Nella giornata di oggi, venerdì 23 marzo, si insediano le Camere e parte ufficialmente la nuova legislatura. Nel corso della prima seduta, i parlamentari di Palazzo Madama e Montecitorio saranno impegnati nell'elezione dei nuovi presidenti, ma al momento manca ancora l'accordo tra le forze politiche. Ai primi due scrutini della Camera e al primo del Senato tutti i partiti votano scheda bianca. La Lega ha votato Anna Maria Bernini al Senato per provare a uscire dall'impasse e aspettare una reazione di M5s e Fi.
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- Schifani (FI): "Nessun favore dalla Lega, la scelta della Bernini è stata di rottura" 23 Marzo
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- Salvini ha votato per la Bernini al Senato per superare lo stallo 23 Marzo
- Presidente della Camera, ancora nessun eletto: al secondo voto prevalgono le schede bianche 23 Marzo
- Salvini: "Sbagliati i veti del M5s su Berlusconi ma anche arroccarsi su un solo nome" 23 Marzo
- Il risultato della prima votazione per l'elezione del presidente della Camera 23 Marzo
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- Il Pd voterà scheda bianca ai primi due scrutini per le elezioni dei presidenti delle Camere 23 Marzo
- Sfuma l'accordo sui presidenti della Camere: M5S e Pd voteranno scheda bianca 23 Marzo
Schifani (FI): "Nessun favore dalla Lega, la scelta della Bernini è stata di rottura"
L'ex presidente del Senato Renato Schifani indirizza parole durissime verso gli alleati della Lega: "Salvini dice di aver avvertito il Berlusconi di voler votare per la Bernini. Ma una cosa è avvertire e un'altra cosa è concordare. Avvertire è un atto unilaterale, concordare invece sarebbe stato un atto bilaterale. Ma questa scelta della Lega non è certo un collante per la coalizione, e su temi così delicati poi come la seconda carica dello Stato". Schifani, contattato al telefono da Fanpage.it, commenta così le parole di Silvio Berlusconi, in risposta alla mossa inattesa di Matteo Salvini per la votazione del presidente del Senato.
"Non era una mossa prevista né attesa, anche perché la scelta della scheda bianca era stata già adottata dalla Lega stamattina, credo condivisa nei precedenti vertici, quindi ha creato molto stupore quest'improvvisa virata. I colleghi della Lega, come Giorgetti, dicono che ci hanno fatto un favore? I favori non non si fanno, le scelte si concordano in una logica di unità, non indicando in casa altrui i candidati. Certo la Bernini è una persona autorevole e stimata per la sua storia politica, ma il tema è il metodo adottato dalla Lega. Mi auguro che la notte porti consiglio. I margini ci sono, se l'obiettivo è quello tenere unita la coalizione. Come ha fatto Berlusconi, che in passato ha fatto anche fare dei passi indietro al suo partito pur di non spaccare la coalizione. Non posso prevedere quali saranno le evoluzioni, né se ci sarà un altro nome al posto di Romani. Ma qual che è certo è che la scelta di Salvini è di rottura". Gli chiediamo se secondo lui c'è stato un accordo dietro le quinte Lega-M5S. "Questo non possiamo saperlo".
Berlusconi ha risposto duramente: "Voti della Lega a Bernini rompono la coalizione"
Berlusconi ha commentato con una nota l'annuncio di Salvini: "Voti della Lega a Bernini al Senato rompono la coalizione". Questo atto per il cavaliere è una dichiarazione di guerra da parte di Salvini: "I voti ad Anna Maria Bernini strumentalmente utilizzata sono da considerarsi un atto di ostilità a freddo della Lega che da un lato rompe l'unità della coalizione di centrodestra e dall'altro smaschera il progetto per un governo Lega-M5s". E intanto il leader di Forza Italia ha convocato un vertice con i suoi a Palazzo Grazioli.
Anche Umberto Bossi è presente alla riunione dello stato maggiore di Forza Italia. Il fondatore della Lega è giunto in auto senza rilasciare dichiarazioni ai cronisti.
