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Convenzione PD, i renziani dicono no al rinvio delle primarie. Scontro Orlando – Renzi

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Il congresso del Partito Democratico giunge al terzo atto, quello che precede le primarie vere e proprie, aperte a tutti, che si svolgeranno domenica 30 aprile nei gazebo disseminati in tutta Italia. Boccia, sostenitore della mozione Emiliano, ha chiesto il rinvio delle primarie a causa dell'infortunio del presidente della Regione Puglia. I renziani, però, non cedono: "La macchina è ormai già in moto".

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Verso le primarie, l'ultimo step: la Convenzione nazionale del Partito Democratico

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All'Hotel Ergife di Roma, dalle 10 del mattino di oggi, è in corso la Convenzione nazionale del Partito Democratico, l'ultimo step congressuale che separa dalle primarie vere e proprie del prossimo 30 aprile. In questa giornata, dopo la votazione nei circoli territoriali e le Convenzioni provinciali, verrà votata una nuova Presidenza che avrà in compito di traghettare il partito verso le primarie e assicurare il corretto svolgimento dei lavori. La presidenza sarà costituita da un rappresentante per ciascuna mozione congressuale. Le votazioni nei circoli territoriali, svoltesi da fine marzo al 2 aprile, hanno stabilito i rapporti di forza tra i candidati all'interno del Pd, nonché l'effettivo sostegno degli iscritti. Sia Matteo Renzi, che Michele Emiliano che Andrea Orlando hanno superato la soglia minima di accesso alle primarie fissata al 5%. Durante le Convenzioni provinciali, invece, gli iscritti hanno designato i 1000 delegati che rappresenteranno i tre candidati alla Convenzione nazionale di oggi. Nel corso della mattinata, verranno comunicati ufficialmente i risultati delle votazioni nei circoli e in seguito i tre candidati alla segreteria del Partito Democratico interverranno dal palco dell'hotel per presentare la propria mozione congressuale e comunicare le linee programmatiche che intendono perseguire. Al termine della Convenzione, saranno presentate le liste a sostegno delle candidature, la cui scadenza è fissar per lunedì 10 aprile. Da queste liste verranno eletti i mille delegati all'Assemblea Nazionale che si svolgerà dopo il 30 aprile.

A cura di Charlotte Matteini
12:56

Renzi: "Non consegneremo il Paese a Grillo e al centrodestra"

matteo renzi 33

Intervenendo dal palco dell'Hotel Ergife di Roma, il candidato alla segreteria del Partito Democratico ed ex presidente del Consiglio Matteo Renzi ha presentato la sua mozione congressuale. "Il nostro popolo non ci segue più? Sono d'accordo. Vogliono che parliamo dell'Italia, non dei nostri scontri interni. Non mi scontrerò con Orlando ed Emiliano, i nostri nemici sono Grillo e Salvini. Dobbiamo impegnarci per non consegnare il Paese a Grillo e al centrodestra", ha detto Renzi nel corso del suo intervento, ribadendo però che comunque finiscano le primarie del 30 aprile, chi perderà dovrà essere disposto a lavorare per l'unità del partito e a rispettare le regole. "Le regole nella casa si rispettano tutti e non si passano i prossimi quattro anni a bombardare il quartier generale con i distinguo e i ‘non sono d’accordo con nulla'. Quelli che perdono e danno la colpa agli altri sono dei quaquaraquà. Io ho perso, ho ammesso le mie colpe, mi sono preso le mie responsabilità e mi sono dimesso. Non fidatevi di chi perde e resta incollato alla sua poltrona e trova solo dei capri espiatori”, ha spiegato Renzi.

"Proviamo a immaginare il futuro. Il M5s a Ivrea ha lanciato un'Opa sul futuro dell'Italia, ha raccontato l'orizzonte e se l'è intestato. Il futuro lo rivendichiamo da questa parte del campo: la sfida la accettiamo a viso aperto, non ci fanno paura, non abbiamo timidezza o disagio.  La sfida non è giocare alle differenze con il proprio compagno di strada, ma è il futuro da giocare contro il Movimento 5 Stelle. Dinastia contro democrazia, paura contro scienza, queste sono le differenze tra noi e M5S", ha proseguito Matteo Renzi. "Io credo nella scienza, nei medici, nella mammografia. Non alla paura e alle scie chimiche. Io credo nel lavoro, non nell'assistenzialismo. Questa è la differenza tra Pd e Movimento 5 Stelle. Noi siamo dalla parte dei giudici, dell'onestà. Non prendiamo lezioni da chi è condannato".

