Dopo il nulla di fatto del primo giro di consultazioni, il Pd ribadisce che sarà forza di minoranza parlamentare. I pentastellati ripropongono ai dem e alla Lega un contratto su cui trovare un accordo per governare, tagliando fuori Berlusconi. Oggi a Ivrea la kermesse dei grillini per ricordare Gianroberto Casaleggio. Di Maio si rivolge al Pd: "Sotterriamo ascia di guerra, diamo governo a Paese". Ieri Salvini ha chiesto ai suoi alleati di andare insieme al Colle.
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Domani vertice del centrodestra ad Arcore: trattativa in vista delle prossime consultazioni
Nella giornata di domani e molto probabilmente nella villa di Arcore, si terrà il vertice del centrodestra per fare il punto sulle prossime consultazioni, che vedranno la coalizione salire unita al Quirinale dal presidente Sergio Mattarella. Dopo aver accolto la richiesta dell'alleata Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi si preparano al confronto. Come anticipato, l'incontro dovrebbe tenersi nella residenza brianzola di Silvio Berlusconi. "Se l'Unione Europea chiederà ancora sacrifici, precarietà e tagli, la risposta del governo Salvini sarà ‘no, grazie'. Prima il benessere degli italiani, poi le regole europee", ha twittato nel mentre Matteo Salvini, lasciando intendere che questo potrebbe essere uno dei temi sul tavolo domani.
Ivrea, M5S vieta l'ingresso al giornalista de La Stampa Iacoboni: "Non può entrare"
Questa mattina al giornalista de La Stampa Jacopo Iacoboni è stato negato l'ingresso all'evento Sum #02 organizzato dal Movimento 5 Stelle in ricordo del fondatore Gianroberto Casaleggio: "Un divieto motivato non dalla mancanza di accredito giornalistico, ma per ragioni personali, come comunicato anche dall'ufficio stampa del Movimento 5 Stelle. Inaccettabile che a un giornalista, e alla testata che rappresenta, venga impedito di fare il proprio lavoro perché si dissente da ciò che ha scritto. Ed è incomprensibile che ciò avvenga ad opera di una forza politica impegnata nella formazione del prossimo governo e che si fa interprete della necessità del dialogo in una fase politica tanto delicata. Chi lavora per guidare il Paese non deve temere opinioni dissenzienti, anche le più urticanti: è qui che si misura la maturità di un movimento politico", ha spiegato il quotidiano in una nota stampa diramata poco dopo l'accaduto.
Ivrea, M5S: "Il reddito di cittadinanza si farà, dobbiamo essere rapidi"
Al Sum#02 di Ivrea i temi principali sono come sempre il Reddito di cittadinanza e il lavoro sono i temi. L'evento, si è aperto con una clip dai toni cyberpunk e futuristici e con, sullo sfondo, alcune dichiarazioni sul mondo di domani da parte di Gianroberto Casaleggio.
Poi è stata la volta dei relatori. Tra più applauditi il filosofo Diego Fusaro che, più volte, ha lanciato durissime stoccate ai partiti del centrosinistra. "Le sinistre oggi sono demofobiche, nei loro programmi è come se il popolo non esistesse. La sinistra deve ripartire dal lavoro dagli sfruttati, non dai migranti", ha sottolineato Fusaro.
Sul tema del lavoro è intervenuto poi Domenico De Masi, sociologo e autore della ricerca Lavoro 2025 per il Movimento. "Il reddito di cittadinanza non è che si può fare o meno. Il reddito di cittadinanza è una cosa che non si può non fare a patto che si tenga conto che bisogna essere rapidi", ha spiegato De Masi tra gli applausi della platea che riempie la sala principale delle Officine H della Olivetti.
Di Maio: "Dal Pd vedo un passo avanti, ma la Lega non ha il 51%"
"Il contratto di governo può essere sottoscritto dal M5S o con la Lega o con il Pd. Noi siamo pronti ma vediamo che ci sono anche delle evoluzioni negli altri schieramenti", lo ha detto Di Maio a margine della kermesse di Ivrea, Sum#2, organizzata per ricordare Gianroberto Casaleggio.
"Noi siamo al lavoro per creare una maggioranza di governo che metta al centro le soluzioni per i cittadini e queste soluzioni partono da un contratto di governo alla tedesca"- e sottolinea – "oggi sono molto fiducioso di questa direzione, so che da una parte e dall'altra (centrodestra e Pd, ndr) ci sono delle evoluzioni, e noi le attendiamo".
Ma aggiunge: "Registro come un passo avanti la dichiarazione di questa mattina di Martina come sono ben consapevole che Matteo Salvini sappia che, al Quirinale o ci vai con il 17% o con il 37% in ogni caso non hai il 51% e quindi la maggioranza".
Renzi: "La politica italiana è ferma al chiacchiericcio da un mese"
"La politica italiana da un mese è ferma al chiacchiericcio, agli accordi, ai retroscena inventati. Noi lo avevamo detto: se non passa il referendum, torneremo agli accordi vecchio stile. E purtroppo è andata così. Parleremo di questo il 21 aprile, all'Assemblea del PD". Lo afferma l'ex segretario dei dem, Matteo Renzi, su Facebook.
E sulla chiusura al M5S l'ex segretario era intervenuto già questa mattina, sottolineando ancora una volta la posizione del Pd: "Nessuna svolta nei rapporti con i 5Stelle".
Sulla stessa linea le parole di Matteo Orfini, presidente del Pd: "Siamo alternativi al m5s per cultura politica, programmi e visione sul futuro del paese. Non sarà certo un appello strumentale a cancellare tutto questo. Parleremo con chi riceverà l'incarico e daremo il nostro contributo da forza di minoranza parlamentare".
