenza ma il corpo di Yara era sfuggito alle ricerche. Il cadavere presenta lesioni da corpo contundente e da arma da taglio. La mano della giovane stringe un ciuffo di fili d’erba. Inizia ufficialmente la caccia al killer. Gli inquirenti si concentrano sul luogo del ritrovamento, sui risultati dell’autopsia, sugli esami scientifici e a identificare il Dna dell’assassino.

 9 maggio 2011: isolato il Dna di Ignoto 1

Sugli slip e sui leggings di Yara viene isolata una traccia biologica da cui è stato possibile risalire al Dna di quello che verrà definito “Ignoto 1”. Ci vorranno diversi mesi e il confronto con centinaia di Dna per arrivare a dire che il sospettato è il figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni, un uomo morto nel 1999.

28 maggio 2011: funerali di Yara

In migliaia si ritrovano al palazzetto dello Sport di Brembate Sopra per assistere ai funerali della piccola Yara. Viene letto anche un messaggio del presidente della Repubblica.

I funerali di Yara Gambirasio.
I funerali di Yara Gambirasio.

7 marzo 2013: viene riesumata la salma di Giuseppe Guerinoni

Per trovare Ignoto 1 carabinieri e polizia compiono un’impresa senza precedenti: uno screening di massa nelle valli bergamasche sul Dna di chi può avere collegamenti con il caso. Dalle persone la cui cella telefonica il giorno della scomparsa di Yara aveva agganciato la zona della palestra, alle donne che potrebbero avere avuto relazioni con Guerinoni, la cui salma alla fine viene riesumata. Secondo gli inquirenti Guerinoni è il padre biologico dell'assassino.

16 giugno 2014: arrestato Massimo Giuseppe Bossetti

Per la prima volta, dopo il breve fermo di Fikri, il presunto assassino di Yara Gambirasio ha un nome. Si tratta di Massimo Giuseppe Bossetti, 43 anni, muratore di Mapello, sposato e padre di tre figli. È il ministro dell’Interno Angelino Alfano ad annunciare su Twitter l’arresto dell’uomo. Due giorni prima a Bossetti era stato prelevato il Dna con il trucco di un falso controllo dell'etilometro. Il suo Dna era risultato coincidere con quello di Ignoto 1. A lui gli investigatori sono arrivati attraverso la madre Ester Arzuffi che, secondo l'accusa, aveva avuto una relazione con Guerinoni dal quale è nato Bossetti. Il muratore viene arrestato in cantiere, mentre sta lavorando.

L'arresto di Bossetti.
L'arresto di Bossetti.

27 aprile 2015: Bossetti rinviato a giudizio

Massimo Giuseppe Bossetti viene rinviato a giudizio davanti ai giudici della Corte d'Assise di Bergamo. Il muratore è accusato di omicidio e anche di calunnia ai danni di un suo collega di lavoro verso il quale avrebbe cercato di indirizzare le indagini.

3 luglio 2015: inizia il processo per l’omicidio di Yara Gambirasio

Con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla particolare crudeltà, Massimo Giuseppe Bossetti compare davanti alla Corte d’Assise di Bergamo. Parteciperà a tutte le 45 udienze del processo e, quando possibile, ribadirà continuamente la sua innocenza.

11 settembre 2015: testimoniano i genitori di Yara

Con le testimonianze dei genitori di Yara entra nel vivo il processo a Bossetti. Maura Panarese, la mamma della vittima, racconta cosa accadde quel 26 novembre 2010, giorno della scomparsa della figlia: “Era contentissima perché aveva preso ottimi voti”.

11 marzo 2016: Bossetti parla in aula

Massimo Bossetti prende la parola in aula durante il processo a suo carico. “Quel Dna non mi appartiene: è un Dna strampalato, che per metà non corrisponde. È dal giorno del mio arresto che mi chiedo come sono finito in questa vicenda visto che non ho fatto niente e voi lo sapete”, dice ribadendo la sua innocenza.

6 aprile 2016: l’avvocato di Bossetti evidenzia tutte le contraddizioni del caso a Fanpage.it

A Fanpage.it parla il difensore di Massimo Giuseppe Bossetti, Claudio Salvagni, ed evidenzia tutte le contraddizioni sull'omicidio di Yara Gambirasio: dal dna al furgone, dalle ricerche su internet all'arresto “indegno per un paese civile”.