Rosato: "Il Pd non voterà la Bernini. Alla Camera continuiamo a votare scheda bianca"
"Non votiamo neanche la Bernini. Rimaniamo sulla stessa posizione". Così Ettore Rosato (Pd) risponde a chi gli chiede di commentare l'annuncio dato da Salvini in favore di Bernini per la presidenza del Senato. "Alla Camera, dove oggi si terrà la terza votazione il Pd continuerà a votare scheda bianca". Questa è l'ipotesi che piace ai renziani, poiché ritengono che se il Pd proponesse un nome come Luigi Zanda o Emma Bonino potrebbe ricevere il voto di M5s, voto che si ripeterebbe al ballottaggio consentendo l'elezione del candidato Dem e dando una "prova di inciucio" agli elettori.Di diverso avviso il leader della minoranza dem Andrea Orlando: "Io credo che se salta l'accordo tra M5s e centrodestra, noi dobbiamo cercare di avere un ruolo" nell'elezione dei presidenti di Camera e Senato. "Il rischio di una strumentalizzazione c'è in entrambe le scelte", cioè quella che il Pd voti sempre scheda bianca o che proponga un proprio candidato; tuttavia se quell'accordo per qualche motivo salta, non dobbiamo rinunciare ad avere un ruolo, avanzando una candidatura".
Presidente del Senato, va a vuoto anche il secondo scrutinio: nessun accordo
Nessun presidente eletto nemmeno al secondo scrutinio al Senato, esattamente come accaduto alla Camera. Anche a questa tornata, il presidente pro-tempore, Giorgio Napolitano, si è trovato a scrutinare centinaia di schede bianche e alcuni voti dispersi. La maggioranza richiesta era di 161 voti, come per la precedente votazione. Moltissime schede bianche, tre schede nulle, 57 voti per la forzista Anna Maria Bernini, uno per l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, uno per Roberto Calderoli, due per Emma Bonino,
Dal terzo scrutinio in poi, il centrodestra dovrebbe votare compatto Paolo Romani, nonostante il rifiuto del Movimento 5 Stelle. Qualora il Pd dovesse propendere per la scheda bianca o votare il candidato di Forza Italia, Romani domani avrebbe grandi possibilità di diventare il nuovo presidente del Senato. Per capire cosa potrebbe accadere, però, si dovranno attendere le trattative notturne o al più tardi la mattinata di sabato 24 marzo. In lizza però al momento, oltre a Romani, ci sarebbe anche la forzista Bernini -votata in blocco dalla Lega senza anticipare la decisione a Berlusconi – e su cui la stessa Forza Italia pareva stesse puntando nei giorni scorsi. Il Pd però sembra non essere intenzionato a sostenere nemmeno lei.
Salvini ha votato per la Bernini al Senato per superare lo stallo
Colpo di scena da parte della Lega: Matteo Salvini ha annunciato di aver votato a sorpresa per la Bernini (FI), e di non sostenere più il candidato indicato da Berlusconi, cioè Romani, uomo che il M5S non è disposto a votare, perché condannato: "Per uscire dal pantano, vogliamo che il Parlamento inizi a lavorare al più presto possibile. Non abbiamo chiesto nulla per noi, ma qui si fa notte e quindi abbiamo scelto di votare un candidato di centrodestra, di Forza Italia. Un atto di amore verso il parlamento e verso il centrodestra: per senso di responsabilità abbiamo votato Anna Maria Bernini". Ora la palla passa ai 5 Stelle, che potrebbero così decidere più liberamente se votare la senatrice di Forza Italia, dopo quello che può essere letto come un "passo indietro" da parte del centrodestra.
La Bernini ha ricevuto in tutto 57 voti nella seconda votazione alla presidenza del Senato. Poi sono state conteggiate tre schede nulle, una per Giorgio Napolitano, una per Roberto Calderoli e due per Emma Bonino. "Ho avvisato della nostra scelta di Bernini solo Silvio Berlusconi: non ho avuto alcun contatto, non c'è stato alcun vertice con i 5 Stelle". Ha spiegato Matteo Salvini lasciando il Senato. "Della notizia – ha proseguito il leader della Lega – Berlusconi ha preso atto". A chi gli chiedeva se sulla Bernini ci fosse una convergenza con M5S, se Di Maio fosse il regista e il "mandante" dell'operazione, Salvini ha risposto: "ma quale mandante, noi puntiamo a uscire dal pantano".
