Due giorni dopo il voto delle elezioni politiche l'unica certezza è che nessuno è in grado di formare una maggioranza di governo: il centrodestra è la coalizione con più seggi, il M5s è il primo gruppo parlamentare, ma entrambi son lontani dal poter governare. Intanto Matteo Renzi si dimette (a metà) da segretario del Pd e nel partito è il caos.
- M5S e Centrodestra vincono le elezioni, per Pd e LeU è disfatta: nessuna maggioranza 06 Marzo
- Di Maio: "Non siamo forza territoriale come la Lega, noi possiamo governare il Paese" 06 Marzo
- Calenda: "Non conosco il partito, non mi candido alla segreteria del Pd" 06 Marzo
- Iwobi è il primo senatore nero della storia della Repubblica: da 25 anni è nella Lega 06 Marzo
- Salvini: "Accettiamo chi vuole sostenere il programma, ma non facciamo accordi politici" 06 Marzo
M5S e Centrodestra vincono le elezioni, per Pd e LeU è disfatta: nessuna maggioranza
Le elezioni politiche del 4 marzo hanno restituito un complesso quadro istituzionale: il Movimento 5 Stelle è risultato il primo partito d'Italia con oltre il 32% dei consensi sia alla camera che al Senato, di contro la coalizione "vincente" risulta invece essere quella del centrodestra, con la Lega di Matteo Salvini in testa con il 17% dei consensi e a seguire Forza Italia con il 14%, Fratelli d'Italia con il 4,4% e Noi con l'Italia con l'1% circa. Per quanto riguarda il centrosinistra e la sinistra, si può parlare di vera e propria disfatta elettorale: il Pd è sceso sotto il 20% dei consensi, fermandosi al 18%, +Europa non ha passato la soglia di sbarramento del 3% insieme a Civica Popolare e Insieme. Liberi e Uguali di Pietro Grasso, dato per settimane al 6% da quasi tutti gli istituti demoscopici, ha raggranellato solo il 3,3% delle preferenze e lasciato fuori dal parlamento figure come Massimo D'Alema e Giuseppe Civati.
Nessuna forza politica ha la maggioranza dei seggi in parlamento in alcuna delle due Camere, dunque tra qualche settimana sarà compito del presidente della Repubblica individuare il nome del candidato premier a cui affidare l'incarico di governo e non sarà un puzzle istituzionale di semplice soluzione. Sia Matteo Salvini che Luigi Di Maio rivendicano l'incarico, forti dei risultati ottenuti alle elezioni politiche di domenica scorsa. Nel frattempo, Matteo Renzi ha annunciato la volontà di rassegnare le dimissioni da segretario del PD conseguentemente al risultato elettorale ben al di sotto delle aspettative, rimandandole però all'insediamento ufficiale del governo. Le non dimissioni di Matteo Renzi hanno provocato un vero e proprio terremoto politico all'interno del Pd e la minoranza dem ha protestato e sostenuto che l'atteggiamento dell'ex premier non sia serio e adatto alla gravità della situazione. Tra qualche settimana si aprirà il congresso del PD e verrà nominato un nuovo segretario e gli esponenti in corsa potrebbero essere davvero molti, da Nicola Zingaretti a Lorenzo Guerini, passando per Carlo Calenda, Maria Elena Boschi e Matteo Orfini.
Di Maio: "Non siamo forza territoriale come la Lega, noi possiamo governare il Paese"
"Non siamo una forza territoriale, siamo inevitabilmente proiettati al governo di questo Paese, non come altri che sono forze politiche territoriali che stanno a oltre 15 punti da noi". Lo afferma Luigi Di Maio dal palco di Pomigliano d'Arco facendo chiaro riferimento alla Lega di Matteo Salvini. E chiarisce: "In questi giorni tutti stanno provando ad avvicinarci alla destra o alla sinistra, noi non siamo né di destra né di sinistra, sono categorie superate e dobbiamo dirlo con forza perché è questo che ci ha fatto arrivare dove siamo". E poi si rivolge alla folla: "Io sentivo il bisogno di venirvi ad abbracciare subito perché qui si è fatta la storia. Vi posso assicurare che essere qui, vedervi ringraziare e regalare anche un sorriso a chi non ce l'ha fatto, c'era chi ci insultava, e noi gli abbiamo regalato un sorriso che sfonda il 60%. Non serbiamo rancore, non è una partita di calcio".
