È arrivato il giorno del voto definitivo in Senato sull'autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini, richiesta dal Tribunale dei ministri di Catania che ha accusato il leader della Lega di sequestro di persona per aver trattenuto 131 migranti soccorsi nel Mediterraneo a bordo della nave militare Gregoretti e averne negato lo sbarco per quasi sei giorni. Lo scorso 20 gennaio la Giunta per le immunità parlamentari aveva dato il via libera all'autorizzazione a procedere contro Salvini: mentre i senatori della maggioranza avevano abbandonato l'aula, in polemica sulle tempistiche del voto, i parlamentari del Carroccio avevano votato per mandare Salvini in tribunale, dietro esplicita richiesta dell'ex ministro dell'Interno che continua ad affermare di aver agito nell'interesse del Paese, una condotta che non può essere considerata un crimine.
- Gregoretti, il Senato non salva dal processo Salvini: 152 sì, arriva via libera definitivo 12 Febbraio
- Gregoretti, il Senato manda a processo Matteo Salvini 12 Febbraio
- Matteo Salvini: "Avete paura di me, io ho difeso i confini e vado a processo con orgoglio" 12 Febbraio
Gregoretti, il Senato non salva dal processo Salvini: 152 sì, arriva via libera definitivo
L’Aula del Senato non salva Matteo Salvini. L’ordine del giorno di Fratelli d’Italia e Forza Italia che prevedeva di evitare il processo sul caso Gregoretti al leader della Lega è stato respinto dall’assemblea di Palazzo Madama con 152 voti contrari e 76 favorevoli. La votazione si era aperta nel pomeriggio e l’esito era già noto sin dal primo momento. Ora, però, c’è l’ufficialità con le operazioni di voto che erano aperte fino alle 19 per chi non si fosse espresso all'inizio della chiama. Alla fine hanno votato contro tutte le forze di maggioranza più qualche esponente del Gruppo Misto. A favore dell’ordine del giorno, invece, si sono espresse Forza Italia e Fratelli d’Italia. La Lega dello stesso Salvini, invece, ha lasciato l’Aula al momento del voto, come chiesto dall'ex ministro dell’Interno.
Il voto del Senato era sull’ordine del giorno che chiedeva all’Aula di esprimersi in difformità rispetto alla Giunta per le immunità del Senato, richiedendo dunque di negare l’autorizzazione a procedere – avanzata dal tribunale dei ministri – nei confronti di Salvini sul caso Gregoretti. La vicenda nacque nell’estate del 2019, quando l’allora titolare del Viminale negò lo sbarco, per alcuni giorni, ai circa 130 migranti che si trovavano a bordo della nave Gregoretti, della Guardia costiera, dopo un soccorso in mare.
Gregoretti, Casarini (Mare Jonio) contro Salvini: “Abusò del suo potere per infliggere sofferenza"
Trecento giorni dopo. Inizia così un lungo post di Luca Casarini, a capo della nave Mare Jonio, che opera nel Mediterraneo per soccorrere i migranti in difficoltà, sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini sul caso Gregoretti. I 300 giorni a cui fa riferimento sono quelli passati da quando il Senato, quasi un anno fa, aveva salvato l’allora ministro dell’Interno dal processo sul caso Diciotti. La stessa data, quella del 19 marzo 2019, come ricostruisce nel post, in cui l’imbarcazione della Ong entrò nelle acque territoriali italiane con a bordo 50 migranti appena salvati in mare, senza autorizzazione del Viminale. Azione per cui erano stati indagati lui e il comandante della nave, ma per cui è stata chiesta l’archiviazione, come fa sapere lui stesso, da parte dei pubblici ministeri.
Casarini su Facebook scrive: “Alla fine oggi, 300 giorni dopo quel giorno, il processo lo dovrà affrontare chi ha abusato del suo potere per infliggere sofferenze ad altri innocenti esseri umani. E per noi, che non abbiamo mai avuto paura di affrontare giudizi per aver salvato dalla morte delle persone, hanno chiesto l'archiviazione i pubblici ministeri stessi, con delle motivazioni che faranno finire sul banco degli imputati chi ci vorrebbe in galera. A volte quel Dio stanco di arroganza, è proprio simpatico”.
