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Manning chiede la grazia ad Obama: “Bisogna pagare un prezzo per una società libera”

L’ex militare, condannato a 35 anni di carcere dalla Corte Marziale, scrive al Presidente Barack Obama: “Ho agito per senso di dovere verso gli altri”.
A cura di Redazione
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Bradley Manning, l'ex analista dei Marines, è stato condannato ieri dalla Corte marziale a 35 anni di carcere, al congedo con disonore dal corpo dei marines ed al pagamento di una multa di 100mila dollari, per aver fornito a Wikileaks centinaia di migliaia di cabli diplomatici e documenti riservati. Una condanna che ha fatto discutere e che poteva addirittura essere più dura se la Corte non avesse precedentemente assolto Manning dall'accusa di connivenza con il nemico, punibile con l'ergastolo. Oggi il "whistlebowler" del caso Wikileaks ha deciso di scrivere al Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, per chiedere un gesto di clemenza e magari una presa di posizione pubblica sulla sua vicenda personale (ricordiamo che Manning è in carcere da circa 3 anni e più volte sono state denunciate vessazioni ed abusi da parte dei suoi "carcerieri").

A rendere noto il contenuto della missiva è stato il legale di Manning David Coombs. "Ho violato la legge per amore del mio Paese e senso di dovere verso gli altri", ricorda Manning, "e se respingerà la mia richiesta di grazia, servirò la mia pena sapendo che a volte bisogna pagare un alto prezzo per vivere in una società libera". Nella lettera poi Manning avrebbe raccontato ad Obama parte del suo percorso di vita, dall'arruolamento come "volontario per aiutare a difendere il mio Paese" alla missione in Iraq che ha cambiato tutto: "Leggendo rapporti segreti militari ho cominciato a pormi domande sulla moralità di quello che stavamo facendo. Abbiamo ucciso civili innocenti ma invece di accettare la responsabilità per la nostra condotta, abbiamo deciso di nasconderci dietro il velo della sicurezza nazionale e delle informazioni segrete per evitare qualsiasi responsabilità pubblica". Io, conclude l'ex analista dei Marines, "so di aver violato la legge, ma non ho danneggiato nessuno, poiché volevo solo aiutare la gente". Toccherà ora al Presidente degli Stati Uniti esprimersi nel merito della questione, per una decisione destinata in ogni caso a far discutere: il rischio è che a prevalere sia la "ragion di Stato" e proprio quel "nasconderci dietro il velo della sicurezza nazionale" di cui parla Manning.

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