È finito l'interrogatorio di Filippo Turetta, oggi in aula per la prima volta per il processo per l'omicidio di Giulia Cecchettin. L'imputato ha ricostruito il delitto della ex fidanzata e ha ammesso di aver mentito nel corso del primo interrogatorio. Tramite il suo avvocato ha depositato un memoriale. Assente in aula la sorella della vittima, Elena Cecchettin che ha dichiarato di non farcela. Per la prima volta dall'11 novembre 2023, Filippo Turetta ha incontrato il padre di Giulia Cecchettin, Gino. Per il femminicidio dell'ex fidanzata, uccisa con 75 coltellate, rischia la condanna all'ergastolo. Si torna in aula il prossimo 25 novembre per la requisitoria. Resta confermata anche la data del 3 dicembre per le eventuali repliche e la sentenza.
Giulia Cecchettin trasformata in un’intelligenza artificiale: cosa sta succedendo
Qualcuno ha creato un bot di Giulia Cecchettin sul portale Character.ai. Gli utenti possono interagire con lei attraverso un sistema di chat. Bastano pochi scambi per capire che lo scopo di questa operazione non è quello di mantenere viva la sua memoria: l’obiettivo è solo quello di fare del becero umorismo su un caso di cronaca che ha attraversato il Paese.
Memoriale Turetta: "Giulia era meravigliosa, le ho tolto il futuro"
"Lei era (scrivere con verbi al passato e tanto triste e angosciante) meravigliosa, speciale veramente e mille altre cose belle con un futuro tutto da vivere e questo non è più possibile per colpa mia ormai". Filippo Turetta si rivolge a Giulia Cecchettin nel memoriale scritto in carcere e consegnato alla Corte d'Assise di Venezia.
"Alcune volte la nomino mentre altre non riesco. Non lo so perché ma non ce la faccio proprio e mi pesa moltissimo. Non so neanche se sia giusto che io scriva il suo nome". In un passaggio esprime parole di dolore per quello che ha fatto. "Mi dispiace. Mi dispiace infinitamente per tutto quello le ho fatto. Non sarebbe mai dovuto succedere ed è inaccettabile. Non so bene cosa dire perché mi sembra assurdo e rimango senza parole e qualsiasi cosa che io possa dire mi sembra sbagliata". E cita i familiari della ragazza.
"Spesso quando mi risveglio mi viene da dire ‘chissà cosa starà facendo adesso Giulia e come sta', poi ci penso un attimo e penso che queste domande non hanno significato e che tutto questo è veramente terribile. Non posso neanche immaginare e rendermi pienamente conto del dolore e della sofferenza che prova la sua famiglia, suo padre, sua sorella e suo fratello e i suoi familiari vivendo questa nuova triste e angosciante realtà".
Legale Turetta: "Coltello spezzato non corrisponde a ferite"
Sul coltello spezzato a Vigonovo, usato nella prima fase dell'aggressione di Filippo Turetta a Giulia Cecchettin, poi conclusa mortalmente nella vicina Fossò, non ci sono tracce ematiche, e la lama non corrisponde ad alcune ferita sul corpo. Il particolare è stato citato dall'avvocato di Turetta, Giovanni Caruso, che la chiesto al suo assistito se si ricordasse di averla ferita in quei primi istanti. Turetta da parte sua ha detto di essere convinto di averle fatto del male, ma di non ricordare la dinamica dei fatti.
Processo Cecchettin: prossima udienza il 25 novembre
È terminata la seconda udienza del processo per l'omicidio di Giulia Cecchettin a Venezia. Il prossimo appuntamento è per il 25 novembre con la requisitoria. La sentenza dovrebbe arrivare il 3 dicembre.
Turetta in aula: "Non avrei voluto fare questo a Giulia"
"Mi rendo conto di aver provato questa rabbia in modo ingiusto ed eccessivo e non vorrei mai che fosse stato così, aver fatto questo a lei, che comunque ha sempre avuto nonostante tutto affetto per me". Così Filippo Turetta in aula a Venezia rispondendo all'ultima domanda dell'avvocato Giovanni Caruso.
Turetta: "Unica cosa a cui penso è espiare mia colpa"
"L'unica cosa a cui penso è che sia giusto affrontare questo ed espiare la mia colpa, provare a pagare per quello che ho fatto. È l'unico pensiero che ho al momento. Mi sento anche in colpa a pensare al futuro visto che lei non può più". Lo ha detto Filippo Turetta, reo confesso della morte della ex fidanzata Giulia Cecchettin, rispondendo in aula in Corte d'Assise di Venezia alle domane del suo legale, l'avvocato Giovanni Caruso.