Martina risponde a Di Maio: "Ok sua autocritica, ma restano le ambiguità di M5S e Lega"
L'autocritica nei toni e' apprezzabile, resta evidente l'ambiguità politica. Noi continuiamo a pensare che la differenza la fanno i contenuti. Da questo punto di vista non vedo novità. Il tempo dell'ambiguità èfinito". Cosi' il reggente Pd Maurizio Martina sull'intervista di Luigi Di Maio. Il segretario del Pd ha parlato dal convegno di Matteo Richetti, in corso a Roma. E ammette: "C'è un passo in avanti, cambia il tono ma le ambiguità politiche restano e per noi sono un fatto. La nostra linea è quella espressa durante le consultazioni, la nostra posizione è quella, siamo fedeli e coerenti alla impostazione data fin dal primo minuto".
"Sui contenuti abbiamo presentato al Quirinale la nostra agenda per il Paese. Centrodestra e M5s devono dire chiaro al Paese oltre che alle altre forze politiche cosa intendono fare"- aggiunge Martina -"Consiglierei anche in questi giorni di andare fino in fondo, di esplicitare se c'è da parte loro una assunzione di responsabilità e su quali punti e con quali coerenze, oppure se non c'è. Stiamo vedendo da giorni il tentativo di costruire una quadratura, dicano chiaro fin dove vogliono arrivare".
Il ministro Dario Franceschini non è d'accordo sul liquidare così le parole di Di Maio: "Di fronte alle novità politica dell’intervista di Di Maio serve riflettere e tenere comunque unito il Pd nella risposta. L’opposto di quanto sta accadendo: rispondiamo affrettatamente e ci dividiamo tra noi. Fermiamoci e ricominciamo".
Ma Martina insiste: "La nostra linea è chiara e non cambia. È quella espressa al Quirinale".
Salvini: "Governo Pd-M5S? O governo serio o si torna al voto e stravinciamo"
Salvini commenta su Facebook così le parole di Di Maio, che ha rivolto un appello al Pd, chiedendo di "sotterrare l'ascia di guerra": "Governo Di Maio-Renzi, governo 5Stelle-Pd? Mamma mia…Sto facendo e farò tutto il possibile per cambiare questo Paese, con coerenza, serietà e onestà, ascoltando tutti. Una cosa è certa: o nasce un governo serio, per ridare lavoro, sicurezza e speranza all'Italia, oppure si tornerà a votare, e noi stravinciamo".
Di Maio al Pd: "Ci vuole senso di responsabilità, sotterriamo ascia di guerra"
"Io non sto rinnegando le nostre idee né le critiche che in più momenti abbiamo espresso anche aspramente nei confronti del Pd, e che anche il Pd non ci ha risparmiato. Credo però che ora il senso di responsabilità nei confronti del Paese ci obblighi tutti, nessuno escluso, a sotterrare l'ascia di guerra". Si rivolge così il leader M5S Luigi Di Maio al Partito Democratico, in un'intervista a Repubblica.
"Se rimaniamo ognuno sulle proprie posizioni non si va da nessuna parte" – aggiunge – "Renzi stesso ha ammesso che la buona scuola non ha funzionato del tutto e doveva essere migliorata. Io credo che ci potranno essere molte più convergenze di quel che si crede". E racconta di aver sentito Maurizio Martina "in occasione dell'elezione del presidente della Camera ed è sempre stato un confronto franco. Martina è una persona con cui si può parlare e spero che il Pd si sieda al tavolo".
Di Maio, dopo il colloquio con il presidente Mattarella aveva formalizzato una proposta a due forze alternative, la Lega e il Pd; ora ribadisce: "Sediamo intorno a un tavolo, per ragionare e trovare insieme una sintesi che serva a dare risposte e non a scontrarsi muro contro muro". Non si tratta, osserva, di alleanze per "autoconservarsi e autotutelarsi", "stiamo proponendo invece di mettere al centro solo ed esclusivamente l'interesse dei cittadini. Il contratto è una garanzia in questo senso: dentro ci mettiamo le cose da fare per le persone fuori dai palazzi, e non quelle dentro i palazzi. E quelle cose facciamo". Quanto al suo veto su Forza Italia, afferma che "Berlusconi rappresenta il passato. Poteva cambiare l'Italia e non lo ha fatto", "Salvini sta scegliendo la restaurazione invece della rivoluzione. Il segretario della Lega in questo modo sta chiudendo tutto il centrodestra nell'angolo. E rischia di condannarsi all'irrilevanza".
M5S: "Salvini deve decidere se stare con noi o riportare l'Italia indietro con Berlusconi"
Stando a quanto apprende l'agenzia di stampa Ansa dai vertici del Movimento 5 Stelle, Di Maio avrebbe posto una condizione al leader del Carroccio: Salvini deve scegliere tra il cambiamento e il riportare indietro l'Italia con Berlusconi. In sostanza, con la decisione di presentare un'unica delegazione di centrodestra alle prossime consultazioni al Colle, Salvini sembra rispettare il patto elettorale siglato con Berlusconi, ma il Movimento 5 Stelle ha più volte dichiarato di essere interessato a dialogare solamente con la Lega e non con il partito di Silvio Berlusconi.
M5S: "Per il bene del Paese, il Pd dialoghi con noi"
"Il Pd non strumentalizzi il senso delle mie parole e non cerchi pretesti. Abbiamo idee differenti ed è evidente che la nostra visione critica sull'operato del governo del Pd in questi anni resta ma per il bene del Paese il M5s chiede sinceramente al Pd di metterci intorno ad un tavolo", ha dichiarato il caporuppo M5S al Senato, Danilo Toninelli, aprendo nuovamente a un'intesa programmatica con il Pd nonostante il diniego del segretario Martina.
Berlusconi: "Alle consultazioni delegazione unica del centrodestra con me, Salvini e Meloni"
Il centrodestra andrà unito al Colle alle prossime consultazioni che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dovrebbe convocare per la metà della prossima settimana. Silvio Berlusconi ha risposto all'appello di Matteo Salvini che questa mattina ha chiesto ai suoi alleati in campagna elettorale di formare una unica delegazione per i prossimi colloqui con il capo dello Stato. Allo studio alla Vetrata in cui Mattarella riceve le delegazioni, dunque, ci andrà l'intera coalizione che al voto del 4 marzo ha preso più voti di tutte le altre. "Alle prossime consultazioni – comunica Berlusconi attraverso una nota – il centrodestra si presenterà unito con Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi".
