Prosegue la fase di avvicinamento alle consultazioni, Di Maio apre al confronto. Salvini: "Presidenza Camere a Lega e M5s". Orfini: "Sostegno a governo M5s sarebbe la fine del Pd".
- Orfini: “Renzi non parteciperà alle consultazioni, governo con M5s sarebbe la fine del Pd” 11 Marzo
- Salvini non cambia idea: "Farò di tutto per fare il premier, ma niente pastrocchi" 11 Marzo
- Tajani getta la spugna: "Il premier spetta alla Lega" 11 Marzo
- Brunetta: "Forza Italia è per il dialogo con Pd e M5S per le presidenze delle Camere" 10 Marzo
- Emiliano: "Io in corsa per segreteria Pd? Sto valutando" 10 Marzo
- Chiamparino: "Renzi non deve lasciare il Pd, ma si deve mettere di lato" 10 Marzo
- Beppe Sala: "Di Maio? Non ha mai governato nemmeno un condominio" 10 Marzo
- Direzione nazionale di Sinistra italiana respinge dimissioni di Fratoianni 10 Marzo
- Grillo in spiaggia gioca con in numeri: in un video costruisce un ipotetico governo 10 Marzo
- Di Maio: "Un governo senza di noi non si può fare" 10 Marzo
- Fratoianni: "LeU non scompare, si riparte da lì" 10 Marzo
Orfini: “Renzi non parteciperà alle consultazioni, governo con M5s sarebbe la fine del Pd”
Il presidente del Pd Matteo Orfini assicura che Matteo Renzi, segretario dimissionario del partito, non si presenterà alle consultazioni al Quirinale per la formazione del nuovo governo. “Evidentemente no – risponde durante la trasmissione ‘In 1/2 ora in più’ – Domani non farà neanche la relazione in direzione, la farà il vicesegretario Martina”. Orfini ricorda che Renzi “si è dimesso, ho la lettera di dimissioni”. Per quanto riguarda l’assemblea nazionale, dovrebbe essere convocata entro un mese dalle dimissioni, quindi entro il 5 aprile”, pur dovendo considerare che in quei giorni si terranno anche le consultazioni.
Per il Pd ora ci sono due opzioni: eleggere un segretario in assemblea o convocare le primarie. Personalmente Orfini ritiene che la migliore opzione sia l’elezione in assemblea: “Non penso che convocare le primarie tra tre mesi sia la soluzione migliore. Magari si può pensare a fare ciò che avvenne dopo le dimissioni di Veltroni e Bersani, con una fase di discussione e riflessione. Un segretario che ci porterà a un congresso vero e proprio con le dimissioni”. Per Orfini era inevitabile “che si dimettesse Renzi con una sconfitta di quelle dimensioni”, ma comunque “non penso che il Pd possa ricostruirsi a prescindere dalla componente renziana”.
Domani durante la direzione del Pd l’oggetto principale della discussione sarà la questione se sostenere o meno un nuovo governo. L’opinione di Orfini è che “quando si perdono le elezioni si sta all’opposizione”. Il presidente del Pd aggiunge che lui e Luigi Di Maio nella scorsa legislatura hanno votato allo stesso modo solo il “27% delle volte, soprattutto per questioni come la ratifica dei trattati internazionali dove tutti votano insieme”. Allo stesso tempo, ricorda Orfini, confrontando due parlamentari di M5s e Lega hanno votato “insieme circa il 50% delle volte, quindi contro i nostri provvedimenti”. “Non si può immaginare – continua – che il Pd vada al governo perdendo le elezioni. Sarebbe incomprensibile a me ma soprattutto a quegli elettori che ci hanno votato”. Orfini definisce “contro natura” una alleanza con il M5s e un sostegno a un loro esecutivo “sarebbe la fine del Pd”.
Infine, Orfini parla dell'elezione dei presidenti delle due Camere. E sulla possibilità che vadano una alla Lega e una al M5s risponde: "Mi pare sia quello di cui si discute e lo ritengo anche legittimo visto che hanno vinto le elezioni. Non sembra ci siano le condizioni per cui la presidenza di una Camera vada di nuovo a un rappresentante del Pd".
Avvenire chiede un governo di tregua: "Prima un esecutivo utile di tutti e poi ritorno al voto"
Una settimana dopo il voto del 4 marzo interviene nel dibattito, offrendo la sua posizione ufficiale, anche il giornale di ispirazione cattolica Avvenire. Il suo direttore Marco Tarquinio chiede alle forze politiche di formare un “governo di tregua” prima di tornare al voto. “Vedo buoni motivi per tornare di corsa alle urne – scrive Tarquinio – e ottime ragioni per fare qualcosa di serio prima. Non con una Grande Intesa a forte connotazione politica che solo uno spettacolare colpo di scena, tipo un accordo Di Maio-Salvini potrebbe propiziare. Forse, appunto, con un ‘governo utile' perché di tutti, dall'orizzonte limitato e dal programma essenziale”, basato su fisco, welfare e nuova legge elettorale.