Nel corso dell'intervento, Matteo Renzi torna ad attaccare l'Europa. "Europa sì, ma non così. Io rivendico ogni euro speso in cultura e sicurezza. Non ci stiamo più al ‘ce lo chiede l'Europa. Il Pd chiederebbe di mettere il veto se qualcuno proponesse di inserire il fiscal compact nei trattati istitutivi dell’Ue. Non credo che accadrà, ma se accadesse che qualcuno in Europa immagina di mettere il fiscal compact dentro i trattati istitutivi dell’Ue, sappia che il Pd proporrà di mettere il veto. L'Unione europea non può essere quella che durante i giorni del terremoto manda la letterina imponendoci di correggere i conti dello zero virgola. Noi siamo per la democrazia e contro la burocrazia. Dobbiamo investire in cultura, sui giovani, sul lavoro. Il mio governo ha fatto tanto: lotta all'evasione fiscale, che ha raggiunto i risultati migliori di sempre. Abbiamo ridotto le tasse alle imprese, ma non abbiamo fatto abbastanza per le famiglie. Abbiamo fatto dei passi avanti nei diritti, la legge sulle unioni civili, il ‘dopo di noi', la cooperazione internazionale. Potevamo fare di più e di meglio? Certo che potevamo farlo, ma intanto abbiamo fatto", sottolinea l'ex presidente del Consiglio.

A cura di Charlotte Matteini
12:17

Emiliano: "Molti elettori ci hanno abbandonato. Dobbiamo tornare ad ascoltare le persone"

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michele emiliano

Intervenendo via video-messaggio alla Convenzione Pd, Michele Emiliano, costretto in ospedale a causa di un recente infortunio al tendine di Achille, ha presentato la propria mozione e le proprie linee programmatiche: "Sono molto dispiaciuto di non poter essere lì con voi: avrete appreso di un piccolo infortunio che sto cercando di superare il più in fretta possibile. Sono dispiaciuto, soprattutto perché questo partito avrebbe bisogno di alto contatto umano. Avrebbe bisogno, non solo di incontri, ma anche di pensieri comuni. Questa è la cosa che mi ha stupito di più ieri, mentre riflettevo in una diretta Facebook con migliaia di potenziali elettori del partito democratico, che mi hanno comunicato le loro idee, le loro riflessioni, le loro tristezze. Anche le incomprensioni, le ragioni per le quali stanno pensando di abbandonare il Pd e di non votarci. Ecco, queste persone avevano una grande speranza in noi. Pensavano che noi avremmo costruito sul territorio un grande cervello collettivo, un intellettuale collettivo, un luogo dove pensare alle cose da fare, progettare ai programmi di governo delle città e del Paese, partecipare alla costruzione degli Stati Uniti d’Europa, immaginare politiche migratorie di gestione dell’emergenza, idee per limitare il dissesto idrogeologico, per dare al Pd quell’impronta ambientalista che è nel nostro dna e non può trasformarsi in una prevalenza delle idee dell’industria sull’agenda e sulle necessità della salute delle persone", spiega Michele Emiliano.

"Tutti noi abbiamo l’idea del Pd come il grande luogo del progresso, il grande luogo della giustizia. Noi siamo il partito nato dalla Resistenza, dal movimento operaio, dal movimento dei contadini. Siamo quelle persone che hanno consentito a Pio La Torre di far approvare le leggi più importanti del mondo in materia di lotta alla mafia. Siamo quelle persone che hanno alla fine, sia pure con tanta fatica, dato vita alla legge sui diritti civili, una cosa per la quale ovviamente io non posso che ringraziare anche la passata gestione del partito democratico. Siamo quel luogo nel quale la salute pubblica dovrebbe essere centrale, e non invece un cestino dal quale prendere i soldi quando questi non bastano. Ecco, avremmo voluto avere un Pd più capace di stare vicino a chi non conta nulla, più capace di contrastare la povertà nei quartieri anche di avere una concezione della militanza, non solo come riflessione politica in vista di obiettivi elettorali, ma anche di gestione del quotidiano", commenta il candidato alla segreteria del Partito Democratico.