Quest'oggi Salvini, in un'intervista al Tg2, aveva rivolto un vero e proprio appello agli altri due leader: "La coalizione che ha vinto è il centrodestra. Chiederò a Berlusconi e Meloni di andare insieme al Quirinale". In occasione del primo giro di consultazioni, terminato ieri, il presidente della Repubblica aveva ricevuto tre diverse delegazioni: nel pomeriggio del 4 aprile quella di Fratelli d'Italia, di cui fa parte Giorgia Meloni; nella mattina del 5 aprile prima quella di Forza Italia con a capo Silvio Berlusconi e poi quella della Lega, guidata dal suo segretario Matteo Salvini. La terza alleata del centrodestra, Giorgia Meloni, aveva già chiesto che si potesse andare uniti al Colle e ha così commentato la decisione presa dal leader della Lega e da Berlusconi: "Ringrazio Salvini per aver accettato la proposta di Fratelli d'Italia: presentarsi insieme agli alleati alle prossime consultazioni con il presidente Mattarella. La coalizione di centrodestra ha vinto le elezioni. Dunque se si intende rispettare la volontà popolare spetta al centrodestra l'incarico di formare il governo".
Orlando: "Renzi lasci lavorare Martina oppure decida di ritirare le sue dimissioni"
La sconfitta elettorale lascia segni evidenti nel Pd, tanto che ancora oggi l’esponente della minoranza dem Andrea Orlando torna ad attaccare Matteo Renzi, ex segretario, dopo la riunione che si è tenuta ieri con alcuni esponenti della sua corrente in merito alle consultazioni e al percorso che il Pd dovrà seguire. “Renzi deve decidere – attacca Orlando -: se ritiene che la colpa di questa sconfitta non sia la sua, che sia la mia o dei cambiamenti climatici, allora deve decidere di ritirare le proprie dimissioni e continuare a esercitare il mandato avuto dagli elettori. Se invece come ha detto si assume non dico tutta la responsabilità ma almeno una quota significativa, e ne trae come conseguenza quella di arrivare alle dimissioni, allora deve consentire a chi pro tempore ha avuto l'incarico di poterlo esercitare”.
Orlando parla con i cronisti anche dell’iniziativa ‘Sinistra anno zero’ che si terrà domani, in contemporanea con quella voluta da Matteo Richetti: “L’iniziativa di domani è promossa dai giovani del Pd e non solo. Non è un momento correntizio ma di riflessione sul voto, e credo sia utile farlo tanto piu perché il Pd al momento non ha ancora promosso un momento di riflessione di questo genere. Se la riflessione non si fa nel partito facciamola attorno al partito, noi non la viviamo come un momento di competizione interna ma come un momento di riflessione che credo sia utile, perché dopo un risultato così devastante come quello delle ultime elezioni una riflessione profonda è necessaria, e non ci può essere una rimozione di quel risultato utilizzando la contingenza o i fatti nuovi che emergono. C’è sempre quel risultato da cui si deve ripartire”, aggiunge il ministro della Giustizia.
Tornando sull’accordo con il M5s che il Pd sembra voler rifiutare, Orlando conclude: “Non si può fare una discussione come quella che si sta conducendo adesso dove si pone una equivalenza tra l'alleanza con il Pd e quella con la Lega. Evidentemente c’è un serio problema di proposta programmatica, perché se si ritiene che si possa governare indipendentemente con gli uni e con gli altri significa che si ha un programma particolarmente vago. E questo non depone a favore della serietà di un ragionamento che parta dai contenuti”.
Giorgetti (Lega): "Con Berlusconi c'è un patto di sangue, non andremo al governo senza di lui"
La Lega non vuole andare al governo con il MoVimento 5 Stelle senza il centrodestra, cioè senza Silvio Berlusconi. A dirlo è Giancarlo Giorgetti, capogruppo del Carroccio alla Camera, durante la trasmissione di Radio Uno ‘Gioco a premier'. Senza Berlusconi la Lega non andrebbe al governo, assicura Giorgetti: “No, noi lo abbiamo sempre detto che ci vogliamo muovere come centrodestra e così ci comporteremo. Per questo siamo rimasti sorpresi di una chiusura pregiudiziale che secondo me è sbagliata. Noi prendiamo atto dei numeri, che un governo può nascere solo con la presenza dei Cinque Stelle. Allo stesso modo, anche i cinque milioni di voti di Forza Italia sono importanti, credo che Di Maio con la stessa logica con cui rivendica la sua responsabilità, non può chiudere la porta in faccia a questi milioni di voti”.
Giorgetti parla di un vero e proprio patto di sangue con Berlusconi: “Noi abbiamo un patto di sangue con Berlusconi e anche lui ce l’ha con noi. Deve essere un discorso reciproco”. E si sofferma poi sul colloquio avuto con il capo dello Stato in occasione delle consultazioni: “Il presidente Mattarella si è comportato molto bene, ha ascoltato le nostre ragioni. Ci sono più forze politiche che hanno vinto le elezioni e che hanno il diritto-dovere di gestire la situazione. Siamo anche coscienti di essere parte di una coalizione, e mentre Giorgia Meloni ha tenuto il punto, Silvio Berlusconi è andato un po’ oltre”.
Sulla leadership di una eventuale alleanza di governo, Giorgetti esprime una linea chiara rispondendo a chi gli chiede se la Lega – in caso di governo con i Cinque Stelle e senza Berlusconi – debba accettare la premiership di Di Maio avendo solo il 17% dei voti: “ Questa è un’altra osservazione che ritengo oggettivamente non contestabile. È la logica dei numeri, ma con la stessa logica se entra tutto il centrodestra il M5s dovrà riconoscere la leadership del centrodestra che è Matteo Salvini”. E il contratto alla tedesca proposto da Di Maio, secondo Giorgetti, dovrebbe comprendere anche il nome del presidente del Consiglio: “Il contratto alla tedesca prevede condizioni, tempi e nomi certi per cinque anni. Noi abbiamo detto che vogliamo un governo che dura cinque anni, forte, che si faccia rispettare”.
