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Libia, ostaggi liberati: sale l’attesa, rientro previsto per domani

Sono ore di tensione quelle che Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, i due tecnici liberati in Libia, stanno vivendo. Nonostante la certezza della liberazione, c’è ancora confusione sulle modalità e sui tempi del rientro.
A cura di Biagio Chiariello
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Update 18:00 – Secondo quanto affermato da un portavoce del governo di Tripoli Gino Pollicardo e Filippo Calcagno dovrebbero rientrare domani a Roma. Nelle ultime ore si era diffusa la notizia di un ritorno in serata, ma, a quanto pare, sarebbero sorte delle difficoltà che hanno fatto ritardare il viaggio. "Domani andremo a Sabrata per tenere una conferenza stampa e poi consegneremo i corpi e i due italiani già domani", ha detto il direttore del dipartimento media stranieri del governo Tripoli, Jamal Zubia, interpellato dall'agenzia Ansa. Non sono stati forniti perà altri dettagli. Un areo italiano sarebbe già pronto per il rimpatrio dei connazionali e delle salme dei due tecnici uccisi. Una volta a Roma Pollicardo e Calcagno saranno trsferiti in una caserma dei Ros, dove verranno ascoltati dal magistrato Sergio Colaiocco. La loro testimonianza verrà secretata.

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Update 17:00 – Le famiglie di Gino Pollicardo e Filippo Calcagno sarebbero entrambe partite alla volta di Roma, dove attenderanno il rientro dei loro cari dalla Libia. Il ritorno in Italia dei due tecnici è seguito dall'unità di crisi della Farnesina che sta organizzando gli spostamenti. Da Sabrata, dove si trovano sotto la protezione della polizia locale, Pollicardo e Calcagno saranno trasferiti in un'altra località. La tappa successiva sarà probabilmente Malta, da dove un aereo li porterà a Roma. A quanto si apprende, la ditta Bonatti di cui i due ex ostaggi erano dipendenti avrebbe messo a disposizione i suoi mezzi per assistere gli spostamenti dei due italiani. Intanto attraverso il suo legale Francesco Caroleo Grimaldi, Rosalba Failla, moglie di Salvatore, uno dei due tecnici italiani uccisi in Libia, attacca il governo. "Lo Stato italiano ha fallito: la liberazione dei due ostaggi è stata pagata con il sangue di mio marito- ha detto – Se lo Stato non è stato capace di riportarmelo vivo, ora almeno non lo faccia toccare in Libia, non voglio che l'autopsia venga fatta lì".

Update 16:00 – Il rientro di Gino Pollicardo e Filippo Calcagno in Italia potrebbe avvenire in serata, all'aeroporto romano di Ciampino. Secondo quanto dichiarato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, i due "stanno rientrando in Italia in queste ore". Pollicardo e Calcagno paritranno una volta terminati gli interrogatori. Non è escluso che assieme ai due connazionali liberati potranno viaggiare anche le salme di Salvatore Failla e Fausto Piano, rapiti a luglio insieme agli altri due e morti in Libia. Su questo, però, al momento non ci sono certezza. A Roma Pollicardo e Calcagno saranno sentiti dal pm Sergio Colaiocco, che indaga per la procura sulla vicenda. Le salme dei due tecnici uccisi, invece, saranno sottoposte ad autopsia. In una telefonata di poche ore fa Pollicardo e Calcagno avevano rassicurato i parenti. "Non piangete più, sto bene e sono su di morale. Presto sarò a casa" ha detto stamattina alla moglie Ema e ai figli. "Finalmente abbiamo passato una notte normale. Siamo molto più sereni", hanno raccontato i parenti.