"Ho avuto un’esperienza bellissima come sindaco di Bari e mi sono accorto che la politica non è fatta solo di grandi decisioni, di grande comunicazione, di slide o di tutti quegli elementi che sono indispensabili, parliamoci chiaro, sono utili, ma non sono il cuore della questione. Comunicazione e contenuto sono entrambi importanti, ma capirete, che, senza contenuto, la comunicazione finisce qualche volta persino per irritare. Non siamo stati capaci di discutere insieme neanche la riforma costituzionale, non perché non fosse necessaria o non fosse uno degli elementi sui quali il Pd avrebbe dovuto intrattenersi, ma avremmo forse potuto viverla diversamente, in maniera più distaccata. Devo dire che lo stesso segretario ha ammesso che probabilmente se l’avessimo vissuta di più come un atto collettivo, e non come un atto individuale, sarebbe potuta andare meglio", ha proseguito Emiliano.

"Ecco, mi sono trovato spesso in alcune difficoltà proprio nella relazione col partito. Mi sono trovato nella difficoltà di dialogare col governo. Ed ero, tutto sommato, il presidente di una regione. Mi piacerebbe, per esempio, che i sindaci italiani fossero più ascoltati dal partito e fossero in qualche modo anche gestiti con una maggiore libertà. I sindaci non sono semplicemente dei militanti o delle cinghie di trasmissione delle linee politiche del partito. Essi sono autentici mediatori dei rapporti sul territorio. Sono quelle persone che hanno contatto con la gente, che sanno fino in fondo che cosa significa dar vita a un sistema che funziona o che non funziona. Se, nei loro quartieri, il sistema del trasporto non va bene, non sono certamente le grandi riflessioni in una direzione politica che li aiutano a rimediare a quegli errori ma l’ascolto delle persone".

"Ecco il Pd dovrebbe essere un luogo capace di tenere in mano i numeri, di ascoltare le persone, di non prendere decisioni senza avere approfondito, in maniera puntuale, i dati di ogni questione e naturalmente, siccome tutto questo non può essere fatto da un uomo solo, noi dobbiamo costruire il Pd come una grande squadra, nella quale, a seconda dei ruoli, possiamo mettere in campo i migliori. I migliori sono dappertutto, non solo in alcuni luoghi o tra i più fedeli o tra i meno rompiscatole. I migliori posso avere anche caratteri difficili, possono essere persone, diciamo così, non propriamente facili da blandire, ma io credo che il Pd abbia sempre avuto, e spero continui ad avere, la forza di gestire il dissenso".

"Ci siamo, a un certo punto, addirittura divisi di recente, per la nostra difficoltà nel gestire il dissenso. Mi sarebbe piaciuto che il Pd si dedicasse maggiormente alla costruzione di un pluralismo di gestione del partito, in modo tale da evitare questo progressivo indebolimento della nostra comunità. Moltissimi sono gli elettori che ci hanno abbandonato, o che ci votano perché ancora sperano e si forzano in questa idea, ma io invece credo che dovremmo tornare ad essere un partito capace di progettare il futuro, senza fretta, senza quella fretta che ci ha fatto, alle volte, compiere errori gravissimi. Abbiamo, per esempio, fatto una riforma delle province che poi non è stata completata dalla riforma costituzionale che quest’inverno ci ha messo in gravissima difficoltà nella gestione delle scuole, nella gestione delle strade, nel ripulirle dalla neve. Insomma ci sono una serie di modalità che noi dobbiamo riprendere in mano, a partire anche da queste vicende legate al tesseramento".

"Io non so se sia vero che ci sono migliaia e migliaia di tessere che sono state fatte dopo la scadenza del tesseramento né mi interessa, a questo punto. Quello che è certo è che molto spesso chi milita, chi è dentro i circoli, chi si sacrifica tutti i giorni, qualche volta mettendo mano al proprio portafoglio, per far funzionare il luogo dove fa politica, spesso e volentieri si è sentito scavalcato, pochi giorni prima delle grandi decisioni, dei congressi, poco prima dei voti più importanti, da persone che erano diciamo apparse nel partito tutto a un tratto".

"Iscriversi a un partito non significa solo alla fine fare la conta delle figurine, ma significa avere la capacità di contare sulle decisioni del partito stesso. Insomma, quando abbiamo deciso di cambiare l’articolo 18, una discussione vera dentro al partito, nei circoli, l’avremmo potuta fare. Quando abbiamo deciso di mettere mano alla Costituzione e di cambiarla profondamente, avremmo potuto discutere anche dentro la struttura del partito, e aprire ed evitare molti degli errori che sono stati compiuti nella strutturazione di questa riforma. Ho provato molte volte ad evitare questi errori e sono stato spesso scambiato per un rompiscatole, per un semplice “bastian contrario”. Mi dispiace, se questa cosa è apparsa fastidiosa, però in molte delle questioni che ho posto, in tutta sincerità, mi sono sentito confermato dai fatti successivamente avvenuti".

