Domani riprenderanno le consultazioni al Colle, ma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella rimane in attesa di nuovi segnali positivi che al momento non sembrano arrivare: Salvini e Di Maio non si vedranno prima di salire al Quirinale, ma si sono sentiti al telefono. Intanto dal Pd arriva qualche messaggio di apertura, pur continuando a ribadire il no a un governo con i Cinque Stelle.
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Meloni: "Formazione del governo spetta al centrodestra, Di Maio se ne faccia una ragione"
Il vertice del centrodestra che si è tenuto ieri ad Arcore ha fatto emergere diverse posizioni all’interno della coalizione: da una parte Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni chiedono di andare a prendere i voti in Parlamento, dall’altra Matteo Salvini continua a voler dialogare con il MoVimento 5 Stelle. Meloni parla proprio di questo in un’intervista alla Stampa e spiega perché Salvini potrebbe comunque incontrare Di Maio: “Lo faccia e gli spieghi bene che non riuscirà a dividerci. Saranno i 5 Stelle a dover decidere cosa vogliono fare”, afferma la leader di Fratelli d’Italia.
“Quello che conta – dichiara tornando ancora alla divisione nel centrodestra – è il comunicato al termine dell'incontro ad Arcore. Abbiamo concordato che spetta al centrodestra formare il governo. Di Maio se ne faccia una ragione”. Meloni commenta l’ipotesi di un governo tra M5s e Pd: “Sarebbe veramente assurdo, fuori dal mondo che i partiti che sono arrivati secondo e terzo, cioè M5S e Pd, possano governare insieme e mandare all'opposizione il centrodestra premiato dagli elettori con il 37%. È ora di finirla con gli esecutivi che nascono da inciuci e da operazioni di palazzo”.
Altro aspetto su cui si sofferma la Meloni riguarda le prossime consultazioni: il centrodestra andrà, come annunciato, unito al Quirinale e chiederà di dare l’incarico a Salvini. Al termine dell’incontro con Mattarella “parleremo tutti e tre – assicura la presidente di FdI – Inizierà Salvini, poi io e Berlusconi. Del resto nelle delegazioni composite, formate da tre partiti come in questo caso, è naturale e giusto che ognuno prenda la parola”.
L'appello del presidente della Camera Fico: "Ora serve dialogo per formare il governo"
Dopo il vertice del centrodestra di ieri ad Arcore e dopo le ultime parole di Luigi Di Maio, lo stallo per la formazione del nuovo governo continua e al momento non sembra esserci nessuno sbocco nelle trattative per arrivare alla composizione dell’esecutivo. A provare a rivolgere un messaggio a tutte le forze politiche è il presidente della Camera, Roberto Fico, che si appella a tutti nella speranza che si possa trovare una soluzione: “I gruppi parlamentari – dice al Gr1 Rai – devono dialogare fino in fondo per cercare di risolvere i problemi che affliggono il Paese: dalla lotta alla povertà, alla corruzione fino all'obiettivo di annullare gli incidenti sul lavoro”.
Fico reitera il suo messaggio: “Auspico che i gruppi dialoghino per fare un governo che alla fine riesca a risolvere questi problemi, così come la gente ci chiede”. L’appello alla responsabilità del presidente della Camera viene accompagnato anche da un altro punto fermo che Fico vuole seguire durante la sua presidenza: “Dobbiamo combattere i privilegi che fanno parte dei costi della politica e razionalizzare i costi della Camera senza penalizzare la democrazia”, afferma ancora al Gr1 rispondendo anche a una domanda sul reddito di cittadinanza: "Serve mettere al centro dell'agenda politica nazionale la lotta alla povertà e riuscire a risolverla".
Brunetta: "Non sosterrò mai governo Lega-M5S, Salvini non può dettare la linea con un 3% in più"
Renato Brunetta si oppone fermamente a un'ipotesi di governo che veda tra gli attori il Movimento 5 Stelle. In un'intervista concessa al Corriere della Sera, l'ex capogruppo di Forza Italia ha dichiarato: "Io un governo leghista-grillino non lo voto, non lo voterò mai. Sarò da solo, sarò con altri dieci o con altri cento; ma non lo voto. Non possiamo allearci con un movimento che tributa una standing-ovation al pm Di Matteo, che dà del mafioso al nostro leader, Silvio Berlusconi. Se qualcuno dentro Forza Italia se la sente, lo faccia. Io no".