"L'unico modo per evitare l'abbraccio PD-5Stelle per eleggere il Presidente del Senato è scegliere un candidato del centrodestra che abbia il maggior gradimento possibile". Spiega ancora Matteo Salvini in una nota.
Presidente della Camera, ancora nessun eletto: al secondo voto prevalgono le schede bianche
Non si sblocca la situazione alla Camera per l’elezione del presidente dell’aula di Montecitorio: anche al secondo scrutinio arriva una fumata nera. Come nella prima votazione di questa mattina, tutti i partiti hanno optato per la scheda bianca, rinviando ogni decisione a domani, quando si dovrebbe procedere con la terza e la quarta votazione. Oltre alle schede bianche, si sono registrate anche alcune schede nulle e qualche voto per singoli deputati, esattamente come avvenuto nella prima votazione di questa mattina. Tra i nomi votati (tutti con pochissime preferenze, al massimo tre, ma con più casi rispetto alla prima votazione) ci sono quelli di Nico Stumpo, Roberto Fico, Debora Serracchiani, Rossella Muroni, Renato Brunetta, David Ermini e Maurizio Lupi. Il candidato che ha raccolto più voti è Davide Tripiedi, con quattro preferenze. In totale erano presenti 611 deputati e la maggioranza necessaria era fissata a 408. Le schede bianche sono state 577, quelle nulle 6, i voti dispersi 12. Al termine della seduta e dopo una breve riunione tra i capigruppo, si è deciso di procedere subito con la terza votazione: la seduta è stata convocata alle ore 18.05 di quest'oggi.
Le trattative tra i partiti proseguiranno dopo la seconda fumata nera: per l’elezione del presidente della Camera al secondo scrutinio era necessario raggiungere la maggioranza dei due terzi dei presenti. Per ora il dialogo si è arenato soprattutto sul nome del possibile presidente del Senato: secondo un accordo quasi raggiunto negli scorsi giorni, la presidenza di Palazzo Madama spetterebbe al centrodestra, quella di Montecitorio al MoVimento 5 Stelle. Ma il M5s non vuole trattare con Berlusconi e ha già detto no al nome da lui proposto, quello di Paolo Romani. Fi, però, sembra voler tirare dritto su Romani e per sbloccare l’impasse Salvini potrebbe chiedere al suo alleato un ripensamento che al momento sembra però improbabile.
Berlusconi tira dritto: "Romani è l'unico candidato del centrodestra. Salvini dica cosa vuole fare"
Silvio Berlusconi non ha alcuna intenzione di cambiare idea e ribadisce che il candidato per la presidenza del Senato del centrodestra rimarrà Paolo Romani, nonostante il veto imposto dal Movimento 5 Stelle. È quanto si apprende da fonti parlamentari, le quali sostengono che l'ordine sarebbe stato ribadito dal leader di Forza Italia allo stato maggiore del suo partito. Per Berlusconi, dunque, la linea non cambia e dovrà essere Matteo Salvini a fare chiarezza, specificando che cosa intende fare. Forza Italia proseguirà a votare scheda bianca anche nella seconda votazione, come già annunciato, e se la situazione non dovesse sbloccarsi dalla terza voterà compattamente Paolo Romani. “In base agli accordi assunti tra i leader del centrodestra e confermati da ultimo ieri sera nella riunione dei capigruppo, il presidente Berlusconi e Forza Italia alla terza votazione al Senato confermano l’indicazione di voto del senatore Paolo Romani come candidato di centrodestra”, si legge nella nota diramata dal partito.
Salvini: "Sbagliati i veti del M5s su Berlusconi ma anche arroccarsi su un solo nome"
Continua lo stallo delle trattative per l’elezione dei presidenti delle due Camere, dopo la fumata nera nel primo scrutinio sia a Montecitorio che a Palazzo Madama. Matteo Salvini, leader della Lega, sostiene che sbagliano i Cinque Stelle a non voler incontrare Silvio Berlusconi: “Il M5s sbaglia a porre veti – afferma lasciando l’aula – ma sbaglia anche chi si arrocca su un solo nome: ognuno di noi, in questo momento deve parlare con tutti e mettersi di lato di qualche centimetro, noi della Lega ci siamo messi di lato di un chilometro”.
