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Congresso Pd, Renzi riparte dal Lingotto: “Nessuno può distruggerci”

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Al via la kermesse di tre giorni al Lingotto di Torino. A dieci anni dalla fondazione del Pd avvenuta proprio nel polo fieristico torinese, l'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi presenterà il suo programma per la corsa alla segreteria del Partito Democratico.

17:46

Poletti: "Dobbiamo dare delle risposte ai lavoratori, riconnetterci con il Paese"

poletti

Intervenendo alla kermesse torinese, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha dichiarato: “Ok le start-up, ma dobbiamo pensare anche agli operai, ai braccianti e i lavoratori che soffrono e se noi parliamo solo di startupper gli altri pensano che noi di loro non ci occupiamo e questo sarebbe un errore terribile perché il Partito Democratico non è il partito di quelli che verranno ma di quest’Italia qui che porta dentro di sé i pilastri delle grandi culture".

Proseguendo, il titolare del dicastero del Lavoro ha replicato a chi attacca il governo in relazione alla nuova legge contro la povertà approvata pochi giorni fa: "Dovevamo aspettare il 2017 per fare una legge contro la povertà? Chi ha governato fino a ieri non ha avuto il coraggio di guardare in faccia il problema della povertà e non ha provato a sconfiggerlo. Il nostro errore è stato avere immaginato che le riforme fossero autorealizzabili. Le riforme, oltre a farle, le devi applicare. Il tema è riconnettere le riforme con il popolo del Paese. Bene, quindi, rimettere al centro il lavoro. Dobbiamo dare una risposta ai lavoratori, ai braccianti, agli artigiani per il futuro. Non indicare cose irrealizzabili. Dobbiamo essere capaci di tenere insieme il muratore con lo start-upper".

A cura di Charlotte Matteini
17:24

Chiamparino: "Chi cambia casacca è un vigliacco"

chiamparino

"Io su questa barca ci sono salito sin dall'inizio. Non mi sentirei a posto con me sesso se in questo momento in cui il vento non è più lo stesso vento che soffiava in poppa nel 2014, io dovessi cambiare casacca e passare da un'altra parte. Mi sentirei un vigliacco. Qui 10 anni fa Walter Veltroni lanciò la proposta politica della vocazione maggioritaria che, in fondo, è la stessa cosa che dire ‘egemonia'. Egemonia vuol dire un campo largo con il Pd al centro", ha spiegato il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino. "Sarebbe importante se da questo incontro al Lingotto venisse fuori questa proposta politica forte: il Pd vuole essere il partito democratico guidato da Renzi che si propone cocciutamente di tornare ad aggregare l'area democratica e d sinistra al di la di quale sarà la legge elettorale".

A cura di Charlotte Matteini
13:16

Bonino: "Abbiamo bisogno dei migranti. La Bossi - Fini va superata, è una legge stupida"

emma bonino

Intervenendo alla kermesse torinese organizzata dall'ex segretario del Partito Democratico Matteo Renzi per lanciare ufficialmente la propria candidatura a segretario, Emma Bonino dal palco del Lingotto ha a lungo parlato di immigrazione, sviscerando i temi più sensibili relativi alla questione. Secondo la leader radicale, che ha accettato l'invito del Pd nella speranza di "contaminare il partito" con le proprie idee, per l'Italia i migranti sono necessari allo sviluppo economico del Paese.

"Bisogna avere il coraggio di dire cose impopolari per essere popolari nella sostanza: abbiamo bisogno di 160mila ingressi l'anno per i prossimi dieci anni. Questa è la verità. Sono necessari per la nostra economia. Senza gli immigrati non pagheremmo 670.000 pensioni e dovremmo mandare a casa 67.000 insegnanti", spiega l'ex ministro degli Esteri, aggiungendo che è inoltre necessario non inasprire le normative in materia di immigrazione, ma anzi al contrario l'Italia ha bisogno di superare la legge Bossi – Fini, di andare nella direzione opposta rispetto a quella percorsa fino a oggi. "Le richieste di asilo vengono respinte al 60%: stiamo creando un esercito di clandestini nel nostro Paese", osserva la leader radicale, aggiungendo: "La Bossi-Fini va superata: è una stupidaggine che intasa solamente le procure".

