All'Assemblea Nazionale del Partito Democratico il segretario ed ex presidente del Consiglio Matteo Renzi si è dimesso andando però allo scontro con la minoranza dem: nessuna concessione riguardo il congresso. Dura anche la minoranza alla fine dell’Assemblea: "Nei nostri interventi c’è stato un tentativo unitario caduto nel nulla". La spaccatura nel Pd sembra ormai inevitabile.
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- Bersani: "Renzi ha alzato un muro. La minoranza attende la sua replica, poi deciderà che fare" 19 Febbraio
- Minoranza dem: "Ridicolizzate le nostre posizioni. Con questa discussione c'è poco da andare avanti" 19 Febbraio
- Matteo Renzi si dimette da segretario del Partito Democratico 19 Febbraio
Enrico Rossi: "Da Veltroni a Fassino, tutti difendono Renzi. Sono maturi i tempi per formare una nuova area politica"
Dello stesso parere di Pier Luigi Bersani è il governatore della Regione Toscana Enrico Rossi: "Ci hanno bastonato e dicono di soffrire loro. Hanno alzato un muro. Tutti, anche Veltroni e Fassino. Sia nel metodo che nella forma. Tutti interessati a difendere Renzi. Per noi la strada, invece, è diversa, è un'altra. Sono maturi i tempi per formare una nuova area, già ci sono stati milioni di cittadini che hanno abbandonato", ha spiegato Rossi.
Bersani: "Renzi ha alzato un muro. La minoranza attende la sua replica, poi deciderà che fare"
Intervistato da Lucia Annunziata, l'ex segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani, assente all'Assemblea Nazionale del Partito Democratico che si sta tenendo all'hotel Parco dei Principi di Roma, ha dichiarato: "Siamo a un punto delicato. Una parte di noi pensa che se va avanti così il Pd va a sbattere. Non vogliamo mandare a casa Renzi per forza. Stiamo dicendo che vogliamo discutere di una correzione di rotta. Renzi ha alzato un muro. Ma se si va avanti così, non sarà possibile aprire una discussione".
Minoranza dem: "Ridicolizzate le nostre posizioni. Con questa discussione c'è poco da andare avanti"
"Noi non vogliamo che Renzi non si candidi, è peccato che si ridicolizzino così certe posizioni. La realtà è che ci è stato proposto di discutere non so di cosa nelle convenzioni congressuali e il tema è la legittimazione del segretario. Con questa discussione c'è poco da andare avanti, aspettiamo la fine dell'assemblea e quando si spengono le luci diremo che cosa faremo", ha commentato Nico Stumpo, di corrente bersaniana. "Vediamo le conclusioni, ma se verrà avviata subito la fase del congresso, come ha detto Epifani si faranno delle scelte. Sarà una scelta non a cuor leggero, non è mai una scelta facile per chi ha militato per tanti anni. Noi stiamo lottando perché questo progetto possa tornare a essere vivo. Tuttavia, la relazione di Renzi mi è sembrata un po' troppo muscolare data la gravità del momento che sta attraversando il Partito e il Paese", ha aggiungo il dem Davide Zoggia.
Nessuna candidatura a segretario, Orfini annuncia: "Si va al congresso anticipato"
Nel corso delle due ore concesse dal presidente del Partito Democratico, Matteo Orfini, per presentare le candidature a segretario del Pd non è pervenuta alcuna richiesta. Stando a quanto stabiliscono le norme dello statuto del partito, al termine dell'Assemblea nazionale partirà quindi automaticamente il congresso anticipato. Nel corso dei prossimi giorni, ha specificato Orfini, verrà fissata la direzione del partito che nominerà la commissione per il congresso.
Franceschini: "Non è il momento di dividersi, dobbiamo pensare al Paese"
"Renzi ha indicato con chiarezza la strada. Non è il momento di dividersi ma di provare a ricostruire il rapporto con il Paese, di capire quali sono le ragioni di disagio di chi ci ha girato le spalle", ha spiegato durante l'Assemblea Nazionale del Partito Democratico il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini.
Minoranza dem: "Da Renzi toni da stadio. Ricostruiremo il nostro progetto politico altrove"
"La relazione di Renzi non solo ha chiuso a ogni nostra richiesta ma persino oggi, in questa situazione, abbiamo dovuto sentire toni da stadio. Se queste sono le decisioni di Renzi, ricostruiremo il progetto da un'altra parte, ma con calma, senza enfasi". Con queste parole la minoranza dem ha criticato la relazione in apertura di Assemblea del segretario dimissionario Matteo Renzi, riferisce l'agenzia di Stampa Adnkronos.