Gregoretti, Crimi attacca: “Da Salvini solo fughe e menzogne, fatti processare e facci lavorare"
“Da Salvini solo fughe e menzogne”: questo il titolo del post di Vito Crimi, reggente del Movimento 5 Stelle, sul blog delle stelle. Il riferimento è al caso Gregoretti e all’autorizzazione a procedere concessa dall’Aula del Senato nei confronti del leader della Lega, Matteo Salvini. Crimi scrive su Facebook e sul blog: “Oggi Matteo Salvini afferma di non essere intenzionato a scappare. E già questa è una novità assoluta, perché a parlare è un soggetto perennemente in fuga. Se oggi non scappa è perché lo ha già fatto la scorsa estate, quando pur di sfuggire alle sue responsabilità ha fatto cadere un governo”. Per Crimi “Salvini ha sempre difeso sé stesso e i suoi interessi di partito, usando i nostri "confini" a questo scopo”.
Crimi riepiloga la vicenda Gregoretti, quanto avvenuto nell’estate del 2019, e prosegue, parlando di Salvini: “Oggi al Senato smentisce sé stesso, cercando di ribaltare la realtà dei fatti. Gioca a fare la vittima, l'incompreso. Non si è fatto nemmeno scrupolo di chiamare in causa i figli, utilizzando la famiglia come un feticcio così come fa con il rosario”. Il reggente del M5s conclude il suo post attaccando ancora l’ex ministro dell’Interno: “Salvini, questa è la tua ultima occasione: per una volta, non scappare. Assumi la responsabilità delle tue scelte, fatti processare e lasciaci lavorare per il nostro Paese senza farci perdere altro tempo”.
Gregoretti, il Senato manda a processo Matteo Salvini
Con il voto sull'ordine del giorno di Forza Italia e Fratelli d'Italia, a firma di Bernini e Ciriani, che chiedeva all'Aula di esprimersi in difformità con il parere della Giunta per le immunità del Senato, e con il quale si richiedeva dunque di negare l'autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini per il caso Gregoretti, il Senato ha mandato a processo l'ex ministro dell'Interno. Per il momento sono stati in 165 a esprimersi a favore del processo per sequestro di persona, per il caso della nave della Guardia costiera, rimasta lo scorso luglio per quasi sei giorni al largo di Augusta, con 131 migranti a bordo.
Il numero dei favorevoli e dei contrari sarà reso noto solo dopo alle 19: i senatori che non hanno partecipato alla votazione potranno infatti farlo fino al tardo pomeriggio comunicando il loro voto ai senatori segretari. A quel punto verrà ufficializzato l'esito dello scrutinio. Durante le dichiarazioni di voto M5s, Pd, Italia viva e Leu avevano annunciato la loro contrarietà all'ordine del giorno, mentre i leghisti, come avevano anticipato, non hanno partecipato al voto. FdI e Forza Italia hanno ovviamente votato a favore.
Matteo Salvini: "Avete paura di me, io ho difeso i confini e vado a processo con orgoglio"
Anche Matteo Salvini è intervenuto in Aula prima del voto definitivo sul caso Gregoretti. Il leader leghista inizia commentando l'assenza dei membri del governo, affermando di non essere lui a scappare. Ma la presidente Casellati precisa: "Non era prevista la presenza del governo". Il senatore continua tuttavia accusando l'esecutivo di avere la coscienza sporca: in Aula si alzano presto i toni e Salvini viene contestato. "Se avessi dovuto ragionare per convenienza personale, non avrei preso la decisione che ho preso. Si parla di un processo, non di una passeggiata: i miei figli però hanno il diritto di ritenere che il loro papà sia spesso lontano da casa non per sequestrare esseri umani, ma perché era suo dovere difendere la Patria", continua Salvini.
"Io non andrò a difendermi in tribunale, ma a rivendicare tutto quello che abbiamo fatto con orgoglio", continua il leader leghista. "Ho fatto approvare con orgoglio i decreti sicurezza che ora qualcuno vuole eliminare. Rivendico di aver fatto quello che gli italiani pensavano si fosse dimenticato, cioè mantenere una promessa elettorale. La Lega ha fatto ciò che aveva detto che avrebbe fatto: combattere scafisti e trafficanti di esseri umani". Poi l'ex ministro ha chiamato in causa gli ex alleati del Movimento Cinque Stelle, sottolineando che fossero al governo e in completo accordo con quanto accadeva al ministero.