"In Sicilia sono finiti i candidati al Senato e probabilmente il Senato avrà un seggio in meno perché abbiamo più seggi che candidati. Abbiamo perso un solo uninominale, forse è successo qualcosa", e il leader pentastellato si riferisce al collegio di Agropoli. Di Maio invita poi i suoi a non soffermarsi su questa vittoria, e annuncia quali saranno le priorità del primo cdm, cioè abolire i vitalizi, tagliare gli stipendi ai parlamentari e prendere 30 miliardi dagli sprechi per dirottarli verso i diritti.
Calenda: "Non conosco il partito, non mi candido alla segreteria del Pd"
"Non conosco il partito, le persone che ci lavorano, la rete territoriale. Candidarsi a qualcosa sarebbe davvero poco serio. E poi non voglio essere in nessun caso un ulteriore elemento di divisione o personalizzazione. Lavoriamo tutti insieme". Così su twitter il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, smentendo così le voci su una sua eventuale candidatura alla segreteria Dem, dopo l'annuncio della sua iscrizione al partito.
"Possibile un governo centrodestra-M5s"
La Lega non esclude la possibilità di un governo composto dal centrodestra e dal MoVimento 5 Stelle. Stando a quanto detto dal responsabile economico del Carroccio, Claudio Borghi, un esecutivo così formato avrebbe una "maggioranza schiacciante e potrebbe trovare più che un tema di convergenza". Borghi ha parlato a Byoblu, il videoblog di Claudio Messora, ex responsabile comunicazione del MoVimento. Borghi ha spiegato le sue affermazioni: "Attenzione, Salvini ha escluso un governo Lega-M5s. Ma centrodestra-M5s sarebbe tutta un'altra storia". Il responsabile economico della Lega si è augurato che all'interno del centrodestra ci sia un'apertura "per tentare di andare a vedere se c'è un minimo comune denominatore con il M5s. Questo significherebbe abbandonare qualcosa del programma ma di punti comuni ce ne sarebbero tanti: uno fra tutti quello di togliere dalla Costituzione il pareggio di bilancio". Borghi ha concluso: "Un po' di lavoro comune ci può essere. Certo, se prevalgono le tattiche di partito allora tutti vorranno tornare a votare domani per qualche punto percentuale in più. Ma se invece si provasse a pensare che si vota tra 5 anni allora un tavolo globale lo farei: d'altra parte andiamo in un posto che si chiama Parlamento".
Berlusconi: "Centrodestra ha vinto elezioni, Fi determinante nonostante mia incandidabilità"
Dopo due giorni di silenzio (fatta eccezione per una nota diffusa ieri da Forza Italia), Silvio Berlusconi torna a parlare, almeno attraverso i social network. Il presidente di Forza Italia scrive su Facebook: “Il centrodestra è il vincitore politico di queste elezioni. I dati confermano che, dopo cinque anni di opposizione, oggi rappresentiamo la prima area politica del Paese. I nostri contenuti, dal taglio alla pressione fiscale a una diversa politica sull'immigrazione, sono stati apprezzati dagli Italiani. L’apporto numerico e politico di Forza Italia è stato determinante per questa affermazione, nonostante il grande svantaggio causato dalla mia incandidabilità. Forza Italia ha raccolto un consenso importante del quale sono personalmente grato agli elettori che ancora una volta hanno confermato al movimento la loro fiducia”.
Berlusconi, pubblicando una foto in cui lo si vede con Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Raffaele Fitto, ricorda inoltre di aver incontrato ieri pomeriggio il segretario della Lega: “Nel complimentarmi con lui, ho confermato che con questo risultato le forze del centrodestra potranno rafforzare la coalizione che dovrà ottenere il mandato per governare l’Italia e far ripartire il nostro Paese”.