L’augurio del direttore di Avvenire è che “dalla eccitata e violenta campagna elettorale” possa nascere un “governo di tregua”. “Aiuterebbe a smaltire veleni e tossine masticati, inoculati e accumulati nel corpo vivo del Paese. Luigi Di Maio, Matteo Salvini e Matteo Renzi sono sfidati a dare un governo utile all'Italia. In sostanza questo significa che su due vincitori insufficienti (Di Maio e Salvini) grava un dovere di iniziativa e responsabilità del quale devono mostrarsi degni al cospetto dell'opinione pubblica interna e internazionale. Sul grande sconfitto, Renzi, pesa il dovere di non far male ulteriore al proprio partito e di non far male all'Italia”, conclude.
Marine Le Pen: "Alle elezioni abbiamo assistito alla caduta di Renzi, il Macron italiano"
A commentare il voto alle elezioni politiche del 4 marzo arriva anche Marine Le Pen, leader del Front National francese. Secondo Le Pen "abbiamo assistito alla caduta del Macron italiano" e il riferimento è al segretario (dimissionario) del Pd Matteo Renzi. "Un giovane leader, Matteo Renzi, 4 anni fa, si presentò e parlò di Europa e politica europeista come della migliore tradizione per il suo Paese". Secondo Le Pen questo "ci ricorda qualcosa": "C'è stato un referendum e quattro anni dopo ci ritroviamo i nostri alleati della Lega alle porte del potere. Abbiamo assistito alla caduta del Macron italiano".
Le Pen oggi ha annunciato che il Front National cambierà nome: la proposta avanzata da Marine è di chiamarlo Rassemblement National (Unione Nazionale). Ora i militanti dovranno esprimersi e decidere se accettare o meno questo nome. Le Pen ha parlato anche del sistema elettorale francese, sostenendo che "l'assemblea nazionale è poco rappresentativa: guardate i risultati e il numero dei deputati ottenuti dalla Lega in Italia, dal Fpoe in Austria. Noi dobbiamo instituire lo scrutinio proporzionale alle legislative", ha sostenuto.
Emiliano: "Pd deve dare appoggio esterno a governo M5s e rivendicare presidenza di una Camera"
Michele Emiliano, presidente della regione Puglia ed esponente di minoranza nel Partito democratico, avanza la sua proposta in vista della formazione del governo: appoggio esterno al M5s e una delle due presidenza delle Camere ai dem. "L'opposizione manda in stallo il Paese – afferma ospite del programma ‘Faccia a faccia' su La7 -. Questa cosa il Pd non è capace culturalmente di farla. Un governo con appoggio esterno significa che Di Maio prende le chiavi, fa la sua proposta, noi diciamo quali saranno i punti precisi sui quali voteremo e dopodiché lui parte".
Emiliano esclude che esponenti del Pd possano fare i ministri: "Assolutamente no – risponde – l'appoggio è esterno. Il governo è del M5s, che non ha i numeri come è accaduto a diversi governi nel passato. Gli si danno i voti per farli governare e si condivideranno quei punti che sarà possibile condividere". E secondo Emiliano il Pd deve chiedere la presidenza di una delle due Camere: "Se per esempio si chiude un'alleanza Salvini-Di Maio sulle presidenze di Camera e Senato è un guaio. Mi auguro che, sulla presidenza delle Camere, si possa trovare un'intesa fra M5S e Pd. Penso che la presidenza della Camera sarebbe opportuna per il Pd, può essere rivendicata". Infine, il presidente della regione Puglia attacca Carlo Calenda, da poco iscritto al Pd: "Uno così non lo voglio vicino".
Salvini non cambia idea: "Farò di tutto per fare il premier, ma niente pastrocchi"
"Ho letto ipotesi astruse di governissimi, di governini, di passi di lato, ma c'è un programma selto dagli italiani e lo faremo rispettare". Con queste parole Matteo Salvini ha ribadito la propria volontà di andare avanti, fino al conferimento del mandato di formare il nuovo governo da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "Farò tutto quello che è umanamente possibile per rispettare il mandato che gli italiani ci hanno dato, ovvero di andare a fare il presidente del Consiglio, ma senza scendere a patti e rinnegare la nostra Bibbia che è il programma". Certo, ha aggiunto, "non sto smaniando per diventare premier e non penso che o faccio il presidente del consiglio o sono finito. Sono a disposizione, lo prendo come un servizio. Ma non se bisogna inventarsi pateracchi o minestroni".