"Mi spiace che quest'Aula perda tempo dietro a Salvini, quindi chiariamo una volta per tutte. Sarei inoltre un sequestratore bizzarro: perché sono io che ho disposto che la Gregoretti recuperasse gli immigrati in acque Sar maltesi. Molto semplicemente, come fatto altre volte e come sta facendo anche la ministra Lamorgese, abbiamo protratto lo sbarco in attesa del ricollocamento. L'unica differenza è che io non denuncio la ministra perché sta facendo il suo lavoro", continua Salvini.
"Gli avversari si battono alle urne, non nelle aule dei tribunali", prosegue l'ex ministro affermando di voler andare a processo in modo da dimostrare come le politiche da lui promosse abbiano salvato migliaia di vite umane. "Nei governi del buonismo dei porti aperti il Mediterraneo si è trasformato in una fossa comune con 15mila cadaveri. Voglio gridare al mondo che le politiche di controllo e rigore abbiano salvato tantissime vite, sarà scomodo da dire ma questi sono i dati". Salvini ha poi chiesto nuovamente di non votare su un pregiudizio politico, definendosi come "una cavia".
Disordini in Aula quando Salvini chiama nuovamente in causa i figli. "Noi abbiamo scelto di fare politica, ma i miei figli non hanno scelto di avere domani il proprio padre su tutti i giornali descritto come un criminale. Per fortuna che c'è scritto "democratico" nel nome del partito, altrimenti di democratico non avreste proprio niente", afferma il leader del Carroccio ai senatori della maggioranza. Salvini continua affermando di non avere paura per il processo e ribadisce di aver agito esclusivamente nell'interesse del Paese. "Io oggi chiedendo di andare al mio gruppo contro quello che la logica vuole rappresento un'eccezione, ma io voglio mettere la parola fine a questo dibattito surreale. Voglio che si chiarisca una volta per tutte se chi difende i confini agisce nell'interesse del popolo o se merita 15 anni di carcere".
Salvini prosegue quindi attaccando il governo, accusando le forze politiche di essere tenuti insieme solo dalla paura della Lega e di non riuscire a decidere su nulla, bloccando il Paese: "Non vedo l'ora di riprendere per mano questo Paese e liberarlo dal fardello e il sospetto e la cattiveria", afferma Salvini puntando poi il dito contro Giuseppe Conte. "Continuo a chiedere al mio gruppo parlamentare di lasciare decidere un giudice se ho difeso il Paese o se sono un criminale. Usciamo da quest'Aula e facciamo decidere i giudici. Ma poi il giudizio in democrazia non lo dà un giudice, ma il popolo. C'è un limite a tutto: non ne posso più di passare per un criminale per aver difeso i confini", aggiunge Salvini.
"Mai vorrò che un giudice entri qui per giudicare un atto politico. I ministri che mi hanno preceduto hanno fatto cose completamente diverse, ma nessuno li ha mai denunciati. Vada come vada, i numeri sono chiari. Ragazzi andiamo dritti. Male non fare, paura non avere. Mettiamo la parola fine a questa aggressione politica. Sono convinto che questa vicenda si concluderà con l'archiviazione: chi oggi vota contro di me sarà sconfitto dalla verità storica. A testa alta, viva l'Italia e viva la democrazia", conclude il leader leghista.
Gregoretti, Matteo Salvini andrà a processo: "Ho difeso la patria, in Tribunale a testa alta"
"Come promesso siamo qua. È un dovere che sento nei confronti del Paese, degli italiani e dei miei figli. Andare a testa alta per quello che ho fatto: la Costituzione prevede che la difesa della Patria sia un sacro dovere del cittadino e quindi da ministro, da uomo e da italiano combatto trafficanti di esseri umani e scafisti, difendo i confini e la sicurezza, l'orgoglio, la dignità del mio Paese, proteggo gli italiani e i tanti immigrati regolari presenti in Italia", afferma Salvini parlando con la stampa.
