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Congresso Pd, Renzi riparte dal Lingotto: “Nessuno può distruggerci”

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Al via la kermesse di tre giorni al Lingotto di Torino. A dieci anni dalla fondazione del Pd avvenuta proprio nel polo fieristico torinese, l'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi presenterà il suo programma per la corsa alla segreteria del Partito Democratico.

21:48

La profezia di Fassino: "Scissionisti liberi di andarsene, sarà la storia a giudicare"

A cura di Charlotte Matteini
19:26

Renzi: "Ue va rifondata, è finita la stagione del 'ce lo chiede l'Europa'"

Milano, Renzi all'assemblea di Assolombarda Confindustria Milano-Monza-Brianza

La sfida europea, la rifondazione del Partito Democratico dopo la scissione, il mantenimento del ruolo centrale del segretario-premier, il ritorno al maggioritario per scacciare il ritorno del proporzionale alla "Prima Repubblica", il pieno sostegno al governo Gentiloni fino a naturale scadenza di mandato, le battaglie contro xenofobia, populismi e anti-politica, sono questi i temi affrontati dall'ex segretario del Partito Democratico nel discorso di apertura della kermesse torinese al Lingotto.

"Deve essere chiaro che essere il segretario del partito e il candidato alla guida del governo non è solo da statuto o un ambizione personale, ma una consuetudine europea fondamentale", ha spiegato Renzi difendendo la centralità della figura del segretario-premier. "Se non fossi stato capo del partito non avrei ottenuto nessuno dei risultati, l'ho ottenuto avendo il 41%, il consenso della gente. Il mio biglietto da visita con la Merkel erano 11.2 milioni di voti presi dal Pd perché è il consenso la base di ogni rivendicazione".

"Quello del Partito Democratico è un popolo che non parla mai male degli altri ed il primo messaggio è per Orlando e Emiliano, a loro auguro buon lavoro e l'assicurazione che da parte nostra mai una polemica ad personam come quelle che abbiamo subito noi per settimane. Dobbiamo ripartire dopo il brusco stop del referendum ma anche rispetto al post referendum. Sembra che qualcuno sogni di riportare indietro le lancette della storia. Ma noi abbiamo la responsabilità di fare tesoro degli errori, rilanciare sugli ideali e i contenuti e restituire una speranza al Paese. Ripartiamo dai luoghi che hanno segnato la nostra storia e tradizione.  Il futuro non va più di moda ma è la nostra sfida, la paura è l'arma elettorale degli altri. Qui Veltroni volle il primo atto del nuovo Pd ma noi non siamo in un luogo della nostalgia, non pensiamo che il collante possa essere la nostalgia. Siamo qui per rivendicare il domani riconoscendo che il diritto alla verità si conquista lottando, c'è una differenza tra essere eredi e essere reduci.  Vogliamo ricostruire un orizzonte di speranza concreto sennò il futuro appartiene solo a chi dice solo di no. Se non lo facciamo noi, non lo faranno altri". Con queste parole, Matteo Renzi apre la kermesse torinese del Partito Democratico e lancia ufficialmente la corsa alla segreteria del Pd, aggiungendo: "La politica deve essere capace di indicare una direzione, non dividersi tra correnti. La sfida non è il quotidiano nauseante ping pong di queste settimane e mesi che ha stancato anche gli addetti ai lavori e non ha senso. O il Pd dà una visione o diventa un soggetto che non esiste più".

Spiegando quali saranno i principi cardine del suo programma, Renzi si è scagliato contro l'antipolitica e l'Europa dei tecnocrati e dei governi tecnici: "La crisi del 2008 ha portato un cambio totale dello schema di gioco e questa nuova diseguaglianza chiama la politica ad un sentimento muovo noi siamo quelli che rifiutano l'antipolitica ma non ci possiamo lamentare del grillino di turno perché l'anti-politica è il populista ma anche il tecnocrate che fa come gli pare". Secondo l'ex presidente del Consiglio l'Unione europea va cambiata radicalmente, per rimettere al centro i principi democratici che l'hanno animata sin dalla sua fondazione e non più, quindi, "sterili" indicatori economici. "Bisogna lavorare meglio sulla difesa e sulla sicurezza comune dei cittadini europei. Poi c’è il grande tema della moneta, del fisco, della ricerca, delle grandi reti. Servono proposte concrete: la nostra è quella di rimettere in campo il principio democratico dell’Europa. L’Italia deve impegnarsi per l’elezione diretta del presidente della Commissione. Democrazia, non burocrazia”.

"Ci sono stati premier che andavano in Europa come noi andavamo a scuola, con la giustificazione in mano. Premier tecnici che andavano in Europa con un fare anti italiano, e poi tornavano dicendo "ce lo chiede l'Europa", ha evidenziato Renzi, aggiungendo: "La stagione del ‘ce lo chiede l'Europa' ha forse migliorato i conti pubblici, ma ha disintegrato l'idea dei padri fondatori", attaccando le prese di posizione dei governi tecnici, un riferimento non troppo velato all'ex presidente del Consiglio Mario Monti.

A cura di Charlotte Matteini
18:09

Renzi: "Volevo abbandonare la politica, ma poi ho pensato sarebbe stato un atto egoistico"

Matteo Renzi a Torino per la campagna elettorale di Piero Fassino

Al Lingotto di Torino, nel luogo in cui il Partito Democratico venne fondato e tenuto a battesimo da Walter Veltroni nel giugno del 2007, Matteo Renzi ha scelto di ripartire e lanciare ufficialmente la rifondazione del Pd dopo la traumatica scissione e presentare il programma per la corsa alla segreteria, che terminerà con le primarie fissate il prossimo 30 aprile. "Essere di sinistra significa essere riformisti", ha spiegato l'ex presidente del Consiglio alla vigilia della tre giorni torinese che si aprirà oggi, 10 marzo, e terminerà domenica 12.

"Volevo abbandonare la politica lavorare cinque anni nel privato e poi ritornare, ma sarebbe stato un atto egoistico e quindi ho deciso di continuare", ha spiegato l'ex segretario del Pd arrivando a Torino. Nel capoluogo piemontese sono attesi molti ministri dell'attuale Esecutivo e lo stesso presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Presenti alla kermesse il ministro Maurizio Martina,  l’ex governatore del Piemonte Chiamparino, i ministri Pier Carlo Padoan, Luca Lotti, Maria Elena Boschi, Marianna Madia, Dario Franceschini, Graziano Delrio, Marco Minniti, Giuliano Poletti e Roberta Pinotti .

A cura di Charlotte Matteini
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