"Io parto dal fatto che il centrodestra ha vinto le elezioni e i 5 Stelle le hanno perse, come le ha perse il Pd. La coalizione che ha vinto ha il diritto e il dovere di indicare il premier. Io personalmente, pur di dare un governo al Paese, mi alleerei anche con il diavolo, a partire però dal programma del centrodestra (i cui 10 punti ho personalmente redatto), ma con le condizioni poste da Berlusconi dopo il suo incontro al Quirinale con Mattarella: no al populismo, no al pauperismo, no al giustizialismo, no all’invidia e all’odio sociale", prosegue Brunetta.
"Centrodestra con i grillini? Non lo vogliamo noi, non lo vogliono loro. Quanto a un governo Lega−5 Stelle, e cito Berlusconi sempre nella sua dichiarazione al Quirinale, metterebbe in difficoltà il nostro Paese in Europa, e innescherebbe una spirale recessiva fatta di disoccupazione crescente, tasse elevate, fuga di imprese e di capitali, di fallimenti a catena, a partire dalla nostre banche. Il centrodestra deve governare con chi ci sta. Senza subire veti, senza tollerare discriminazioni. Ne va dell’essenza stessa della nostra democrazia", sottolinea Brunetta, aggiungendo: "Non è che l’amico Salvini con un 3% in più rispetto a Forza Italia possa pensare di dettare la linea. La leadership di una coalizione si conquista con il rispetto e la pazienza; come quelli che Berlusconi ha avuto con la Lega per 24 anni".
Orlando: "Di Maio poco credibile. Non vedo punti in comune, ma il Pd non può fare lo spettatore"
Il ministro della Giustizia e leader della minoranza dem, Andrea Orlando, è molto scettico riguardo un'eventuale alleanza di governo con il Movimento 5 Stelle. Ospite di Circo Massimo su Radio Capital, il guardasigilli ha spiegato: "Non so se ci sono le condizioni per un'intesa con il M5s sul governo, partiamo da punti molto distanti tra loro. Mi pare molto difficile pensare a qualche forma di collaborazione se non convergere su singoli punti, come succede in democrazia. Ma credo che quello che rende poco credibile Di Maio è il fatto di dire: ‘se c'è Salvini sto con Salvini, se no mi rivogo al Pd'. Come se fosse indifferente l'elemento di merito. In ogni caso, bisogna apprezzare quando i toni cambiano, perché quelli usati contro il Pd in questi anni hanno avvelenato il dibattito e la vita pubblica. Che questo poi porti a fatti concreti è un altro discorso. Un conto è migliorare le modalità di dialogo, un altro è basarsi sui contenuti e non sui tatticismi".
Proseguendo, il ministro Orlando ha sottolineato che "in democrazia nessuno è spettatore, specialmente quando ci si trova in una situazione difficile come la nostra. Siamo tutti d'accordo sul fatto che l'esito delle elezioni è una collocazione all'opposizione, le possibilità di realizzare un percorso di governo serio sono remote. Ma opposizione significa cose diverse, una collocazione contemplativa o un ruolo attivo, sulla base di punti precisi che si possono realizzare. L'idea di stare a guardare mangiando pop corn non mi piace, in democrazia nessuno è spettatore".
Infine, per quanto riguarda l'assemblea nazionale del Partito Democratico in programma il prossimo 21 aprile, Orlando ha dichiarato: "Il partito prima deve provare a costruire una piattaforma programmatica, mi interessa poco se il segretario lo elegge l'assemblea o le primarie, basta che quando si arriva al Congresso sia stato fatto quel lavoro. Credo sia più semplice farlo attraverso l'assemblea che elegge un segretario, ma a patto che non sia un elemento di divisione".
Governo sempre più lontano: Salvini non lascia Berlusconi e rivendica l'incarico
A pochi giorni dall'inizio del secondo giro di consultazioni al Quirinale, le trattative per la formazione del nuovo governo appaiono in stallo. Dopo la decisione del centrodestra di presentarsi unito al Colle per proporre un programma e un candidato unitario di coalizione, che potrebbe a questo punto essere anche una figura terza e non più per forza il leader della Lega, l'accordo programmatico con il Movimento 5 Stelle appare sempre più lontano. Di Maio ha ribadito di non essere intenzionato a discutere con Silvio Berlusconi e rifiuta in ogni modo quella che ha definito "un'ammucchiata". Matteo Salvini non sembra intenzionato a lasciare il leader di Forza Italia – probabilmente perché conscio di essere in una posizione di forza solo come leader della coalizione di centrodestra e presentarsi al cospetto dei 5 Stelle con il solo 17% riscosso dalla Lega alle ultime elezioni lo porrebbe in condizione di estrema inferiorità – mentre il PD rivendica con forza il proprio ruolo di opposizione e rifiuta ogni accordo con M5S, nonostante alcune correnti interne stiano cercando di spingere al dialogo con i pentastellati.