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18 maggio 2016: accusa chiede l’ergastolo per Bossetti

Il pubblico ministero Letizia Ruggeri chiede per Massimo Giuseppe Bossetti l'ergastolo e sei mesi di isolamento diurno. Per l'accusa a incastrare l'imputato è la “prova regina” del Dna, inoltre ci sono i tabulati telefonici, le immagini dell’autocarro ripreso dalle telecamere di sorveglianza della zona, le fibre sul cadavere compatibili con quelle dei sedili del Fiat Daily del muratore.

17 giugno 2016: difesa chiede l’assoluzione

Gli avvocati di Bossetti chiedono l'assoluzione. La difesa, affidata agli avvocati Paolo Camporini e Claudio Salvagni, sostiene che la traccia di Dna mitocondriale, che indica la linea materna, non corrisponde al loro assistito: per gli avvocati, infatti, “solo il Dna nucleare ha valore forense”, senza tralasciare il fatto che quello prelevato è stato “contaminato”. Gli avvocati parlano del processo “più indiziario del mondo, dove nessun indizio è preciso neanche il Dna”, e chiedono un atto di “coraggio alla giuria: assolvere Bossetti. Sia fatta giustizia, non sia condannato un innocente”.

1 luglio 2016: arriva la sentenza di primo grado

È il giorno della verità per Massimo Bossetti, che fa delle dichiarazioni spontanee per ribadire la sua estraneità al delitto e chiedere alla giuria di non condannare un innocente. “Sarò anche stupido, un ignorantone, un cretino, ma non sono un assassino, questo sia chiaro a tutti”, dice Bossetti all'inizio dell’ultima udienza del processo di primo grado. “Quel Dna non è mio, vi imploro, ripetete il test”, chiede alla Corte. Dice anche che accetterà “il verdetto qualunque esso sia perché pronunciato, ne sono convinto, in assoluta buona fede. Ma ricordatevi che se mi condannerete sarà il più grave errore giudiziario di questo secolo. Mi rendo conto che è molto difficile assolvere Bossetti, ma è molto più difficile sapere di aver condannato un innocente”.

2 luglio 2016: prima notte in carcere da colpevole per Massimo Bossetti

Dopo la sentenza che ne ha sancito la colpevolezza per la morte di Yara Gambirasio, Massimo Bossetti è stato riaccompagnato nel carcere di Bergamo, dove è rinchiuso dal 2014. Secondo quanto riferito dai suoi legali, l'uomo avrebbe trascorso insonne la prima notte dietro le sbarre dopo le dichiarazioni della Corte e sarebbe sorvegliato 24 ore su 24 per timore di gesti inconsulti. Alla moglie, prima della condanna, avrebbe detto: "Non sono io il colpevole, perché devo scontare una cosa che non ho fatto?". Ha chiesto anche di continuare a esercitare la potestà genitoriale sui suoi figli, pena che potrebbe essergli comminata in caso di condanna penale definitiva. Intanto, la difesa ha fatto sapere di essere pronta a preparare il riscorso.

3 luglio 2016: "Prova inconfutabile, quel Dna è di Bossetti"

Il genetista forense Emiliano Giardina, professore dell'Università Roma Tre che per primo ha analizzato le tracce di Dna trovate sui leggins di Yara e intuito che "Ignoto 1" potesse essere il figlio di Giuseppe Guerinoni, rilascia al Corriere della Sera una lunga intervista, nel corso della quale non lascia alcun dubbio sulle responsabilità di Massimo Bossetti nell'omicidio della ragazza di Brembate di Sopra. "Un errore delle analisi è assolutamente impensabile. Non è possibile – ha dichiarato -. Ognuno ha il diritto di dire o pensare ciò che vuole ma far passare il concetto che il Dna sia uno strumento per accusare qualcuno è sbagliato. Il Dna è un dato che indica la presenza e la presenza diventa responsabilità penale nei tribunali. Il mio lavoro è portare delle prove scientifiche, usarle per condannare o assolvere non è un problema mio".

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