Libia: l’Italia offre armi ai ribelli, ma è mistero sulle sorti di Gheddafi
I ribelli anti-Gheddafi affermano che l'Italia ha offerto loro "qualsiasi cosa di cui hanno bisogno per liberare la Libia". Un portavoce del Consiglio Nazionale transitorio nella città orientale di Bengasi, non ha voluto specificare che tipo di armi siano state fornite, e ieri sera il ministero degli Esteri, Franco Frattini – che qualche giorno fa ha detto che "l'intervento in Libia durerà 3 o 4 settimane" – ha negato le voci. La dichiarazione di Ahmed Hassan è arrivata dopo che le forze del governo libico hanno attaccato un deposito di petrolio di Misurata, provocando un enorme incendio. I serbatoi di combustibile sono rimasti in fiamme per tutta la notte di ieri. Il deposito contiene materiale di primissima importanza come carburante per auto, per camion, e navi e generatori di alimentazione per ospedali e di altri siti chiave.
Un altro deposito di armi del governo libico è stato colpito dai pesanti bombardamenti della NATO segnalati nei pressi dell'aeroporto dell'unica città della Libia occidentale ancora in mano ai ribelli. Il Segretario alla Difesa britannico, Liam Fox, ha detto: "Non ho alcun dubbio che le scorte di armi distrutte avrebbe potuto essere utilizzate per minacciare e uccidere libici innocenti." I missili Scud che sono stati colpiti nella città natale di Gheddafi possono centrate obiettivi fino a 300 km. "Questa missione di grande successo è un esempio di come stiamo intensificando i nostri attacchi contro le forze di Gheddafi, che continuano ad attaccare il popolo libico", ha aggiunto Fox. Gli aerei della NATO hanno fatto più di 5.300 sortite da quando la no-fly zone è stato istituito nel mese di marzo.
La guerra in Libia continua ma le sorti di Muammar Gheddafi sono avvolte dal mistero. Il Rais non appare in pubblico, alla tv di Stato, ormai da nove giorni e negli ambienti diplomatici si fa largo il sospetto che possa essere rimasto gravemente ferito, se non addirittura ucciso, in occasione del raid dello scorso 30 aprile in cui ha perso la vita il figlio, Saif al arab. Un ambasciatore straniero a Tripoli spiega di aver visto i resti del compound di Gheddafi, completamente distrutto dall'esplosione: "La Nato ha utilizzato delle bombe speciali, di quelle che creano una violentissima pressione in orizzontale – ha spiegato – Insomma, è difficile sopravvivere agli effetti di quelle bombe,