Salvini ribadisce che la sua opinione non è cambiata rispetto agli ultimi giorni: “È la mia posizione, che è la stessa di ieri e dei giorni scorsi”. Secondo il leader della Lega, comunque, “è giusto parlare con chiunque sia stato votato dagli italiani”. Salvini si dice però fiducioso che entro sabato sera si possano chiudere le trattative e arrivare all’elezione dei presidenti delle due Camere.
Allo stesso tempo, secondo quanto fatto trapelare da fonti leghiste, Salvini potrebbe decidere di chiedere a Forza Italia di puntare su un altro candidato e di rinunciare al nome di Paolo Romani, che sia M5s che Pd non vorrebbero votare. Così il leader del Carroccio potrebbe chiedere al suo alleato di cambiare il nome su cui puntare alla terza votazione del Senato. Negli scorsi giorni erano stati fatti i nomi di Anna Maria Bernini ed Elisabetta Casellati come possibili candidate e queste potrebbero essere due delle opzioni in campo. Spetta comunque a Forza Italia avanzare nuove candidature e se dovesse farlo potrebbe essere più facile chiudere la partita, stando a ciò che affermano le fonti della Lega. Ma, al momento, Berlusconi sembra intenzionato a rimanere sul nome di Romani.
"Il mio auspicio è questo, lavoriamo per avere i presidenti delle Camere entro sabato pomeriggio. Se tutti si mettono a disposizione, facendo quello che ha fatto la Lega, cioè un passettino indietro, si chiude", ha dichiarato Matteo Salvini al Corriere della Sera. Per quanto riguarda il rifiuto del M5S, che si oppone alle trattative con Silvio Berlusconi, Salvini ha replicato: "Sbagliano. Chiunque sia stato votato dagli italiani ha dignità per essere un interlocutore, poi può essere simpatico o antipatico, però chiunque abbia preso il voto degli italiani è un interlocutore. Io parlo con tutti".
Elezioni presidente del Senato, fumata nera al primo scrutinio
Il primo scrutinio al Senato non ha dato risultati, una vera e propria "fumata nera" prevedibile già dalla serata di ieri, quando al termine dell'incontro tra i capigruppo era pressoché certo l'annullamento dell'accordo istituzionale tra centrodestra e M5S a causa del rifiuto dei pentastellati a sostenere la candidatura di Paolo Romani per la presidenza di Palazzo Madama. Come anticipato da tutti gli schieramenti in campo, al primo scrutinio è stata votata "scheda bianca" dalla maggioranza dei neo-senatori, ad eccezione di un voto per Fabio Di Micco, uno per Roberto Calderoli, uno per Giorgio Napolitano, uno per Paolo Romani, uno per Emma Bonino. Per questa prima chiama, a scrutinio segreto, erano richiesti 161 voti per l’elezione. In tutto, le schede bianche sono state 312 e cinque i voti dispersi.
Scontro Salvini-Boldrini su Twitter. L'ex presidente della Camera: "Sei ossessionato da me"
Nel primo giorno della nuova legislatura, il leader della Lega, Matteo Salvini, saluta con un post molto ironico l'ex presidente della Camera, Laura Boldrini. Una fotografia e la scritta "Bye-Bye presidente". Boldrini ha prontamente risposto al tweet di Salvini scrivendo: "Ancora tu? Ma le trame per andare al governo non ti impegnano già abbastanza? Attento che mentre scrivi tweet su di me ti sfilano la poltrona. #TuChiamaleSeVuoiOssessioni".
