Migliaia di persone si sono messe in coda fuori dai seggi per poter votare sull’indipendenza catalana. La Guardia Civil è intervenuta in diversi seggi per impedire il voto.
- Seggi chiusi, Rajoy: "Oggi non c'è stato nessun referendum" 01 Ottobre
- Sono oltre 460 i feriti, chiusi 70 seggi 01 Ottobre
- Sindaco di Barcellona: "Violati diritti umani, Rajoy fermi violenze della polizia" 01 Ottobre
- Negli scontri 38 persone sono rimaste ferite 01 Ottobre
- Arrestato il ministro catalano dell'Istruzione 01 Ottobre
Seggi chiusi, Rajoy: "Oggi non c'è stato nessun referendum"
Alle 20 sono stati chiusi i seggi in Catalogna in una giornata che verrà ricordata soprattutto per la brutale repressione da parte della polizia: gli interventi delle forze dell'ordine nei seggi elettorali catalani hanno causato almeno 750 tra feriti e contusi, 2 dei quali sono gravi, secondo il governo autonomo.
Dal canto suo il premier spagnolo Rajoy ha commentato: "Oggi non c'è stato alcun referendum, è chiaro a tutti. La maggioranza dei catalani non ha voluto partecipare alla sceneggiata dei secessionisti", "ha ignorato la chiamata alle urne", dando prova "di senso civico e di rispetto delle norme". Oggi "è stato respinto un grave attacco allo Stato di diritto", "ha vinto la democrazia spagnola", ha detto Rajoy ringraziando le Forze di Sicurezza. "Le mie porte restano aperte" a tutti.
Sono oltre 460 i feriti, chiusi 70 seggi
È salito a 463 il bilancio provvisorio dei feriti della lunga giornata di scontri fra Guardia Civil e cittadini catalani che si recavano alle urne per il referendum per l'indipendenza della Catalogna. A confermarlo è la Sindaca di Barcellona Ada Colau, che ha duramente attaccato il governo di Madrid per aver scelto di rispondere con la forza alla decisione del governo regionale catalano di far ugualmente tenere il referendum, nonostante i dubbi di costituzionalità espressi dai giudici spagnoli.
Al momento la situazione sembra più tranquilla, ma si registra una forte polemica fra la Guardia Civil e i Mossos, la polizia regionale catalana, sulla "mancata collaborazione" che questui ultimi avrebbero dato alle autorità madrilene. I Mossos sono velatamente accusati di aver agito da "polizia politica", prendendo posizione e agevolando il referendum.
Sindaco di Barcellona: "Violati diritti umani, Rajoy fermi violenze della polizia"
Guardia Civil continua i sequestri: "Eseguiamo gli ordini"
Continuano le azioni nei seggi della Guardia Civil, volte a impedire lo svolgimento della consultazione elettorale nelle città catalane. In un tweet pubblicato dal profilo ufficiale si vede il sequestro di materiale elettorale e si ribadisce di agire in conformità alle indicazioni dell'autorità giudiziaria.
Negli scontri 38 persone sono rimaste ferite
Sono 38 i feriti degli scontri tra manifestanti e polizia spagnola andati in scena questa mattina davanti ai seggi per il referendum della Catalogna, fortunatamente nessuno di loro in maniera grave. A precisarlo sono fonti del ministero della Sanità catalano, citate da La Vanguardia, dopo che si erano diffuse notizie di persone gravi. Tutti i feriti sono manifestanti che volevano votare nel referendum proibito dal governo centrale di Madrid, tra di loro anche diverse persone anziane colpite da manganellate.
Arrestato il ministro catalano dell'Istruzione
Mentre davanti alla sede dei seggi si registrano decine di feriti negli scontri tra polizia e manifestanti che vogliono votare nel referendum per l'indipendenza della Catalogna, la Guardia Civil ha fatto irruzione nella sede del ministero dell'Istruzione catalano arrestano il locale ministro Claras Ponsatìì sempre in relazione al referendum. La "brutalità ingiustificata della polizia contro gli elettori catalani è una vergogna che accompagnerà per sempre l'immagine dello Stato spagnolo", ha commentato il presidente della regione autonoma di Catalogna, Carles Puigdemont, che ha votato in un altro seggio dopo che il suo era stato bloccato dalla polizia spagnola.
