Marcegaglia all’Assemblea di Confindustria: il paese indietro di 10 anni
È durata più di un'ora la relazione annuale della presidentessa di Confindustria, Emma Marcegaglia, all'assemblea pubblica degli industriali, l'ultima del suo mandato. Tante le proposte fatte e gli argomenti trattati, numerosi i riferimenti alla politica, che ha accusato di non aver inserito la crescita economica tra le priorità . In prima fila c'è il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia.
Intyervenire subito è l'imperativo che più volte la Marcegaglia esprime: in particolare rivolto a infrastrutture, riforma fiscale, semplificazioni e liberalizzazioni, campo in cui viene denunciata l'eccessiva presenza ed invadenza dello Stato. Il mito da sfatare, secondo la presidentessa in carica dal 2008, è che la situazione dell'Italia vada tutto sommato bene e che le uniche arretratezze siano dovute alla bassa crescita del Pil nel Sud dello Stato, anche perchè i numeri "dicono il contrario, visto che tra il 1995 e il 2007 il Pil procapite al Sud è cresciuto in media dell'1,3%, contro lo 0,9% al Nord".
Il decennio appena terminato si è concluso con una grossa perdita per l'Italia, sia in termini economici che di posizionamento nella classifica dei leader della produzione industriale e manifatturiera. Grande attenzione è data anche ai giovani, le cui speranze "non aspettano"; al riguardo vengono richieste decisioni che garantiscano un accompagnamento dalle fasi formative al lavoro, e su politiche fiscali meno pesanti, che allevino i carichi familiari. La Marcegaglia invoca una riforma fiscale che riduca le imposte sulle imprese e sui lavoratori e che combatta l'evasione fiscale, senza attuare una vera e propria oppressione di controlli su chi le tasse già le paga.
Al termine dell'intervento, il ministro per lo sviluppo economico, Paolo Romani, si rivolge agli imprenditori, ricordando i provvedimenti presi e citando in causa la lentezza della burocrazia e della giustizia come danni per la crescita. "Il nostro paese è forte e sano" continua il ministro, affermando che l'economia italiana "ha retto", anche se i numeri di Confindustria dicono altro: il Pil per abitante del 2010 è ancora sotto i livelli del 1999; rispetto alla media dell'area euro è passato dal 106,8% nel 1995 al 93,8% del 2011, numeri confermati anche dal recente rapporto dell'Istat.