Infine, il capogruppo della Lega alla Camera parla anche di flat tax e reddito di cittadinanza, le due proposte cardine di centrodestra e Cinque Stelle in campagna elettorale: “Bisogna trovare una formula di conciliazione”: “Se la Lega e il centrodestra avessero preso il 51% avrebbero applicato integralmente la flat tax, così come avrebbe fatto il M5s con il reddito di cittadinanza. Siccome non abbiamo vinto né noi né loro è necessario un compromesso, una mediazione”.
Il Pd chiude definitivamente a un accordo con M5s: “Impossibile confronto con loro”
Il Pd torna a chiudere alla possibilità di un confronto con il MoVimento 5 Stelle. A farlo è il segretario reggente Maurizio Martina che risponde a Danilo Toninelli, capogruppo del M5s al Senato, il quale ha accusato i dem di essere responsabili del fallimento delle politiche degli ultimi cinque anni. “Leggo – replica Martina – che il capogruppo al Senato del Movimento 5 Stelle ritiene il Pd ‘responsabile del fallimento delle politiche di questi anni'. È chiaro che queste parole dimostrano l’impossibilità di un confronto con noi”.
“Finiscano con i tatticismi esasperati – prosegue Martina – con la logica ambigua dei due forni come se non contassero nulla i programmi e la coerenza ideale, e dicano chiaro se sono in grado di assumersi una qualche responsabilità verso il Paese”. Oggi Danilo Toninelli, ospite di Agorà, su Rai Tre, ha detto: “Il Pd ha la responsabilità del fallimento delle politiche degli ultimi cinque anni e di aver approvato una legge elettorale che ha portato a questo stato di caos”. Il discorso del capogruppo del MoVimento al Senato partiva dal presupposto che proprio con Martina c’è stato negli scorsi giorni un dialogo sulla “costituzione dei presidenti di Camera e Senato e degli uffici di presidenza”. Per questo motivo Toninelli ha chiesto “un atto di responsabilità: perché è un’opportunità che gli stiamo dando. Il Pd ha la responsabilità del fallimento delle politiche degli ultimi cinque anni”.
Salvini: "Chiederò a Berlusconi e Meloni di andare insieme al Quirinale per le consultazioni"
Matteo Salvini annuncia di voler andare al secondo giro di consultazioni con il presidente della Repubblica insieme ai suoi alleati, coloro che hanno fatto parte della coalizione di centrodestra che ha ottenuto alle elezioni del 4 marzo più voti di tutte le altre. "La coalizione che ha vinto è il centrodestra – afferma Salvini intervistato dal Tg2 -. Chiederò a Berlusconi e Meloni di andare insieme al Quirinale" per i colloqui con Mattarella previsti per la metà della prossima settimana. Negli scorsi giorni, per il primo round di incontri, i tre partiti della coalizione – Lega, Fi e FdI – hanno deciso di andare separati al Colle: è stata ricevuta prima la delegazione guidata da Giorgia Meloni, poi quella di Forza Italia e infine quella della Lega.
Salvini ribadisce il suo no a un governo senza Forza Italia: "Basta con i veti. Bisogna dialogare con i Cinque Stelle e chi dice di no sbaglia. Un governo centrodestra-Cinque Stelle è possibile, non vedo l'ora di cominciare a lavorare. Con i veti, con i no, con le antipatie non si va lontano, c'è un Paese che deve ripartire. Noi non facciamo capricci, vogliamo solo passare ai fatti".
Toti (FI): "Accordo centrodestra-M5S è necessario per non tornare al voto"
Giovanni Toti, governatore della Liguria e consigliere politico di Silvio Berlusconi, dà una lettura differente dell'intervento di ieri del leader azzurro al termine delle consultazioni: "Nel dire non voglio un governo fatto di invidia sociale, odio e pauperismo, il presidente Berlusconi ha messo un punto sul programma, credo che nessuno nel centrodestra possa dissentire. Il centrodestra ha preso più voti e i 5 stelle se vogliono partecipare allo sforzo dovranno in qualche modo adeguarsi. Le parole di Berlusconi erano certamente un riferimento al M5S, ma non in senso di non voler collaborare dal punto di vista numerico o programmatico, ma segnare il punto: si parte dall'incarico a Salvini se Mattarella vorrà darglielo". Non ci sarebbe stata una chiusura netta da parte di Berlusconi insomma.
"È possibile trovare un programma minimo di Governo tra centrodestra e M5S con la buona volontà, il dialogo sugli incarichi istituzionali è stata una prova che induce un po' di ottimismo, ma non è facile e non so neanche quanto possa durare"- continua Toti – "Che Di Maio dica "non faccio alleanze con qualcuno" fa parte della narrazione necessaria a fare digerire al proprio mondo la necessità di dialogare con qualcuno. L'accordo quale che sia tra le forze politiche è una dolorosa necessità frutto di una legge elettorale sbagliata con un ritorno al proporzionale che ha portato indietro il Paese". Anche se ammette: "Un governo di coalizione centrodestra-M5S che dura cinque anni non è facile, è abbastanza lontano". L'ipotesi più probabile è per il governatore della Liguria "Una sorta di Governo che traghetti il Paese a fare una nuova legge elettorale, a sterilizzare le clausole di salvaguardia".
In ogni caso spiega Toti che la Lega non si sfilerà dall'accordo con Forza Italia: "L'accordo nel centrodestra reggerà, è nel reciproco interesse dei leader farlo reggere, soprattutto perché gli elettori hanno votato oltre 200 parlamentari scelti all'interno di una coalizione di cui facevano parte tutti e tre i partiti: Lega, FdI e Forza Italia. Una rottura andrebbe prima di tutto spiegata ai nostri elettori, prima ancora che alle dirigenze politiche dei singoli partiti, va bene il fatto di segnare le proprie individualità, però ci siamo presentati come coalizione, abbiamo proposto una ricetta al Paese, valiamo al 37% perché siamo insieme, non credo sia interesse di nessuno dividersi".