Polizia spara proiettili di gomma
Si inasprisce la tensione ai seggi per il referendum sull'indipendenza della Catalogna osteggiato da Madrid. Dopo le irruzioni nei seggi da parte della polizia per impedire il voto e la resistenza passiva, in diverse città si è assistito a veri e propri scontri con la polizia nazionale che ha anche sparato proiettili di gomma contro i manifestanti a Barcellona. Diverse persone sono rimaste ferite mentre autorità centrali e locali si accusano a vicenda di aver scatenato gli scontri. La polizia ha anche arrestato il ministro del'educazione catalano.
"Era dai dai tempi del franchismo non si vedeva una repressione e una violenza di Stato come quella esercitata dalle forze spagnole contro la democrazia in Catalogna", ha dichiarato il portavoce del governo catalano Jordi Turull. Un capo del governo codardo ha inondato di polizia la nostra città. Barcellona, città di pace, non ha paura"ha scritto invece il sindaco di Barcellona, Ana Colau. "Manganelli, anziani travolti. Quanto sta facendo il Partido Popular alla nostra democrazia mi ripugna. Sono corrotti, ipocriti, inutili" ha commentato anche il leader di Podemos Pablo Iglesias. "Siamo stati costretti a intervenire con la polizia perché gli agenti catalani hanno anteposto criteri politici a quelli professionali. Siamo stati costretti a fare quello che non volevamo fare" ha detto invece il Prefetto spagnolo delegato del governo cenrrale.
La polizia nazionale interviene con la forza
Dopo giorni di tensioni, proteste di piazza, arresti eclatanti da parte delle autorità spagnole, sequestri di schede e contromisure, migliaia di persone fin dalle prime ore del mattino si sono messe in coda fuori dai seggi in Catalogna per poter esprimere la propria adesione ai sentimenti indipendentisti, sfidando così le minacce di provvedimenti da parte del governo centrale. "Si potrà votare in ogni seggio, anche con le schede stampate da casa" hanno annunciato dal governo catalano sfidando nuovamente la polizia nazionale spagnola che nei giorni scorsi è stata inviata ad affiancare i Mossos d'Esquadra ritenuti vicini al governo locale.
Il portavoce del governo catalano, Jordi Turull, ha annunciato anche un cambio delle regole all'ultimo minuto: per permettere di votare anche a chi troverà il proprio seggio chiuso dalla polizia, è stato stabilito che si potrà votare in qualunque seggio della propria zona, non solo in quello di riferimento. "Per la prima volta nella storia mondiale delle elezioni si cambiano le regole del gioco 45 minuti prima che si aprano le urne, con l'unico obiettivo di forzare il risultato delle elezioni, si voterà senza alcun censimento, con schede portate da casa, senza timbri. È una vergogna elettorale" fanno sapere fonti del governo di Madrid.
Nonostante i sequestri dei giorni scorsi, in alcuni seggi le schede sono comunque arrivate questa mattina tra gli applausi dei catalani presenti . Secondo i media locali, i Mossos d'Esquadra, la polizia catalana, sono scesi in strada ma si sarebbero limitati a monitorare la situazione, mentre dove è intervenuta la polizia e la guardia civil ci sono stati anche degli scontri. In particolare agenti della Guardia Civil spagnola in tenuta anti-sommossa sono intervenuti nel seggio di Sant Julia de Rumis a Girona dove alle 9.15 era previsto dovesse votare il presidente catalano Carles Puigdemont. Agenti sono intervenuti con la forza per bloccare il voto per l'indipendenza in particolar modo a Barcellona dove si registrano anche diversi contusi.