video suggerito
Crisi di governo 2019

Crisi di governo, sfiducia a Conte il 20 agosto. Salvini battuto in Senato – Diretta

305 CONDIVISIONI

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, riferirà al Senato sulla crisi di governo il 20 agosto. L'Aula di Palazzo Madama ha rinviato la decisione a martedì, bocciando le richieste di Lega, Fi e Fdi di anticipare la discussione e il voto della mozione di sfiducia. Intanto il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha accettato la proposta di Luigi Di Maio e del Movimento 5 Stelle di votare subito il taglio dei parlamentari per poi andare al voto.

Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su
11:29

Crisi di governo, la strategia di Grasso per 'allungare i tempi'

Immagine

L'ex presidente del Senato Piero Grasso ha avanzato una proposta, rivolta a tuti gli oppositori di Salvini: uscire in massa al momento del voto sulla mozione di sfiducia al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in modo da portare il premier alle dimissioni, favorendo la nascita di un governo ‘elettorale', magari guidato da Tria.

In un post su Facebook spiega la sua strategia: "A forza di girare per le spiagge, Salvini rischia di finire spiaggiato. È stato molto interessante leggere gli articoli di stamattina in merito alla riunione dei capigruppo che si terrà oggi pomeriggio in Senato. Se Cinque Stelle, Pd e Misto sono scaltri, Salvini non potrà vincere questa partita e umiliare il Parlamento col suo 17% di voti".

"Partiamo dalle certezze: Salvini vorrebbe votare la mozione di sfiducia prima di Ferragosto, gli altri intorno al 20, per dare modo a tutte le senatrici e i senatori di poter partecipare ad un voto così importante. Con ogni probabilità a prevalere in quella riunione sarà la data del 20, ma siccome non ci sarà unanimità potrebbe essere convocata l'Aula per domani in modo che si voti sul calendario, magari sfruttando le possibili assenze e provando a ‘ribaltare' il risultato ottenuto in capigruppo".

"Come evitare il ‘blitz salviniano' sul calendario, un ulteriore sfregio al Parlamento? È abbastanza semplice, partendo da un semplice calcolo matematico: Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia in Senato non hanno la maggioranza di 161 voti necessaria per imporre nulla. Basterà contarsi prima: se i senatori di centrodestra sono meno degli altri si potrà votare il calendario in Aula, e fissare la discussione per il 20 agosto (o il 21, o il 22…). Se invece sono di più, semplicemente se gli altri non entreranno in Aula il centrodestra non avrà mai il numero legale per il blitz, e saranno costretti a rimandare di giorno in giorno l'Assemblea. In questo modo Salvini, ogni giorno più nervoso e contestato, capirà che il Parlamento non è a sua disposizione, per ora". La proposta è stata subito ribattezzata ‘lodo Grasso'.

A cura di Annalisa Cangemi
11:11

Crisi di governo, spread apre in calo: a metà mattina è a 232 punti

Immagine

La crisi di governo ha ripercussioni immediate sull'economia. Dopo il giudizio di Fitch che ha confermato il rating dell'Italia ‘BBB' con outlook negativo resta alta l'attenzione sui possibili scenari che si aprono per il governo. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi, indicato in avvio a 240 punti, ora si porta sui 232 punti, dopo aver chiuso a 241 punti venerdì scorso. Il rendimento del decennale scende all'1,757, dopo aver chiuso venerdì all'1,84%, ai massimi da inizio luglio.

A cura di Annalisa Cangemi
10:41

Governo, Casellati: "Se la capigruppo non decide all'unanimità su calendario si convoca l'Aula"

Immagine

"La convocazione dell'Assemblea, nell'ipotesi in cui il calendario dei lavori non venga approvato in capigruppo all'unanimità, non costituisce forzatura alcuna, ma esclusivamente l'applicazione del regolamento". Lo ha dichiarato la presidente del Senato Elisabetta Casellati, che ha aggiunto: "l'articolo 55, comma 3, prevede infatti che sulle proposte di modifica del calendario decida esclusivamente l'Assemblea, che è sovrana. Non il presidente, dunque. In un momento così delicato per il Paese, l'unico metro possibile da adottare a garanzia di tutti i cittadini è il rispetto delle regole".

Tale decisione farebbe infuriare i 5Stelle e il Pd, dal momento sarebbe espressione di una parte minoritaria dei parlamentari: Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia (che ancora non avrebbe comunque deciso quale posizione assumere) potrebbero infatti contare su 137 voti. Il fronte degli oppositori, numeri alla mano, ne avrebbe 174.

A cura di Annalisa Cangemi
10:27

Crisi di governo, giornata decisiva: vertice dei capigruppo nel pomeriggio

Immagine

Si apre una settimana molto calda per il governo. Il primo appuntamento decisivo sarà la riunione di questo pomeriggio, fissata per le 16: i capigruppo dei partiti dovranno decidere quando calendarizzare il voto per la mozione di sfiducia al premier Giuseppe Conte, presentata dalla Lega. Matteo Salvini preme affinché l'Aula venga convocata già per domani, martedì 13. Anche Fratelli d'Italia e Forza Italia sostengono quest'opzione. Il centrodestra in questo caso potrebbe contare su 137 voti in Senato. Pd, M5S e Gruppo Misto sperano invece che i tempi si dilatino, e vorrebbero votare dopo Ferragosto. Gli oppositori alla linea del ‘voto subito' possono comunque contare sulla maggioranza dei voti: sono a quota 174. E se dovessero avere la meglio si potrà votare la sfiducia tra il 19 e il 20 agosto. (data più probabile).

Il regolamento prevede comunque che la decisione venga presa all'unanimità. Ma viste le posizioni così nettamente divise la presidente del Senato Elisabetta Casellati potrebbe forzare i tempi e decidere per un voto già domani sera, convocando l'Aula.

Al momento la mozione di sfiducia ha avuto un primo vistoso effetto: quello di spaccare il Pd. Di fatto esistono due linee: quella dell'ex premier, il senatore Matteo Renzi, che vorrebbe un governo ‘istituzionale' (anche con i 5Stelle), per traghettare il Paese verso le elezioni a maggio 2020, e nel frattempo portare a termine la legge di bilancio, il taglio dei parlamentari voluto da Luigi Di Maio (il voto era previsto per il 9 settempre) e la roforma costituzionale che trasformerebbe il nostro sistema elettorale in un proporzionale puro. E poi c'è la linea del segretario Nicola Zingaretti, che non può contare come Renzi su un folto numero di parlamentari, che spinge verso le elezioni il prima possibile.

A cura di Annalisa Cangemi
305 CONDIVISIONI
209 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views