Marò: si riapre il processo al tribunale dell’Aja, il ministro Trenta incontra i militari
Dopo mesi di silenzio, la vicenda dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ritorna al centro dell'agenda del governo italiano. I due fucilieri della Marina militare, accusati di aver ucciso due pescatori indiani scambiandoli per pirati durante missione antipirateria al largo delle coste nello stato indiano del Kerala nel 2012, nelle prossime ore infatti saranno ricevuti dal ministro della difesa Elisabetta Trenta per fare il punto della situazione sul loro delicato e intricato caso. L'appuntamento è fissato per lunedì alle ore 11 nella sede del ministero della Difesa. Ad annunciarlo è stata la stessa rappresentante del governo in tweet. " Vi terrò aggiornati" ha annunciato la ministra. Era stato il parlamentare di Forza Italia Elio Vito a lamentare che nessun esponente del nuovo governo aveva ancora incontrato i marò "alla vigilia di udienze decisive del Tribunale internazionale che decide la competenza sul caso.
In effetti l'occasione per tornare a parlare della vicenda marò mai risolta è la ripresa del decisivo processo davanti al tribunale dell'Aja, prevista per il mese di ottobre. L'incontro tra Ministro e militari infatti è stato programmato proprio in vista della prima udienza al Tribunale internazionale dell'Aja che dovrà decidere chi ha la giurisdizione sul caso e cioè quale Stato, tra Italia e India, dovrà processare i due marò. Dal 22 ottobre le udienze dovrebbero tenersi per una settimana circa, ma per vedere la sentenza i due fucilieri, rientrati in Italia nel 2014 e nel 2016 dopo essere stati confinati nell’ambasciata italiana di New Delhi, dovranno aspettare almeno la primavera del 2019. Una decisione da cui dipende l'intera vicenda che ormai si trascina da anni anche se un ritorno di Latorre e Girone in India appare improbabile.
Il caso dei due marò Latorre e Girone
I due marò, imbarcati sul mercantile italiano Enrica Lexie per un servizio antipirateria, furono arrestati dalle autorità indiane nel febbraio del 2012 con l'accusa di omicidio volontario: avrebbero scambiato un barchino di pescatori che si avvicinava alla nave italiana per pirati e avrebbero aperto il fuoco uccidendo due persone a bordo. Costretti a scendere dalla nave e posti agli arresti, Girone e Latorre furono costretti a rimanere in stato di fermo in India per lungo tempo e la loro vicenda innescò un duro braccio di ferro tra Italia e India . Solo nel 2014, a causa di un ictus Latorre ebbe l’autorizzazione dalle autorità indiane a tornare in Italia. Per Girone l'ok arrivò solo nel 2016 per "ragioni umanitarie". Rientrati in Italia, i due sono stati trasferiti ad altri incarichi, l’uno presta servizio a Roma, il collega alla capitaneria di porto di Bari; entrambi con l’obbligo di non lasciare l’Italia.