Turetta: "Le scuse alla famiglia Cecchettin? Fuori luogo vista l'ingiustizia che ho commesso"
"Perché non ha chiesto scusa a Giulia e alla sua famiglia?", ha chiesto l'avvocato Caruso in aula a Filippo Turetta. Lui ha ribattuto: "Perché io penso che delle semplici scuse siano ridicole e fuori luogo vista l'ingiustizia che ho commesso, potrebbero solo creare ulteriori emozioni negative e dolore. Sarebbero stupide, dovrei evitarle e sparire. Per questo non le ho fatte. Certo che ovviamente le farei perché mi spiace tantissimo".
Turetta in aula: "La cosa che volevo era tornare insieme a Giulia"
Alla domanda dell'avvocato Giovanni Caruso: "Lei dopo aver pensato se fare o non fare quello che aveva progettato, ha provato un ultimo tentativo regalandole il peluche?", Turetta ha risposto: "Sì, in quel momento speravo di fare questo regalo per riconciliare il nostro rapporto, la cosa che volevo era tornare insieme".
Gino Cecchettin: "Sapere cosa ha passato mia figlia negli ultimi momenti è stato doloroso"
"Sapere cosa ha passato mia figlia negli ultimi momenti della sua vita è stato il momento più doloroso di questa giornata. Ho provato davvero tanto dolore", sono le parole di Gino Cecchettin, presente oggi in aula nel giorno in cui Filippo Turetta ha ricostruito quei terribili momenti dopo essersi presentato per la prima volta presso la Corte d’Assise di Venezia durante il processo a suo carico per l'omicidio di Giulia.
Udienza ripresa, Turetta risponde al suo avvocato: "Essere in aula è un dovere verso Giulia"
"Sono accusato di aver commesso l'omicidio di Giulia con crudeltà, premeditazione, il legame affettivo", così Filippo Turetta ha risposto al suo avvocato alla ripresa dell'udienza del processo a suo carico per l'assassinio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin. "Essere qui penso che sia qualcosa di giusto, un dovere verso la giustizia, ma soprattutto verso Giulia e tutte le persone colpite" ha aggiunto Turetta.
Nel pomeriggio esame della difesa di Turetta
Dopo il pm e gli avvocati di parte civile, nel pomeriggio sarà il turno della difesa Filippo Turetta nel processo per l'assassinio di Giulia Cecchettin. "Voglio cercare di capire chi è Filippo Turetta, perché non c'è solo il fatto storico a se stante, ma c'è una compenetrazione tra persona e fatto storico" ha spiegato l'avvocato Giovanni Caruso, legale dell'imputato.
L'analisi dell'avvocato Bocciolini: "Ecco perché Turetta rischia l'ergastolo"
Il commento dell'avvocato Daniele Bocciolini a Fanpage.it sull'interrogatorio di Filippo Turetta oggi a Venezia nel corso della seconda udienza del processo per l'omicidio di Giulia Cecchettin: "Ha confermato che si è trattato di un omicidio premeditato. In caso di condanna, rischia con ragionevole certezza la pena massima prevista ovvero l’ergastolo".
Gino Cecchettin: "Ho capito benissimo chi è Filippo Turetta, non ho bisogno di restare"
"Sapere gli ultimi momenti della vita di Giulia" è stato il momento più delicato dell'udienza per Gino Cecchettin, il papà di Giulia. Nel giorno dell'interrogatorio di Turetta, imputato per omicidio aggravato, ha guardato spesso verso il banco dei testimoni mentre il giovane aveva sempre lo sguardo puntato verso il basso. Prima che a prendere la parola sarà la difesa di Turetta si è allontanato dall'aula. "Ho capito benissimo chi è Filippo Turetta, non ho bisogno di restare, per me è chiarissimo e per me la vita del prossimo è una cosa sacra".
Turetta: "Ho gettato il cellulare di Giulia in un fossato insieme a un coltello"
In aula le domande dell'avvocato Coluccio, che ha chiesto a Turetta del cellulare di Giulia Cecchettin: "Quando ha messo fuori uso il telefono e dove lo ha occultato? Turetta: "Durante il tragitto dopo Vigonovo l’ho allontanato da lei e dopo Fossò l’ho gettato in un canaletto lungo la strada ma non saprei dire di preciso il luogo, stavo guidando. L’ho gettato assieme anche al coltello. Mi ricordo solo di un fossato che circonda un campo".
Turetta risponde all'avvocato Tigani: "Volevo metterle lo scotch sulla bocca perché non dicesse niente"
Tocca a Stefano Tigani, avvocato di Penelope che segue Gino Cecchettin: ha chiesto a Turetta le modalità dell'aggressione a Giulia e delle coltellate, delle richieste di aiuto della vittima, dei tentativi di salvarsi. "Nella prima parte del tragitto verso Fossò era probabilmente stordita, non diceva niente", ha risposto lui, che poi ha detto che a un certo punto lei ha provato a scendere dall'auto. "Stavo andando molto piano perché nel contempo provavo a staccare un pezzo di scotch per metterglielo sulla bocca perché non dicesse niente. Nel mentre lei è quindi riuscita ad aprire la portiera e a scendere".
