Le reazioni del mondo al piano di Trump per Gaza che prevede di mandare via i palestinesi dalla Striscia per prenderne il controllo e avviare un progetto di rilancio turistico della zona. Il presidente Usa infatti ha detto che gli Stati Uniti "prenderanno il controllo" della Striscia di Gaza trasformandola nella "Riviera del Medio Oriente" dopo il trasferimento dei palestinesi in altre zone o nei paesi arabi vicini.
L’Unione europea: “Gaza è parte del futuro Stato di Palestina, nessuno spostamento forzato”
"Abbiamo preso nota dei commenti del presidente Trump. L'Unione Europea rimane pienamente impegnata nella soluzione dei due Stati, che riteniamo sia l'unica via per una pace a lungo termine sia per gli israeliani che per i palestinesi", lo ha detto il portavoce della Commissione europea Anouar El Anouni nel corso dell'incontro quotidiano con la stampa. "Gaza è parte integrante di un futuro Stato palestinese, è una parte essenziale della futura politica" di tale Stato e "non ci dovrebbero essere ulteriori spostamenti forzati di palestinesi" ha aggiunto il portavoce
La Cina dice no a Trump: "Gaza è dei palestinesi, no a legge della giungla"
"Gaza è dei palestinesi, non una merce di scambio politica, nemmeno oggetto di qualcosa che si può decidere in base alla legge della giungla", lo ha detto il portavoce del ministero cinese Guo Jiakun durante una conferenza stampa. La Cina sostiene fermamente i "legittimi diritti nazionali" del popolo palestinese, ha aggiunto. In questo modo Pechino è tornata a ribadire il proprio ‘no' al piano di trasferimento forzato di palestinesi da Gaza proposto da Donald Trump e all'idea che gli Stati Uniti possano prendere il controllo del territorio.
La Spagna respinge l'idea di accettare i palestinesi da Gaza
Il ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Albares, respinge il suggerimento del ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, secondo cui la Spagna dovrebbe accettare i palestinesi sfollati da Gaza. "La terra dei gazawi è Gaza e Gaza deve far parte del futuro stato palestinese", afferma Albares in un'intervista alla stazione radiofonica spagnola Rne. "Faremo tutto il possibile per un futuro pacifico per i palestinesi in uno Stato palestinese", ha aggiunto il ministro degli Esteri spagnolo, spigando che "Madrid sosterrà la soluzione a due Stati".
Ministro Israel Katz: "Irlanda, Norvegia e Spagna obbligate ad accogliere palestinesi di Gaza"
"Irlanda, Norvegia e Spagna sono obbligate per legge ad accogliere i palestinesi di Gaza" lo ha detto il ministro israeliano della Difesa, Israel Katz ordinando ai militari di mettere a punto un piano "affinché tutti gli abitanti" dell'enclave "che desiderano emigrare possano farlo con la sicurezza che il luogo di destinazione li accoglierà". L'affermazione dopo l'annuncio del piano di Trump per Gaza che prevede il trasferimento di tutti i palestinesi. Katz ha citato Paesi come Spagna, Irlanda, Norvegia e Canada a cui vengono addebitate "accuse false" su Israele e sulla "sua guerra contro Hamas a Gaza. "Se si rifiuteranno di accettare i palestinesi, verrà smascherata la loro ipocrisia", ha sostenuto il ministro israeliano.
Gaza, più di 10.000 camion umanitari dall'inizio della tregua
A Gaza sono entrati più di 10.000 camion di aiuti umanitari dall'inizio della tregua tra Has e Israele. Lo rende noto l'Onu spiegando che il cessate il fuoco, l'aumento dell'afflusso giornaliero di rifornimenti e il miglioramento delle condizioni di accesso, ha consentito agli operatori umanitari di ampliare significativamente la fornitura di assistenza e servizi salvavita in tutta l'enclave. Nelle ultime due settimane, il Programma Alimentare Mondiale ( WFP ) ha consegnato nella Striscia più di 10 milioni di tonnellate di cibo , raggiungendo circa un milione di persone attraverso la distribuzione di pacchi alimentari alle famiglie. A ciò si aggiunge l'ampliamento delle consegne di pane nei panifici e nelle mense comunitarie e la riapertura di una mensa comunitaria nel nord di Gaza il 24 gennaio.
Benjamin Netanyahu: “Il piano di Trump è notevole”
Trump ha sorpreso tutti annunciando il suo piano su Gaza, persino il primo ministro israeliano Benjamin Netnayahu che in conferenza stampa non è andato oltre a dichiarazioni di rito a testimoniare che non ne sapeva nulla fino a pochi minuti prima di parlare coi giornalisti. La prima dichiarazione del Premier in un'intervista successiva a Fox News, in cui ha definito l'idea di Trump, "Un'idea notevole, la prima buona idea sentita finora per risolvere il problema di Gaza". "Questa è la prima buona idea che ho sentito", ha detto ai microfoni dell'emittente, aggiungendo: "Penso che dovrebbe essere esaminata, perseguita e realizzata perché credo che creerà un futuro diverso per tutti".
Iran: “Il progetto di Trump viola il diritto internazionale”
No unanime del mondo arabo e mediorientale al piano di Trump per Gaza. L'Iran ad esempio ha respinto senza mezzi termini il piano statunitense spiegando che si tratta di "sfollare con la forza" i palestinesi da Gaza. "Il piano di sgombero di Gaza e di trasferimento forzato del popolo palestinese nei paesi vicini è considerato una continuazione del piano mirato del regime sionista (Israele) di annientare completamente la nazione palestinese, ed è categoricamente respinto e condannato", ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, Esmaeil Baqaei definendo "scioccante" l'idea di Trump per impadronirsi di Gaza.
Il piano di Trump: gli Usa a Gaza, i palestinesi in Egitto e Giordania
Il presidente Usa Donald Trump ha detto che gli Stati Uniti "prenderanno il controllo" della Striscia di Gaza trasformandola nella "Riviera del Medio Oriente" dopo il trasferimento dei palestinesi in altre zone e nei paesi arabi vicini. Il Piano di Trump per Gaza in pratica prevede che gli Stati Uniti prendano il controllo della Striscia di Gaza per bonificarla da ordigni e macerie della guerra tra Hamas e Israele per poi ricostruirla facendone un polo turistico. Prima però i palestinesi andrebbero spostasi in massa in altri Paesi arabi della zona. Trump non ha fatto nomi ma ha parlato di Paesi vicini. Per questo è subito arrivato il no di Egitto e Giordania che sono i due Paesi più vicini che già accolgono milioni di rifugiati palestinesi