"La Strada maestra è l'integrazione", spiega Emma Bonino. "Legittimi gli accordi di rimpatrio, ma stiamo attenti a dove li rimandiamo, per esempio la Libia", osserva la leader radicale criticando velatamente il piano proposto dal ministro dell'Interno Marco Minniti.

A cura di Charlotte Matteini
13:07

Martina chiama all'unità il Pd: "Basta con l'antico vizio della divisione"

martina renzi

Il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, è intervenuto nel corso della kermesse torinese per spiegare la sua visione di partito e lanciare un appello all'unità. "Il tema non sono le provenienze di ciascuno ma la nuova appartenenza comune. Oltre la fusione fredda e il partito con il trattino", ha evidenziato il ministro, aggiungendo: "A sinistra è ora di finirla con il vizio antico della divisione e del vicino-nemico". No alle divisioni, Martina punta all'unità sostenendo la candidatura a segretario di Matteo Renzi e si appella ai militanti e al popolo del Partito Democratico in una sorta di "chiamata alle armi contro l'anti-politica: " Vogliamo un partito popolare, alternativo ai populisti", spiega il titolare delle Politiche agricole, ribadendo dal palco la posizione di Matteo Renzi relativa alla necessità di proporre un progetto di cambiamento forte all'Unione europea, un cambiamento che rimetta al centro dell'Ue la democrazia dei popoli.

A cura di Charlotte Matteini
21:48

La profezia di Fassino: "Scissionisti liberi di andarsene, sarà la storia a giudicare"

A cura di Charlotte Matteini
19:26

Renzi: "Ue va rifondata, è finita la stagione del 'ce lo chiede l'Europa'"

Milano, Renzi all'assemblea di Assolombarda Confindustria Milano-Monza-Brianza

La sfida europea, la rifondazione del Partito Democratico dopo la scissione, il mantenimento del ruolo centrale del segretario-premier, il ritorno al maggioritario per scacciare il ritorno del proporzionale alla "Prima Repubblica", il pieno sostegno al governo Gentiloni fino a naturale scadenza di mandato, le battaglie contro xenofobia, populismi e anti-politica, sono questi i temi affrontati dall'ex segretario del Partito Democratico nel discorso di apertura della kermesse torinese al Lingotto.

"Deve essere chiaro che essere il segretario del partito e il candidato alla guida del governo non è solo da statuto o un ambizione personale, ma una consuetudine europea fondamentale", ha spiegato Renzi difendendo la centralità della figura del segretario-premier. "Se non fossi stato capo del partito non avrei ottenuto nessuno dei risultati, l'ho ottenuto avendo il 41%, il consenso della gente. Il mio biglietto da visita con la Merkel erano 11.2 milioni di voti presi dal Pd perché è il consenso la base di ogni rivendicazione".

"Quello del Partito Democratico è un popolo che non parla mai male degli altri ed il primo messaggio è per Orlando e Emiliano, a loro auguro buon lavoro e l'assicurazione che da parte nostra mai una polemica ad personam come quelle che abbiamo subito noi per settimane. Dobbiamo ripartire dopo il brusco stop del referendum ma anche rispetto al post referendum. Sembra che qualcuno sogni di riportare indietro le lancette della storia. Ma noi abbiamo la responsabilità di fare tesoro degli errori, rilanciare sugli ideali e i contenuti e restituire una speranza al Paese. Ripartiamo dai luoghi che hanno segnato la nostra storia e tradizione.  Il futuro non va più di moda ma è la nostra sfida, la paura è l'arma elettorale degli altri. Qui Veltroni volle il primo atto del nuovo Pd ma noi non siamo in un luogo della nostalgia, non pensiamo che il collante possa essere la nostalgia. Siamo qui per rivendicare il domani riconoscendo che il diritto alla verità si conquista lottando, c'è una differenza tra essere eredi e essere reduci.  Vogliamo ricostruire un orizzonte di speranza concreto sennò il futuro appartiene solo a chi dice solo di no. Se non lo facciamo noi, non lo faranno altri". Con queste parole, Matteo Renzi apre la kermesse torinese del Partito Democratico e lancia ufficialmente la corsa alla segreteria del Pd, aggiungendo: "La politica deve essere capace di indicare una direzione, non dividersi tra correnti. La sfida non è il quotidiano nauseante ping pong di queste settimane e mesi che ha stancato anche gli addetti ai lavori e non ha senso. O il Pd dà una visione o diventa un soggetto che non esiste più".