Turetta: "Ho coperto il corpo di Giulia per non vedere un'immagine brutta"
"Forse non ha senso che io nascondessi il suo corpo" coprendola con i sacchi neri, "ma mi rendevo conto che aveva delle ferite, che era in cattive condizioni, condizioni terribili, volevo che non si vedesse perché le ferite…Sapere solo che lei non c'era più senza vedere come perché ovviamente è un'immagine brutta", ha continuato Turetta ricostruendo le fasi del delitto.
Le liti con Giulia e la ricostruzione della notte dell'omicidio: "Volevo chiacchierare in auto con lei"
In aula le domande proseguono sui litigi con la vittima, anche in una gelateria a Padova. "Si ricorda se aveva reagito in maniera fisica?", chiede l'avvocato e Turetta risponde di sì, che era nervosissimo: "Di scatto le ho le ho fatto tipo così sulla coscia, non volevo essere violento o altro, non ero riuscito a trattenermi". E poi sulla sera dell'omicidio: perché non ha lasciato andar via Giulia quando è scesa dalla macchina? "In quel momento sentivo di aver perso per sempre la possibilità di tornare insieme e anche di avere un rapporto. Probabilmente sì, ho percepito di perdere la possibilità di un rapporto", risponde. Quella sera Turetta voleva "chiacchierare in macchina e stare ancora un altro pochetto in compagnia prima di salutarci. E lei ha accettato".
"Perché ho ucciso Giulia? Volevo tornare insieme a lei, soffrivo molto e provavo risentimento"
"Ci può dire perché lei ha ucciso Giulia?", la domanda dell'avvocato Nicodemo Gentile al rientro dalla pausa. "Non so dirlo semplicemente con un motivo. Penso che in quel momento volevo tornare insieme a lei e soffrivo molto e provavo risentimento, molto, verso di lei, che non voleva. Io ovviamente avevo rabbia, perché soffrivo e magari non è neanche così perché alla fine magari, voglio dire, c’è chi sta peggio, ma io incolpavo lei di non riuscire a portare avanti la mia vita. Per questo volevo che il nostro destino fosse lo stesso per entrambi".
"Si ricorda perché in macchina avete litigato?", chiede l'avvocato e lui risponde che alla base dei litigi c'erano sempre le stesse motivazioni, "la possibilità di tornare insieme e avere un rapporto molto stretto e cose di questo tipo". Giulia non ha accettato i suoi regali dicendo "che non dovevo continuare a provarci con lei attraverso questi gesti, che non dovevo insistere su questo discorso e poi che comunque non andava bene perché lei non lo voleva più e io ero troppo dipendente da lei".
Nicodemo Gentile, avvocato di Elena Cecchettin: "Omicidio premeditato da uomo senza empatia"
"Ha punito Giulia perché non voleva tornare con lui. È un omicidio premeditato, dove un uomo senza empatia ha colpito. Purtroppo, gli uomini senza empatia sono tutti uguali". Lo ha detto Nicodemo Gentile, avvocato di parte civile per Elena Cecchettin, sorella di Giulia, durante una pausa del processo.
Turetta: "Ho riletto le chat con Giulia, non pensavo certe cose"
"Ho riletto le chat con Giulia nei giorni scorsi, mi spiace aver scritto tutte quelle cose, non sapevo controllarmi, sono arrivato anche agli insulti ma non li pensavo", ha detto tra le altre cose Turetta in aula.
Gino Cecchettin sta seguendo la deposizione di Turetta tenendo lo sguardo fisso sul giovane, occhi bassi per lui
Gino Cecchettin sta seguendo la deposizione di Filippo Turetta tenendo lo sguardo fisso sul giovane reo confesso dell'omicidio di sua figlia. Turetta, a pochi metri da lui sul banco degli imputati, non sembra mai aver incrociato il suo sguardo finora. Turetta è rimasto quasi sempre con gli occhi bassi, alzando lo sguardo solo per rispondere alle domande del pm, ma tenendolo lontano dai banchi delle parti civili e dal pubblico.
Tanti "non so" e "non ricordo" da parte di Turetta. Sull'aggressione dice: "Tiravo colpi a caso"
Tanti "non so" e "non ricordo" nella testimonianza di Turetta. "Non ricordo quando ma mentre eravamo in macchina a un certo momento devo essermi girato a colpirla anche durante il tragitto", dice Turetta, aggiungendo "nel tragitto mi sembra di averle dato almeno un colpo forse sulla coscia ma non so dire bene perché io facevo non guardando bene dove stessi colpendo, ma tirando colpi a caso, non so". "Lei dice che dopo aver ucciso Giulia Cecchettin è scappato verso la montagna per scappare e riflettere e poi togliersi la vita", ha chiesto il pm ricevendo una risposta affermativa.