"Non era mio diritto ma mio dovere. E siccome sono stufo di essere seguito, calunniato e minacciato da mesi da parte della sinistra ho scelto io contro mio interesse e convenienza e contro il mio quieto vivere di andare in tribunale. Confidando nella terzietà della magistratura perché ritengo che quello che ho fatto sia stato nell'esclusivo interesse del popolo italiano, dei miei figli, degli immigrati regolari in Italia. Sono orgoglioso di aver salvato migliaia di vite umane, perché ricordo che quelli prima di me, con la politica dei porti aperti, hanno trasformato il Mediterraneo in una tomba con 15mila morti", aggiunge l'ex ministro dell'Interno.
"Abbiamo salvato vite, riportato ordine e sicurezza. L'Italia è tornata protagonista in Europa: se per questo devo essere processato lo farò a testa alta. E mi spiace che qualcuno a sinistra cerchi ancora in Italia e nel resto del mondo di eliminare per via giudiziaria gli interessi politici. Siamo antropologicamente e culturalmente diversi: io mai nella vita chiederò che siano i giudici a giudicare Renzi, Conte, Di Maio, Zingaretti. Il giudizio che conta è quello del popolo: confido nel fatto che la magistratura italiana sia sana, indipendente e libera. Quando ci sarà il processo porterò quello che ho fatto come motivo di orgoglio e non certamente come un reato, in modo che i miei figli sappiano che il loro papà ha fatto il suo lavoro, il suo dovere e non è un sequestratore. A differenza di altri che scappano io non scappo e attendo il giudizio prima del tribunale e poi del popolo quando si voterà", conclude Salvini.
Gregoretti, Bongiorno: "Si dovrebbe creare un nuovo reato, quello di rallentamento allo sbarco, per processare Salvini"
La senatrice Giulia Bongiorno ha aperto il suo intervento denunciando come il dibattito in queste settimane si sia concentrato sulla domanda se Salvini fuggirà o meno dal processo, come se si fosse già stabilito che il leader leghista dovesse presentarsi in tribunale. Rivolgendosi direttamente all'ex ministro: "Non si faccia provocare. Non è chiaro il concetto: quello che si giudica in questa Aula, l'interesse pubblico, non sarà mai giudicato dai giudici. Allora questa è l'unica sede in cui si può valutare. L'Aula deve valutare se il rallentamento dello sbarco dei migranti sia stato fatto nell'interesse pubblico. Il Pd potrebbe non condividere la politica di Salvini durante il suo governo, ma non è quello che si vota qui è altro. Quello che stabilisce la legge è altro".
La senatrice continua affermando di notare da molti anni che il Parlamento stia scappando da alcune sue responsabilità: "Abbiamo paura di legiferare. Stiamo svalutando di valore le nostre funzioni. Io ho solo una paura: ho paura dei passi indietro che stiamo facendo. Stiamo seguendo strane idee che vengono dal Movimento Cinque Stelle o dalle Sardine". Chiamando in causa le parole di Giuseppe Conte sul caso Gregoretti, ricevendo moltissimi applausi in Aula, Bongiorno dice: "Sul merito della vicenda voglio dire una sola cosa: quelli che hanno redistribuito i migranti sono tutti buoni, mentre chi gestisce lo sbarco è cattivo. Come se redistribuzione e sbarco fossero due cose diverse. Ma lo ha detto anche un avvocato ben più autorevole di me, che fanno parte di uno stesso processo: il presidente del Consiglio".
Infine, chiedendo di rispettare la separazione tra giustizia e politica nel voto, Bongiorno ha concluso: "Abbiamo parlato di questo caso come gemello della Diciotti, perché anche in quel caso il governo ha agito unito. Ma non chiamiamo in causa il resto del governo per incolparlo, in quanto qui nessuno ha commesso reati. Non è possibile configurare un rallentamento allo sbarco come sequestro di persona. Dovreste creare un nuovo reato, quello di rallentamento allo sbarco, per processare Salvini".
Salvini pronto a intervenire in Senato: "Ho la coscienza pulita di chi ha difeso la sua terra"
Durante gli interventi in Senato, Matteo Salvini nella sua pagina Twitter ha pubblicato una foto affermando di essere pronto a prendere la parola in Aula. "A testa testa alta e con la coscienza pulita di chi ha difeso la sua terra e la sua gente", scrive l'ex ministro dell'Interno. Per poi aggiungere: "“Se un uomo non è disposto a lottare per le proprie idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui”".
Salvini dovrebbe intervenire a palazzo Madama verso le ore 13, mentre alle 12 parlerà con i giornalisti, subito dopo il discorso in Aula della senatrice leghista Giulia Bongiorno.