"Stiamo bene ma psicologicamente devastati, vogliamo tornare a casa". Sono state le prime parole pronunciate da Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, i due ex ostaggi liberati ieri in Libia, a differenza dei due colleghi, Salvatore Failla e Fausto Piano, anche loro tecnici della Bonatti, che invece sono rimasti uccisi mercoledì. Tuttavia ancora non si sa nulla sul rientro in patria dei due connazionali. Quel che certo è che entrambi non sono più nelle mani dei loro rapitori. L'unità di crisi della Farnesina ha assicurato che sta lavorando senza sosta per organizzare il loro rientro in tempi brevi. Ma tra chi parla di "poche ore", chi di "pochi giorni", la perplessità resta. Non è chiaro, ad esempio, se i due si siano liberati da soli o a seguito di un blitz di milizie locali di Sabrata contro un gruppo jihadista. C’è poi il mistero del bigliettino, in merito alla data della liberazione. E ancora, Pollicardo e Calcagno potrebbero anche essere in una zona troppo pericolosa della Libia. I due ora dovrebbero prima spostarsi da Sabratha, sotto la protezione della polizia locale, verso  un'altra località, probabilmente, quindi probabilmente voleranno a Malta. Da lì poi raggiungeranno Roma. Solo allora il loro calvario potrà dirsi concluso. A quel punto saranno poi interrogati dal pm Sergio Colaiocco, che indaga per la procura sulla vicenda. E forse riusciremo a sapere qualcosa in più sulla dinamica di quanto accaduto e sul perché i quattro abbiano avuto una sorte così diversa.

I colleghi uccisi, i familiari: "Perché loro non ce l'hanno fatta?"

Anche i corpi dei loro due colleghi uccisi raggiungeranno presto la Capitale, quindi saranno sottoposti ad esami autoptici presso l'istituto di medicina legale del policlinico Agostino Gemelli. “Nel giro di 24 ore due ostaggi sono stati uccisi e due sono stati liberati. Non si può pensare che si tratti di due vicende autonome e separate. Pretendiamo spiegazioni”. Queste le parole dei familiari di Salvatore Failla, attraverso il loro legale, Francesco Caroleo Grimaldi. “Siamo felici per Calcagno e Pollicardo – precisa l’avvocato– ma i fatti ci lasciano sgomenti. Tanto più se si riveleranno fondate le indiscrezioni giornalistiche secondo le quali Failla e Piano sono stati ‘giustiziati’ con un colpo alla nuca. È stata un’esecuzione, allora, non un conflitto a fuoco”. E se a giustiziarli non fossero stati i rapitori ma, come una fonte locale ha detto a Fanpage.it, la stessa milizia governativa non credendo che i nostri connazionali fossero ostaggi, ma reputandoli dei foreign fighters?
Ora è il tempo delle risposte alle domande. I familiari di Failla e Piano le faranno soprattutto all’azienda per la quale i quattro tecnici specializzati lavoravano, la Bonatti. “È necessario accertare eventuali responsabilità in termini di sicurezza – aggiunge Caroleo Grimaldi – i tecnici non avevano alcuna protezione, nonostante l’area fosse considerata a rischio. Erano partiti da Tunisi senza scorta, avevano un autista che pare li abbia ‘venduti’. Chi doveva provvedere a garantire la sicurezza?”.

Piano e Failla, l'attacco al convoglio ha rovinato tutto

Intanto, mentre è in corso una sorta di trattativa con il governo di Tripoli per pianificare il rientro in Italia dei due ostaggi sopravvissuti, emergono nuovi dettagli sulle cause che hanno portato al conflitto a fuoco tra milizie governative e i rapitori costata la vita a  Fausto Piano e Salvatore Failla. Secondo alcune fonti romane, il piano per la liberazione degli ostaggi era praticamente pronto. I contatti tra la nostra intelligence e il gruppo che teneva in mano i nostri connazionali, si erano fatti più intensi nell'ultimo e si era raggiunto un accordo. Era pronto anche il riscatto. Forse era già stato preparato anche il biglietto con il quale annunciare la liberazione, da qui l'errore della data. Il contatto tra i rapitori e le milizie locali quindi è stato del tutto fortuito e non programmato e avrebbe rovinato tutto. Prende peso quindi l'ipotesi dell'errore: i rapitori pare stessero portando gli ostaggi in un luogo sicuro dove si sarebbero ricongiunti con gli altri due, Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, per poi essere liberati. Ma qualcosa è andato storto: quel conflitto a fuoco, la cui dinamica è ancora tutta da chiarire, non doveva esserci.

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