Mario Draghi verso le dimissioni da Presidente del Consiglio nonostante la fiducia ottenuta al Senato: M5S, Lega e Forza Italia non hanno partecipato alla votazione, Mariastella Gelmini lascia FI.
In mattinata il discorso di apertura del premier: "Serve nuovo patto di unità". E nella replica: "Nessuno ha chiesto pieni poteri".
Draghi non si dirigerà stasera al Quirinale, probabilmente si recherà domani dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per rassegnare le dimissioni e rimettere l'incarico.
Letta: "Epilogo di una giornata drammatica". Di Maio: "La politica ha fallito". Giorgetti: "Poteva finire in modo più dignitoso". Diversi gli scenari possibili, dal governo tecnico alle elezioni anticipate.
Salvini ha lasciato Villa Grande dopo una cena con Berlusconi
Il leader della Lega Matteo Salvini ha lasciato Villa Grande, dove ha cenato con il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi.
Per Serracchiani (Pd) le elezioni anticipate sono "molto probabili"
"Ce l'abbiamo messa tutta, quando una parte del Palazzo si mette contro il Paese c'è poco da fare. Ora le elezioni anticipate sono molto probabili", lo ha detto la dem Debora Serracchiani ai microfoni di Fanpage.it. Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha detto che il Partito Democratico è pronto ad andare al voto.
Tajani: "Ministra Gelmini non è mai stata messa da parte da Forza Italia"
"La ministra per gli affari regionali e le autonomie Mariastella Gelmini non è mai stata messa da parte da Forza Italia". Lo ha detto il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, a "In Onda" su La7. Il numero due di Fi ha replicato così a Gelmini, la quale, spiegando i motivi della sua rottura, ha detto di essere stata esclusa dalle riunioni di partito. "C'è sempre stata una comunicazione costante per quanto mi riguarda. Perché sia insoddisfatta non lo so".
Anche il senatore Cangini è pronto a lasciare Forza Italia
Dopo il voto di fiducia espresso a Draghi nell'aula del Senato, in dissenso con la linea di Fi, anche Andrea Cangini sarebbe a un passo dall'addio al partito. La decisione, che è stata preceduta da quella analoga della ministra Gelmini, potrebbe essere formalizzata domani. Se Cangini dovesse lasciare passerebbe al Misto.
Meloni: "Stupita che Draghi non si sia dimesso subito, forse tentativo di inventarsi alchimie"
Giorgia Meloni si aspettava che Draghi salisse al Quirinale già questa sera: "Mi stupisce che non si sia dimesso già questa sera e non so se questo sia prodromico a qualche tentativo, con il favore delle tenebre, di inventarsi qualche alchimia. Ma vedo dei margini molto stretti".
Meloni: "Spero domani inizi la campagna elettorale"
"Spero che domani parta la campagna elettorale", ha detto la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, parlando ai microfoni di ‘Controcorrente' su Rete4. "Non possiamo stare altri giorni o settimane a portare avanti questo teatrino. Non si è capito perché si è dovuto portare avanti questo Parlamento per tutto questo tempo".
Gelmini ha lasciato gli azzurri: "Le scelte di Fi e Lega vanno contro interesse nazionale"
"La mia decisione è diventata ineludibile nel momento in cui all'irresponsabilità del M5s si è aggiunta quella di Forza Italia e Lega, che indebolisce il fronte occidentale. Una scelta profondamente in contrasto con i valori che Fi ha sempre portato avanti e con gli interessi dell'Italia. Le scelte di Fi e Lega vanno contro l'interesse nazionale e contro la volontà dei cittadini. È stata una scelta scellerata che lascia il Paese nell'instabilità". Lo ha detto la ministra per gli Affari regionali e le autonomie, che allo speciale del Tg1 ha spiegato così la sua decisione di lasciare il partito in cui milita da decenni. "Non ho ancora parlato con Berlusconi, i ministri non sono mai stati coinvolti nelle riunioni di partito. Ho preso atto delle scelte".
Draghi alla Camera domani alle 9, probabili dimissioni senza aspettare voto di fiducia
Il premier Mario Draghi domani sarà alla Camera, l'orientamento del presidente del Consiglio sarebbe quello di non aspettare il voto di fiducia in Aula sulle risoluzioni, ma di andare direttamente a rassegnare le dimissioni dal Presidente della Repubblica al Quirinale. Prima di salire al Colle Draghi dovrebbe convocare il Consiglio dei ministri, per annunciare le sue intenzioni ai membri dell'esecutivo, come da prassi.