Casaleggio: "Contratto con Lega o Pd è possibile perché destra e sinistra non esistono più"
Destra e sinistra non esistono più e per questo motivo il MoVimento 5 Stelle può rivolgersi indifferentemente alla Lega o al Pd per provare a formare un governo: questa è la spiegazione che Davide Casaleggio fornisce alla proposta di contratto avanzata da Di Maio nei confronti del secondo e terzo partito più votati alle scorse elezioni. In un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore, Casaleggio spiega: “Non è più possibile ragionare con le categorie novecentesche di destra, sinistra e centro. Non fanno più parte del vissuto dei cittadini. Hanno esaurito il loro compito, se così si può dire. Il successo del M5s è anche essere al passo coi tempi, le ideologie non esistono più”.
Casaleggio è convinto che debba essere Luigi Di Maio il presidente del Consiglio del prossimo governo: “È stato il candidato premier più votato il 4 marzo, con oltre 11 milioni di voti. Una volontà popolare ampiamente espressa, dunque. Non vedo ragioni per ribaltare il risultato delle urne”. Il figlio di Gianroberto Casaleggio nega inoltre che ci possa essere un qualsiasi tipo di conflitto di interessi tra la sua associazione (la Casaleggio Associati) e il suo ruolo nel M5s: “ Sia la Casaleggio Associati che l’associazione Gianroberto Casaleggio non hanno nulla a che fare con la politica. Sono entità totalmente estranee al M5s. Il mio impegno nell’associazione Rousseau è gratuito e non ha nulla a che vedere né con l’azienda che presiedo né con l’associazione in nome di mio padre. Una cosa che accomuna l’associazione Gianroberto Casaleggio e l’associazione Rousseau è che non hanno fini di lucro. I conflitti di interesse sono ben altri”.
Infine, Casaleggio parla anche di Rousseau, l’associazione a cui tutti i parlamentari eletti tra le fila del MoVimento 5 Stelle devono versare 300 euro al mese: “Rousseau è un sistema operativo che ci invidiano in tutto il mondo: è la piattaforma cuore pulsante del M5s, che nasce e si muove in rete. Le donazioni servono per rendere Rousseau più performante e sempre più sicura. Poiché l’associazione non ha fini di lucro, ogni centesimo viene rendicontato”.
Lo stallo dopo le consultazioni: M5s propone contratto di governo a Lega e Pd, i dem rifiutano
Si chiude con un nulla di fatto il primo giro di consultazioni che si sono tenute negli scorsi giorni al Quirinale. Lo ha detto chiaramente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: nessuno è in grado di formare una maggioranza, ora serve un’intesa ma questo possibile accordo – per il momento – non è ancora emerso. Il capo dello Stato ha quindi accettato la richiesta dei vari partiti di avere qualche giorno in più per riflettere e discutere prima di dar vita a un nuovo giro di consultazioni che dovrebbero avere inizio a metà della prossima settimana.
I protagonisti principali sono i due partiti usciti vincitori dalle elezioni, quelli che hanno aumentato maggiormente i loro consensi e che si candidano a governare il Paese: M5s e Lega. Da una parte il MoVimento 5 Stelle propone un contratto su alcuni temi (da definire) o alla stessa Lega o al Pd: due partiti che potrebbero formare una maggioranza con i pentastellati ma che sarebbero, ovviamente, alternativi tra di loro. Il MoVimento però pone anche alcuni veti: in primis quello a Forza Italia, che non può partecipare a un “governo di cambiamento”; e poi sul nome di Luigi Di Maio, che dice di non essere disposto a nessun passo indietro e che riafferma la sua volontà di essere il presidente del Consiglio. Se dalla Lega l’apertura c’è, dal Pd non sembrano invece arrivare spiragli: ieri il partito è tornato a escludere la possibilità di un incontro con i Cinque Stelle, almeno finché Di Maio non sarà il premier incaricato. “Saremo all’opposizione”, è il mantra che ripetono tutti i principali esponenti dem in queste ore.
Dall’altra parte c’è la Lega di Matteo Salvini che deve decidere se scaricare il suo alleato Silvio Berlusconi per formare un governo con i grillini o se rimanere fedele alla coalizione di centrodestra. Un dilemma sul quale si gioca anche l’eventuale premiership di Salvini: in caso di governo tra M5s e tutto il centrodestra, il segretario del Carroccio avrebbe il diritto di rivendicare il posto da presidente del Consiglio, avendo la sua coalizione più voti e più seggi. Se invece la Lega dovesse scaricare i suoi alleati per formare un esecutivo con i Cinque Stelle, la Lega sarebbe nettamente il secondo partito della nuova maggioranza e difficilmente potrebbe pretendere che Di Maio lasci loro la leadership. Nei prossimi giorni, quindi, ci saranno i contatti che potranno essere decisivi: Di Maio ha già fatto sapere che chiamerà sia Salvini che Martina per il Pd per provare a sbloccare la situazione. E intanto Mattarella aspetta che arrivino novità in vista del prossimo giro di consultazioni.
Orlando: “Programma Pd irrealizzabile con M5s e Lega, ora serve forte svolta a sinistra”
“Penso che noi dobbiamo restare all’opposizione, le cose che abbiamo detto e proposto non si possono realizzare con Salvini ma neanche con i Cinque Stelle. Penso che il Pd debba determinare nei prossimi mesi una fortissima svolta a sinistra, che guarda ai temi sociali, alla disuguaglianza”. A dirlo, a Piazza Pulita, su La7, è il ministro della Giustizia uscente ed esponente della minoranza del Pd Andrea Orlando. “Non vedo possibilità di convergenza, ma la giornata di oggi non ha aiutato: dire che un governo lo puoi fare con la Lega o con il Pd” non ha senso, continua Orlando parlando della proposta del M5s e spiegando: “Non offre grande serietà e responsabilità dire che si possa fare il governo con noi o con altri” indifferentemente.
