Alle ore 19.13 di martedì 10 ottobre, il presidente catalano è giunto in parlamento per riferire "sulla situazione politica attuale". Nel corso dell'intervento, Puigdemont ha dichiarato l'inizio del percorso di indipendenza unilaterale per la Catalogna, chiedendo al governo centrale di accettare la mediazione.
- Catalogna al bivio: se non rinuncia all'indipendenza, la Spagna commissarierà la regione 11 Ottobre
- Rajoy: "Puigdemont chiarisca se ha dichiarato l'indipendenza della Catalogna" 11 Ottobre
- El Pais: Madrid parla di “dichiarazione di secessione inammissibile” 10 Ottobre
- Puigdemont dichiara l'indipendenza e la sospende: "Abbiamo diritto a diventare Repubblica" 10 Ottobre
Catalogna al bivio: se non rinuncia all'indipendenza, la Spagna commissarierà la regione
Barcellona ai ferri corti con Madrid. Dopo l'intervento del presidente della Generalitat catalana in parlamento – durante il quale è stato sostanzialmente avviato il percorso che porterà la Catalogna all'indipendenza dalla Spagna sospendendo però gli effetti della dichiarazione per quale settimana nel tentativo di avviare un tavolo di mediazione con Madrid – la situazione appare irrimediabilmente tesa e piuttosto compromessa. Puigdemont, su pressione delle forze parlamentari indipendentiste che da circa due anni sostengono il suo governo, ieri sera ha riconosciuto il risultato del voto referendario dello scorso primo ottobre, sottolineando che proprio in virtù del risultato "la Catalogna ha diritto a diventare una Repubblica indipendente".
Madrid dal canto suo ha sempre dichiarato che qualsiasi dichiarazione di indipendenza non sarebbe stata presa in considerazione e che avrebbe messo in campo tutti gli strumenti a disposizione per bloccare sul nascere un'ipotetica incostituzionale secessione catalana. Il referendum indipendentista dello scorso primo ottobre è stato dichiarato contrario alla Costituzione sia dal governo Rajoy che dalla Corte costituzionale spagnola, che con una serie di provvedimenti hanno cercato di bloccare la consultazione. Il referendum, però, si è svolto lo stesso, seppur privo di qualsivoglia garanzia, e nonostante non si sia raggiunto l'eventuale quorum del 50%+1 degli aventi diritto al voto, il voto è stato riconosciuto dalla Generalitat catalana. Poco prima del primo ottobre, Puigdemont aveva provveduto a emanare una speciale legge, bloccata dalla Corte Costituzionale, nella quale sostanzialmente si legava un eventuale vittoria del Sì all'automatica dichiarazione unilaterale d'indipendenza della Catalogna.
Da settimane in Spagna insistenti indiscrezioni sostengono che in caso di ufficiale dichiarazione di indipendenza da parte della regione catalana, Madrid avrebbe provveduto ad applicare l'articolo 155 della Costituzione spagnola e sospendere l'autonomia della Catalogna e i suoi vertici. Nella conferenza stampa odierna, il premier spagnolo Rajoy ha chiesto a Puigdemont di chiarire gli effetti di questa fumosa "dichiarazione sospesa" e di evidenziare soprattutto se il processo per l'indipendenza è stato realmente già avviato, una richiesta di spiegazioni formale imposta dallo stesso articolo 155. Qualora Puigdemont dovesse confermare ufficialmente l'avvio della secessione catalana dalla Spagna, Madrid applicherebbe immediatamente il 155, con conseguenze potenzialmente disastrose per la regione autonoma.
Al momento sembra che il governo stia già predisponendo un formale ultimatum, al quale Puigdemont dovrà rispondere in tempi brevi – dunque entro lunedì 16 ottobre fornire la spiegazione richiesta, mentre entro le 10 del 19 ottobre dovrà revocare l'eventuale dichiarazione di indipendenza – e solo dopo la sua ufficiale risposta verrebbero avviate le procedure per l'applicazione dell'articolo 155, le quali prevedono un'audizione davanti alla Cortes e un successivo voto al Senato, dove il Partito Popular di Rajoy gode della maggioranza assoluta, dunque la sua approvazione sarebbe una mera formalità. Entro due giorni dalla risposta di Puigdemont, il governo di Madrid avrà poi due giorni per sciogliere il parlamento e gli organi istituzionali della Catalogna.
