È arrivato il giorno del voto definitivo in Senato sull'autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini, richiesta dal Tribunale dei ministri di Catania che ha accusato il leader della Lega di sequestro di persona per aver trattenuto 131 migranti soccorsi nel Mediterraneo a bordo della nave militare Gregoretti e averne negato lo sbarco per quasi sei giorni. Lo scorso 20 gennaio la Giunta per le immunità parlamentari aveva dato il via libera all'autorizzazione a procedere contro Salvini: mentre i senatori della maggioranza avevano abbandonato l'aula, in polemica sulle tempistiche del voto, i parlamentari del Carroccio avevano votato per mandare Salvini in tribunale, dietro esplicita richiesta dell'ex ministro dell'Interno che continua ad affermare di aver agito nell'interesse del Paese, una condotta che non può essere considerata un crimine.
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Gregoretti, Bongiorno: "Si dovrebbe creare un nuovo reato, quello di rallentamento allo sbarco, per processare Salvini"
La senatrice Giulia Bongiorno ha aperto il suo intervento denunciando come il dibattito in queste settimane si sia concentrato sulla domanda se Salvini fuggirà o meno dal processo, come se si fosse già stabilito che il leader leghista dovesse presentarsi in tribunale. Rivolgendosi direttamente all'ex ministro: "Non si faccia provocare. Non è chiaro il concetto: quello che si giudica in questa Aula, l'interesse pubblico, non sarà mai giudicato dai giudici. Allora questa è l'unica sede in cui si può valutare. L'Aula deve valutare se il rallentamento dello sbarco dei migranti sia stato fatto nell'interesse pubblico. Il Pd potrebbe non condividere la politica di Salvini durante il suo governo, ma non è quello che si vota qui è altro. Quello che stabilisce la legge è altro".
La senatrice continua affermando di notare da molti anni che il Parlamento stia scappando da alcune sue responsabilità: "Abbiamo paura di legiferare. Stiamo svalutando di valore le nostre funzioni. Io ho solo una paura: ho paura dei passi indietro che stiamo facendo. Stiamo seguendo strane idee che vengono dal Movimento Cinque Stelle o dalle Sardine". Chiamando in causa le parole di Giuseppe Conte sul caso Gregoretti, ricevendo moltissimi applausi in Aula, Bongiorno dice: "Sul merito della vicenda voglio dire una sola cosa: quelli che hanno redistribuito i migranti sono tutti buoni, mentre chi gestisce lo sbarco è cattivo. Come se redistribuzione e sbarco fossero due cose diverse. Ma lo ha detto anche un avvocato ben più autorevole di me, che fanno parte di uno stesso processo: il presidente del Consiglio".
Infine, chiedendo di rispettare la separazione tra giustizia e politica nel voto, Bongiorno ha concluso: "Abbiamo parlato di questo caso come gemello della Diciotti, perché anche in quel caso il governo ha agito unito. Ma non chiamiamo in causa il resto del governo per incolparlo, in quanto qui nessuno ha commesso reati. Non è possibile configurare un rallentamento allo sbarco come sequestro di persona. Dovreste creare un nuovo reato, quello di rallentamento allo sbarco, per processare Salvini".
Salvini pronto a intervenire in Senato: "Ho la coscienza pulita di chi ha difeso la sua terra"
Durante gli interventi in Senato, Matteo Salvini nella sua pagina Twitter ha pubblicato una foto affermando di essere pronto a prendere la parola in Aula. "A testa testa alta e con la coscienza pulita di chi ha difeso la sua terra e la sua gente", scrive l'ex ministro dell'Interno. Per poi aggiungere: "“Se un uomo non è disposto a lottare per le proprie idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui”".
Salvini dovrebbe intervenire a palazzo Madama verso le ore 13, mentre alle 12 parlerà con i giornalisti, subito dopo il discorso in Aula della senatrice leghista Giulia Bongiorno.
