Libia: minacce da Tripoli all’Unione Europea
Dopo la giornata della collera e le successive rivolte che hanno sconvolto in queste sanguinose giornate la Libia, si contano ora le vittime degli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine.
Secondo quanto riportano le fonti ufficiali, il numero delle persone uccise in Libia dall'inizio della rivolta contro il regime di Muammar Gheddafi è salito a 173. Ma purtroppo questo catastrofico bilancio prende in esame soltanto quattro città situate nell'est del Paese.
Nella città simbolo della lotta contro il regime, a Bengasi, la manifestazione, che si è tenuta nei pressi del tribunale locale è stata duramente repressa dall'esercito che ha sparato razzi contro la folla. Secondo il racconto di un testimone, l'avvocato Mohammed al Mughrabi, a Bengasi dove si contano 200 morti, tra gli scontri di oggi e quelli relativi alle proteste di questa settimana, la situazione è critica soprattutto negli ospedali, non abbastanza attrezzati per accogliere le centinaia di feriti vittime della repressione dell'esercito. Per questo l'avvocato ha chiesto alla Croce Rossa Internazionale di inviare ospedali da campo per fronteggiare l'emergenza.
Nel frattempo i vertici al potere a Tripoli minacciano l'Unione Europea di porre fine alla politica di cooperazione nella lotta contro l'immigrazione, se gli Stati dell'Europa continueranno ad appoggiare le proteste dei manifestanti contro il regime. In questo modo, il governo della Libia esprime il suo malcontento di fronte all'appello lanciato da Catherine Ashton, il capo della diplomazia europea, a favore del diritto alla libera espressione in Libia. Da parte dell'Unione Europea invece, attraverso i ministri degli esteri Werner Hoyer e Laurent Wauquiez è stata soltanto espressa indignazione di fronte all'inaudita violenza esercitata sui manifestanti.
Intanto il vento delle proteste nel mondo arabo è cominciato a soffiare anche in Marocco, dove si moltiplicano le manifestazioni per ottenere libertà e democrazia.