Al momento, per la minoranza ha parlato solo Guglielmo Epifani e Roberto Speranza, commentando l'indiscrezione di Adnkornos, ha dichiarato: “Parleremo al momento giusto”, senza rilasciare altro commento ufficiale.
Giachetti: "Non deciderà la minoranza chi sarà il nuovo segretario del Pd, ma il nostro popolo"
"La sensazione che si ha è che il punto di mediazione è che questo sia il partito di tutti tranne che di uno. Tranne che di Matteo Renzi. Ma andiamolo a vedere se il nostro popolo pensa se questa sia la soluzione del problema. Io penso che il congresso lo dobbiamo fare e lo dobbiamo fare il prima possibile. Così da dare al popolo la possibilità di dire cosa pensa", ha sostenuto il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti nel suo intervento in Assemblea Nazionale.
"Salutiamo il ‘conducator' della scissione, Massimo D'Alema che in quanto a coerenza non ha mai smesso di indicarci la linea", ha proseguito Roberto Giachetti. "È fresco, fresco in giro per l'Italia ad organizzarsi", ha commentato il vicepresidente della Camera lanciando la stoccata.
Veltroni: "Il Pd nacque per fusione, non per scissione. State uniti, ne va del futuro dell'Italia"
“Da molto tempo non partecipo alle riunioni degli organismi del partito, le mie scelte di vita mi hanno spinto a decidere così, era e sarà giusto così ma prendo pochi minuti per dire quanto mi sembra sbagliato quanto sta accadendo e per rivolgere un appello a tutti perché non si separi la loro strada da quella di tutti noi. Lo faccio non usando l’argomento tradizionale dell’invito all’unità ma dicendo ai compagni e agli amici che delle loro idee, del loro punto di vista il Pd ha bisogno”. Con queste parole ha iniziato il proprio intervento in Assemblea Nazionale l'ex segretario del Partito Democratico Walter Veltroni. "Ritengo mio dovere prendervi pochi minuti per dirvi quanto mi sembra sbagliato e quando mi angosci quel che sta accadendo. Il Pd nacque per fusione e non per scissione".
“Se la sinistra fosse stata unita non avrebbe vinto Berlusconi, se l’esperienza del governo Prodi fosse proseguita la storia italiana avrebbe avuto un altro corso. Dopo le elezioni del 2006 successe di tutto. Se non vi fosse stata la divisione della sinistra, Romano Prodi nel 2013 sarebbe stato eletto presidente della Repubblica. La sinistra quando si è divisa ha fatto male a se stessa e al Paese: questa è la verità. Il Pd era nato per superare tutto questo: il Lingotto non era solo fare una sintesi tra cattolici e progressisti ma per fare un partito tutto nuovo e davvero radicale nel suo riformismo. Un partito della sinistra, non un indistinto. Quanto male ci ha fatto il partito della nazione e l’idea di mancanza di differenze tra destra e sinistra".
Bellanova contro la minoranza dem: "Non si possono cambiare le regole per impedire a Renzi di candidarsi"
Verso le 13, il viceministro dello Sviluppo economico Teresa Bellanova è intervenuta in Assemblea Nazionale prendendo le difese del segretario dimissionario Matteo Renzi e sottolineando che non è possibile pretendere il cambio delle regole del congresso per impedire a Renzi di candidarsi nuovamente a segretario, sostanzialmente scagliandosi contro la minoranza dem. "Si va nelle piazze e non si sa se ti devi difendere da un grillino o da un avversario del tuo partito", ha sottolineato Bellanova, aggiungendo: "Non capisco di pallone,ma non credo che per vincere la partita si chieda al portiere di togliersi per fare gol. Non possiamo mettere al primo punto Statuto se c'è qualcuno che può vincere, spostati perché se no non vinco".
“A me tifosa non lo dice nessuno. Dobbiamo rispettarci, hai detto bene Cuperlo, ma rispettarci tutti: nessuno escluso. Questo partito ha retto cose che neanche un pachiderma. Sappiamo leggere nelle pieghe della sofferenza fino in fondo, ma quand’è che facciamo qualcosa? La parola scissione dopo le cose che ci siamo detti oggi non ha alcun senso”.
