Luigi Di Maio parla all’assemblea locale M5s: “Incazzato quando ho letto frase non siamo burocrati”
I più disincantati la definiscono “una specie di seduta psicanalitica di gruppo e con le sedute psicanalitiche di solito in politica non si risolve nulla”. Per i più ottimisti, invece, è un primo passo, necessario ma non sufficiente, per recuperare il rapporto con il territorio.
Dopo la sconfitta alle ultime elezioni Europee, che ha fatto seguito a diversi risultati deludenti anche nelle consultazioni regionali e comunali, il Movimento 5 Stelle prova a ripartire da un albergo sulla strada statale appena fuori Terni. Qui circa trecento attivisti si riuniscono con il capo politico Luigi Di Maio. È la prima di una serie di assemblee territoriali che dovrebbero servire a raccogliere idee per il rilancio dei 5 Stelle da concretizzare in una nuova carta dei valori e una riorganizzazione della struttura del Movimento. Il tutto da varare tra settembre e ottobre prossimi, nel periodo dell’anniversario dei dieci anni dalla nascita della creatura di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.
Dopo l’introduzione, Di Maio seduto in platea ascolta una lunga serie di interventi che toccano gli argomenti più svariati. “È normale che qualcuno vada fuori tema perché abbiamo tanto bisogno di raccontare ciò che accade”, commenta un attivista. Un filo conduttore, però, tra molti degli intervenuti sembra esserci, cioè la richiesta di riannodare un filo più diretto tra base e vertici, gruppi locali (un tempo si sarebbero chiamati Meet-up) e dirigenti nazionali. “Noi faremmo qualsiasi cosa di cui ci fosse bisogno, ma non sappiamo a chi rivolgerci e che fare”, commenta sconsolata una signora. Su come concretizzare questo bisogno però le opinioni divergono. C’è chi teme che una struttura più forte dia il là a derive verticistiche. Un signore con un eloquente maglietta “No Euro” ad esempio reclama: “Bisogna essere più radicali, siamo stati troppo accondiscendenti con i poteri forti”.
Altri invece auspicano una svolta in senso più tradizionale: “Servono coordinatori di base e sedi locali perché internet non basta. Non dico un’organizzazione come un partito ma qualcosa che gli somigli un po’”. Di sicuro, questa assemblea assomiglia molto a quella di un partito classico, anche per l’età media dei partecipanti, decisamente più alta rispetto agli eventi che hanno segnato la storia del Movimento. Di Maio dal palco lancia le sue proposte: la promessa di fornire, a seguito di garanzie certe, soldi e servizi ai gruppi locali; un’apertura alle alleanze con le liste civiche a livello locale; la nomina di ‘facilitatori regionali’ che facciano da raccordo tra il centro e la periferia, si occupino di certificare le liste, segnalino eventuali irregolarità. “Io oggi vedo il Movimento come una persona che invece di sapere dove sta andando sta girando su se stessa, in molti gruppi locali, lo vedo a volte anche a volte a Roma”, dice il leader dal palco. E prosegue: “Se noi con questa struttura di progettazione individuiamo le iniziative da fare su ogni qui nessuno litiga più, perché sappiamo che cosa fare”. Poi prova a galvanizzare i presenti: “Ora dobbiamo rafforzare le fondamenta per tenere in piedi il palazzo, le fondamenta sono i gruppi sul territorio perché quello è il nostro esercito”.
