Libia, Gheddafi lancia 100 missili su Misurata
Non si sa bene da quando i mercenari ed i soldati agli ordini di Mu'ammar Gheddafi lanciano bombe a grappolo contro Misurata, ma il professore Ahmed Ramadan, trasferito a Bengasi il 3 aprile con una gamba a brandelli, e completamente estraneo agli scontri militari, già parlava di "bombe che provocano successive esplosioni". Le bombe a grappolo fanno parte infatti della panoplia di fuoco che piove su Misurata, l'unica città dell'ovest della Libia in mano dei ribelli che cerca di resistere all'assalto di Gheddafi.
A Tripoli, 200 chilometri ad ovest, si parla poco del dramma che sta vivendo Misurata. La televisione statale assicura che nella città vicina regna la pace. I rifugiati che sbarcano a Bengasi (città del Consiglio Nazionale di Transizione), invece, raccontano un'altra storia: almeno 100 missili Grad hanno colpito diversi quartieri di Misurata e le sue strade deserte dove le persone restano chiuse in case sfiancate dalla guerra e dalla fame.
I militari libici cercano ormai da sei settimane di conquistare il cuore di Misurata, inizialmente con una potenza di fuoco relativamente contenuta poi però, non potendo vincere contro la determinazione degli insorti e dei cittadini hanno aumentato i bombardamenti e le brutalità con decine di testimoni che raccontano di ore di bombardamenti, di saccheggi, stupri ed ogni tipo di misfatto. Impossibile confermare i loro racconti anche se testimonianze simili si ascoltano in molte altre città libiche.
Intanto sono centinaia i civili morti a Misurata: c'è chi è muore mentre fa la coda davanti una panetteria, chi per uscire in strada, chi nel tentativo di raggiungere l'ospedale. I testimoni parlano di decine di cadaveri smembrati abbandonati per le strade: "La gente è terrorizzata. Le donne piangono la scomparsa o il rapimento dei loro figli e solo ci tranquillizza il rumore degli aerei della NATO" racconta un cittadino di Misurata. L'esercito libico, come al solito, spentisce categoricamente la brutali violenze perpetrate contro la popolazione e l'uso delle bombe a grappolo. "Sono accuse infondate e completamente false. Chiediamo a chi parla di queste armi di fornirci le prove materiali e di contattarci, perchè siamo determinati ad aprire un'inchiesta" ha dichiarato alla stampa il generale Salah Abdallah Ibrahim.