Libia, continuano i raid aerei. I manifestanti: blocchiamo il gasdotto con l’Italia
Dopo i bombardamenti di ieri a Tripoli che hanno ucciso almeno 250 persone, l'aviazione libica avrebbe compiuto nuovi raid aerei contro i manifestanti della capitale, bombardando diverse zone della città. Nella città di Nalut, non troppo lontano dal confine tunisino, i manifestanti hanno minacciato di bloccare il gasdotto che trasporta metano verso l'Italia per protestare contro "il silenzio del governo italiano sulla strage compiuta da Gheddafi".
In un messaggio rivolto "all'Unione Europea e particolarmente all'Italia" pubblicato sul sito Internet del gruppo di opposizione "17 febbraio", si legge che "la gente di Nalut ribadisce di far parte di un popolo libico libero e, dopo il vostro silenzio riguardo le stragi compiute da Gheddafi, ha deciso che interrompera' dalla fonte l'afflusso di gas libico verso i vostri paesi, chiudendo il giacimento di al-Wafa che attraverso la nostra zona porta il gas verso l'Italia e il nord Europa, passando per il Mediterraneo". I manifestanti sostengono di essere arrivati a questa decisione "perché voi non avete fermato lo spargimento di sangue della nostra gente e del nostro caro paese avvenuto in tutte le città libiche. Per noi il sangue libico è più prezioso del petrolio o del gas".
Nel frattempo Gheddafi, che ieri è apparso in tv per un breve messaggio di pochi secondi nel quale ha dichiarato di non essere fuggito, di essere ancora a Tripoli e di non credere alle notizie diffuse dai media "in mano ai bastardi rognosi", deve fare i conti non solo con i manifestanti ma anche con molti militari e politici a lui vicini che dopo la decisione di reprime brutalmente le proteste, sono passati dalla parte dei manifestanti. Il figlio di Gheddafi, Saif, torna a parlare in televisione negando categoricamente i bombardamenti aerei: "Dicono che vi siano stati massacri in diverse città e villaggi della Libia. Dobbiamo lottare contro queste menzogne e semplici voci che sono gli strumenti di una guerra psicologica".
Intanto il ministro degli Esteri egiziano ha comunicato che la pista dell'aeroporto di Bengasi è stata distrutta dai bombardamenti, mentre il suo paese sta aumentando i controlli lungo il confine con la Libia ed ha allestito ospedali da campo e strutture per le persone in fuga dal paese di Gheddafi.