Cuperlo: "Renzi in passato ha umiliato la minoranza definendoci 'gufi'"
"Non la data di un congresso. Non la qualità dei legami tra noi. Non è una lotta di potere. Oggi in gioco c'è molto di più: spezzare il filo su cui ha camminato la sinistra italiana per oltre un quarto di secolo", spiega Gianni Cuperlo nel corso del suo intervento in Assemblea Nazionale. "In un passaggio simile, l'idea di spezzare il progetto su cui la sinistra ha investito se stessa è un pericolo enorme. Per tutti. Se fossi stato il segretario del partito, oggi avrei detto queste parole", ha proseguito Cuperlo, lanciando però una stoccata al segretario dimissionario Matteo Renzi, sottolineando di non aver mai contestato l'elezione di Renzi a segretario, ma che nel corso di questi 3 anni circa di segreteria del Partito Democratico Renzi non avrebbe rispettato le minoranze, a volte umiliandole.
“Non sono stato io a non aver riconosciuto il segretario ma chi doveva guidare questa forza a non riconoscere una parte. Chi era alla guida pensava che ogni critica fosse espressione del morto che acchiappava il vivo: non è così. Le parole gufi, slealtà, sono state un momento di umiliazione. Non siamo mai stati davvero fino in fondo un gruppo dirigente, la dialettica è divenuta conflitto”.
Fassino: "Dobbiamo fare il congresso perché abbiamo subito due sconfitte pensanti"
"Per tutti noi che abbiamo creduto e continuiamo a credere in questo progetto questo è un momento di sofferenza. In tanti ci chiedono unità e coesione, sono stato destinatario di molti appelli di questo tipo. Non è in gioco il dissenso o il consenso su singoli aspetti, ma stiamo discutendo delle ragioni stesse per cui abbiamo dato vita al Partito Democratico. Ho ascoltato l'intervento di Epifani e dico che quell'intervento ci ha proposto interrogativi e domande, che mi auguro di ascoltare nel corso del congresso e che venga proposto da chiunque abbia qualcosa da contestare", spiega nel suo intervento l'ex sindaco di Torino Piero Fassino. "Ma non sono queste le ragioni per separarsi. Ci sono tutte le condizioni per un congresso vero, non è la temporalità di un congresso che ne determina la qualità. Il congresso lo dobbiamo fare perché veniamo da due sconfitte, serve – conclude – un dibattito vero. A questo punto il congresso ci sarà di qui a quattro mesi. Perché lo statuto vincola", ha dichiarato Fassino.
Epifani: "Ho votato Renzi con grande sofferenza alla guida del Pd"
"Non ho mai usato toni critici nei confronti di qualcuno e sono tra coloro che tre anni fa scelsero con grande sofferenza di votare Matteo Renzi a guida del Pd – ero molto amico di Enrico Letta -, ma dopo quella scelta troppe cose non mi tornavano. Come il Jobs act, che è andato troppo oltre rispetto alla mia esperienza", ha sostenuto Guglielmo Epifani nel corso del suo intervento in Assemblea Nazionale. "E poi mi chiedo: in Ue tutti i paesi cominciano a crescere. Perché quando tutti crescono noi siamo all'ultimo posto? Senza crescita non ce la facciamo", ha proseguito Epifani.
"Noi ci aspettavamo un proposta, il segretario ha tirato dritto, io credo che sia un errore perché un grande partito deve avere a cuore il superare le difficoltà ed è il segno della democraticità del processo. Se viene meno è chiaro che in molti si apre una riflessione che porterà ad una scelta. Non è un ricatto ma per stare in un partito ci vuole rispetto reciproco".
Renzi: "Faremo il congresso, ma niente ricatti. Non potete impedirmi di candidarmi"
"Cominciamo la riunione di oggi proponendo la parola chiave. Io propongo la parola rispetto, una delle parole più belle, che attiene al guardarsi dentro, intorno e negli occhi. Avere rispetto è una delle prime cose che i nostri genitori ci insegnano e un partito deve scegliere di rispettarsi sempre. In questi mesi il Pd non si è rispettato, ha buttato del tempo, ha bestemmiato il suo tempo, ha perso l'occasione per parlare fuori. Guardiamoci negli occhi rispettandoci e proviamo a capire se esiste lo spazio per immaginare un domani", spiega Matteo Renzi in apertura dei lavori dell'Assemblea PD. "La scissione ha le sue ragioni che la ragione non conosce", sottolinea Renzi cominciando il suo discorso da segretario dimissionario, con una stoccata alla minoranza dem che nel corso delle ultime settimane ha più volte minacciato la scissione. "Il Partito Democratico ha perso l'occasione per aprire le finestre e parlare fuori. Ora dico, senza distinzioni: fermiamoci. Fuori da qui ci stanno prendendo per matti. La nostra responsabilità è nei confronti del Paese. Adesso basta, non possiamo più discutere al nostro interno. Facciamolo oggi ma dobbiamo rimetterci in cammino", prosegue Renzi.
