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Marò, l’Italia presenta ricorso alla Corte suprema dell’India

L’Italia presenta un nuovo ricorso per scongiurare l’uso della legge antiterrorismo nel processo ai marò.
A cura di Antonio Palma
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Dopo i continui rinvii del governo indiano della presentazione dei capi di accusa per i due marò italiani in stato di fermo a New Delhi, l'Italia ha deciso di presentare un nuovo ricorso formale alla Corte Suprema indiana. Secondo quanto riferisce l'Ansa, la nuova mossa delle autorità italiane rientra tra le contromisure annunciate dall'inviato del governo italiano Staffan de Mistura per contrastare il pericolo di una incriminazione per terrorismo che di conseguenza renderebbe possibile in teoria anche la pena di morte. In sostanza il ricorso italiano sollecita una presa di posizione della massima corte indiana per ricordare agli investigatori ed al governo di New Delhi che la legge utilizzata per reprimere la pirateria marittima non è fra quelle specificate dallo stesso massimo tribunale nelle sue precedenti sentenze. Secondo l'Italia infatti l'applicazione del Sua Act "cambierebbe radicalmente lo scenario del processo, perché si tratta di uno strumento antiterrorismo".

Fronte diplomatico – Intanto sempre come promesso da De Mistura, l'Italia si dovrebbe muovere oltre che sul piano giuridico anche sul piano politico. L’accelerazione decisa da Roma per mettere fine all’impasse che sta allungando in maniera spropositata la prospettiva di rientro in Italia dei due marò, infatti ipotizza oltre ad una pressione diplomatica in campo europeo sui vertici dell’Unione anche e soprattutto l'invio di una delegazione parlamentare in India. Per discutere dell'ipotesi è stata convocata appositamente una riunione dei presidenti delle Commissioni esteri e Difesa di Senato e Camera per valutarne l'efficacia.

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