Secondo Orlando il Pd deve dialogare, ma “credo non ci siano condizioni per fare insieme un programma serio.Il tema vedersi o non vedersi mi pare un problema irrilevante. Ci sono distanze tra noi che rendono comunque irrealizzabile” un accordo programmatico.
Di Maio: "Non farò nessun passo indietro in favore di un signor X che non è stato votato"
Il capo politico del MoVimento 5 Stelle Luigi Di Maio non è disposto a fare un passo indietro sulla leadership e sul suo possibile ruolo di presidente del Consiglio: “Non posso dire a chi ci ha votato che arriva un signore X e si siede là – afferma a Quinta Colonna -. Leggo i nomi di Cottarelli, Cantone, Severino, ma mi chiedo perché uno che ha preso 0 voti debba diventare presidente del Consiglio e uno come me che ha preso 11 milioni di voti debba fare un passo indietro”. Il capo politico del M5s sembra anche essere ottimista sui tempi necessari per formare un nuovo governo: “Io credo che se siamo gente del fare possiamo risolvere velocemente. Io spero di poterli incontrare da lunedì, li sentirò domani, Matteo Salvini o Maurizio Martina. E spero dalla prossima settimana di poter lavorare a questi contratti”.
Di Maio ribadisce comunque di avere fiducia nell’operato del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui verrà affidata ogni decisione: “Se non ci fosse nessun tipo di accordo, allora forse si tornerà al voto. Ma questo lo decide il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Per quanto mi riguarda non voglio fare il presidente del Consiglio per non cambiare nulla, non per tirare a campare”.
Parlando invece del suo rapporto con Salvini e della proposta avanzata nei confronti della Lega, il capo politico del M5s spiega: “Non sto chiedendo a Salvini un tradimento, non voglio sposare nessuno. Voglio realizzare un governo anche per realizzare 5-6 cose fatte bene, se le mettiamo in fila e le facciamo, io credo che gli italiani saranno felici”. Nulla di personale contro Berlusconi, escluso dai Cinque Stelle in un’ipotesi di governo: “Pensare a un governo per il cambiamento con Berlusconi dentro non è possibile”. Infine, ribadendo di voler firmare un contratto con la Lega o con il Pd davanti agli italiani, Di Maio sottolinea un concetto già espresso oggi dopo le consultazioni: “Io parlo con tutto il Pd. Oggi il reggente del partito è Martina ma se ci sarà un altro segretario parlerò con lui”.
Toninelli (M5s): "Il Pd accetterà di incontrarci se non vuole scendere al 5%"
Il quasi certo rifiuto del Pd di incontrare il MoVimento 5 Stelle per discutere di un contratto di governo, così come proposto da Luigi Di Maio, sembra non preoccupare Danilo Toninelli, capogruppo pentastellato al Senato: “Sono convinto che scenderanno a miti consigli”, dice sicuro durante la registrazione della puntata di Porta a Porta che andrà in onda questa sera. “Nel Pd – spiega – ci sono molte anime, anche quelle dialoganti. Se non vuole scendere al 5% in poche settimane…”, afferma ancora Toninelli cercando di intendere che in caso di rifiuto i dem andrebbero incontro al rischio di un crollo elettorale.
“Sono convinto – dichiara ancora il capogruppo M5s al Senato – che la notte e il fine settimana portino consiglio. Il Pd oggi non ha Renzi come segretario ma Martina, con il quale abbiamo interloquito con serenità”. Toninelli parla anche della posizione nei confronti di Forza Italia, che i Cinque Stelle non vogliono in un eventuale accordo di governo: “Noi non poniamo nessun veto ma se si pensa di fare un governo con Berlusconi non sarebbe rispettato il voto popolare. La Lega deve fare una scelta importante”.
Toninelli torna poi sulle parole pronunciate oggi da Di Maio al Quirinale, al termine del colloquio con il presidente della Repubblica: secondo il presidente dei senatori pentastellati quelle affermazioni sarebbero “la prova che noi facciamo sul serio” e che non si tratti “di un gioco di palazzo: vogliamo prendere sul serio il voto del 4 marzo”. “Il contratto che proponiamo è una cosa seria, anche rivoluzionaria, anche se in Germania si fa da anni”, conclude Toninelli rivolgendo anche un appello a Silvio Berlusconi: "Fi faccia un atto di responsabilità e permetta un governo di cambiamento. Berlusconi svincoli Salvini per sottoscrivere il contratto".
Il Pd dice no all'appello di Di Maio: nessun incontro finché non sarà premier incaricato
Nessun incontro tra Pd e MoVimento 5 Stelle prima che venga affidato dal presidente della Repubblica l’incarico a un esponente delle forze politiche uscite vincitrici dal voto del 4 marzo. Questa è la linea che sembra emergere dal Pd, secondo quanto trapelato da fonti dem. Il Pd sembrerebbe quindi contrario a un incontro con Luigi Di Maio, capo politico del M5s, che oggi ha proposto un contratto di governo proprio ai dem o, in alternativa, alla Lega. Allo stesso modo, il Pd non vorrebbe incontrare neanche il segretario della Lega Matteo Salvini, almeno fino a quando non ci sarà un presidente del Consiglio incaricato che avvierà le consultazioni formali.
Le fonti del Pd spiegano all’Ansa come sia impensabile dare seguito al pensiero di Di Maio, che “mette sullo stesso piano il Pd e la Lega come se avessero una base programmatica comune”. L’appello rivolto oggi dal capo politico del M5s sembra poter quindi cadere nel vuoto: difficile, senza un incarico in mano, pensare che ci possa essere un incontro con una delegazione dem sui temi che Di Maio vorrebbe mettere in un eventuale contratto di governo.
Giorgetti (Lega): "Berlusconi sbaglia, non si può tenere M5s fuori dal governo"
Secondo Giancarlo Giorgetti, capogruppo della Lega alla Camera, Silvio Berlusconi sta commettendo un errore affermando che il MoVimento 5 Stelle non debba andare al governo. Intervistato da Matrix, su Radio 105, Giorgetti commenta: “Oggi Berlusconi ha messo un punto fermo rispetto al fatto che il M5s non deve andare al governo. Hanno preso il 32%, è difficile tenerli fuori in una fase come questa. Non so strategicamente, ma secondo me tatticamente Berlusconi ha sbagliato”. “Nel momento in cui dice non vogliamo governare con il M5s – afferma ancora riferendosi al leader di Forza Italia – Di Maio poi ha avuto via facile a dire sono loro che non vogliono governare con noi. Tatticamente Berlusconi ha sbagliato, ha alzato la palla a Di Maio che l'ha semplicemente schiacciata”.