A cura di Charlotte Matteini
12:03

Orlando: "Abbiamo fatto le riforme senza consenso e ci hanno sbattuto la porta in faccia"

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andrea orlando 3

A ridosso dell'apertura della Convenzione nazionale del Partito Democratico, il ministro della Giustizia Andrea Orlando attacca il Partito Democratico dal palco dell'Hotel Ergife: "Mi sono battuto per sì al referendum, ma dal giorno dopo ho sperato che vittoria del no potesse farci riflettere. Se i giovani votano e voltano le spalle al governo più giovane della Repubblica, ci vogliamo chiedere il perché? Usciamo dalla presunzione di bastare a noi stessi, è questo il nostro problema. La competizione interna non è sufficiente a risolvere i nostri problemi. La nostra necessità di riscatto non può limitarsi alla volontà di rivincita. Il voto del 4 dicembre c’ha sbattuto in faccia una radiografia del Paese. Una buona fetta del nostro elettorato potenziale ci ha voltato le spalle e sbattuto la porta in faccia. Il nostro problema è stato aver fatto le riforme senza un popolo”., ha spiegato il ministro della giustizia e candidato alla segreteria del Partito Democratico.

“Rischiamo di commettere un errore grande, inseguire le nuove formule della destra, soluzioni semplici a problemi complessi, il leader? Ogni volta che diventiamo copia sbiadita dell’originale finiamo per perdere. Noi spesso siamo identificati con l’establishment italiano. Il risultato del referendum ci dice che non solo siamo apparsi come quelli che non hanno fatto saltare il tappo, ma addirittura come quelli che in alcuni casi hanno avvitato il tappo in modo un po’ più stretto. Non userò mai le parole dei populisti che sono entrate anche in questo congresso. Ma noi le parole le abbiamo e abbiamo quella che sintetizza tutte: uguaglianza. Non per spostare a sinistra il Pd ma perché questa oggi è la nostra funzione storica. Non mi sono candidato perché abbiamo perso il referendum, ma perché non ne abbiamo parlato abbastanza. Noi dobbiamo unire, unire i progressisti, questa è la nostra missione.", ha concluso Andrea Orlando.

A cura di Charlotte Matteini
11:47

Primarie Pd, chiesto rinvio causa infortunio di Emiliano. Lui: "Non voglio condizionare i tempi"

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Emiliano-Michele

"Non chiediamo nulla, ma è evidente che già stiamo facendo un congresso con rito abbreviato e c'è un candidato azzoppato, la rottura del tendine è dolorosa e prevede che per 15 giorni si stia immobili. Ci aspettiamo che gli altri candidati abbiano un sussulto di umanità, ha dichiarato il deputato  Francesco Boccia, sostenitore della mozione di Michele Emiliano, al momento costretto in ospedale a causa della rottura del tendine di Achille in seguito a una caduta. "Ci sono 2 soli candidati, uno non è potuto venire. Se vogliono fare un congresso a due, è come andare in campo e non avere di fronte l'avversario, ma collegato da un ospedale", spiega Boccia. "Sono assolutamente d'accordo. Se un competitor è impossibilitato a fare campagna elettorale, sarebbe sensato rinviare le primarie", ha replicato Andrea Orlando. "La ricerca della vittoria a tavolino sarebbe antisportiva e somiglierebbe a quei goal segnati con l'uomo a terra, gesti di mera vigliaccheria", ha affermato Dario Ginefra, sostenitore di Emiliano.

"Ringrazio di cuore coloro che si stanno ponendo il problema di un rinvio delle primarie a seguito del mio infortunio. In particolare ringrazio Andrea Orlando per le sue parole e per la sua immediata disponibilità. Ci tengo anche a dire che non voglio assolutamente condizionare i tempi delle primarie, non ho chiesto nulla in tal senso, ringrazio ancora chi ha mostrato spontaneamente sensibilità e immedesimazione", ha commentato a stretto giro Michele Emiliano.

A cura di Charlotte Matteini
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