Il risultato della prima votazione per l'elezione del presidente della Camera
Nulla da fare alla prima votazione per l’elezione del presidente della Camera. Come previsto nessun candidato è riuscito a ottenere una maggioranza tale da permettere l’elezione: sarebbero serviti 420 voti al primo scrutinio. Quasi tutti i partiti hanno deciso di votare scheda bianca, rinviando così ogni decisione ai prossimi scrutini e alle trattative che andranno avanti nelle prossime ore. Tra i pochissimi deputati che hanno ricevuto qualche voto (non più di due a testa) ci sono stati Maurizio Lupi, Alfonso Bonafede, Davide Tripiedi, Nico Stumpo, Rossella Muroni, Renato Brunetta, David Ermini. Da segnalare anche 18 scheda nulla. In totale erano presenti e hanno votato 620 deputati: 592 sono state le schede bianche.
Questa mattina sia il MoVimento 5 Stelle che il Partito democratico, seguiti poi da Forza Italia e Lega, avevano fatto sapere che avrebbero votato scheda bianca in questo primo scrutinio, in attesa di trovare un accordo tra le parti. La richiesta avanzata da tutte le forze politiche è quella di trovare una figura di garanzia per Montecitorio, ma per il momento non sono stati fatti nomi ufficiali. Inizialmente si era parlato della possibilità di eleggere un presidente del M5s alla Camera e uno del centrodestra al Senato: a Montecitorio in pole position c’è Roberto Fico, indicato dal MoVimento come candidato più probabile. Ma in attesa di un accordo si passa alla seconda votazione che arriverà nel pomeriggio e che dovrebbe concludersi, anche quella, con un nulla di fatto.
Brunetta: "Dal terzo scrutinio votiamo Romani. Nessuno può dirci chi è il leader del centrodestra"
Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati, ha dichiarato che i forzisti voteranno scheda bianca in Aula per ai primi due scrutini, mentre dal terzo giro al Senato tutti i parlamentari di centrodestra voteranno per il loro esponente, Paolo Romani. "Non consentiamo a nessuno di decidere chi siano i leader del centrodestra. Per il bene del Paese è giusto che si incontrino i leader per individuare le figure più autorevoli per le presidenze", ha dichiarato l'ex ministro.
Il ritorno di Maria Elena Boschi in Parlamento: "Siamo all'opposizione e ci resteremo"
Dopo giorni di silenzio e una campagna elettorale defilata, da candidata del Pd in un collegio blindato in Trentino Alto Adige, la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi torna alla Camera dei deputati e torna a scrivere di politica attraverso i suoi canali social. Su Facebook la Boschi, dopo la sua rielezione a Montecitorio e durante la prima seduta della nuova legislatura, scrive: "Ricominciamo da qui, nell’aula in cui cinque anni fa ha avuto inizio questa grande avventura. L’emozione, l’onore e la responsabilità di servire il nostro Paese e rappresentare i nostri elettori ed elettrici si fanno sentire con la stessa forza del primo giorno. In questa legislatura onoreremo il nostro impegno e i nostri doveri dai banchi dell’opposizione, come hanno voluto gli elettori. Lo faremo con responsabilità e con la consapevolezza di servire ancora una volta ogni giorno il Paese più bello del mondo", scrive concludendo con l'hashtag #avanti, utilizzato anche su Twitter.
Bossi: "Salvini sbaglia a trattare con M5S, meglio aprire al Pd"
Per il senatore di ritorno, Umberto Bossi, un'alleanza tra Movimento 5 Stelle e Lega sarebbe un errore e Salvini farebbe meglio a guardare al Partito Democratico. In un'intervista concessa al Corriere della Sera, il fondatore della Lega Nord ha spiegato:
E quindi se Matteo Salvini e Luigi Di Maio decidessero di sostenere insieme un governo? «Salvini e Di Maio?
Chi si assomiglia si piglia, ma noi non possiamo andare con quelli là. Per il Paese sarebbe un salto nel vuoto. La ricetta dei 5 Stelle ci riporta alla cassa del Mezzogiorno. E invece dobbiamo subito intervenire perché l’Italia è seduta su tre bombe atomiche».Quali bombe?
«Il sistema pensionistico, i giovani e la sanità».Condivide le mosse fatte da Salvini finora?
«Io avrei trattato molto più con la sinistra che con i 5 Stelle».Perché?
«Perché li conosciamo. Perché sappiamo che cosa è il Pd. Perché ci aiuterebbero a portare a casa l’autonomia».
A proposito: Berlusconi l’ha sentito in questi giorni?