Franceschini: "Nessuno nel Pd vuole fare governo con M5s, sono solo velenosi depistaggi"
Botta e risposta tra il segretario del Pd Matteo Renzi e il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini. Quest'oggi Renzi aveva ribadito che secondo il lui il Pd "deve stare dove l'hanno messo i cittadini: all'opposizione. Se qualcuno del nostro partito la pensa diversamente, lo dica in direzione lunedì prossimo o nei gruppi parlamentari". Poco dopo Franceschini, esponente di peso del Pd, ha ribadito in parte quanto detto da Renzi cercando di eliminare ogni dubbio sulla possibilità di un sostegno al M5s: "Non ho mai pensato sia possibile fare un governo con M5s e tantomeno con la destra. Sufficientemente chiaro? Non trovo nemmeno traccia nel Pd di qualcuno che abbia in mente di farlo, quindi sono inutili polemiche o velenosi depistaggi mediatici. Abbiamo perso le elezioni e quindi l'unica strada giusta e possibile è andare all'opposizione. Nel Pd siamo e saremo tutti d'accordo su questo. Ma dovremo però ragionare degli errori compiuti e delle strade da scegliere per ripartire e rifondare sia il Pd che il nostro campo".
Orfini: "Parte del Pd non si rassegna a fare l'opposizione, no ad appoggio a governi estremisti"
L’annuncio delle dimissioni (per ora solo anticipate ma che non verranno protocollate ancora per un po’) di Matteo Renzi da segretario del Pd aprono un nuovo scenario all’interno del partito. E se Renzi chiude alla possibilità di un’alleanza con i Cinque Stelle, alcuni esponenti dem sembrano pensarla diversamente. Proprio a loro si rivolge il presidente del Pd Matteo Orfini in un lungo post su Facebook: “C'è un pezzo del gruppo dirigente del nostro partito che non si rassegna a stare laddove deciso dagli elettori, e cioè all'opposizione. Da dove con umiltà e responsabilità dobbiamo ricostruire passo dopo passo una relazione di fiducia e di rappresentanza con la nostra gente. Interi pezzi di paese ci hanno espulso dal loro orizzonte, come nel mezzogiorno, e questo rapporto non si ricostruisce sostenendo governi guidati da estremisti”.
“Se un pezzo del nostro gruppo dirigente uscisse dalle sale dei convegni, dai ministeri e dai salotti bene – aggiunge Orfini – e venisse a farsi una passeggiata nelle periferie, scoprirebbe che immaginare di sostenere chi in questi anni ha soffiato sul fuoco della rabbia sociale con parole di odio non ha nulla di responsabile. Significa solo rinunciare a combattere. E finire per legittimare il populismo più becero e violento. Oggi abbiamo il compito contrario: tornare a immergerci nel paese, nelle sue contraddizioni e paure per ricostruire con pazienza e umiltà, senza cercare scorciatoie. Un obiettivo che merita qualche rinuncia, lo dico con affetto a chi ha l’ossessione di stare sempre in maggioranza: senza incarichi si resiste tranquillamente, se si ha un progetto politico. Per questo abbiamo bisogno di discutere insieme, senza le solite risse incomprensibili che tanto hanno contribuito a questa sconfitta e che sembrano già ripartire in queste ore”.
Iwobi è il primo senatore nero della storia della Repubblica: da 25 anni è nella Lega
Sarà il primo senatore nero della storia della Repubblica italiana. Tony Iwobi è stato eletto nella circoscrizione di Bergamo-Brescia, e lo annuncia personalmente sulla sua pagina Facebook con un post: "Amici, è con grande emozione che vi comunico che sono stato eletto Senatore della Repubblica! Dopo oltre 25 anni di battaglie nella grande famiglia della Lega, sta per iniziare un'altra grande avventura! I miei ringraziamenti vanno a Matteo Salvini, un grande leader che ha portato la Lega a diventare la prima forza di centrodestra del Paese!" – scrive Iwobi nel post – "Devo ringraziare poi il mio segretario nazionale Paolo Grimoldi, il mio ormai ex segretario provinciale e nuovo deputato Daniele Belotti, tutta la squadra del dipartimento per il lavoro svolto in questi anni, i militanti della grande Lega e tutti gli amici di Facebook per il loro sostegno". E poi ringrazia famiglia e amici.