Gregoretti, interviene Bonino: "Gli argomenti di Salvini sfidano il ridicolo"
"Tutte queste settimane sono state investite da dibattiti fuorvianti. Un contesto alimentato dal senatore Salvini con sfumature di megalomania. Il nostro compito deve essere quello dell'applicazione della Costituzione: non dobbiamo sostituirci al tribunale di Catania, o discutere la linea su immigrazione. Non è questo il dibattito: noi oggi dobbiamo limitarci a valutare se in questo caso sussista una delle condizioni per sottrarre un ministro al corso della giustizia", afferma la senatrice Emma Bonino.
La leader di +Europa afferma che l'argomento di Salvini, cioè di aver agito nell'interesse della Patria, sfiderebbe il ridicolo: "I confini della Patria sarebbe stato messo in pericolo da una nave militare italiana e da 131 naufraghi raccolti in mare. L'Italia rischiava di essere invasa da una nave militare italiana? La sicurezza dello Stato era minacciata da marinai italiani e da naufraghi stranieri che chiedevano di sbarcare?", si chiede Bonino. "Viene davvero difficile considerare questo interesse pubblico preminente rispetto al diritto alla libertà e alla salute: per sei giorni lo sbarco non è stato rallentato, ma impedito e condizionato dall'accordo con altri Paesi europei. Fatemi un favore: l'obiettivo era politico, non di difendere la patria", continua la senatrice.
Gregoretti, la senatrice Stefani: "Non è stato un reato: Salvini ha agito per interesse pubblico"
Nessuna presa di posizione contraria fu mai esplicitata né da Conte né da altri membri del governo, continua Stefani, sottolineando anche che il caso in quei giorni era su tutti i giornali: un fatto che non rendeva necessaria una comunicazione esplicita da parte del Viminale al resto del governo, afferma, per informarlo sulla sua strategia sul caso Gregoretti. Inoltre, il fatto che Salvini avesse prolungato la permanenza a bordo garantendo assistenza medica e facendo sbarcare minori e persone che presentavano difficoltà sanitarie non corrisponderebbe a un'azione equivalente al sequestro di persona. Le procedure amministrative sarebbero state avviate tempestivamente e la permanenza a bordo non sarebbe una privazione della libertà personale, ma una semplice necessità di portare a termine i processi burocratici, continua Stefani.
"Non portiamo qui l'esigenza di valutare o meno le considerazioni politiche, in cui ciascun parlamentare può giudicare le scelte del governo. Non si sta dicendo se si condivide o meno l'azione di governo. In questo caso si ritiene che non possa sussistere reato e che in quell'azione vi fosse interesse pubblico: ecco quello che dobbiamo valutare ora", sostiene la senatrice. Che afferma inoltre che in Giunta non si sarebbe rispettata la sua funzione istituzionale: l'Aula sarebbe stata influenzata dai partiti e dalle politiche. "La sede per rinvenire la verità e riportare la questione a livello istituzionale, a questo punto, è quella processuale: per questa ragione si è rimesso il tutto nelle mani del giudice, per far prevalere il rispetto della legge e il rispetto dello Stato", conclude Stefani.
L'intervento della senatrice Stefani: "Il governo condivideva la linea di Salvini"
Prima a intervenire è la senatrice Erika Stefani, che ha ripercorso le tappe del voto sull'autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini. "Il tribunale dei ministri ha richiesto l'autorizzazione a procedere assumendo che l'ex ministro dell'Interno abbia abusato dei suoi poteri ponendo sotto sequestro i 131 migranti a bordo della nave Gregoretti. Ma vi era una piena conoscenza e condivisione, a livello di governo, di quanto stava accadendo", commenta Stefani, chiamando in causa il caso Diciotti nel quale si erano verificate delle dinamiche simili e affermando che la linea del primo esecutivo di Giuseppe Conte era condivisa ed era anche stata posta in atto fino ad allora.
La senatrice rimarca che quindi la linea del governo in materia di immigrazione era evidente, facendo forza sull'argomentazione difensiva per la quale sarebbe responsabile tutto il governo e non solo l'ex ministro Salvini. Inoltre, Stefani fa riferimento a una corrispondenza tra la presidenza del Consiglio e gli Stati membri dell'Unione europea in materia di ricollocazione: si stava quindi elaborando un processo di distribuzione dei migranti nei Paesi europei, la quale renderebbe la permanenza dei migranti sulla nave un "mero tempo tecnico" per poter finalizzare la ricollocazione. "Va messo in conto il ritardo nelle risposte dovuto al weekend estivo", sottolinea ancora la senatrice affermando che le procedure di ridistribuzione non erano ancora automatiche.