Gregoretti, interviene Bonino: "Gli argomenti di Salvini sfidano il ridicolo"
"Tutte queste settimane sono state investite da dibattiti fuorvianti. Un contesto alimentato dal senatore Salvini con sfumature di megalomania. Il nostro compito deve essere quello dell'applicazione della Costituzione: non dobbiamo sostituirci al tribunale di Catania, o discutere la linea su immigrazione. Non è questo il dibattito: noi oggi dobbiamo limitarci a valutare se in questo caso sussista una delle condizioni per sottrarre un ministro al corso della giustizia", afferma la senatrice Emma Bonino.
La leader di +Europa afferma che l'argomento di Salvini, cioè di aver agito nell'interesse della Patria, sfiderebbe il ridicolo: "I confini della Patria sarebbe stato messo in pericolo da una nave militare italiana e da 131 naufraghi raccolti in mare. L'Italia rischiava di essere invasa da una nave militare italiana? La sicurezza dello Stato era minacciata da marinai italiani e da naufraghi stranieri che chiedevano di sbarcare?", si chiede Bonino. "Viene davvero difficile considerare questo interesse pubblico preminente rispetto al diritto alla libertà e alla salute: per sei giorni lo sbarco non è stato rallentato, ma impedito e condizionato dall'accordo con altri Paesi europei. Fatemi un favore: l'obiettivo era politico, non di difendere la patria", continua la senatrice.
Gregoretti, la senatrice Stefani: "Non è stato un reato: Salvini ha agito per interesse pubblico"
Nessuna presa di posizione contraria fu mai esplicitata né da Conte né da altri membri del governo, continua Stefani, sottolineando anche che il caso in quei giorni era su tutti i giornali: un fatto che non rendeva necessaria una comunicazione esplicita da parte del Viminale al resto del governo, afferma, per informarlo sulla sua strategia sul caso Gregoretti. Inoltre, il fatto che Salvini avesse prolungato la permanenza a bordo garantendo assistenza medica e facendo sbarcare minori e persone che presentavano difficoltà sanitarie non corrisponderebbe a un'azione equivalente al sequestro di persona. Le procedure amministrative sarebbero state avviate tempestivamente e la permanenza a bordo non sarebbe una privazione della libertà personale, ma una semplice necessità di portare a termine i processi burocratici, continua Stefani.
"Non portiamo qui l'esigenza di valutare o meno le considerazioni politiche, in cui ciascun parlamentare può giudicare le scelte del governo. Non si sta dicendo se si condivide o meno l'azione di governo. In questo caso si ritiene che non possa sussistere reato e che in quell'azione vi fosse interesse pubblico: ecco quello che dobbiamo valutare ora", sostiene la senatrice. Che afferma inoltre che in Giunta non si sarebbe rispettata la sua funzione istituzionale: l'Aula sarebbe stata influenzata dai partiti e dalle politiche. "La sede per rinvenire la verità e riportare la questione a livello istituzionale, a questo punto, è quella processuale: per questa ragione si è rimesso il tutto nelle mani del giudice, per far prevalere il rispetto della legge e il rispetto dello Stato", conclude Stefani.
L'intervento della senatrice Stefani: "Il governo condivideva la linea di Salvini"
Prima a intervenire è la senatrice Erika Stefani, che ha ripercorso le tappe del voto sull'autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini. "Il tribunale dei ministri ha richiesto l'autorizzazione a procedere assumendo che l'ex ministro dell'Interno abbia abusato dei suoi poteri ponendo sotto sequestro i 131 migranti a bordo della nave Gregoretti. Ma vi era una piena conoscenza e condivisione, a livello di governo, di quanto stava accadendo", commenta Stefani, chiamando in causa il caso Diciotti nel quale si erano verificate delle dinamiche simili e affermando che la linea del primo esecutivo di Giuseppe Conte era condivisa ed era anche stata posta in atto fino ad allora.