"Tutto è nato dal referendum, io ho sbagliato e l’ho detto tante volte. C’è una frattura forte nella politica italiana. Mi sento responsabile della sconfitta: il referendum è stato una botta per tutto il sistema paese e abbiamo la responsabilità di rimetterci in moto. È tornata la Prima Repubblica senza la qualità della classe dirigente della prima repubblica. Si stanno scindendo tutti, anche alla nostra sinistra. Fratture che il proporzionale fisiologicamente esalta”, sottolinea Renzi. "La nostra responsabilità è verso il Paese e quelli che stanno fuori. Adesso basta: si discuta oggi ma ci si rimetta in cammino. Non possiamo continuare a stare fermi a discutere al nostro interno”.
“Non possiamo stare fermi a dire congresso sì, congresso no. Resti agli atti quel che è accaduto in questi due mesi e mezzo. Ho cercato tutti i giorni di raccogliere le proposte degli altri per restare insieme. All’ultima assemblea due amici storici mi hanno preso a male parole per dirmi ‘fai un errore. A quel punto una parte della maggioranza e minoranza ha detto fermiamoci e mi sono fatto carico di non fare il congresso perché pensavo potessimo fare una campagna di ascolto insieme. Lo voglio dire in totale chiarezza. Resti agli atti ciò che è accaduto in questi mesi. Io ho cercato di accogliere le proposte degli altri. Sono stato insultato".
Matteo Renzi si appella dunque alla minoranza chiedendo di restare nel Partito Democratico e di tornare a parlare dei problemi del Paese e non più di congressi e regole statutarie. Il rischio, ha spiegato il segretario dimissionario del Pd, è che questo clima contribuisca a regalare il Paese al Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. "Nessuno viene a fare politica per cambiare un comma di uno statuto. Quella grande ambizione collettiva è come se fosse venuta meno. Se si immaginasse quello che può essere questo 2017 per l'Italia in Europa, ci sarebbe da mangiarsi la mani. Il Trattato di Ventotene, 110 anni dopo la nascita di Spinelli è ancora forte nel nostro cuore: l'Europa deve tornare a cambiare passo".
"Io non volevo fare il congresso, ringrazio Piero Fassino perché è stato uno di quelli che più mi è stato vicino in questa fase e che mi ha chiesto un atto di generosità, l'ha chiamata la mossa del cavallo. Arriva il momento in cui pur di evitare scissione, bisogna mordersi la lingua e mettersi un freno", sostiene Renzi, aggiungendo: "Non accetto che qualcuno pensi di avere il copyright della parola sinistra. Anche se non canto bandiera rossa penso che il Pd abbia un futuro che non è quello che altri immaginano. È molto più di sinistra quello che ha fatto Teresa Bellanova, di ciò che hanno fatto certi convegni per anni e anni. Per l'attenzione agli ultimi. È molto più di sinistra affrontare il tema dei diritti e dei doveri con uno sguardo nuovo, che non crogiolarsi con riferimenti a simboli del passato. Fare investimenti sui cantieri sociali è molto più di sinistra. E anche se non canto ‘Bandiera rossa' e non vengo dalla tradizione socialista, penso che il Pd abbia un futuro che non è quello che altri immaginano".
Spiegando le ragioni per cui dopo molte resistenze ha infine deciso di acconsentire al congresso anticipato, Renzi sottolinea: "C'è un altro punto per cui va fatto il congresso. È solo uno scontro di poteri, sì. Ma non nel modo che potete capire. C'è la legittima aspirazione a diventare segretario. Ma c'è di più: a chi appartiene il potere nel Partito Democratico? Quando si definisce il congresso come il luogo della conta e non della democrazia, si sta dicendo qualcosa che va contro il cuore del partito. La condizione per cui si può stare tutti dentro, non è la logica del veto, ma che il potere appartiene ai cittadini che vanno a votare alle primarie, non ai caminetti a Roma. Avete il diritto di sconfiggerci, non di eliminarci".