Iwobi vanta anni di militanza nel Carroccio, dove ha ricoperto il ruolo di responsabile Immigrazione, incarico che svolge dal 2014. Sull'immigrazione il senatore leghista ha dichiarato: "Ci sono due tipi di immigrazione: quella regolare, che ben venga, e quella clandestina che è reato ovunque tranne che in Italia. Perché importare nuovi poveri senza poter garantire loro un futuro?". Una linea che rispecchia in pieno quella del suo segretario Matteo Salvini. Iwobi si è avvicinato alla Lega, quando era ancora Lega Nord, abbracciandone il progetto federalista: La Nigeria ha 36 Stati autonomi e confederati. È un progetto che funziona in Africa, perché non dovrebbe funzionare qui, che siamo nel primo mondo?". Il senatore in passato non ha mai nascosto nemmeno le sue critiche alla legge sullo ius soli, motivandolo così: "Il ministro Kyenge parla di ius soli? Una follia. Intanto un bambino italiano con due genitori stranieri sarebbe già un problema secondo me. Ma soprattutto ci sarebbe l’invasione di immigrate che verrebbero a partorire qui, solo per avere la cittadinanza automatica. Sarebbe un caos incontrollabile".
"Il razzismo in Italia è solo a sinistra", così Matteo Salvini su Facebook ha commentato l'elezione del nigeriano Iwobi.
Confindustria e Marchionne: "Paura di M5S? Non ci spaventano, abbiamo visto di peggio"
"I 5 Stelle non fanno paura, valutiamo i provvedimenti, stiamo parlando di partiti democratici. L’importante è che si assicuri un Governo al Paese. E che non si cambino provvedimenti che hanno avuto effetti sull’economia reale". Con queste parole il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha commentato la vittoria del Movimento 5 Stelle alle elezioni politiche dello scorso 4 marzo. "Su Jobs Act e il piano Industria 4.0: smontarli significa rallentare, invece dobbiamo accelerare se vogliamo ridurre il divario e aumentare l’occupazione nel Paese. Abbiamo bisogno di una precondizione che si chiama crescita. Un po’ era nell’aria un esito di questo tipo, non a questo livello, ma bisogna prendere atto del voto degli italiani. Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, bisogna vedere cosa hanno veramente in mente, quanto è la quota in termini di costo per lo Stato, e quindi quanto incide dal punto di vista di deficit e debito pubblico. Quest’ultimo non è una questione europea, è una questione italiana. Tra l’altro siccome nei prossimi anni avremo sicuramente un aumento dei tassi di interesse prima riduciamo il debito pubblico e meglio è per il Paese", ha concluso Boccia.
Sulla vittoria elettorale del Movimento 5 Stelle interviene anche l’amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionnne: "Salvini e Di Maio non li conosco, non mi spaventano. Paura del M5S? Ne abbiamo passate di peggio".
Salvini: "Accettiamo chi vuole sostenere il programma, ma non facciamo accordi politici"
A due giorni dal voto il leader della Lega Matteo Salvini si dice “contento della compattezza del centrodestra” e assicura che “andremo insieme al Quirinale: siamo la prima coalizione e siamo la speranza per gli italiani”. “C’è un Parlamento – afferma ancora il segretario del Carroccio – c’è un candidato premier, il sottoscritto, e c’è un programma che porterà l’Italia fuori dalle sabbie mobili”. Salvini è infatti il candidato premier del centrodestra in quanto la Lega è risultata essere il primo partito nella coalizione e le quattro componenti dell’alleanza avevano stabilito in campagna elettorale che il candidato premier sarebbe stato deciso dal partito con più voti. “Chi vuole sostenere questo programma – conclude Salvini – lo accettiamo. Ma non faremo accordi partitici. Se verremo chiamati, siamo pronti”.