Renzi: "L'area Draghi c'è, trasformiamo la rassegnazione in impegno, non molliamo"
"È una serata di rabbia e di rassegnazione per alcuni, e non potevo lasciare il Senato senza parlare con voi", lo ha detto Renzi in una diretta da Palazzo Giustiniani. "Qualche giorno fa sembrava tutto finito. Più di 100mila persone si sono messe in moto, hanno fatto una petizione, decine di migliaia di persone si sono riversate nelle piazze, migliaia di sindaci. Tutti insieme abbiamo detto ‘andiamo avanti con Draghi'. Non perché ci sia solo lui, ma perché Draghi rappresenta la competenza contro l'ignoranza, il merito contro l'improvvisazione, la politica contro il populismo".
"Oggi il populismo si è preso una rivincita sul merito", ha aggiunto. "Conte e Salvini, in una riedizione del governo giallo-verde, hanno fatto mancare la fiducia al governo Draghi", ha detto ancora l'ex premier, sintetizzando poi così: "Oggi ha vinto Putin, ha perso l'Italia".
"L'area Draghi c'è", ha aggiunto. "Non è il momento di abbattersi, ma di trasformare questa delusione in qualcosa di positivo. Noi ci siamo, da domani, per un grande fronte che ha a cuore i valori in cui crediamo e che non vuole lasciare il Paese in mano ai populisti".
Terminato vertice Lega alla Camera, Salvini: "Draghi vittima di Pd e M5s"
"Draghi e l’Italia sono state vittime, da giorni, della follia dei 5Stelle e dei giochini di potere del Pd". Lo ha detto Matteo Salvini, alla riunione con i parlamentari della Lega alla Camera, che si è conclusa da poco. "L’intero centrodestra era disponibile a proseguire senza i grillini, con Draghi a Palazzo Chigi e con un governo nuovo e più forte. Il Pd ha fatto saltare tutto" ha spiegato Salvini. "Speriamo che questo sia l’ultimo Parlamento dove centinaia di persone cambiano casacca e poltrona".
Conte: "Draghi sprezzante, dal Cdx deliberata volontà di cacciarci, M5s è stato messo alla porta"
"Oggi era una giornata molto importante per ottenere risposte e definire l'agenda di governo per il tempo che rimane. Invece mi sembra che questa discussione non ci sia stata, non abbiamo compreso se c'è l'intenzione di fare il salario minimo legale e il taglio del cuneo fiscale. Non è stato possibile, il premier Draghi ma mostrato un atteggiamento sprezzante su alcune misure, e anche dalle forze del centrodestra c'è stata una volontà deliberata di cacciarci dalla maggioranza. Oggi tutti i cittadini hanno capito il perché del nostro disagio. Siamo stati messi alla porta, non c'erano le condizioni affinché ci fosse una leale collaborazione. Non abbiamo mai chiesto rimpasto o poltrone. Oggi era un passaggio fondamentale", lo ha detto il leader del M5s Giuseppe Conte, che ha così commentato l'apertura della crisi.
Draghi verso dimissioni, governo finito. Cosa succede adesso
Dopo l'esito del voto a Palazzo Madama il premier Draghi salirà al Colle da Mattarella, probabilmente per confermare le dimissioni, già presentate lo scorso giovedì. Ma non lo farà questa sera. Domani mattina alle 9 è infatti previsto il passaggio alla Camera, per il momento confermato. A Montecitorio Draghi dovrebbe annunciare ai deputati l'intenzione di recarsi al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto Mattarella potrebbe prendersi qualche ora per riflettere prima di convocare i presidenti delle Camere che, come prevede la Costituzione, devono essere ascoltati prima di sciogliere le Camere. Lo scenario più probabile lo scioglimento del Parlamento per andare a elezioni in autunno. In base al calendario la data più probabile è il 2 ottobre, o una data successiva: devono infatti passare 70 giorni dal giorno dello scioglimento e il 25 settembre si celebra una festa ebraica, mentre in genere si evita la coincidenza con festività religiose.
Il governo Draghi è finito anche se ha ricevuto la fiducia in Senato
Nonostante il voto favorevole in Senato Draghi sta per dimettersi, anche se non andrà questa sera al Quirinale: il presidente del Consiglio ha chiesto la fiducia e gran parte della sua maggioranza è uscita dall’Aula.