“Basta con la discussione e le polemiche sul governo. Faccio un applauso a Gentiloni che è qui, per quello che sta facendo con i ministri. È impensabile che si trasformi il congresso in un congresso sul governo. Sarebbe un errore allucinante per tutti. Sul governo non ho cambiato idea, mi fa piacere che altri lo abbiano fatto passando dall’appoggio caso per caso all’appoggio fino a fine legislatura. Rispettiamo l’azione del governo e i poteri del presidente della Repubblica”.
Matteo Renzi si dimette da segretario del Partito Democratico
Il presidente del Partito Democratico Matteo Orfini ha annunciato le dimissioni del segretario Matteo Renzi, che dunque in Assemblea Nazionale ha ufficialmente rimesso il proprio mandato. Il Pd andrà quindi al congresso con un segretario "reggente", l'attuale presidente del Partito Democratico Matteo Orfini, che traghetterà quindi il partito all'elezione dei nuovi organi direttivi. Sebbene lo statuto del Partito Democratico non contempli la figura del "segretario reggente" – visto che le attuali norme interne prevedono che in caso di cessazione anticipata del mandato del segretario nazionale l’Assemblea Nazionale possa o eleggere un nuovo segretario per restante parte del mandato oppure decidere di sciogliere in anticipo l’Assemblea e dare il via al congresso, la stessa Assemblea Nazionale, in quanto organo sovrano, ha il potere di cambiare l'assetto dello statuto di partito e quindi inserire questa possibilità.
"Ho convocato questa assemblea perché sono arrivate le dimissioni ufficiali del segretario in direzione. Ora va verificato se l'Assemblea vuole o no eleggere un nuovo segretario. Entro le 13,30 se qualcuno si vuole candidare a segretario, deve raccogliere almeno 117 firme e portarle alla presidenza. Questo comporterebbe il non svolgimento del congresso democratico perché si andrebbe a scadenza", ha annunciato Orfini.
Cuperlo spera nell'unità: "Mi auguro si faccia ogni sforzo per non dividersi"
Arrivando all'Assemblea Nazionale all'Hotel Parco dei Principi di Roma, Gianni Cuperlo ha invitato la minoranza dem a restare nel Partito Democratico. "Mi auguro che fino all'ultimo istante utile si faccia ogni sforzo per non dividersi", ha dichiarato Cuperlo, aggiungendo, in risposta alla domanda di un cronista, che sia al leader della minoranza dem Pier Luigi Bersani sia a D'Alema direbbe "di fare di tutto per restare qui".
La crisi del Partito Democratico: la minoranza dem a un passo dalla scissione
Dalle 10 del mattino il Partito Democratico si riunirà in Assemblea Nazionale per definire sostanzialmente le modalità che porteranno il partito al congresso, orientativamente entro la prossima primavera. Nel corso della settimana la minoranza dem e il segretario ed ex presidente del Consiglio Matteo Renzi si sono duramente scontrati e la spaccatura nel partito è ormai sensibilmente evidente. Matteo Renzi non vuole cedere, alla vigilia di questa combattuta Assemblea Nazionale ha dichiarato di non essere intenzionato a cambiare posizione su nulla e che, nonostante chiederà sicuramente alla minoranza dem di restare nel Partito Democratico, non intende quindi concedere alcun tipo di "agevolazione" ai membri del partito che in questi ultimi giorni hanno a più riprese minacciato di andarsene dal Pd. "Farò un appello alla minoranza a restare, ma non intendo cambiare posizione su nulla", ha dichiarato Matteo Renzi, sostanzialmente chiudendo le porte alla minoranza.
Secondo quanto appreso nel corso delle ultime ore, Renzi intende celebrare il congresso del partito in primavera, un congresso lampo, che andrà a chiudersi presumibilmente non più tardi del 7 maggio. Nonostante la data del congresso sia stata ormai quasi definita, Matteo Renzi comunque dovrebbe ribadire in assemblea il pieno sostegno al governo Gentiloni, probabilmente fino a naturale scadenza della legislatura, nel 2018. Nessuna promessa solenne, però, per quanto riguarda la scadenza del 2018, come invece vorrebbe la minoranza dem, che preme affinché si evitino le elezioni anticipate in ogni modo. I membri del Partito Democratico più agguerriti sono senz'altro il governatore della Regione Puglia Michele Emiliana e il governatore della Regione Toscana Enrico Rossi, che nel corso delle ultime ore hanno duramente attaccato il segretario del Partito Democratico e a più riprese minacciato quella che ormai sembra un'inevitabile scissione.