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Marocco, i giovani non si fidano di re Mohamed VI ed annunciano il prosieguo delle proteste

Per evitare proteste nel suo paese, il re del Marocco, Mohamed VI ha oggi annunciato una riforma costituzionale. L’apertura del re però non ha soddisfatto i giovani che hanno annunciato nei prossimi giorni una grande marcia per una vera democrazia.
A cura di Cristian Basile
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Non accennano a placarsi le rivolte nel nord Africa: dopo le dimissioni di Mubarak in Egitto, la fuga di Ben Ali in Tunisia, e la rivolta in Libia contro Gheddafi, re Mohamed VI dovrà probabilemente affrontare a breve le proteste del suo popolo. Dal Marocco arriva un annuncio "Non ci sarà nessuna marcia indietro". Infatti i giovani del movimento del 20 Febbraio non termineranno le loro proteste nonostante la riforma costituzionale annunciata dal re Mohamed VI e continuano ad invitare il popolo marocchino alla protesta ed a partecipare alla "grande marcia" che hanno convocato entro dieci giorni per chiedere una "vera democrazia" in Marocco.

Molte organizzazioni che hanno già appoggiato i giovani nella loro prima manifestazione dello scorso 20 febbraio che era riuscita a far scendere in piazza migliaia di marocchini in tutto il paese, hanno dichiarato che continueranno a sostenere le proteste, esprimendo cautela e scetticismo riguardo al discorso del re. Tra le organizzazione c'è il movimento islamista Giustiza e Spiritualità guidato da Benamate, il quale ha dichiarato che la riforma annunciata da Mohamed VI non risponde alle richieste dei giovani sulla necessità di creare un'assemblea costituente per realizzare le trasformazione di cui il Marocco ha bisogno.

"Non ha parlato nemmeno dei diritti civili, nè chiarito se i mezzi di comunicazione continueranno sotto l'egemonia del potere, o ancora, se ha intenzione di liberare i prigionieri politici incarcerati" ha confidato il presidente dell'Associazione Marocchina dei Diritti Umani, Jadiya Riadi.

Riadi sottolinea che non si è fatto riferimento nemmeno al carattere sacro che la costituzione conferisce al re e che non si è specificato se tra le nuove mansioni del primo ministro ci sarà anche il controllo delle forze armate. Nonostante lo scetticismo però, la maggioranza dei partiti marocchini hanno approvato il discorso.

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