Parlando alla scuola politica della Lega, Salvini ha poi aggiunto un particolare interessante, ovvero di ritenere fondamentale che le due Camere siano assegnate ai due partiti usciti vincitori dalle urne: la Lega e il MoVimento 5 Stelle.
Tajani getta la spugna: "Il premier spetta alla Lega"
Anche il "candidato" alla presidenza del Consiglio indicato da Berlusconi per Forza Italia, Antonio Tajani, prende atto del successo elettorale di Matteo Salvini e spiega: "Rispettiamo che sia la Lega a proporre un candidato per Palazzo Chigi. Credo che sia giusto che governi chi ha preso più voti. Le coalizioni sono fatte così". In una intervista al Messaggero, il Presidente del Parlamento Europeo, fa capire di voler attendere gli sviluppi della crisi politica, per uscire dalla quale appare necessario un confronto senza pregiudizi: "Anche Salvini ha mandato un segnale di confronto al Pd. Aspettiamo di vedere come evolve il dibattito interno nei partiti". Quanto a un partito unico del centrodestra, Tajani è scettico: "Sarebbe un errore andare in quella direzione, perché la somma del consenso delle forze del centrodestra non sarebbe uguale".
Brunetta: "Forza Italia è per il dialogo con Pd e M5S per le presidenze delle Camere"
"Il centrodestra ha vinto le elezioni ed è l'unica forza politica con un programma, approvato col 37% dei consensi, che mettiamo al centro del dibattito". Renato Brunetta, in un'intervista su Avvenire, apre il dialogo a tutto campo, "non solo Pd, anche M5s. E se si parte dai programmi, più che dalle formule, si scopre che ci sono molte più cose che uniscono". Brunetta auspica "il dialogo per le presidenze delle Camere" e "il dibattito sul Def", che "da problema può diventare opportunità. Può diventare incubatore della maggioranza. Occorrerà partire dagli aspetti meno divisivi", prosegue l'esponente di Fi, secondo cui il primo punto è "la crescita. Ma per far ripartire il Paese occorre ridurre le tasse. Quindi, la flat tax. Poi la sicurezza: basta sbarchi e clandestini. Dopodiché, Confindustria e sindacati hanno raggiunto un accordo per nuove relazioni industriali, che ora va accompagnato con misure adeguate". Sul reddito di cittadinanza dice di essere assolutamente contrario: "Il reddito occorre prima produrlo, per poterlo distribuire", taglia corto Brunetta. Per fare un governo, "le formule possono essere le più varie purché si agisca alla luce del sole, e partendo dagli interessi del Paese: la ripresa della produttività, l'occupazione giovanile, i conti pubblici, la sicurezza, la povertà".
Emiliano: "Io in corsa per segreteria Pd? Sto valutando"
"Sto aspettando di vedere chi parla sull'apertura di Salvini al Pd, perché poi avrà a che fare con me. Sto attendendo". Così, scherzando, il presidente della Regione Puglia e leader di Fronte democratico, Michele Emiliano, ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano di commentare l'apertura al Pd da parte del leader della Lega, Matteo Salvini. A chi gli ha fatto notare che dal Pd Ettore Rosato ha già risposto di no, Emiliano ha detto: "Ha fatto bene Rosato".
Anche il governatore della Puglia sta intanto ragionando su una sua eventuale corsa alla segreteria del Pd, sfidando il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, e il ministro uscente dei Trasporti Graziano Delrio, che potrebbe candidarsi: "Non è ancora cominciata la procedura di lancio del congresso. Vediamo". E parlando dell'opportunità di candidare un neoeletto governatore come Zingaretti ha spiegato: "Se è necessario perché non ci sono altre possibilità tutti sono candidabili. D'altra parte – ha aggiunto – abbiamo avuto un segretario premier, quindi sarà ancora più facile, credo, fare un segretario presidente di Regione. Anche perché se dicessi il contrario – ha concluso – mi escluderei dal novero dei candidati".
Chiamparino: "Renzi non deve lasciare il Pd, ma si deve mettere di lato"
"Renzi si deve mettere da parte? Io l'ho sempre sostenuto, anche quando dopo il referendum ha continuato nel suo stile che aveva portato alla sconfitta, ora credo però che in questo momento si debba mettere di lato, il che non vuol dire non possa continuare ad essere una risorsa per il partito e per il centrosinistra. Trovo comunque ingeneroso questo attacco così forte che gli viene fatto perché credo che le cause della perdita del partito e del centrosinistra sia dovuto a più cause". Lo ha detto il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, intervistato questa sera da Maria Latella a Sky Tg24.