«Lo vedrò venerdì. Gli dirò che bisogna guardare di più al Pd. E poi ho in testa un modo per uscire dall’impasse in cui ci troviamo. Ma non lo racconterò certo ora».
Il neo-senatore Renzi offre caffè a 10 colleghi e dichiara: "Ora starò zitto per due anni"
Il neo-senatore Matteo Renzi, arrivato alla buvette di Palazzo Madama, ha offerto caffè a 10 colleghi e ha scherzato: “Ora sto zitto per due anni”. Salutando i senatori che lo incrociano, ai giornalisti ha dichiarato "non parlo” e si è recato verso gli uffici del gruppo del Partito Democratico per firmare l'adesione.
Giachetti apre la prima seduta della Camera: "Abbiamo mortificato le istituzioni"
È spettato a Roberto Giachetti il ruolo di presiedere la prima seduta della Camera dei deputati della diciottesima legislatura. E le prime parole sono state rivolte al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che “nel suo ruolo quotidianamente interpreta con saggezza ed equilibrio il dettato costituzionale”. Giachetti ha ricordato il rapporto avuto nella scorsa legislatura tra i membri dell’ufficio di presidenza: Laura Boldrini, Luigi Di Maio, Simone Baldelli: “Mai sono mancate tra noi collaborazione e solidarietà, premesse indispensabili per la conduzione di questa istituzione”.
“È doveroso constatare – secondo Giachetti – in questa legislatura una maggiore presenza rispetto al passato di donne e giovani deputati, tuttavia – soprattutto in merito alle donne – non è ancora sufficiente. Lasciatemi inoltre rivolgere l’auspicio che sul tema del femminicidio, che sta divenendo una vera emergenza nel nostro paese, tutti ci si impegni non solo con la repressione. C’è u evidente problema culturale ed è arrivato il momento che noi ce ne assumiamo le responsabilità con la consapevolezza di quanto sia importante il nostro impegno”.
Giachetti ha ricordato come in questi giorni ricorrano due importanti anniversari come quello dell’uccisione di Aldo Moro e della sua scorta e quello delle Fosse Ardeatine. Giachetti ha poi continuato: “Il Parlamento è il cuore della democrazia, è il luogo in cui gli antagonismi politici devono trovare” una soluzione, secondo il deputato del Pd. “La campagna elettorale è finita – ha continuato – si apre oggi un’altra fase. L’urgenza che dobbiamo avvertire è quella di onorare il mandato che i cittadini ci hanno conferito non tradendo la loro fiducia. La prima azione da fare è parlare una lingua di verità e la prima verità che dobbiamo rivelarci riguarda la complicità di parte di noi classe politica nella mortificazione delle istituzioni. Per imprimere un mutamento positivo alla dinamica democratica bisogna intervenire prioritariamente sul nostro comportamento”.
“La politica è bella – ha concluso Giachetti – facciamo in modo che smetta di essere un bersaglio e che torni a essere percepita come un vero segnale di speranza. La politica nasce nelle piazze e nelle istituzioni trova il suo compimento”. Giachetti ha concluso il suo intervento citando le parole di Marco Pannella e ha poi dato il via alle operazioni di voto dell’aula di Montecitorio per eleggere il nuovo presidente dell’assemblea.
Di Maio: "Non farò mai un patto del Nazareno, mai inciuci con Berlusconi"
Il leader del MoVimento 5 Stelle interviene direttamente nelle polemiche di queste ore, con un post sul blogdellestelle in cui spiega le ragioni del suo no a trattare direttamente con Silvio Berlusconi. Una linea che, al momento, concorre a determinare lo stallo in cui si trovano le trattative per l'elezione dei Presidenti di Camera e Senato e che potrebbe rappresentare solo l'antipasto di ciò che vedremo durante le consultazioni con Sergio Mattarella:
Nelle ultime ore stiamo assistendo a veti da parte di qualcuno che cerca una legittimazione che gli italiani non gli hanno dato. Io lo dico subito: un Nazareno bis non lo farò mai, non porterò mai il MoVimento a fare una cosa del genere.
