Macerata, Luca Traini era “in grado di intendere e volere” quando sparò ai migranti
Luca Traini, il ventinovenne di Tolentino che il 3 febbraio scorso sparò contro sei immigrati a Macerata, era capace di intendere e volere, pur alle prese con “tratti disarmonici” della personalità. È quanto emerge dalla perizia psichiatrica realizzata da Massimo Picozzi, psichiatra incaricato dal presidente della Corte d'Assise di Macerata, Claudio Bonifazi. Quando quel sabato mattina impugnò la pistola per colpire persone di colore che hanno avuto la sfortuna di incrociarlo per strada, la sua mano non era insomma guidata da una infermità mentale. Di altro parere è lo psichiatra Giovanni Battista Camerini, incaricato dal difensore di Traini, avvocato Giancarlo Giulianelli: a suo dire l'imputato sarebbe parzialmente incapace di volere a causa di un disturbo bipolare. “Durante questo periodo gli sono stati dati farmaci per stabilizzare l'umore ed è stato sottoposto a sedute per attenuare i tratti della personalità borderline”, ha spiegato a Repubblica l’avvocato Giulianelli.
La vicenda dell’omicidio di Pamela Mastropietro e il raid di Luca Traini – Luca Traini è attualmente in carcere e sotto processo con le accuse di strage aggravata dall'odio razziale, di sei tentati omicidi, di porto abusivo d'arma e danneggiamenti. Il processo in Assise riprenderà il 12 settembre. Arrestato poco dopo il raid xenofobo, Traini disse di aver agito per vendicare Pamela Mastropietro, la giovane romana uccisa e smembrata pochi giorni prima (per l’omicidio di Pamela è in carcere un pusher nigeriano, Innocent Oseghale), e di voler quindi punire tutti gli spacciatori della zona a suo dire colpevoli di aver venduto droga alla ragazza. “Non è colpa mia se a Macerata tutti gli spacciatori sono neri”, si era difeso in un primo momento l’imputato. Dalle indagini è emerso che Traini era legato ad ambienti di estrema destra e collezionava in casa cimeli dell'epoca fascista.