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Lorys, Veronica Panarello capace di intendere e volere: rischia 30 anni

Una “personalità non armonica” quella di Veronica Panarello che, secondo gli esperti nominati dal Tribunale di Ragusa, sarebbe capace di intendere e di volere e di partecipare coscientemente al processo. A Fanpage.it parlano l’avvocato Scrofani e lo psicologo Ciappi.
A cura di Fabio Giuffrida
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All'epoca dei fatti Veronica Panarello "aveva capacità di intendere e di volere". Questo è quello che emerge, nero su bianco, dalla perizia psichiatrica firmata il 4 giugno dai professori Eugenio Aguglia e Roberto Catanesi, entrambi nominati dal Gup Reale del Tribunale di Ragusa. "E' in grado di partecipare coscientemente al processo" – proseguono nelle conclusioni gli esperti che giungeranno a Ragusa il prossimo 20 giugno in occasione dell'avvio del processo. La Panarello, accusata dell'omicidio e dell'occultamento del cadavere del piccolo Lorys, di fatto, rischia una condanna a 30 anni di reclusione. Non godrà, quindi, né del proscioglimento per infermità mentale né di uno sconto di pena (anche se il rito abbreviato potrebbe scongiurare la condanna all'ergastolo, ndr).

La Panarello ha una "personalità disarmonica"

Una personalità con "tratti disarmonici" quella di Veronica Panarello che, in base agli elementi clinici e psicodiagnostici fino ad ora raccolti, non sarebbe affetta da "disturbi mentali clinicamente rilevanti". Le sue attuali condizioni psichiche, infatti, le consentono di "comprendere oggetto e contenuto delle imputazioni", di "argomentare le accuse che le sono state mosse" e di "esporre i fatti di cui è a conoscenza". A simili conclusioni erano arrivati anche i tecnici nominati dal Tribunale dei minori di Catania che – sulla perizia relativa alla capacità genitoriale di Veronica Panarello – parlavano di una donna "non affetta da particolari patologie psichiatriche" ma che "non era in grado di costruire legami affettivi stabili". Di sé, scrivevano i periti, "aveva un'immagine sempre positiva" al punto che non sarebbe stato efficace nemmeno un percorso di recupero assistito.

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Daniele Scrofani: "Anche noi la pensavamo così"

"I miei periti, Maria Costanzo e Giuseppe Catalfo, la pensavano esattamente così, queste sono sempre state le nostre conclusioni" ha detto Daniele Scrofani, legale di Davide Stival, a Fanpage.it. "La Panarello aveva un vissuto da esplorare ed approfondire […] La prima persona che ho chiamato oggi è stato proprio Davide che non ha fatto alcun commento. Abbiamo sempre avuto un atteggiamento laico e attendista in questi anni" ha precisato. I due, Veronica Panarello e Davide Stival, "non si sono più visti" dopo l'ultimo incontro burrascoso in carcere ma "un minimo di contatto c'è stato": "Bisogna voltare pagina, ormai è chiaro ad entrambi" ha concluso Daniele Scrofani ai nostri microfoni.

Il consulente di parte: "Aveva le piene capacità mentali"

A Fanpage.it parla anche lo psicologo e criminologo forense di Siena, Silvio Ciappi, consulente di parte di Andrea Stival, nonno del piccolo Lorys, che ha partecipato alle operazioni peritali incontrando più volte Veronica Panarello in carcere: "La signora è capace di intendere e di volere. Nel momento in cui ha commesso il fatto aveva piena capacità mentale. Noi periti abbiamo lavorato a lungo, abbiamo esaminato ogni aspetto e ricostruito, momento per momento, ciò che l'imputata ci ha detto che fosse successo. C'è stata un'enorme razionalità e lucidità nel ricostruire il fatto". E ancora: "Noi periti abbiamo valutato il suo stato mentale al momento della commissione del fatto. Si tratta, infatti, di una personalità complessa, come hanno già detto i periti nominati dal giudice". Infine Ciappi spiega ai nostri microfoni che non deve esserci necessariamente una correlazione tra la commissione dell'omicidio e lo stato di salute mentale: "Non tutti gli assassini sono malati mentali, anzi spesso si sceglie coscientemente il male senza che ci sia alcun disturbo mentale a spingerci in tal senso".

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