Mario Borghezio e l’emergenza napoletana: quando l’immondizia è anche nelle parole
Semplicemente Mario Borghezio. Esponente di spicco della Lega Nord, sempre colorito nell'essere e nell'apparire, quasi mai cosciente dell'esistenza delle mezze misure, cronicamente allergico alla diplomazia. Pochi giorni fa le sue dichiarazioni ai microfoni di KlausCondicio su Napoli e sull'emergenza rifiuti che sta tormentando la città campana avevano fatto molto discutere. Dichiarazioni che hanno avuto un'eco nazionale e sulle quali tutti i principali esponenti di istituzioni e forze politiche hanno preso duramente posizione. Ecco uno stralcio dell'intervista al leghista:
Mi domando se le condizioni in cui versa Napoli non siano un motivo sufficiente per essere indipendentisti e separatisti da questa parte del Paese. I napoletani e Napoli non fanno parte dell'Europa civile. Bisogna scappare da questo schifo. Noi vogliamo essere liberi da questa Napoli che puzza di rifiuti e camorra. Bisognerebbe fare una pulizia radicale.
Parole che, più che da un uomo di politica, sembrano pronunciate da un tizio un po' alticcio che parla di questioni importanti con la semplicità, la schiettezza e soprattutto l'audacia che sa dare solamente qualche bicchiere di Barolo. Parole che evocano alla mente scenari e osterie di un tempo, dove si parlava del più e del meno e si banalizzavano problemi che in fondo banali non sono.
Forse non tutti sanno che Mario Borghezio è un parlamentare europeo, uno che rappresenta l'Italia davanti a un intero continente, uno che ha la responsabilità di lavorare per rendere l'Europa sempre più coesa. E paventare l'idea di "buttare Napoli" e di "scappare da tutto questo schifo" non è che sia proprio coerente con una funzione istituzionale di respiro internazionale.
Certo sarebbe facile chiudere la questione con una battuta come ha fatto il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa che ha dichiarato: "Se potessimo buttare nei rifiuti Borghezio faremmo un regalo all' Italia", ma le parole proferite dall'europarlamentare meriterebbero senza dubbio una riflessione più profonda. Quella che forse, prima di parlare, avrebbe dovuto fare anche lui.