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Mafia. Preso Settimino Mineo, il nuovo capo di Cosa nostra: era l’erede di Toto Riina

la storica Cupola era stata ricostruita dopo diversi anni. Emerge da una indagine della dda di Palermo che ha disposto il fermo di 46 persone tra cui il nuovo capo dell’organizzazione: l’80enne Mineo, già capo del mandamento di Pagliarelli.
A cura di Biagio Chiariello
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Da questa mattina è in atto un vero e proprio terremoto che distrugge i vertici della principale organizzazione criminale siciliana, Cosa nostra: 46 arresti, in manette il nuovo capo dei capi, quello che è stato definito l'erede di Totò Riina: si tratta di Settimino Mineo, 80 anni, ufficialmente gioielliere, già capo del mandamento di Pagliarelli. Già condannato a 5 anni al maxi processo istruito da Giovanni Falcone, fu riarrestato 12 anni fa per poi tornare in libertà dopo una condanna a 11 anni. Lui e le altre persone fermate devono rispondere a vario titolo anche di estorsioni consumate e tentate, con l’aggravante di avere favorito Cosa nostra, fittizia intestazione di beni aggravata, porto abusivo di armi comuni da sparo, danneggiamento a mezzo incendio, concorso esterno in associazione mafiosa.  A rivelarlo è un'inchiesta della Dda palermitana.

“In particolare – dicono dal comando provinciale – le indagini hanno consentito di: cogliere in presa diretta la fase di riorganizzazione in atto all’interno di Cosa nostra;  documentare l’avvenuta ricostituzione della “nuova” commissione provinciale di Palermo;  trarre in arresto il “nuovo capo” della commissione provinciale, Settimo Mineo, capo del mandamento di Pagliarelli". Finora sono stati ricostruiti gli organigrammi di Pagliarelli, Porta Nuova, Villabate e Misilmeri, ma nelle intercettazioni ci sono ampi riferimenti a chi comanda in altre zone di città e provincia.

80 anni e una lunga militanza in Cosa nostra avevano fatto di Mineo il nuovo capo mafioso. Di lui per la prima volta avevano parlato negli anni Ottante i pentiti Leonardo Vitale, Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno. Accusato dal giudice Giovanni Falcone, disse: "Non so di che parla, sono solo un commerciante di articoli da regalo e gioielli, cado dalle nuvole". Come riportato su Live Sicilia, Mineo era un grande nemico di Stefano Bontade, il ‘falco’ di Villagrazia, ed era scampato all'agguato che costò al vita ai fratelli. Nel 2006, il boss finì in carcere assieme al suo padrino, Nino Rotolo, nei giorni dell’operazione Gotha che iniziò ad avvicinare gli inquirenti a Bernardo Provenzano. Mineo era l'uomo degli affari, del controllo degli appalti illeciti e dei contatti con la mafia americana. E in America Mineo era pronto a tornare: gli era stato pure rilasciato il passaporto. Il viaggio, bloccato da un problema di visto, è uno dei presupposti del fermo eseguito oggi.

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