Madrid comunque ha sempre negato qualsiasi possibilità di dialogo con la Catalogna in caso di dichiarazione di indipendenza, sia effettiva che sospesa. Per poter dunque tornare a una situazione di normalità, Puigdemont deve necessariamente ritrattare il riconoscimento del risultato referendario e accantonare il sogno della secessione.
L'ultimatum di Madrid: "Puigdemont revochi indipendenza entro il 19 ottobre o applicheremo il 155"
L'ultimatum di Madrid è giunto a destinazione: Puigdemont ha tempo fino a giovedì 19 ottobre, entro le ore 10, per revocare la dichiarazione d'indipendenza della Catalogna. "Nel caso in cui non dovesse attenersi alla disposizione richiesta, il governo, nel compimento delle funzioni attribuitegli dalla Costituzione, proporrà al Senato l'adozione di tutti gli strumenti necessari alla protezione degli interessi generali della Spagna, secondo le disposizioni dell'articolo 155 della Costituzione, per ripristinare l'ordine costituzionale e statutario vigente".
Rajoy al Parlamento: "Il referendum è illegale. Dalla Catalogna attacco sleale e pericoloso"
"È un momento grave per la nostra democrazia, si stanno mettendo in discussione i principi di una società democratica". Con queste parole, nel corso del pomeriggio, il premier spagnolo Mariano Rajoy è intervenuto in Parlamento e ha affrontato in Aula la cosiddetta questione catalana. Nessun margine di manovra per Barcellona, il governo centrale non intende trattare con chi sta cercando di secedere dalla Spagna e si sta facendo beffe delle norme costituzionali: "Dal leader della Catalogna c'è stato un attacco sleale e pericoloso", ha dichiarato Rajoy in Parlamento. "Il suo referendum è stato un attacco illegale e fraudolento all'unità spagnola e alla convivenza pacifica tra i cittadini. Il futuro e il ritorno alla normalità istituzionale, come tutto il mondo ci sta chiedendo, è nelle mani di Puidgemont. Spetta a lui decidere se far tornare tutto alla normalità o alimentare la tensione", ha proseguito Rajoy.
"Nelle strade della Catalogna abbiamo visto le drammatiche conseguenze della violazione della legge. Quello che non è legale non è democratico e questo referendum è illegale e ha fallito. Pertanto, non può essere utilizzato per portare avanti l’indipendenza della Catalogna. Da parte mia sono stato sempre aperto al dialogo e ho sempre mostrato disposizione a capirci. Se avessero voluto collaborare non avrebbero dovuto convocare le elezioni nel 2012 ed il referendum". Per quanto riguarda la dichiarazione d'indipendenza, infine, Rajoy ha sostenuto che la richiesta "fa parte di una strategia che pochi vogliono e che non porterà vantaggi per nessuno. Non può esserci mediazione fra la legge democratica e l’illegalità e non si può negoziare sulla titolarità della sovranità nazionale. Devono tenerne conto i mediatori di buona volontà che si sono proposti".
Rajoy: "Puigdemont chiarisca se ha dichiarato l'indipendenza della Catalogna"
Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha iniziato questa mattina l'iter verso l'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione, che consente di sospendere l'autonomia della Catalogna. La richiesta di chiarimento rivolta al presidente catalano Carles Puigdemont è il primo passo previsto dalla legge prima che il Governo possa chiedere al Senato l'attivazione del 155. Il premier spagnolo ha detto di avere inviato al presidente catalano Puidgemont una richiesta di chiarimento, per sapere se ha effettivamente dichiarato l'indipendenza, dopo l'annuncio di ieri, ritrattato poco dopo. Intanto a Bruxelles fanno sapere che seguono da vicino la partita. Il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis ha detto questa mattina: "Sosteniamo una soluzione nel rispetto dell'ordine costituzionale".