Siamo la forza del cambiamento e sono orgoglioso della nostra compattezza granitica sui valori. Cambieremo il Paese con l'integrità, la coerenza e con il nostro metodo e questo cambiamento inizia con la presidenza della Camera. Siamo forti del mandato che ci hanno dato i cittadini e le altre forze politiche devono venire a parlare con noi.
Negli scrutini di oggi voteremo scheda bianca perché per il bene delle persone che vogliamo candidare alle presidenze non possiamo esporle ai giochi dei partiti finché non sarà chiaro il metodo con cui si vuole procedere. Nei prossimi giorni sapremo se per le altre forze politiche la volontà popolare conta ancora qualcosa oppure no.
Oggi i nostri portavoce sono chiamati a essere il cambiamento che rappresentiamo e ad essere da esempio per i cittadini lì fuori, perché come diceva Gianroberto Casaleggio "le parole volano, gli esempi restano".
Napolitano: "Voto ha premiato le forze di più radicale rottura col passato, respingendo il Pd"
La prima seduta del Senato nella diciottesima legislatura viene aperta da Giorgio Napolitano, presidente emerito della Repubblica, e senatore più anziano tra quelli in aula. “Gli elettori – esordisce Napolitano – hanno premiato le forze politiche che hanno espresso la posizione di più radicale contestazione e di rottura rispetto al passato. Il partito che ha guidato tre esecutivi è stato respinto”. "Il voto del 4 marzo – aggiunge – ha rispecchiato un forte mutamento nel rapporto tra gli italiani e la politica quale si era venuta caratterizzando da non pochi anni a questa parte". Le elezioni dimostrano inoltre "quanto poco avesse convinto l'autoesaltazione dei risultati ottenuti negli ultimi anni da governi e partiti di maggioranza".
L’analisi del voto di Napolitano prosegue: “Nessuna delle forze premiate dagli elettori ha conquistato la maggioranza assoluta dei seggi nelle due Camere. Occorre corrispondere alle scelte del corpo elettorale e delineare la strada per il futuro del Paese. Alcuni elementi possono concorrere a chiarire l’orizzonte, facendo leva sull’interesse generale del Paese”.
L’ex presidente della Repubblica parla poi di Europa: “Nulla può più darsi per irreversibile e scontato. Una parte larga degli elettori vede l’Europa come fonte di divisione e incertezza. Ma resta il solo ancoraggio per l’Italia che vuole contare nel mondo globale. Nel quadro di rapporti giuridici e internazionali nessuno può pensare di ripartire da zero. All’integrazione europea si devono conquiste che nel nostro sentimento ci appartengono e che nessuno di noi può lasciare che si dissolvano”.
“Bene comune del paese – aggiunge – deve essere, per chiunque venga chiamato a governare, la non violenza. Non dimentichiamo gli anni ’70, abbiamo appena ricordato la strage di via Fani e il rapimento di Aldo Moro fino alla sua barbara uccisione, ci resta il lascito prezioso della sua riflessione autocritica e la volontà di dialogo”. “È da considerare meritorio – continua – che le forze che possono essere chiamate a governare il Paese si sono dette responsabili”. E ribadisce che è necessario il “rispetto della volontà popolare e delle prerogative del presidente della Repubblica”, ricordando “la nostra stima e fiducia” nei confronti di Mattarella a cui l’Aula ha tributato un lungo applauso. Napolitano ha anche provveduto alla nomina ufficiale di senatrice a vita di Liliana Segre, anche lei applaudita da tutti i rappresentanti presenti a Palazzo Madama.
Forza Italia voterà scheda bianca alle elezioni per le presidenze di Camera e Senato
Secondo quanto si apprende, anche Forza Italia voterà scheda bianca alle prime votazioni per eleggere i presidenti di Camera e Senato, così come anche il Movimento 5 Stelle, il Pd e Liberi e Uguali. Saltato definitivamente l'accordo per le presidenze di Palazzo Madama e Montecitorio a causa del rifiuto dei pentastellati a sostenere l'elezione di Paolo Romani, il rebus istituzionale appare al momento senza soluzione. Le votazioni andranno dunque probabilmente a protrarsi nel tempo, finché non si troveranno dei nomi capaci di ottenere sostegno trasversale dalla maggioranza delle forze parlamentari in campo.