Inoltre, "Salvini operò in un contesto di compartecipazione dell'esecutivo" e "nessuna presa di posizione contraria è stata assunta dal presidente Conte o da altri membri del governo", continua Stefani, rimarcando che la corrispondenza sarebbe già di per sé la prova di coinvolgimento del governo: nessuna azione personale da parte del leader leghista, quindi. Un fatto, prosegue, dimostrato anche dal fatto che la questione non sia stata trattata in Consiglio dei ministri e che in quella sede non si sia mai presa una posizione comune: un elemento che non dimostrerebbe la contrarietà del resto del governo come vorrebbe il tribunale dei ministri di Catania, ma che al contrario ne proverebbe la implicita condivisione.
Centrodestra tenta di salvare Salvini: presentato ordine del giorno contro autorizzazione a procedere
Ieri sera le forze del centrodestra, Fratelli d'Italia e Forza Italia, avevano presentato un ordine del giorno al Senato per poter ribaltare la decisione presa dalla Giunta delle Immunità: "Il Senato – si legge nel documento – non potrebbe mai prescindere dalla valutazione oggettiva del precedente della Diciotti e dal decisum adottato in tale circostanza: una soluzione diversa potrebbe infatti essere prospettata solo qualora le divergenze tra i due casi fossero ritenute tali da giustificare, attenendosi ad un principio di ragionevolezza, un'eventuale decisione difforme rispetto a quella adottata per il caso Diciotti".
Oggi voto definitivo del Senato sul caso Gregoretti, Salvini: "Difendere i confini era mio dovere"
È arrivato il giorno del voto definitivo in Senato sull'autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini, richiesta dal Tribunale dei ministri di Catania che ha accusato il leader della Lega di sequestro di persona per aver trattenuto 131 migranti soccorsi nel Mediterraneo a bordo della nave militare Gregoretti e averne negato lo sbarco per quasi sei giorni. Lo scorso 20 gennaio la Giunta per le immunità parlamentari aveva dato il via libera all'autorizzazione a procedere contro Salvini: mentre i senatori della maggioranza avevano abbandonato l'aula, in polemica sulle tempistiche del voto, i parlamentari del Carroccio avevano votato per mandare Salvini in tribunale, dietro esplicita richiesta dell'ex ministro dell'Interno che continua ad affermare di aver agito nell'interesse del Paese, una condotta che non può essere considerata un crimine.
Ieri sera Fratelli d'Italia e Forza Italia avevano tentato un salvataggio all'ultimo minuto per salvare Salvini dal processo, presentando un ordine del giorno a Palazzo Madama per ribaltare l'esito del voto dello scorso 20 gennaio della Giunta delle Immunità di palazzo Madama. Un documento che richiamava al caso Diciotti per dimostrare come l'azione dell'ex ministro dell'Interno fosse legittima. "Se dovrò andare in Tribunale, spiegherò ai giudici che difendere i confini del mio Paese e proteggere i cittadini era un mio dovere e, serenamente, mi recherò in quell'aula a rappresentare milioni di italiani, perché ho fatto semplicemente ciò che mi chiedevano: controllare chi entra e chi esce dall'Italia, come a casa mia. Male non fare, paura non avere", scrive su Twitter il leader leghista.
Nei giorni scorsi indiscrezioni di stampa avevano affermato che Salvini, dietro suggerimento della senatrice leghista Giulia Bongiorno, avesse chiesto ai parlamentari leghisti di non votare più l'autorizzazione a procedere contro di lui, come fatto in precedenza. L'ex ministro avrebbe cambiato idea e non spingerebbe più i suoi ad approvare il via libera al processo dopo l'avvertimento secondo cui un voto favorevole dei leghisti indebolirebbe troppo la strategia difensiva. In questo caso i senatori leghisti, con ogni probabilità, abbandoneranno l'aula al momento del voto.