Spiegando quali saranno i principi cardine del suo programma, Renzi si è scagliato contro l'antipolitica e l'Europa dei tecnocrati e dei governi tecnici: "La crisi del 2008 ha portato un cambio totale dello schema di gioco e questa nuova diseguaglianza chiama la politica ad un sentimento muovo noi siamo quelli che rifiutano l'antipolitica ma non ci possiamo lamentare del grillino di turno perché l'anti-politica è il populista ma anche il tecnocrate che fa come gli pare". Secondo l'ex presidente del Consiglio l'Unione europea va cambiata radicalmente, per rimettere al centro i principi democratici che l'hanno animata sin dalla sua fondazione e non più, quindi, "sterili" indicatori economici. "Bisogna lavorare meglio sulla difesa e sulla sicurezza comune dei cittadini europei. Poi c’è il grande tema della moneta, del fisco, della ricerca, delle grandi reti. Servono proposte concrete: la nostra è quella di rimettere in campo il principio democratico dell’Europa. L’Italia deve impegnarsi per l’elezione diretta del presidente della Commissione. Democrazia, non burocrazia”.

"Ci sono stati premier che andavano in Europa come noi andavamo a scuola, con la giustificazione in mano. Premier tecnici che andavano in Europa con un fare anti italiano, e poi tornavano dicendo "ce lo chiede l'Europa", ha evidenziato Renzi, aggiungendo: "La stagione del ‘ce lo chiede l'Europa' ha forse migliorato i conti pubblici, ma ha disintegrato l'idea dei padri fondatori", attaccando le prese di posizione dei governi tecnici, un riferimento non troppo velato all'ex presidente del Consiglio Mario Monti.

A cura di Charlotte Matteini
18:09

Renzi: "Volevo abbandonare la politica, ma poi ho pensato sarebbe stato un atto egoistico"

Matteo Renzi a Torino per la campagna elettorale di Piero Fassino

Al Lingotto di Torino, nel luogo in cui il Partito Democratico venne fondato e tenuto a battesimo da Walter Veltroni nel giugno del 2007, Matteo Renzi ha scelto di ripartire e lanciare ufficialmente la rifondazione del Pd dopo la traumatica scissione e presentare il programma per la corsa alla segreteria, che terminerà con le primarie fissate il prossimo 30 aprile. "Essere di sinistra significa essere riformisti", ha spiegato l'ex presidente del Consiglio alla vigilia della tre giorni torinese che si aprirà oggi, 10 marzo, e terminerà domenica 12.

"Volevo abbandonare la politica lavorare cinque anni nel privato e poi ritornare, ma sarebbe stato un atto egoistico e quindi ho deciso di continuare", ha spiegato l'ex segretario del Pd arrivando a Torino. Nel capoluogo piemontese sono attesi molti ministri dell'attuale Esecutivo e lo stesso presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Presenti alla kermesse il ministro Maurizio Martina,  l’ex governatore del Piemonte Chiamparino, i ministri Pier Carlo Padoan, Luca Lotti, Maria Elena Boschi, Marianna Madia, Dario Franceschini, Graziano Delrio, Marco Minniti, Giuliano Poletti e Roberta Pinotti .

A cura di Charlotte Matteini
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