Liberi e Uguali voterà scheda bianca alle elezioni dei presidenti delle Camere
Non solo il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle voteranno scheda bianca, anche Liberi e Uguali, la formazione capitanata dall'ex presidente del Senato Pietro Grasso, ha dichiarato che voterà scheda bianca durante i primi due scrutini, sia alla Camera che al Senato.
Il Pd voterà scheda bianca ai primi due scrutini per le elezioni dei presidenti delle Camere
Per le prime due votazioni per l'elezione dei presidenti di Camera e Senato il Pd voterà scheda bianca. Oggi sia alla Camera che al Senato si dovrebbero svolgere due votazioni: in entrambe il Partito democratico è intenzionato ad annullare il proprio voto in attesa di un accordo tra le parti e che venga espressa qualche figura di garanzia che rassicuri anche i dem. Maurizio Martina, segretario reggente del Pd, attraverso una nota conferma quanto già fatto sapere ieri sera: "Il Pd vuole garantire a Camera e Senato figure di garanzia e di livello. Mi sembra che le altre forze non abbiano colto l'importanza delle scelte che siamo chiamati a fare. Noi voteremo scheda bianca". Altra conferma arriva dal capogruppo uscente del Pd alla Camera, Ettore Rosato: "Il Pd voterà scheda bianca oggi, come già annunciato ieri, nelle prime due votazioni per i presidenti di Camera e Senato".
"La riunione di ieri sera – afferma Martina – ha confermato ciò che avevamo già previsto: ci troviamo in una fase di empasse determinata dal centrodestra e dal M5s. Il metodo di lavoro che hanno condotto fin qui è chiaramente insufficiente vista la delicatezza di questo passaggio. Hanno deciso di giocare diverse parti in commedia. Nessuno di loro si assume una responsabilità piena e invece gioca sui tatticismi. Così il groviglio anziché districarsi si complica. Dobbiamo riconosce che lo stallo dell'iniziativa è conclamato".
Elezioni presidenze delle Camere, il Movimento 5 Stelle voterà scheda bianca
L'intesa tra centrodestra e Movimento 5 Stelle è definitivamente saltata. I pentastellati hanno ribadito il loro "no" all'elezione del forzista Paolo Romani a presidente del Senato in quanto condannato in via definitiva, e ora è a rischio anche l'elezione dell'ortodosso Roberto Fico a presidente della Camera. I gruppi parlamentari, riunitisi ieri sera a Montecitorio su convocazione del Movimento 5 Stelle, non hanno trovato alcun accordo trasversale. Unica certezza: il Movimento 5 Stelle voterà scheda bianca ai primi due scrutini, mentre il Pd farà lo stesso solo al primo scrutinio. Visti i numeri dei vari gruppi parlamentari sia alla Camera che al Senato, è di fatto pressoché impossibile eleggere i presidenti senza un accordo trasversale "di maggioranza", dunque il voto potrebbe protrarsi oltremodo.
Sfuma l'accordo sui presidenti della Camere: M5S e Pd voteranno scheda bianca
Parte ufficialmente la XVIII legislatura e nella giornata di oggi, venerdì 23 marzo, si insedieranno le Camere e si procederà con l'elezione dei presidenti di Palazzo Madama e Montecitorio, rispettivamente la seconda e la terza carica dello Stato. Il rebus istituzionale, però, appare di difficile soluzione. Sebbene fino a qualche giorno fa sembrava che fosse stato trovato un accordo tra il centrodestra e il Movimento 5 Stelle – che avrebbero avuto diritto rispettivamente alla presidenza del Senato e a quella della Camera – a un certo punto l'alleanza è saltata. Forza Italia ha proposto il nome di Paolo Romani per la presidenza di Palazzo Madama, un nome che i pentastellati si rifiutano di appoggiare in quanto il senatore ha alle spalle una condanna definitiva per peculato. L'appoggio negato a Romani, però, potrebbe mettere in bilico anche l'elezione del pentastellato Roberto Fico alla presidenza della Camera, perché il centrodestra potrebbe far mancare i voti per ripicca.