La senatrice rimarca che quindi la linea del governo in materia di immigrazione era evidente, facendo forza sull'argomentazione difensiva per la quale sarebbe responsabile tutto il governo e non solo l'ex ministro Salvini. Inoltre, Stefani fa riferimento a una corrispondenza tra la presidenza del Consiglio e gli Stati membri dell'Unione europea in materia di ricollocazione: si stava quindi elaborando un processo di distribuzione dei migranti nei Paesi europei, la quale renderebbe la permanenza dei migranti sulla nave un "mero tempo tecnico" per poter finalizzare la ricollocazione. "Va messo in conto il ritardo nelle risposte dovuto al weekend estivo", sottolinea ancora la senatrice affermando che le procedure di ridistribuzione non erano ancora automatiche.
Inoltre, "Salvini operò in un contesto di compartecipazione dell'esecutivo" e "nessuna presa di posizione contraria è stata assunta dal presidente Conte o da altri membri del governo", continua Stefani, rimarcando che la corrispondenza sarebbe già di per sé la prova di coinvolgimento del governo: nessuna azione personale da parte del leader leghista, quindi. Un fatto, prosegue, dimostrato anche dal fatto che la questione non sia stata trattata in Consiglio dei ministri e che in quella sede non si sia mai presa una posizione comune: un elemento che non dimostrerebbe la contrarietà del resto del governo come vorrebbe il tribunale dei ministri di Catania, ma che al contrario ne proverebbe la implicita condivisione.
Centrodestra tenta di salvare Salvini: presentato ordine del giorno contro autorizzazione a procedere
Ieri sera le forze del centrodestra, Fratelli d'Italia e Forza Italia, avevano presentato un ordine del giorno al Senato per poter ribaltare la decisione presa dalla Giunta delle Immunità: "Il Senato – si legge nel documento – non potrebbe mai prescindere dalla valutazione oggettiva del precedente della Diciotti e dal decisum adottato in tale circostanza: una soluzione diversa potrebbe infatti essere prospettata solo qualora le divergenze tra i due casi fossero ritenute tali da giustificare, attenendosi ad un principio di ragionevolezza, un'eventuale decisione difforme rispetto a quella adottata per il caso Diciotti".
Oggi voto definitivo del Senato sul caso Gregoretti, Salvini: "Difendere i confini era mio dovere"
È arrivato il giorno del voto definitivo in Senato sull'autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini, richiesta dal Tribunale dei ministri di Catania che ha accusato il leader della Lega di sequestro di persona per aver trattenuto 131 migranti soccorsi nel Mediterraneo a bordo della nave militare Gregoretti e averne negato lo sbarco per quasi sei giorni. Lo scorso 20 gennaio la Giunta per le immunità parlamentari aveva dato il via libera all'autorizzazione a procedere contro Salvini: mentre i senatori della maggioranza avevano abbandonato l'aula, in polemica sulle tempistiche del voto, i parlamentari del Carroccio avevano votato per mandare Salvini in tribunale, dietro esplicita richiesta dell'ex ministro dell'Interno che continua ad affermare di aver agito nell'interesse del Paese, una condotta che non può essere considerata un crimine.
Ieri sera Fratelli d'Italia e Forza Italia avevano tentato un salvataggio all'ultimo minuto per salvare Salvini dal processo, presentando un ordine del giorno a Palazzo Madama per ribaltare l'esito del voto dello scorso 20 gennaio della Giunta delle Immunità di palazzo Madama. Un documento che richiamava al caso Diciotti per dimostrare come l'azione dell'ex ministro dell'Interno fosse legittima. "Se dovrò andare in Tribunale, spiegherò ai giudici che difendere i confini del mio Paese e proteggere i cittadini era un mio dovere e, serenamente, mi recherò in quell'aula a rappresentare milioni di italiani, perché ho fatto semplicemente ciò che mi chiedevano: controllare chi entra e chi esce dall'Italia, come a casa mia. Male non fare, paura non avere", scrive su Twitter il leader leghista.
Nei giorni scorsi indiscrezioni di stampa avevano affermato che Salvini, dietro suggerimento della senatrice leghista Giulia Bongiorno, avesse chiesto ai parlamentari leghisti di non votare più l'autorizzazione a procedere contro di lui, come fatto in precedenza. L'ex ministro avrebbe cambiato idea e non spingerebbe più i suoi ad approvare il via libera al processo dopo l'avvertimento secondo cui un voto favorevole dei leghisti indebolirebbe troppo la strategia difensiva. In questo caso i senatori leghisti, con ogni probabilità, abbandoneranno l'aula al momento del voto.