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Londra 2012, le speranze azzurre e la rivincita delle piccole città

Da quali città arrivano le maggiori speranze di successo della spedizione italiana a Londra? Ma soprattutto, gli azzurri riusciranno a confermare il quinto posto nel medagliere olimpico?
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Petrucci è stato chiaro: “Difendere il 5° posto nel medagliere olimpico”. Questo il compito che sarà assegnato ai 290 italiani che si preparano a dar battaglia nei Giochi olimpici di Londra 2012. Una missione tutt’altro che impossibile ma che deve riempire d’orgoglio un paese di poco più di 60 milioni di abitanti che riesce a stare immensamente avanti altre nazioni più demograficamente accattivanti come India, Cina, Giappone e Brasile. L’Italia, che complessivamente ha 628 medaglie (522 nei giochi estivi, 106 a quelli invernali), ne vanta ben 228 d’oro, di cui 191 ai soli giochi estivi: ecco che dunque l’obiettivo primario è quello di raggiungere e superare quota 200, obiettivo decisamente alla portata della spedizione azzurra. La prima, e forse per questo la più bella, è datata 27 giugno 1900 ad opera di Antonio Conte (nessuna parentela), maestro di scherma originario di Minturno (che all’epoca si chiamava ancora Traetto), in provincia di Latina. E proprio la scherma, ancora oggi, è la tradizionale “riserva di ori” italiane nei giochi olimpici. Ma la medaglia di Conte evidenzia anche una maggiore capacità della provincia di sfornare campioni rispetto alle grandi metropoli.

Una ricerca del Gruppo Clas pubblicata dal Sole24ore ha fatto di meglio, mettendo in proporzione il numero di abitanti di ogni provincia d’Italia in relazione al numero di ori olimpici conquistati da un atleta di quella provincia. E sono emersi dati clamorosi. Se il semplice numero di ori premia Milano (57) e Napoli (32), al terzo posto c’è già una piccola sorpresa: Livorno, con 31 ori complessivi. Ma se Milano e Napoli hanno popolazioni gigantesche, per Livorno è un’impresa eroica, con un indice in proporzione alla popolazione pari a 8,723. Segue Genova (25 ori) con un indice pari al 4,360, mentre è terza la provincia di Lecco (10 ori) con un indice di 3,206. Milano scende al quinto posto, Napoli al dodicesimo, mentre Roma addirittura al 32° posto, con un indice dello 0,973 (inferiore anche a province come Massa e Como), ed unica grande provincia a scendere sotto la soglia dell’indice pari a 1,000. Bergamo è addirittura penultima: 74° posto con due ori ed un indice dello 0,216. In tutto, 75 province sulle 110 complessive, possono vantare di aver avuto una medaglia d’oro alle Olimpiadi.

Ma naturalmente ogni provincia ha le sue eccellenze. A Livorno, per esempio, proliferano gli schermidori. Edoardo Mangiarotti e Nedo Nadi, con 6 medagli d’oro a testa, guidano la classifica degli atleti italiani col maggior numero di ori personali, e testimoniano una tradizione nello scherma che è giunta fino ad oggi: Aldo Montano, oro ad Atene 2004, è quello che si chiama figlio d’arte. Mario Aldo (il padre), Aldo (il nonno) e tre cugini del padre, Mario Tullio, Tommaso e Carlo, hanno partecipato tutti alle Olimpiadi passate. Da Livorno a Genova: qui il dominio è per la pallanuoto, come del resto dimostra una certa Pro Recco, élite assoluta della pallanuoto per club mondiale tanto maschile quanto femminile, oltre ad avere ben quattro squadre nella massima serie maschile (le liguri in tutto sono cinque). Lecco invece ha una forte tradizione nel canottaggio, come del resto dimostrano gli ori 1996 e 2000 di Antonio Rossi.

Numeri che insomma dimostrano il feeling totale per l’Italia a certi sport piuttosto che altri. Delle 522 medaglie complessive ai giochi estivi, ben 114 provengono dalla scherma, 59 nell’atletica e 57 nel ciclismo. Ma dimostrano anche la totale “allergia” per altri. Appena un bronzo, ad esempio, nel tennis. E chissà che l’onore di sbloccare un oro in questa disciplina non tocchi alle scatenate ragazze che vi parteciperanno quest’anno: occhi puntati sulle quattro piccole meraviglie tricolori, ovvero Sara Errani, Flavia Pennetta, Francesca Schiavone e Roberta Vinci nel femminile. E perché no anche a Fabio Fognini, Andreas Seppi e Fabio Bracciali nel tabellone maschile. Per una medaglia che, per tradizione e visti gli ultimi risultati, forse meriteremmo davvero di vincere.

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