Solo ieri vi raccontavamo di come la ritrovata verve di Silvio Berlusconi necessitasse di un argine, o quantomeno di essere considerata nel solco dell'antica abitudine di regalare annunci, proclami e dichiarazioni roboanti solo per costruire quella confusione organizzata che (almeno teoricamente) è alla base del moderno "straniamento" dell'opinione pubblica. Difficile spiegare altrimenti le ragioni dell'improvvisa logorrea del Cavaliere, dopo mesi di forzato riposo e, immaginiamo, di ben altre preoccupazioni. Del resto, che Silvio non potesse restare a guardare la liquefazione elettorale e politica del Popolo della Libertà era cosa abbastanza preventivabile. Il problema è che oltre la faccia e il (residuo) peso politico, al Cavaliere non resta molto da spendere e salvare ciò che resta del centrodestra si preannuncia impresa ardua e non necessariamente profittevole.
Certo che se poi il modello è Beppe Grillo diventa tutto più difficile. Se poi le chiavi di lettura sono le stesse di 20 anni fa tutto si complica e pretendere che ci siano milioni di italiani pronti a tornare sulla sponda azzurra al primo cenno dell'anziano leader è abbastanza surreale. Come surreale è il balletto dei nomi per la leadership del centrodestra. Solo ieri scopriamo (si fa per dire) che dopo Feltri, Gerry Scotti e Daniela Santanché gli strateghi (veri o presunti) del Cavaliere avrebbero pensato addirittura a Matteo Renzi, cui affiancare movimenti innovativi e rivoluzionari come Forza Giovani, Forza Donne, Forza Studenti (pensate che geniale intuizione…). Ma anche volendo stendere un velo pietoso su questa vicenda (del resto sulle rivelazioni dell'Espresso il dibattito è ampio e controverso) e tacendo per carità di patria sulla questione "Euro o lira", merita una considerazione anche l'ultima intervista del Cavaliere, pubblicata in appendice al libro "L'onestà al potere" di Roberto Gelmini.
"Voglio continuare a essere il leader dei moderati. Finchè gli italiani lo vorranno. E di lavorare ogni giorno, con tutte le mie forze, come ho sempre fatto, affinchè, terminata la fase comunque transitoria del governo Monti, un centrodestra in parte rinnovato e più ampio torni a guidare il Paese". Questo il Silvio – pensiero (forse e almeno fino alla prossima smentita). Che dovrebbe portare come conseguenza logica la decisione di candidarsi in prima persona alle primarie del Popolo della Libertà, o di cancellarne definitivamente riprendendosi ciò che "gli spetterebbe di diritto". E a tal proposito, un consiglio spassionato: si decida, o dentro o fuori, o "nume tutelare" o prima donna, perché in effetti le mezze misure non sono mai piaciute nemmeno a lui. Scelga, in maniera convinta e coerente, risparmiandoci i soliti balletti, per il suo bene, per quello del suo partito e per il nostro, in fondo.