Giorgetti parla anche di possibili alleanze e spiega perché un accordo con il M5s sarebbe plausibile mentre uno con il Pd no: “Il Pd è stato bocciato dagli elettori, mentre il M5s ha avuto la fiducia di 11 milioni di elettori. Può piacere o no, ma è un dato oggettivo e se si vuole un governo forte, ci vogliono numeri forti”. C’è poi un’altra questione affrontata dal capogruppo della Lega durante la trasmissione radiofonica, quella riguardante un eventuale presidente del Consiglio che sia terzo rispetto alle due forze politiche (Lega e M5s). Sull’ipotesi di Giulio Tremonti, Giorgetti replica: “Il premier non può essere chi non sia stato votato dagli italiani. Quindi, no professori, tecnici, governatori o ex. Basta con i governi tecnici”.
Meloni: "Di Maio vuole solo dividere il centrodestra, così lui diventerebbe primo"
"La questione non è volere o no i 5 stelle ma chi fa il governo: si può parlare di tutto se il cemtrodestra rimane unito e compatto, mentre il m5S dicono in modo infantile tu si e tu no, una cosa che non ha senso". Lo afferma la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, a Rai Radio1, commentando le dichiarazioni di Di Maio dopo le consultazioni. "Non possiamo prescindere dall'unità del centrodestra. Il gioco di Di Maio è chiaro: dividere chi è arrivato primo, così lui, secondo, diventerebbe primo. Non ci vuole Bismarck per capirlo. Noi insieme abbiamo vinto le elezioni, se ci spacchiamo Di Maio giocherà la sua partita, ma nessuno cadrà nella trappola del Cinquestelle".
Mattarella non decide: “Serve più tempo, nessuno ha i numeri per governare”
Al termine del primo giro di consultazioni, iniziato ieri mattina e terminato poco fa con l'incontro con la delegazione del MoVimento 5 Stelle, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deciso di parlare con i cronisti presenti al Quirinale per fare il punto della situazione. "Le consultazioni – ha esordito – come è noto hanno lo scopo di fare emergere una composizione di un governo che abbia il sostegno della maggioranza del Parlamento. Le elezioni di un mese fa hanno visto un ampio aumento di consensi per due partiti, uno dei quali alleato con altri, ma non hanno assegnato a nessuna forza politica la maggioranza dei seggi in parlamento, dove sono presenti tre schieramenti politici. Nessun partito e nessuno schieramento dispone da solo dei voti necessari per formare un governo e sostenerlo, ed è quindi indispensabile che vi siano delle intese tra più parti per formare una coalizione che possa avere una maggioranza in Parlamento".
"Nelle consultazioni di questi due giorni – continua Mattarella – questa condizione non è ancora emersa, farò trascorrere qualche giorno di riflessione, anche sulla base dell'esigenza di maggior tempo che mi è stata prospettata da più parti politiche: sarà utile a me, sarà utile a loro per valutare responsabilmente la situazione e le possibili soluzioni per dar vita a un governo. Nel corso della prossima settimana avvierò un nuovo ciclo di consultazioni per verificare se è maturata qualche soluzione che oggi non si registra".
Di Maio: "Ci sono solo due soluzioni: o governo M5S-Lega o governo M5S-Pd"
Il leader del M5S Luigi Di Maio è arrivato al Quirinale per le consultazioni con il presidente della Repubblica. Il capo politico del movimento è giunto al Colle insieme ai capigruppo di Camera e Senato, Giulia Grillo e Danilo Toninelli. All'arrivo del gruppo alcuni sostenitori hanno urlato: "Vai Giggi, vai Luigi! Non vi arrendete!". Di Maio ha risposto salutando con il braccio, così come Danilo Toninelli, capogruppo al Senato, anch'egli acclamato.
"Abbiamo detto al Presidente Mattarella che sentiamo la responsabilità di essere la prima forza politica del Paese, e lavoreremo per assicurare il prima possibile una maggioranza ad un governo del cambiamento. Gli abbiamo fatto anche gli auguri di buon lavoro. Come ho ribadito in campagna elettorale abbiamo ottenuto 11 milioni di voti circa, anche per la nostra posizione in politica estera. Con noi al governo l'Italia resterà alleata dell'Occidente nel Patto atlantico, nell'Unione europea e monetaria: è questo l'obiettivo. Abbiamo interloquito con tutti e non abbiamo posto veti a nessuno. Abbiamo posto dei temi e poi abbiamo individuato tre messaggi che vengono dai cittadini: al governo deve andarci chi è stato legittimato dal popolo. No a governissimi, governi di scopo o governi tecnici; governare per cambiare e non per continuare a sopravvivere; mettere al centro soluzioni e non giochi di Palazzo. Bisogna mettere al centro il cambiamento per l'Italia, per questo abbiamo proposto un contratto di governo sul modello tedesco, su cui le forze politiche, di destra o di sinistra non importa, possono lavorare sui temi, ma anche sui tempi e le procedure. Un contratto il M5S lo può sottoscrivere o con la Lega o con il Pd, sono chiaramente due soluzioni alternative. Per questo chiederò un incontro con Matteo Salvini e Maurizio Martina. Dopo questi due incontri individueremo la forza politica più affine ai nostri temi, con cui costruire insieme un percorso di cambiamento per il Paese, visto che l'Italia aspetta da trent'anni alcune soluzioni a problemi enormi, come la corruzione".