Il segretario della Lega si rivolge anche alla sinistra e parla di Matteo Renzi, definendolo "vittima della sua arroganza". "Peccato – aggiunge ancora Salvini – perché c'è una tradizione di sinistra che non vota o che guarda alla Lega e cercheremo di raccogliere queste forze".
Bonino: "Abbiamo lottato contro lo tsunami del populismo e del sovranismo e abbiamo perso"
La leader di +Europa Emma Bonino commenta l'esito del voto definendo quanto avvenuto uno "tsunami": "Abbiamo lottato con tutte le forze, sentendo arrivare questa grande onda di sovranismo, di populismo, di anti-europeismo – afferma la Bonino -. Devo dire che per questo abbiamo creato +Europa, per cercare di resistere a questa grande onda. Io stessa non avevo capito che non era un’onda, ma uno tsunami. Anche se lo avessi capito non so cosa avrei potuto fare in più. Abbiamo lottato e abbiamo perso". La leader di +Europa assicura però che questa esperienza politica non si chiuderà qui: "Abbiamo deciso senza grandi tentennamenti che questo progetto deve continuare".
Renzi: "Non guiderò le consultazioni al Quirinale, vado a sciare". Poi smentisce
Rispondendo a un video-commento del giornalista di Repubblica Massimo Giannini, Matteo Renzi ha dichiarato che le sue dimissioni da segretario del Pd sono vere e già firmate e che non sarà lui a guidare il gruppo parlamentare del Pd per le consultazioni al Quirinale: "Le dimissioni non sono finte, le ho firmate. La delegazione che salirà al Colle si decide in direzione lunedì prossimo. Non la guido io, vado a sciare".
A stretto giro, il segretario del Pd ha smentito la notizia fatta circolare da Repubblica con un post su Facebook: "Le elezioni sono finite, il PD ha perso, occorre voltare pagina. Per questo lascio la guida del partito. Non capisco le polemiche interne di queste ore. Ancora litigare? Ancora attaccare me? Nei prossimi anni il PD dovrà stare all'opposizione degli estremisti. Cinque Stelle e Destre ci hanno insultato per anni e rappresentano l'opposto dei nostri valori. Sono anti europeisti, anti politici, hanno usato un linguaggio di odio. Ci hanno detto che siamo corrotti, mafiosi, collusi e che abbiamo le mani sporche di sangue per l'immigrazione: non credo che abbiano cambiato idea all'improvviso. Facciano loro il Governo se ci riescono, noi stiamo fuori. Per me il PD deve stare dove l'hanno messo i cittadini: all'opposizione. Se qualcuno del nostro partito la pensa diversamente, lo dica in direzione lunedì prossimo o nei gruppi parlamentari. Senza astio, senza insulti, senza polemiche: chi vuole portare il PD a sostenere le destre o il Cinque Stelle lo dica. Personalmente penso che sarebbe un clamoroso e tragico errore. Ma quei dirigenti che chiedono collegialità hanno i luoghi e gli spazi per discutere democraticamente di tutto. Quanto a me. Leggo di tutto, ancora una volta. Qualcuno dice che le dimissioni sarebbero una finta, qualcuno che starei per andare in settimana bianca. Le dimissioni sono vere, la notizia falsa. Mi stupisce che certe cose diventino l'apertura dei siti, emozionino le redazioni, intrighino i giornali. Parlare di me – ancora – è inspiegabile. Sono altri, adesso, a guidare il Paese: occupatevi di loro, amici dell'informazione. Io ho già detto cosa farò: il parlamentare semplice, cercando di rappresentare al meglio quei cittadini che mi hanno onorato della loro fiducia e tenendomi in contatto con le tante esperienze belle che vivono nella nostra società. Lo farò con il sorriso e lo farò con la consapevolezza di dover dire solo grazie per questi anni bellissimi: nessuno ci porterà via i risultati straordinari raggiunti. E cercherò di fare del mio meglio per il mio Paese anche dall'opposizione".