Draghi non salirà al Colle questa sera
Il presidente del Consiglio Mario Draghi non dovrebbe recarsi questa sera al Quirinale, per un colloquio con il presidente della Repubblica dopo il voto di fiducia in Senato. È quanto si apprende da fonti di governo. Draghi ha lasciato Palazzo Chigi intorno alle 20.15, ma al momento non è arrivato al Colle. Domani mattina è previsto il passaggio parlamentare del premier alla Camera. Solo dopo, spiegano le fonti, potrebbe tornare da Mattarella per tirare le somme della "verifica" parlamentare ed eventualmente confermare le sue dimissioni.
Finisce il governo Draghi, Calenda: "Cialtroni populisti hanno mandato a casa italiano più illustre"
"La fine indegna di una legislatura disastrosa. Cialtroni populisti hanno mandato a casa l’italiano più illustre. La prima cosa che diciamo è grazie Draghi. Combatteremo per portare avanti la sua agenda e il suo modo di fare politica. L’Italia seria scenda in campo. È il momento". è il tweet del leader di Azione Carlo Calenda.
Giorgetti: "Poteva finire in modo più dignitoso"
"Si poteva concludere in maniera più dignitosa". È il commento del ministro leghista Giancarlo Giorgetti, uscendo dal Senato.
Letta: "Giorno drammatico per il Paese, si andrà a voto in condizioni difficili"
"Oggi giorno triste e drammatico per l'Italia, italiani guardano sgomentati alle istituzioni". Per il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, "tre grandi partiti hanno deciso di mettere fine a questa esperienza, in particolare" con "la decisione di Berlusconi e di Salvini di togliere la fiducia, che ha seguito la scelta del M5s di una settimana fa di aprire la crisi". E ancora: "Andremo alle elezioni rapidamente e gli italiani sceglieranno chi votare tra chi ha voluto affossare questo governo e chi invece ha cercato di portarlo avanti sacrificando i propri interessi di partito". Ai microfoni del Tg1, Letta ha sottolineato che si tratterà di "una campagna elettorale in una condizione difficile per il Paese".
Il presidente Draghi ha lasciato Palazzo Chigi per andare al Quirinale
Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha lasciato Palazzo Chigi, da dove ha seguito il voto di fiducia in Senato. Probabilmente si sta recando al Quirinale.
Senato approva la fiducia, con 95 sì e 38 no. I votanti sono solo 133
Governo Draghi ottiene la fiducia con soli 95 voti favorevoli, 38 contrari e nessun astenuto. Il numero legale è stato raggiunto grazie alla formula ‘presente non votante' dei senatori del M5s. Forza Italia e Lega non hanno partecipato al voto.
Meloni: "Draghi dice che italiani gli hanno chiesto di restare, ma nelle democrazie serve il voto"
"Draghi ha detto, mi volevo dimettere poi ho visto che la gente mi ha chiesto di restare…me lo hanno chiesto gli italiani…Ha parlato di mobilitazione senza precedenti: 100 persone a Torino, di questo stiamo parlando, roba che se chiamavano i parenti facevano più persone. Ma nelle democrazie occidentali, c'è un solo modo per verificare quale sia la volontà popolare, ed è il voto", lo ha detto la leader di Fdi, Giorgia Meloni. "Non vi fate votare, perché le elezioni non bloccano niente, il Pnrr non si blocca".
Ministro Di Maio: "La politica ha fallito"
"Una pagina nera per l'Italia. La politica ha fallito, davanti a un'emergenza la risposta è stata quella di non sapersi assumere la responsabilità di governare. Si è giocato con il futuro degli italiani. Gli effetti di questa tragica scelta rimarranno nella storia". Lo scrive in un tweet Luigi Di Maio.
Si è conclusa la prima chiama, in Aula il ministro D'Incà a seguire la votazione
Si è conclusa la prima chiama nell'Aula del Senato, ed è iniziata la seconda chiama per il voto di fiducia al governo. Dopo che il premier Draghi ha lasciato Palazzo Madama per rientrare a Palazzo Chigi al suo posto a seguire le operazioni di voto c'è il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà.
Senatori M5s presenti non votanti: contano per calcolo numero legale
I senatori del Movimento 5 Stelle si dichiarano "presenti non votanti" in Aula al Senato durante la chiama per il voto di fiducia al governo Draghi. La loro presenza viene conteggiata ai fini del numero legale.