Il fatto è che su questo esercito incombe la figura di un altro generale. L’ex parlamentare e ora “semplice attivista” Alessandro Di Battista pochi giorni fa nel suo ultimo libro ha sferrato un duro attacco ai ministri 5 Stelle rei, a suo giudizio, di “essersi trasformati in burocrati rinchiusi per diciotto ore al giorno dentro ai ministeri”, mentre Salvini girava il Paese, e di aver contribuito così alla sconfitta elettorale. Dopo giorni di silenzio sul tema, a fine serata arriva a sorpresa la risposta di Di Maio. Le sue parole dovrebbero restare riservate alla platea degli attivisti, ma le porte della sala rimangono aperte e il tono concitato del leader fa sì che anche i giornalisti presenti nelle altre aree dell’hotel possano ascoltare e registrare le sue parole. “Mi sono incazzato in questi giorni quando ho sentito questa frase ‘burocrati dentro ai ministeri’”, dice Di Maio senza possibilità di essere equivocato. E ancora: “In campagna elettorale molti di voi mi dicevano: ma com’è che Salvini sta in ogni Comune e tu non ci sei mai? Poi abbiamo scoperto che usava gli aerei di Stato”. Per concludere: “Questa roba qua non può essere il nostro modello di riferimento, cioè se qualcuno pensa che noi dobbiamo cominciare a fare i voti con quella roba là, noi lì abbiamo ucciso il Movimento”.
In precedenza Di Maio aveva liquidato con poche parole un’altra uscita di Di Battista, che aveva proposto di derogare al limite dei due mandati per i parlamentari in caso di voto anticipato a settembre. “Non sto pensando al fatto che si vada a votare tra quindici giorni, sto lavorando a un governo che duri altri quattro anni”, aveva detto il capo politico. Tra gli attivisti, tuttavia, sono in pochi a prendere le distanze dall’anima passionaria del Movimento. “Non credo che Di Battista stia facendo il D’Alema dei 5 Stelle, Di Battista è il Movimento 5 Stelle”, dice ad esempio una ragazza. Più d’uno dei presenti, al contrario, sembra disponibile a rivedere la regola che impedisce ai parlamentari grillini di candidarsi per una terza volta.
Oltre a Di Battista, all’incontro c’è un altro convitato di pietra: Matteo Salvini, l’alleato di governo sempre più scomodo. Nonostante le continue fibrillazioni nell’esecutivo, la gran parte dei presenti si augura che la maggioranza rimanga salda, ma c’è anche chi si rammarica: “Salvini è un marpione, ha imparato da Berlusconi, Di Maio si è fatto fregare. Io sarei per mollarlo e ripartire con il 17 percento anche dall’opposizione”. A un certo punto la discussione si infiamma pure fuori dall’hotel, quando un militante butta lì una proposta in mezzo a un capannello: “Presto si andrà a votare, dobbiamo provare accordo con il Pd per vincere i collegi”. “È un’idea alla volemose bene, loro ci odiano”, ribatte un altro. “Ma come noi odiamo loro, la dobbiamo smettere! Salvini campa su questo”, replica il fautore di un alleanza tra M5S e Dem. “Qua in Umbria come si fa? Bisogna fare il seggio al carcere per prendere la maggioranza”, conclude amaro un terzo attivista, con riferimento all’inchiesta sulla sanità che ha travolto la giunta Pd in Regione.
L’assemblea termina dopo quattro ore, attorno alle 22 e 30. Il prossimo appuntamento per Di Maio nel suo tentativo di ricucire l’anima del Movimento è domenica a Campobasso. Poi il 29 a Bologna, dove lo aspetta un altro scoglio, l’annunciata protesta dei riders delusi per le promesse disattese da parte del ministro del Lavoro.
Lo staff di Di Maio: "Lui persona sincera, dice quel che pensa"
In una nota lo staff di Luigi Di Maio ha precisato: “Non c’è da stupirsi riguardo all’articolo pubblicato da Fanpage.it. Quanto riportato non è nulla di nuovo di quanto già detto dallo stesso Di Maio durante l’intervista a La Verità. Di Maio è una persona sincera, dice quel che pensa sempre e nell’occasione riportata da Fanpage.it gli attivisti erano ovviamente liberi di riprendere via video l’evento; nonostante ciò Di Maio ha ovviamente espresso il suo pensiero. Non c’è nulla di strano, anzi tutto ciò rappresenta l’essenza stessa del Movimento: guardarsi in faccia e dirsi le cose”.