La Sea Watch 3 è approdata nel porto di Lampedusa, dopo che la comandante Carola Rackete ha deciso di invocare lo stato di necessità e procedere senza l'autorizzazione preventiva. I 40 migranti a bordo sono stati fatti sbarcare all'alba, mentre la comandante è stata arrestata con l'accusa di non aver obbedito a una nave militare.
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Carola Rackete, capitana della Sea Watch 3, ha annunciato la decisione di fare ingresso nelle acque territoriale italiane, violando le indicazioni del Viminale (diramate d’Intesa col ministero dei Trasporti e della Difesa). Dopo la decisione della Corte Europea e stante l’immobilismo della politica europea, dunque, la capitana della nave ha deciso di provare a entrare nel porto di Lampedusa. “So cosa rischio, ma le persone a bordo sono allo stremo”, ha spiegato Rackete, ricordando le conseguenze immediate dell’ingresso della Sea Watch 3 nelle acque territoriali italiane, ovvero la confisca della nave e una denuncia nei suoi confronti. Con un tweet, poco dopo, la Sea Watch conferma di essere entrata nelle acque italiane:
La colpa: essere stati soccorsi da una Ong. La punizione: friggere sul ponte di una nave per settimane. Rifiutati e abbandonati dall'Europa. Intanto sono più di 200 le persone sbarcate nei giorni scorsi a Lampedusa. Basta, siamo entrati.
Ricordiamo che la Corte Europea non aveva accolto il reclamo urgente della ONG, confermando però di contare “sulle autorità italiane affinché continuino a fornire l'assistenza necessaria alle persone a bordo di Sea Watch 3, che sono vulnerabili a causa della loro età o delle loro condizioni di salute". Per 14 giorni, invece, il governo si è praticamente disinteressato del destino delle 42 persone ancora a bordo (11 sono state evacuate per urgenti ragioni mediche), lasciando che la nave stazionasse al limite delle acque territoriali italiane.
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che ha sempre ribadito la propria contrarietà all’arrivo in Italia della nave della ONG (“la Sea Watch 3 è una nave olandese di proprietà di una ong tedesca, il problema quindi non è nostro”), ha commentato immediatamente in diretta Facebook: “L’Italia non può essere punto d’approdo per i complici dei trafficanti. Io questa autorizzazione allo sbarco non la do e non la darò mai, nessuno pensi di poter fare i porci comodi suoi per fregarsene delle leggi di uno Stato. Il governo olandese e quello tedesco ne risponderanno, perché io sono stufo e parlo a nome di 60 milioni di italiani. Siamo stanchi e chiediamo dignità e rispetto”.
Diverso l'approccio dell'opposizione, con Matteo Orfini, del Partito Democratico, che anticipa la partenza per Lampedusa di una delegazione del partito:
Guardia di finanza verso la Sea Watch
La Guardia di finanza si è diretta verso la Sea Watch 3, dopo che l'imbarcazione ha deciso di forzare il blocco e di entrare nelle acque italiane per far sbarcare i 42 migranti a Lampedusa. A riportarlo è l'Agi, spiegando che a confermarlo sono le stesse fiamme gialle che, inoltre, intendono intimare l'alt alla nave della Ong che è ormai da quasi due settimane in mare con a bordo le persone soccorse. La Guardia di finanza avrebbe ribadito l'alt alla nave che però non si è fermata e avrebbe continuato la sua rotta in direzione di Lampedusa.