Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, riferirà al Senato sulla crisi di governo il 20 agosto. L'Aula di Palazzo Madama ha rinviato la decisione a martedì, bocciando le richieste di Lega, Fi e Fdi di anticipare la discussione e il voto della mozione di sfiducia. Intanto il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha accettato la proposta di Luigi Di Maio e del Movimento 5 Stelle di votare subito il taglio dei parlamentari per poi andare al voto.
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Governo, Casellati: "Se la capigruppo non decide all'unanimità su calendario si convoca l'Aula"
"La convocazione dell'Assemblea, nell'ipotesi in cui il calendario dei lavori non venga approvato in capigruppo all'unanimità, non costituisce forzatura alcuna, ma esclusivamente l'applicazione del regolamento". Lo ha dichiarato la presidente del Senato Elisabetta Casellati, che ha aggiunto: "l'articolo 55, comma 3, prevede infatti che sulle proposte di modifica del calendario decida esclusivamente l'Assemblea, che è sovrana. Non il presidente, dunque. In un momento così delicato per il Paese, l'unico metro possibile da adottare a garanzia di tutti i cittadini è il rispetto delle regole".
Tale decisione farebbe infuriare i 5Stelle e il Pd, dal momento sarebbe espressione di una parte minoritaria dei parlamentari: Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia (che ancora non avrebbe comunque deciso quale posizione assumere) potrebbero infatti contare su 137 voti. Il fronte degli oppositori, numeri alla mano, ne avrebbe 174.
Crisi di governo, giornata decisiva: vertice dei capigruppo nel pomeriggio
Si apre una settimana molto calda per il governo. Il primo appuntamento decisivo sarà la riunione di questo pomeriggio, fissata per le 16: i capigruppo dei partiti dovranno decidere quando calendarizzare il voto per la mozione di sfiducia al premier Giuseppe Conte, presentata dalla Lega. Matteo Salvini preme affinché l'Aula venga convocata già per domani, martedì 13. Anche Fratelli d'Italia e Forza Italia sostengono quest'opzione. Il centrodestra in questo caso potrebbe contare su 137 voti in Senato. Pd, M5S e Gruppo Misto sperano invece che i tempi si dilatino, e vorrebbero votare dopo Ferragosto. Gli oppositori alla linea del ‘voto subito' possono comunque contare sulla maggioranza dei voti: sono a quota 174. E se dovessero avere la meglio si potrà votare la sfiducia tra il 19 e il 20 agosto. (data più probabile).
Il regolamento prevede comunque che la decisione venga presa all'unanimità. Ma viste le posizioni così nettamente divise la presidente del Senato Elisabetta Casellati potrebbe forzare i tempi e decidere per un voto già domani sera, convocando l'Aula.
Al momento la mozione di sfiducia ha avuto un primo vistoso effetto: quello di spaccare il Pd. Di fatto esistono due linee: quella dell'ex premier, il senatore Matteo Renzi, che vorrebbe un governo ‘istituzionale' (anche con i 5Stelle), per traghettare il Paese verso le elezioni a maggio 2020, e nel frattempo portare a termine la legge di bilancio, il taglio dei parlamentari voluto da Luigi Di Maio (il voto era previsto per il 9 settempre) e la roforma costituzionale che trasformerebbe il nostro sistema elettorale in un proporzionale puro. E poi c'è la linea del segretario Nicola Zingaretti, che non può contare come Renzi su un folto numero di parlamentari, che spinge verso le elezioni il prima possibile.