Rajoy convoca un consiglio dei ministri straordinario: "Referendum illegale"
A distanza di qualche ora dall'intervento del presidente catalano Carles Puigdemont, il governo centrale è intervenuto con una dichiarazione ufficiale, che però nulla lascia presagire: "Vi informo che il presidente del governo ha convocato per domani mattina alle 9 un consiglio dei ministri straordinario", ha spiegato Soraya Sáenz de Santamaría, vicepresidente del governo Rajoy. "Carles Puigdemont ha costretto la comunità autonoma a subire un elevato livello di incertezza. Il governo non può accettare che venga validata la legge catalana relativa al referendum perché quella legge è stata sospesa dalla Corte Costituzionale. La Generalitat non può riconoscere i risultati del referendum del primo ottobre perché si tratta di una votazione illegale e priva di garanzia", ha proseguito la vice di Rajoy.
"Né il signor Puigdemont né altri possono permettersi di trarre conclusioni rifacendosi a una legge che non esiste, a un refendum che non ha prodotto un risultato e a un presunta volontà del popolo catalano di cui stanno cercando ancora una volta di appropriarsi. Domani mattina, durante il consiglio dei ministri straordinario, il governo deciderà come agire. Al momento si sta tenendo in contatto con gli esponenti dei principali partiti politici".
Puigdemont sospende l'indipendenza: le reazioni dei catalani
Il presidente della Generatitat catalana, Carles Puigdemont, ha annunciato l'avvio del processo che porterà all'indipendenza della Catalogna, sottolineando però che il percorso sarà comunque congelato per qualche settimana nel tentativo di intavolare una mediazione con il governo centrale di Madrid. La decisione del presidente pare aver diviso la popolazione, rimasta delusa dalla sospensione della dichiarazione di indipendenza.
El Pais: Madrid parla di “dichiarazione di secessione inammissibile”
Con Madrid è ancora scontro: secondo quanto scrive El Pais, il governo di Rajoy considera le parole di Puidgemont “una dichiarazione di indipendenza” e prepara una risposta. “È inammissibile fare una dichiarazione implicita di indipendenza e poi sospenderla in modo esplicito. Il governo non cederà a ricatti”, è quanto affermano fonti del governo di Madrid citate dall'agenzia Efe, che hanno ribadito che il referendum è stato “fraudolento e illegale”.
Le reazioni delle opposizioni: "Cronaca di un golpe annunciato"
"La cronaca di un golpe annunciato", ha dichiarato la portavoce del Cs Inés Arrimadas a margine dell'intervento di Puigdemont: "Le sue parole costituiscono una dichiarazione di indipendenza, ma le ricordo che l'Europa non vuole ascoltarle. Voi siete i peggiori nazionalisti d'Europa e non avete alcun sostegno. Signor Puigdemont, lei è solo. Nessuno in Europa la appoggia".
Puigdemont dichiara l'indipendenza e la sospende: "Abbiamo diritto a diventare Repubblica"
Dopo una lunga discussione con le forze indipendentiste, alle 19.13 il presidente della Generalitat catalana, Carles Puigdemont, è apparso in Aula per il suo discorso "sull'attuale situazione politica": "Sono cosciente che oggi compaio anche davanti a tutto il popolo della Catalogna. Siamo parte di uno stesso popolo, e dobbiamo continuare ad essere tale, succeda quel che succeda. Ovviamente non saremo sempre d'accordo su tutto, quella che andrò a illustrare non è una mia decisione personale, ma il risultato del referendum dell'1 ottobre e l'orrore per le immagini di violenze alle urne rimane negli occhi tutti, le hanno viste in tutto il mondo, ma più di 2 milioni di persone sono uscite da casa e sono andate a votare, anche se non sappiamo quante non sono riuscite a votare. La Catalogna è un affare europeo. È un momento critico e serio e dobbiamo prenderci le nostre responsabilità per eliminare la tensione e non incrementarla. Negli ultimi giorni in molti hanno cercato di suggerirmi cos'avrei dovuto fare. Il giorno del referendum per la prima volta è stata usata una violenza inaudita contro gli elettori e i cittadini, non dimenticheremo mai quello che è accaduto".