E poi aggiunge: "Le mie aperture sono sincere, ma voglio anche precisare che rispetto a quello che ho letto in questi giorni, io non voglio spaccare il Partito democratico, mi rivolgo al Pd nella sua interezza perché al di là delle differenze di vedute non ci permetteremo mai di interferire nelle loro dinamiche interne. Nè ci interessa spaccare il centrodestra, non abbiamo questo obiettivo. Il punto è che noi con riconosciamo il centrodestra come forza politica, perché non solo si sono presentati alle elezioni con tre candidati premier ma perché si sono preparati alle consultazioni separati. E una di queste forze non riconosce il M5s. Per questo ci rivolgiamo solo ad una delle forze politiche di centrodestra, cioè la Lega".
Il colloquio del M5S con il presidente della Repubblica è durato tre quarti d'ora. È stato l'incontro più lungo di questo primo giro di consultazioni la cui media per delegazione è stata di 25-30 minuti.
Salvini: "Faremo di tutto per un Governo di 5 anni, ma tocca a noi"
La delegazione della Lega è giunta puntuale al Colle per le consultazioni. Al colloquio con il presidente della Repubblica hanno partecipato con il segretario Matteo Salvini anche Gian Marco Centinaio e Giancarlo Giorgetti, capigruppo al Senato e alla Camera. "È stato un incontro assolutamente positivo in cui abbiamo espresso una linea costruttiva. Molti hanno detto dei no, noi siamo venuti a dire dei sì. Non pensiamo a governi raccogliticci".
"Lavoriamo per un Gorverno che duri almeno 5 anni, partendo ovviamente da chi ha vinto le elezioni, cioè il centrodestra, ma coinvolgendo M5s, senza altre soluzioni temporanee e improvvisate. Vediamo se si riesce a trovare una quadra. Al presidente Mattarella abbiamo detto che non ci interessano le poltrone. Più che posti e ruoli ci interessano i programmi su temi come la riforma delle pensioni, il lavoro e la riforma fiscale. Continueremo a incontrare tutti, già dalla prossima settimana. Noi non abbiamo detto "no" a prescindere a nessuno. Bisogna smussare quegli angoli che gli altri non riescono a smussare in questo momento. Bisogna che tutti facciano dei passi di lato. Con i personalismi il governo non nasce. Andiamo in Parlamento se ci sono i numeri certi, altrimenti si torna al voto. La Lega è un partito nato tra la gente figuriamoci se abbiamo paura di tornare alle elezioni".
Salvini durante l'incontro ha twittato dal Colle: "Qui Quirinale, rimanete sintonizzati per ascoltare in diretta le nostre dichiarazioni dopo l’incontro con il Presidente della Repubblica".
Consultazioni, Berlusconi: "Serve governo Salvini, no a populismi e dilettantismi"
"Abbiamo rappresentato al Capo dello Stato l'urgenza di affrontare i problemi che riguardano gli italiani". Lo afferma Silvio Berlusconi, leader di Fi al termine delle Consultazioni al Quirinale. L'incontro con il presidente Mattarella è durato poco più di mezzora. Alla guida della delegazione c'era il leader di Forza Italia insieme alle capogruppo Maria Stella Gelmini e Anna Maria Bernini. Il leader dei Forza Italia ha aggiunto: "Non siamo disponibili a un governo fatto di pauperismi e giustizialismi e populismi e odio che innescherebbe una spirale recessiva e di tasse elevate con fallimenti a catena anche nel settore bancario". La soluzione proposta è invece un esecutivo che "dovrà partire da chi ha vinto le elezioni, cioè il centrodestra e dal leader della coalizione vincente, cioè la Lega".
Al termine delle consultazioni Berlusconi è uscito in auto dal Quirinale salutando i giornalisti.
PD: "Noi all'opposizione, non parteciperemo a governi di alcun tipo. Tocca a M5s e centrodestra"
Al termine di un colloquio durato circa 30 minuti, ha parlato il segretario reggente del PD Maurizio Martina, confermando la posizione pubblicamente espressa in questi giorni: “Al Presidente della Repubblica abbiamo segnalato come l'avvio della legislatura abbia fatto emergere una potenziale maggioranza senza nostro coinvolgimento, con scelte di natura politica fatte non casualmente. Ora si tratta di capire se queste scelte saranno portate avanti coerentemente. Ora centrodestra e M5s dicano se sono in grado di portare avanti una proposta di governo, abbandonando i toni da campagna elettorale, perché quel tempo è finito […] Noi abbiamo detto al Capo dello Stato che per noi sono centrali 4 grandi questioni: quella sociale, per questo proponiamo anche l’estensione del reddito di inclusione, raddoppiando immediatamente le risorse a disposizione; il risanamento dei conti, che resta fondamentale perché lo Stato va amministrato come si fa nelle famiglie; quella migratoria, che ha visto risultati significativi da parte del governo precedente; il nostro ruolo nello scacchiere internazionale, che va confermato".
Consultazioni, Crimi (MS5): "Prima eravamo dei marziani in Parlamento, ora siamo più maturi"
"Prima la situazione era più complessa, eravamo alieni, marziani in Parlamento. Adesso in campo ci sono tre aree politiche mature. A partire dai temi, la situazione si sbloccherà". Questo è l'intervento di Vito Crimi su Repubblica , vice capogruppo al Senato del M5s, a proposito delle consultazioni della scorsa legislatura.
Crimi ieri è stato eletto presidente della commissione speciale del Senato, che ha il compito di esaminare il Def, il documento di economia e finanza, e i provvedimenti rimasti in sospeso con il cambio di legislatura. Il Def, spiega Crimi, "dev'essere fatto con un punto di riferimento preciso: i cittadini. Mettendo in campo strategie politiche di riduzione della povertà. Ed evitando che scattino le clausole di salvaguardia". Sul reddito di cittadinanza, il vice capogruppo M5s al Senato assicura: "Quello rimane un caposaldo e una priorità assoluta. Ma possono essere tante le forme di lotta alla povertà. Compresa la riduzione delle tasse alle imprese".
"È chiaro – aggiunge – che nel momento in cui dovremo confrontarci con altri, a causa di questa legge elettorale, nello scrivere questo contratto cercheremo di ottenere il più alto risultato possibile".