Un altro significativo capitolo della ormai ventennale vicenda Mondadori – Fininvest – Cir giunge a conclusione. Stando a quanto comunicato ufficialmente dai legali della società facente capo a Carlo De Benedetti, infatti, la Fininvest ha versato alla Cir 564,2 milioni di euro a titolo risarcimento per la vicenda "Lodo Mondadori". Il pagamento (comprensivo di spese legali e interessi dal 3 ottobre 2009) è avvenuto secondo quanto disposto dalla Corte d'Appello di Milano, relativamente all'annosa vertenza del passaggio della Mondadori al gruppo guidato da Silvio Berlusconi. Nello stesso comunicato i legali della Cir, di cui fa parte anche il gruppo L'Espresso, prendono atto della volontà di Fininvest di ricorrere in Cassazione contro la sentenza di secondo grado e si dicono pienamente fiduciosi che "le buone ragioni della società, già riconosciute da una sentenza penale passata in giudicato e da due gradi di giudizio civile, troveranno in tale sede ulteriore e definitivo riconoscimento".
Quasi immediato il balzo in Borsa del gruppo che ha subito guadagnato oltre il 2,5%, mentre nessuno scossone si registra nè in casa Fininvest (titolo stabile), nè in quella Mondadori (che perde pochi decimi di punto). Chiaramente dunque siamo ancora ben lontani dalla fine di una telenovela che ha condizionato pesantemente anche l'equilibrio politico – culturale del nostro Paese, con l'iter in Cassazione che comporterà, come sottolineato da qualche commentatore, "altro inchiostro sui giornali e un'altra logorante guerra di posizione mediatica fra i due poli", mentre questa volta sembra escluso qualunque tipo di intervento legislativo (anche se, considerati i precedenti, non possiamo essere così categorici).
In effetti, la stessa Marina Berlusconi era stata fin troppo chiara al momento della deliberazione della Corte milanese, definita "una sentenza che sgomenta e lascia senza parole. E che rappresenta l'ennesimo scandaloso episodio di una forsennata aggressione che viene portata avanti da anni contro mio padre, con tutti i mezzi e su tutti i fronti, compreso quello imprenditoriale ed economico". Da lì l'anticipazione di voler ricorrere in Cassazione, giudicando che "neppure un euro è dovuto da parte nostra, siamo di fronte a un esproprio che non trova alcun fondamento nella realtà dei fatti né nelle regole del diritto". Insomma, va in archivio un altro capitolo di una storia lunghissima e controversa, il cui epilogo avrà comunque pesanti conseguenze anche sull'intera editoria italiana.