Beppe Sala: "Di Maio? Non ha mai governato nemmeno un condominio"
"Salvini è detestabile fin che vuoi, ma politicamente ha fatto un miracolo, perché è un politico vicino alla gente e non è percepito come lontano o come un'élite. Ed è quello che cercano oggi gli elettori: persone alla mano e raggiungibili". Così il sindaco di Milano, Beppe Sala, in un'intervista con il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana a Tempo di libri, ha commentato il successo della Lega e del Movimento 5 Stelle alle politiche. "Chi ti elegge deve sentirti come lui. E io penso che Renzi abbia sbagliato in questo" ha aggiunto. Sull'ipotesi di un incarico di governo ai 5 Stelle ha detto: "faccio gli auguri a Luigi Di Maio, che fino a ora non ha mai governato nemmeno un condominio. Ma non si illudano che se si torna a votare prendono il 50% " ha detto il sindaco. Per quanto riguarda il centrodestra, invece, secondo Sala il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, "pensa solo a prendere tempo e a tutelare se stesso".
Nel corso del colloquio il sindaco di Milano ha poi escluso ancora una volta sia di voler correre alle prossime primarie del Pd sia di voler prendere, al momento, la tessera dal partito. "Io posso dare il mio contribuito di idee, di più sicuramente no" ha detto. Per quanto riguarda la formazione del nuovo governo "in questa fase secondo me il Pd deve restare assolutamente fermo e silente" ha sostenuto Sala. "Ma a qualunque tipo di governo io dico: attenzione che da Milano bisogna ripartire. Dimostrare che Milano è forte è il miglior contributo che io possa a dare alla sinistra".
A proposito della candidatura del neo rieletto governatore del Lazio Nicola Zingaretti alla segreteria del Pd ha detto: "Ho trovato improprio Zingaretti. Per come sono fatto io i compiti e i mandati vanno portati a termine. Il sindaco ha poi espresso apprezzamento per la decisione del ministro Carlo Calenda, che in un momento come questo per il Pd "va e si prende la tessera".
E poi rivolge un appello a Renzi, che lunedì formalizzerà le sue dimissioni da segretario: "Io dico a Renzi: spero che tu non voglia farti un nuovo partito, che ti prenda il tempo per riflettere sugli errori e che tu non voglia ripartire in quarta". Per Sala questa ipotesi sarebbe un "errore". "Io non voglio che Renzi lasci la politica o abbandoni il Pd, perché ha un suo elettorato e mi dà fastidio che non si riconoscano le buone politiche che ha fatto. Però – ha precisato il sindaco – è chiaro che qualcosa deve cambiare".
Direzione nazionale di Sinistra italiana respinge dimissioni di Fratoianni
"La Direzione Nazionale di Sinistra Italiana ha respinto le dimissioni di Nicola Fratoianni dal ruolo di segretario nazionale. La decisione è stata assunta al termine dei lavori della Direzione Nazionale di Sinistra Italiana dedicata alle valutazioni sul risultato delle elezioni politiche e sugli sviluppi dell'iniziativa a sinistra. Nelle prossime settimane si riunirà l'Assemblea Nazionale di SI che proseguirà il confronto e l'analisi sulla situazione politica che si è venuta a creare, mantenendo il proprio impegno nel contribuire alla costruzione del progetto politico di Liberi e Uguali", questo il contenuto della nota di Liberi e Uguali.
Grillo in spiaggia gioca con in numeri: in un video costruisce un ipotetico governo
In un video show di Beppe Grillo, il garante del Movimento 5 Stelle, dà i numeri sul futuro governo scrivendoli sulla sabbia. In maglietta e bermuda gioca con i numeri e ipotizza possibili alleanze per formare un governo tenendo conto delle varie forze politiche in campo e cercando di far quadrare i conti: "La composizione per avere una democrazia e un governo in questo paese, allora, potremmo mettere il 32 del Movimento 5 Stelle più un 10, diciamo, del Pd, arriveremmo ad una maggioranza del 42, di qua abbiamo Forza Italia che sarebbe il 17 , cioè, il 16, il 15, non mi ricordo neanche più, poi Salvini il 17: 34. Poi rimangono fuori Libera e Bella (Ah) Liberi e Uguali 3% con la Boldrini, e poi di qua possiamo metterci tutti gli altri, con i Radicali. E poi, e poi ci manca qualcosa ah, forse ci sono, Dio mio, Fratelli D Italia, li possiamo passare sia di qua che di qua. Quindi potremmo avere un 42,5 e un 48,6, possiamo fare un buon governo, una democrazia e possiamo fare veramente una bella democrazia in questo paese!".