Pd: "Abbiamo fatto il possibile, da oggi prepariamo la campagna elettorale"
"Noi abbiamo preferito l'interesse generale, della nazione, a quello di parte. Il nostro lineare impegno a favore del governo Draghi è continuato per tutta la giornata, fino all'ultimo momento utile, poco fa. Abbiamo fatto il possibile per convincere i partiti di maggioranza a pensare agli italiani e non a se stessi. Non ci siamo riusciti, ma la nostra linearità pagherà nel Paese. Da oggi ci prepariamo alla campagna elettorale. Parleremo agli italiani. L'Italia è diversa, è migliore di questo Parlamento". È quanto riferiscono fonti del Nazareno.
Salvini incontra stasera i parlamentari del Carroccio
Questa sera, dopo le 20, Matteo Salvini vedrà tutti i parlamentari della Lega alla Camera. È quanto comunica il partito di via Bellerio.
Draghi è rientrato a Palazzo Chigi dopo aver lasciato il Senato
Il presidente del Consiglio Mario Draghi, dopo aver lasciato il Senato, è rientrato a Palazzo Chigi. A Palazzo Madama è in corso la chiama per il voto di fiducia posta sulla risoluzione presentata dal senatore Casini.
Forza Italia si spacca: esce la ministra Gelmini
Mariastella Gelmini, ministra per gli Affari regionali e le autonomie, lascia Forza Italia: "Ho ascoltato gli interventi in Aula della Lega e di Forza Italia, apprendendo la volontà di non votare la fiducia al governo (esattamente quello che ha fatto il Movimento 5 Stelle giovedì scorso). In un momento drammatico per la vita del Paese, mentre nel cuore dell'Europa infuria la guerra e nel pieno vortice di una crisi senza precedenti, una forza politica europeista, atlantista, liberale e popolare oggi avrebbe scelto di stare, senza se e senza ma, dalla parte di Mario Draghi. Forza Italia ha invece definitivamente voltato le spalle agli italiani, alle famiglie, alle imprese, ai ceti produttivi e alla sua storia, e ha ceduto lo scettro a Matteo Salvini. Se i danni prodotti al Paese dalle convulsioni del Movimento 5 Stelle erano scontati, mai avrei immaginato che il centrodestra di governo sarebbe riuscito nella missione, quasi impossibile, di sfilare a Conte la responsabilità della crisi: non era facile, ma quando a dettare la linea è una Lega a trazione populista, preoccupata unicamente di inseguire Giorgia Meloni, questi sono i risultati. Questa Forza Italia non è il movimento politico in cui ho militato per quasi venticinque anni: non posso restare un minuto di più in questo partito".
In corso la votazione al Senato sulla risoluzione di Casini
Al via la prima chiama per il voto di fiducia posto dal governo sulla risoluzione presentata dal senatore Casini, risoluzione che punta ad approvare le comunicazioni rese questa mattina dal presidente del consiglio, Mario Draghi. Forza Italia, Lega e Movimento 5 stelle hanno annunciato che non parteciperanno al voto. Una decisione che mette a rischio il raggiungimento del numero legale, che sarebbe 142.
Mario Draghi è uscito dal Senato e sta andando al Quirinale da Mattarella
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha appena lasciato il Senato e sta andando al Quirinale dal Presidente Mattarella. Non è ancora chiaro quale sarà il risultato del voto in Aula, ma probabilmente mancherà il numero legale. In ogni caso è la fine del governo Draghi, perciò il presidente del Consiglio si sta dirigendo al Colle, probabilmente per dimettersi.
Senza il M5s in Aula mancherebbe il numero legale: possibile nuova votazione
Subito dopo l'annuncio del M5s, che attraverso la senatrice Castellone ha dichiarato che non parteciperà al voto, la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, si è rivolta così al segretario generale di palazzo Madama, facendo notare che in questo modo manca il numero legale in Aula nel voto sulla fiducia alle comunicazioni del premier Mario Draghi. Mancando anche i senatori di Fi e Lega, che hanno già detto che non parteciperanno al voto, non si raggiungerebbe dunque la soglia di 142, il numero legale appunto in base ai presenti. Da regolamento, se dovesse mancare in Aula si aggiorna la convocazione per un'altra votazione. Ipotesi che non si verificherebbe nel caso Draghi si dimettesse prima.