Sulla dinamica dell'aggressione Turetta appare confuso
Il pm sta facendo delle domande sull’aggressione, ma Turetta non riesce a ricostruire le dinamiche: "Non ricordo quando ma mentre eravamo in macchina (da Vigonovo a Fossò) a un certo momento devo essermi girato a colpirla anche durante il tragitto", ricostruisce.
"Volevo rapire Giulia per starci un po’ di tempo insieme, poi uccidere lei e me"
Mostrano in aula luoghi di montagna che ha cercato Turetta: "Volevo rapirla per starci un po’ di tempo insieme, pensavo che in questi luoghi più isolati sarebbe stato possibile stare più tempo insieme e più difficile per gli altri trovarci. Dopo inevitabilmente saremmo stati trovati, quindi aggredirla e…". Il pm chiede di finire la frase e l'imputato lo fa: "Togliere la vita a lei e poi a me".
Turetta di fatto ammette di aver premeditato il delitto di Giulia Cecchettin
Filippo Turetta sta di fatto ammettendo in aula di aver premeditato il delitto. Ha ammesso di aver detto "una serie di bugie" nel primo interrogatorio con il pm Andrea Petroni, di aver stilato la famosa "lista delle cose da fare", compreso prelevare contante, così come aveva studiato in internet come evitare che la propria auto fosse individuata durante la fuga. Nel primo interrogatorio davanti agli inquirenti, Turetta aveva detto che lo scotch era stato acquistato per "appendere manifesti", i coltelli perché "pensava di suicidarsi". Ma invece ora viene confermata la tesi di accusa secondo cui lo scotch serviva per legare Giulia e che i coltelli erano stati messi in auto prima dell'11 novembre, giorno del delitto.
Turetta ha depositato una memoria: c'è la lista trovata sul cellulare
Turetta, attraverso il suo avvocato, ha depositato una memoria. "Proverò a raccontare tutto quello che è successo nella maniera più accurata possibile", ha letto in aula il pm. Ha raccontato di aver iniziato a scrivere "di getto" a partire da "febbraio/marzo". "Poi rileggendo mi sono accorto che c'erano altre cose o rileggendo mi sono venute in mente altre cose che non avrei ricordato se non l'avessi letto negli atti di indagine". Il pm lo sta interrogando facendo domande anche su questo memoriale.
Turetta ammette di aver fatto ricerche su manette "per immobilizzarla"
"Ha fatto anche ricerche su manette professionali?", chiede il pm in aula e Turetta risponde di sì, di aver "fatto ricerche per utilizzare questi strumenti per immobilizzarla". "Ho acquistato su Amazon lo scotch e la cartina geografica dell’Italia", e alla domanda perché aveva detto che era per il papiro spiega ancora di aver mentito nel primo interrogatorio. "Ad alcune domande non ho dato la risposta corretta, ma è questa quella giusta".
"Ho dato risposte che non erano quelle più giuste": Turetta parla dell'interrogatorio dopo l'omicidio
Nel corso dell'udienza Turetta ha anche detto di non aver risposto in modo sincero ad alcune domande fatte nel primo interrogatorio dopo l'omicidio: "Ho dato risposte che non erano quelle più giuste".
"Volevo rapire Giulia e toglierle la vita": le parole di Turetta al processo
"Voleva rapirla e toglierle la vita", si rivolge il Pm a Turetta. E lui risponde: "Sì, eh sì, cioè sinceramente quella sera quando ho scritto quella lista avevo questi pensieri e ho messo giù questo piano, di poter fare questa cosa, di rapirla con me, stare qualche tempo insieme e… toglierle la vita. C’eravamo salutati da poco litigando, ero arrabbiato, c’erano tanti pensieri, in quel momento in un certo senso mi faceva piacere scrivere questa lista per sfogarmi, mi tranquillizzava pensare che le cose potessero cambiare, sfogare la mia frustrazione".
Al via la seconda udienza del processo a Filippo Turetta: l'imputato risponde al Pm
È iniziata puntuale la seconda udienza a Venezia del processo a Filippo Turetta, accusato dell'omicidio di Giulia Cecchettin. La prima domanda del Pm a Turetta è sul memoriale, l'imputato risponde che ha "riordinato pensieri mettendoli per iscritto, cose che mi venivano in mente man mano". "Mi sono venute in mente cose leggendo gli atti di indagine, a volte alcune parti mi sentivo di riscriverle", ha detto in aula. "Avevo vari pensieri in testa", dice il giovane.