Di Maio: "Un governo senza di noi non si può fare"
Di Maio ha ribadito in un messaggio su Facebook la disponibilità a parlare con tutti: "Abbiamo chiesto a tutti responsabilità per formare un governo presieduto dal M5S. Il Capo dello Stato ha richiamato tutte le forze politiche al senso di responsabilità. In questo momento il M5S è determinante, un governo senza di noi non si può fare a meno che – e sarebbe un clamoroso insulto alla democrazia – non decidano di fare un governo con tutti contro di noi ma in quel caso sarebbe la loro fine".
"Noi per le individuazione delle presidenze delle Camere siamo aperti a tutte le forze ma chiaramente pretenderemo il riconoscimento del voto degli italiani che ci hanno indicato come prima forza del Paese", spiega ancora Di Maio, secondo il quale anche il governo "dovrà rispettare la volontà dei cittadini". Di Maio attacca quindi il Rosatellum, che "i partiti hanno avuto la responsabilità di votare pur sapendo che avrebbe generato caos e instabilità, anzi proprio per questo l'hanno votata", e dice: "Io sono molto sereno e invito gli italiani a stare tranquilli. Non è più il momento di guardare la politica con distacco ma è il momento di stare uniti, noi abbiamo bisogno del vostro sostegno e della vostra forza, è stato il segreto della campagna elettorale e sarà l'arma fondamentale per affrontare questa delicata fase".
Sul fronte della Lega Salvini è considerato da tutti il prossimo premier. "Il candidato premier è Salvini. Lo hanno scelto gli elettori", ha detto oggi il capogruppo uscente della Lega alla Camera, Massimiliano Fedriga – "Noi lo abbiamo detto con chiarezza non con delle primarie farlocche, dove vanno a votare dei 14enni cinesi, ma all'interno della cabina elettorale, gli elettori hanno scelto il candidato premier di centro destra. E' Salvini, lo ha voluto la gente". Smentendo così le voci che parlavano di un candidato alternativo del centrodestra.
Il Pd si spacca invece su un eventuale appoggio esterno a un governo Cinquestelle. Renzi, che lunedì formalizzerà le sue dimissioni da segretario, ha chiarito che il ruolo del Pd, seguendo la scelta dell'elettorato, sarà all'opposizione.
Fratoianni: "LeU non scompare, si riparte da lì"
Fermento anche all'interno di Liberi e Uguali, uscito sconfitto alle elezioni, che ieri ha mostrato un'apertura verso il M5S, sottolineando però che mai ci potrebbe essere un accordo con la destra: "Oggi riuniamo la direzione nazionale di Sinistra Italiana perché siamo un partito che esiste, ma questo non vuol dire in alcun modo il voler determinare un processo di scomposizione del progetto politico di Leu, anzi è necessario andare avanti nella costruzione di Liberi e Uguali, anzi nella costruzione di qualcosa di ancora più largo a partire dal perimetro di Liberi e Uguali", ha spiegato il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni parlando con i cronisti prima dell'inizio della Direzione nazionale del partito".
"È evidente che il risultato di Liberi e Uguali di una settimana fa è stato deludente, oggi discuteremo di questo. Il bivio che abbiamo davanti è provare ad ascoltare la domanda di cambiamento che è venuta dal Paese e provare a misurarsi sul merito e sui contenuti", ha proseguito Fratoianni. "Il punto è mettere al centro un'agenda sociale che abbia come cuore la lotta alle diseguaglianze e alla povertà. Che è poi la ragione della nascita di Liberi e Uguali, ed è su questo che vogliamo confrontarci e fare tutte le verifiche possibili". "La discussione che apriamo oggi – ha insistito Fratoianni – deve continuare nei prossimi giorni , non solo nei gruppi parlamentari o nei gruppi dirigenti, ma occorre farlo – questa è la mia idea – anche attivando un processo di consultazione largo con tutti coloro che hanno fatto la campagna elettorale o che hanno votato per Liberi e Uguali, provando ad ascoltare quello che ci chiedono. E poi lo faremo intanto con la volontà di confrontarci , poi quale sarà la scelta finale dipenderà dalla nostra discussione ma non solo dalla nostra, dipenderà anche dalle proposte che in questo caso chi avrà l'onere di avanzare una proposta di governo farà al Parlamento".