Proseguendo, Puigdemont spiega di non poter tenere conto degli effetti del voto, soprattutto sull'economia, e della paura e apprensione che sta provando la gente in questi giorni: "Da parte dello Stato spagnolo la risposta al referendum è stata radicalmente negativa e le istituzioni catalane sono state perseguitate. Il Mondo deve sapere che i leader della mobilitazione più pacifica e massiva d'Europa sono in questo momento indagati per sedizione. Non siamo delinquenti, non siamo pazzi, non siamo dei golpisti. Siamo gente normale che vuole votare e ha cercato di farlo nella legalità. Non abbiamo nulla contro gli spagnoli, ma la relazione non funziona e non si è fatto nulla per porre rimedio alla situazione. Le urne dicono sì all'indipendenza e questo è il cammino che sono disposto a percorrere".
"La Catalogna ha diritto a essere una Repubblica indipendente. Io propongo di sospendere gli effetti della dichiarazione di indipendenza per qualche settimana, in modo da aprire un dialogo con il governo. Mi appello alla responsabilità di tutti. Al governo spagnolo chiedo di accettare la mediazione".
Catalogna verso l'indipendenza: lo spettro dell'articolo 155
La grande attesa in Catalogna è finita. Alle 18 di martedì 10 ottobre il presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, si è presentato in parlamento per riferire "sulla situazione politica attuale" della Catalogna, ritardando però il suo discorso di un'ora rispetto al programma. Nei giorni scorsi insistenti indiscrezioni sottolineavano che il presidente, su pressione dei partiti indipendentisti, Cup in prima linea, avrebbe quasi certamente dichiarato unilateralmente l'indipendenza della Catalogna durante l'audizione parlamentare, contravvenendo all'ultimatum del governo centrale di Madrid e rischiando dunque, per effetto dell'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione spagnola, la sospensione dell'autonomia della Catalogna. All'ordine del giorno nessun tipo di segnale chiaro, l'unico punto previsto è una vaga discussione "sulla situazione politica attuale", espediente probabilmente utilizzato per celare le reali intenzioni del presidente, dopo l'annullamento della seduta di lunedì da parte della Corte Costituzionale.
Nel corso della mattinata, il sindaco di Barcellona, Ada Colau, ha invitato Puigdemont, gli indipendentisti e lo stesso premier Mariano Rajoy ad agire con buon senso, prediligendo il dialogo tra le parti: "I risultati del referendum del primo ottobre non possono servire come fondamento per una proclamazione di indipendenza. Chiedo di non procedere con dichiarazioni unilaterali. Chiedo al presidente Rajoy di agire con responsabilità di Stato, evitando il ricorso all’articolo 155, e di ritirare immediatamente le forze di polizia che ha inviato in Catalogna. Bisogna lasciare la trincea e il linguaggio bellicoso. Non è il momento per uno scontro frontale ma per dialogare. È il momento della mediazione".
Insomma, nelle ultime ore il fronte indipendentista "duro e puro" ha calcato la mano nel tentativo di convincere il presidente a dichiarare unilateralmente l'indipendenza, incurante delle conseguenze che potrebbero scaturire dallo strappo, dall'altra invece il fronte più morbido ha invece cercato di convincere Puigdemont a intentare una soluzione più pacifica che potesse favorire il dialogo con il governo centrale. Proprio questa "rottura" all'interno del fronte indipendentista avrebbe causato il ritardo del discorso del presidente di fronte al parlamento catalano, alla ricerca di un accordo dell'ultimo minuto.