Mare Jonio sotto sequestro, indagato il comandante. Ong: “Non abbiamo violato la legge”
La nave della piattaforma Mediterranea, la Mare Jonio, è stata posto sotto sequestro, su disposizione della Procura di Agrigento. Il comandante è stato iscritto nel registro degli indagati. "C'è stato finalmente il sequestro di un'imbarcazione. Il provvedimento, confermato pochi minuti fa dalla procura di Agrigento, è un precedente storico", ha dichiarato il ministro dell'Interno Matteo Salvini, all'ingresso a Palazzo Chigi. "Non posso fare il sequestro della nave se non sbarcano le persone. C'è stato il sequestro convalidato dalla procura che per me è storico perché non erano mie ipotesi che ci fossero illegalità".
I 50 profughi recuperati dalla nave delle associazioni umanitarie si trovano adesso nel centro d'accoglienza di Lampedusa, dopo che ieri sera è stato autorizzato lo sbarco. la Procura di Agrigento ha aperto un'inchiesta per favoreggiamento all'immigrazione clandestina. Intorno a mezzanotte il comandante della Mare Jonio, Pietro Marrone, è stato convocato d'urgenza dalla Guardia di finanza di Lampedusa: gli è stato notificato il sequestro probatorio del rimorchiatore.
Marrone si è recato in caserma accompagnato dall'armatore Beppe Caccia e dal deputato di Sinistra italiana Erasmo Palazzotto. Questa mattina anche gli altri volontari che hanno partecipato alla missione di Mare Jonio sono stati convocati presso la caserma dell'isola per gli interrogatori. "La Mare Jonio è sotto sequestro probatorio della polizia giudiziaria, ma noi siamo molto sereni perché abbiamo agito in una cornice di legalità", ha detto la portavoce di Mediterranea, Alessandra Sciurba. "Non abbiamo mai ricevuto l'ordine di fare sbarcare i migranti soccorsi in Libia, né dai libici né dalle autorità italiane – ha spiegato Sciurba – Quando siamo arrivati non c'era nessun altro nello specchio di mare. La cosiddetta guardia costiera libica è arrivata solo dopo il soccorso".
In un'intervista sul Gazzettino l'armatore ha risposto alle accuse mosse ieri dal vicepremier Matteo Salvini, che ha ipotizzato che tutta la vicenda fosse stata in qualche modo architettata dalle ong per metterlo in difficoltà, alla vigilia del voto in Senato per il caso Diciotti, previsto per oggi: "Noi salviamo vite in mare, non ci preoccupiamo del destino giudiziario di Salvini. Abbiamo missioni già programmate fino a dicembre – prosegue Caccia – siamo partiti appena abbiamo completato la manutenzione della nave e superato ben quattro ispezioni della capitaneria di porto. Questo è stato il nostro unico vincolo". Riguardo ai problemi legati allo sbarco a Lampedusa, Caccia non comprende "come possa essere un problema: nave italiana, porto italiano, giusto? Abbiamo anche il via libera del sindaco di Lampedusa, che non mi pare sia esattamente di estrema sinistra. Semplicemente è stanco anche lui della retorica degli sbarchi finiti. Qui a Lampedusa ogni notte arrivano tra le 40 e le 60 persone, sono i cosiddetti mini sbarchi invisibili".
I migranti salvati dalla Mare Jonio
Sono stati tutti identificati i migranti a bordo della Mare Jonio: sono in tutto 50 persone: 35 uomini e 15 minori non accompagnati. La maggior parte di loro, secondo quanto si apprende da fonti del Viminale, viene dalla Guinea (17, di cui 9 minori). A bordo anche persone del Senegal (14, di cui due minori), Nigeria (9), Gambia, (7, di cui due minori), Camerun (2, di cui un minore), Benin (1). Tra loro c'è anche un migrante con una storia difficile alle spalle: ha tentato di fuggire da guerre e povertà attraversando il Canale di Sicilia a bordo dei barconi, ma per ben cinque volte è stato rispedito in Libia. "Addosso porta i segni dei maltrattamenti subiti nei campi libici", raccontano i soccorritori.